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Relazione al Convegno di studi dal titolo “Il reinserimento dei detenuti” svoltosi a Roma il 17 novembre 2017, presso l’Università Lumsa
J. López Diaz e F.M. Requena (a cura di), Verso una spiritualità del lavoro professionale. Teologia, Antropologia e Storia a 500 anni dalla Riforma, 2018
The need to connect faith and work is perceived nowadays, among others, in some protestant movements in the USA. This has its origin in the reappraisal of ordinary life in the works of Luther and Calvin, which is not alien to the modern process of secularization. Catholic theology and Magisterium have dealt with the importance of work only in recent times. In this context, the teachings of saint Josemaría can be of interest, as they imply to welcome the challenges of reformation without its limitations, thanks to a more balanced view of the relation between creation and redemption.
2010
A partire dagli anni Settanta, il processo di globalizzazione e la competizione internazionale da parte delle economie emergenti hanno portato un numero crescente di imprese nei paesi industrializzati a trasferire alcune attività al di fuori dei confini nazionali, per beneficiare dei differenziali nei costi di produzione, in particolare nel costo del lavoro. Gli unici dati disponibili e comparabili su un gruppo di paesi OCSE (riferiti agli anni 1995 e 2000) mostrano che la delocalizzazione della produzione da parte del settore manifatturiero è un fenomeno percentualmente rilevante e in crescita. In Europa, la percentuale di produzione delocalizzata dal settore manifatturiero è molto elevata (tra il 30 e il 45%) nei paesi piccoli con economie terziarizzate come Austria, Belgio, Danimarca e Paesi Bassi. Nei paesi più grandi, la percentuale di produzione delocalizzata è inferiore (tra il 20 e il 25%) e mostra trend diversi tra paesi: in aumento in Germania e Spagna, e in misura minore in Italia, stabile nel Regno Unito e in diminuzione in Francia.
Ristrutturare e riorganizzare. Dalla vecchia alla nuova biblioteca
Se mi avessero concesso la parola all'inaugurazione del nuovo edificio, avrei detto che i muri e i mattoni non erano ancora la biblioteca e che la cosa più importante della biblioteca doveva essere il servizio reso agli utenti, la finalità erano gli utenti, le persone, non i libri. Per me l'analisi della nuova struttura fu una grande delusione: non era la biblioteca che avevo sognato e mi ero raffigurato. Io volevo ora cercare di rimediare dando un'anima a questa struttura, renderla viva, attraente in modo che fosse di soddisfazione a chiunque veniva per attingere informazioni e sapere. Finora era stato fatto un lavoro materiale. La sistemazione dei libri nei nuovi ambienti (silo, sale di lettura, magazzino e seminari) era stata fatta dal mio predecessore probabilmente in fretta per riaprire quanto prima la biblioteca all'uso e con criteri che non mi convincevano. Ora ci si poteva ragionare con calma, studiando soluzioni più soddisfacenti e più logiche. Pensavo di avere avanti a me diversi anni a disposizione per risistemare tutto con criteri più razionali, ma mi illudevo: il progetto è stato interrotto dopo pochi anni senza prospettiva di poter continuare e concluderlo. Dopo aver constatato che ormai i libri di tutte le biblioteche erano stati raccolti sotto l'unico tetto, analizzando i settori della biblioteca, le relative sezioni delle Sale di lettura e le biblioteche particolari, mi veniva spontanea l'idea di procedere ad una razionalizzazione, per evitare inutili e disorientanti ripetizioni di tanti libri uguali in settori diversi. Con pazienza ho proceduto ad un confronto dei contenuti dei vari seminari: molti di essi contenevano identiche sezioni. Molti dei precedenti responsabili avevano abbandonato i propri seminari alla gestione della Biblioteca centrale. Era l'occasione buona per intervenire e decidere di razionalizzare, d'intesa ovviamente con i rispettivi responsabili: ciò avrebbe comportato l'eliminazione di alcuni seminari da tempo non più gestiti, e la ristrutturazione di altri, tenendo presente un progetto globale di integrazione e di armonizzazione con i settori della Biblioteca e le relative sezioni delle Sale di Lettura. Ero consapevole che ciò avrebbe comportato molto lavoro, ma alla fine tutto sarebbe risultato più ordinato. Motivi per una ristrutturazione dei seminari 1. I seminari ora non sono più inseriti fisicamente nell'ambiente specifico dell'Istituto e quindi perdono la finalità originaria (qui si trovava tutto quanto occorreva, senza dover andare in biblioteca): 2. I Seminari trasferiti nella BC è opportuno che vengano armonizzati e integrati con il contenuto della biblioteca e degli altri seminari e settori. 3. La presenza contemporanea di identiche tematiche presenti in diversi seminari è fonte di doppioni. 4. Le tematiche, non strettamente attinenti al tema del seminario, sono presenti in modo incompleto, sporadico e insufficiente, mentre esse si possono trovare in modo più abbondante e completo nel settore specifico (vedi Storia della Chiesa, Liturgia, Bibbia, Pastorale, sociologia, psicologia ecc.). 5. Molte volte le opere presenti nella sezione sono incomplete, mentre potrebbero essere completate o integrate con altre opere incomplete altrove, riunendo i volumi sparsi. 6. Eliminando le sezioni non pertinenti, i libri possono venir trasferiti nei settori specifici (se ci sono), oppure, in caso di presenza esorbitante (troppe copie), messi a disposizione tra i doppioni.
La letteratura classica descrive il carcere come un'istituzione dal potere multidisciplinare, in cui il senso del lavoro non sta nell'apprendimento di un mestiere, ma nella virtù stessa del lavorare: lavorare a vuoto, lavorare per lavorare dà agli individui la forma ideale del lavoro . Che il sistema penale e il sistema economico/produttivo fossero legati come vasi comunicanti, lo dimostra lo sviluppo degli strumenti repressivi al crearsi di determinati condizioni sociali (Rusche G. e Kirchheimer O., 1968) come la crisi penitenziaria statunitense degli anni 60 che ha visto delegate al carcere il controllo e il disciplinamento del surplus della forza lavoro (Melossi D. e Pavarini M., 1977).
Durante il fascismo, in particolare nel corso degli anni Trenta, il " lavoro" ha assunto valore fondativo della legittimazione dello Stato. Si tratta di un valore "costituzionale" in assenza una costituzione, tratto che come ha ricordato recentemente Jan-Werner Mueller, accomunava non casualmente fascismo italiano e nazismo 1 , e che un contemporaneo come Costantino Mortati aveva colto elaborando negli anni Trenta il concetto di "costituzione in senso materiale" 2 . E' certamente il progetto corporativo a costituire l'intelaiatura storica per l'emersione e la valorizzazione del "lavoro". Tuttavia, il fatto che l'appannarsi dell'esperienza corporativa non abbia comportato una corrispettiva eclissi del tema del lavoro, ma al contrario ne abbia favorito una ripresa, rinvia a processi profondi di radicamento dello Stato e della sua legittimazione nel campo dell'esistenza sociale, che attraversano l'esperienza storica del regime fascista e riemergono, attraverso complessi percorsi di risemantizzazione, nella fase di costruzione della repubblica democratica.
L'Osservatorio esamina i dati economici italiani e l'evoluzione trimestrale del debito pubblico, dello stock di Titoli di Stato, delle Riserve ufficiali, della crescita del Pil, dell'inflazione e della disoccupazione.
Sembra dunque che Platone scrivesse le leggi non per gli uomini quali sono, ma per quelli immaginati da lui, sicché si dovrebbe persino andare in cerca di coloro che potrebbero farne uso. Atheneo, Deipnosofisti, XI, 508b O mundo exterior existe como un actor num palco: está la, mas è outra coisa. F. Pessoa, Livro do desassosego L'antefatto: parte prima e seconda In un articolo apparso su R.H.R., 88,3, 2014 intitolato La crise de la raison économique et la perte de foi dans l'avenir, J.P. Dupuy svolgeva interessanti considerazioni sull'irrazionalità della Ragione economica che da oltre due secoli guida l'Occidente secolarizzato verso approdi sempre più incerti e inquietanti. Il percorso della Ragione, da quando l'idolo si spogliò dei veli misteriosofici approntati dai Sacerdoti dei Lumi e si mostrò nella sua nudità puramente economica, sembra trascinare il futuro verso un epilogo scritto nel suo destino sin dalle origini: l'abisso dell'irrazionalità totale. "L'economia" dice Dupuy ad apertura "pretende lo statuto di scienza. Se è una scienza, allora è visibilmente falsa". Questo argomento, presente per cenni in Storia, etc., l'ho sviluppato in dettaglio nei due capitoli precedenti; non ho quindi motivo di tornarvi, salvo precisare che Dupuy sta parlando-come, chi scrive, in quei capitoli-dell'economia capitalista, che è l'economia così come può configurarsi soltanto nell'ideologia della Ragione. L'esempio che egli porta subito dopo sembra chiarire l'assunto. Non si tratta infatti, dice, di venire incontro alla legittima esigenza di soddisfare i bisogni materiali; i bisogni infatti si costituiscono entro un ambito che, comunque venga misurato, rappresenta pur sempre un insieme finito, soddisfacibile con una quantità finita di beni. La tendenza della produzione (e dell'accumulo, notava Marx) nell'economia capitalista, è viceversa tendenza ad una crescita infinibile (d'onde i bisogni indotti dei quali s'è parlato) e questa illimitatezza della tendenza "tradisce che il suo è un oggetto infinito, come può esserlo soltanto un'entità immateriale" (p. 297, corsivo mio). Riprendendo Tocqueville, egli sottolinea quindi che in questa tendenza non è in gioco una visione materialistica dell'esistenza, ma qualcos'altro. Non starò a riassumere un articolo che spazia da Smith, soprattutto dalla sua Teoria dei sentimenti morali, a Weber e al suo concetto ambiguo di Beruf (professione, ma anche vocazione) passando per il puritanesimo calvinista con la sua etica sadducea; mi limito a segnalare qualche punto nodale, non senza aver ricordato prima a chi legge che nell'etica sadducea, e nella sua traduzione nell'etica protestante, la ricchezza è il segno tangibile del premio o della grazia divina, che illumina il beneficiato con l'aureola del giusto, dell'eletto o del predestinato (Dupuy, p. 305). In termini più generali "essa attira su chi la possiede lo sguardo desideroso degli altri" (ivi, p. 298). "La ricchezza ha le virtù che le si conferiscono precisamente perché le si conferiscono delle virtù" (p. 298) e "l'economia è alla fin fine un imbroglio, un teatro nel quale ciascuno è al tempo stesso vittima e complice dell'inganno" (ivi). L'obbiettivo di Dupuy non è-si badi bene-un moralismo pauperistico, ma la critica della crescita infinita implicita nel capitalismo; questa economia, dice "deve essere pensata contro la disciplina che ha preso il suo nome" (p. 299, corsivo suo). Ciò che egli rivendica all'economia politica è infatti l'obbligo di essere politica, capace cioè di proiettarsi nel futuro, di essere, come lui dice, "autotrascendente", facendo da guida all'azione economica; questa capacità, egli dice, è oggi compromessa (p. 301) precisamente perché l'economia è oggi puramente autoreferenziale, è una "ragione calcolante applicata alle vicende umane" (p. 297). L'autoreferenzialità, come ho avuto occasione di sottolineare più volte, è infatti una caratteristica fondativa della Ragione, nel cui ambito è pensata questa economia, tanto più che il calcolo economico, come abbiamo già visto, rappresenta l'ultima e l'unica sponda alla quale può aggrapparsi il Razionalismo: ne costituisce l'essenza. C'è di più. Assoggettando a sé il momento politico-del quale ha comunque necessità-questa economia "sega" il sostegno che le consentirebbe di autotrascendersi superando "il mediocre statuto che le è proprio, cioè la gestione dell'Intendenza" (p. 309, corsivo mio; e quale sia il ruolo dell'Intendenza-l'Intendence
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SenzaFiltro.it, 2020
Diritto delle Relazioni Industriali, 2018
Restauro conservativo e tutela ambientale, 2012
Aggiornamenti Sociali, 2020
Mediares Rivista su trasformazione dei conflitti ,cultura della riparazione e mediazione - Journal on conflict transformation, restorative culture and mediation, 2022
La Rivista di Servizio Sociale, 1982
Tehran University, 2020