Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
…
22 pages
1 file
Tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa d'Oriente esistono delle differenze canoniche e dottrinali che sono ricostruibili e ricomponibili.
Turchia tra Oriente e Occidente, 1999
It's an abstract from my thesis Turchia between Occident and Orient, if you're interested in, you may email to: [email protected]. It's divided into six chapters that involve historical, geographical, political and economic Turkish matters from Ottoman Empire to late XX century.
in Aa. Vv., Le Trame del Romanico. Tesori medievali nella Città di travertino, Catalogo della Mostra (Ascoli Piceno), Acquaviva Picena 2007, pp. 18-28, 2007
Il primo filo del percorso si dipana dall'Oriente, ed è naturalmente il più suggestivo. All'Oriente rimandano lo stile e la tecnica delle stoffe emidiane, e all'Oriente rimanda la seta. Il filo ricavato dalle larve dei lepidotteri, e la capacità di lavorarlo in tessuti di grande complessità grafica e cromatica, sono stati a lungo una prerogativa esclusiva delle terre più lontane del continente asiatico. La proverbiale via della seta giungeva sino al cuore della Cina, dove la sericoltura era conosciuta già nel sec. XII a. C., e lungo questa via in tutto l'arco della storia antica si svolse una fitta peregrinazione di carovane. La pista si snodava per 4000 chilometri dalla Siria al bacino del Tarim, ed era disimpegnata da molteplici empori in cui si assisteva di continuo a scambi di merci e a flussi di moneta pregiata. Roma non aveva contatti diretti con la Cina, dal momento che le mercanzie non viaggiavano su una tratta unica, ma passavano di carovana in carovana. Il punto di incontro tra i mercanti della Persia e i mercanti cinesi è individuato da Plinio il Vecchio nella Torre di Pietra che sorgeva ai margini del Tarim, forse presso l'odierna Darmut Khurgan. Nello snodo del percorso rappresentato dai territori del Medio Oriente, tra il Mar Nero, il Mar Caspio e il Mar Rosso, hanno svolto a lungo un ruolo di mediatori dapprima i Parti e poi i Sasanidi, gli ultimi eredi dell'impero persiano: il primo re della stirpe, a quanto pare, era figlio di un ricchissimo mercante di seta. Saranno i Sasanidi a gestire l'avamposto della via carovaniera quando Bisanzio venne a detenere il primato della domanda, interrotto per secoli (ma pronto a riemergere) il ruolo nevralgico della Città eterna. Saranno sempre i Sasanidi a stabilire il prezioso punto di contatto tra le tradizioni artistiche dell'Asia centrale e il mondo mediterraneo, proprio grazie ai proficui rapporti commerciali e culturali con Bisanzio. Anche quando l'irrequietezza dell'Impero kushano, interposto tra la Cina e la Persia, aveva prodotto un'inflessione dei traffici sulla via della seta, nel sec. III d. C., i rifornimenti poterono svolgersi ancora più agevolmente grazie agli sviluppi del traffico marittimo verso l'Oceano Indiano. Il trasporto di merci su imbarcazione garantiva peraltro costi meno elevati, risparmio di tempo e maggiori sicurezze. Già nel 100 a. C. un navigatore greco, Ippalo, aveva scoperto quanto fossero proficue alla navigazione verso l'Estremo Oriente le correnti prodotte dai monsoni. Il monopolio cinese venne rotto dall'audacia e dall'ingegno di alcuni monaci nestoriani. In un colpo solo minarono millesettecento anni di predominio con una formidabile spedizione condotta proprio sulla via delle carovane. La storia è nota, ma è sempre piacevole ricordarla. Narra Procopio di Cesarea che muniti di miti bastoni i nostri eroi partirono dai territori bizantini alla volta dell'Estremo Oriente, intorno al 550. Con l'ausilio di quei bastoni, completamente cavi al loro interno, raccolsero quante più larve possibile, curandosi di avvolgerle in congrue dosi di letame, per assicurare loro calore e nutrimento nel corso del lungo viaggio di ritorno. Grazie a questa espugnazione fu possibile gettare le basi di una sericoltura mediterranea, dapprima concentrata nei territori dell'Impero bizantino. La Siria, in particolare, si rivelò sotto questo aspetto particolarmente propizia. I suoi porti divennero di importanza nevralgica per la produzione e la diffusione dei tessuti, e forse dallo scalo di Tiro (nell'odierno Libano) proviene la stoffa serica di sant'Emidio. La capitale Costantinopoli venne a costituire un centro manifatturiero attivissimo, soprattutto per via delle richieste incessanti che venivano dalla corte, sia per le esigenze cerimoniali, sia per la predisposizione degli omaggi destinati ai sovrani stranieri. Il conte Burcardo, che guidava l'ambasceria dell'imperatore Enrico IV, ebbe in dono da Alessio I Comneno cento pezze di seta purpurea, insieme a tessuti in oro e argento. 1 La seta a Bisanzio valeva quanto l'oro, ed era severamente proibito realizzare ad uso privato ed esportare tessuti tinteggiati di porpora, esclusivamente gestiti dalla corte. Il vescovo Liutprando di Cremona, ambasciatore di Ottone I nel 968, dopo essere stato sbeffeggiato dal burbero imperatore Niceforo II Foca, convinto del fatto che i cosiddetti rinnovatori dell'Impero romano d'Occidente altro 1 MARTINIANI REBER, 1999, p. 579.
Byzantine Ambos From Hellespont, 2022
Rubrica: Note di un Fidei Donum – di Paolo Cugini, prete della diocesi di Reggio Emilia, già fidei donum in Brasile Appunti sull'educazione in occidente Nascono in famiglie ordinate e per questo devono essere ordinati e puliti. Imparano a non lasciare spazio all'improvvisazione, per cui tutto dev'essere programmato in anticipo, affinché non ci siano sorprese, affinché la realtà non li sorprenda. Perché è questo il problema: la sorpresa. Se la tranquillità è il criterio di vita, allora la sorpresa dev'essere a tutti i costi arginata, perché destabilizza, mette in crisi. In questo contesto diventare adulti significa imparare l'arte di pianificare il reale in modo tale da non permettere il benché minimo spazio per l'imprevedibile, per qualcosa che possa mettere in discussione la vita così com'è stata pianificata. In altre parole, tutto dev'essere così pianificato per fare in modo che la vita che sgorga dalla realtà non produca il suo effetto dirompente. Difendersi dalla vita: è questo il programma: difendersi dalla realtà, è questo l'obiettivo. Come se la vita facesse male, come se la realtà fosse contro la vita, come se la realtà fosse irreale, come se ci fosse bisogno di difendersi dalla realtà. Eppure, osservando all'indietro la storia dell'educazione in Occidente, è proprio questo che insegniamo ai nostri ragazzi, alle nostre ragazze: a difendersi dalla vita. E così sono bravi quei ragazzi e quelle ragazze che sanno fare a modo il compito, che sanno riprodurre fedelmente il passato nei minimi particolari e, soprattutto che non mettano nulla di nuovo nel presente. Il nuovo destabilizza, provoca una riflessione, obbliga a modificare gli schemi, gli orizzonti. Genitori bravi nel mantenere il sistema delle cose ricevute in ordine, hanno figli bravi, ordinati, che fanno le cose così come gli sono state trasmesse. Se infatti, le cose fatte nel passato andavano bene, perché cambiarle? Se la realtà è stata sempre così bene controllata, perché ascoltarla? Che cos'è la realtà? Come si manifesta? Reale è quello che viene al nostro incontro nel tempo presente. Reale è ciò che i nostri sensi colgono. La realtà non s'identifica, però con la materia. Ci sono, infatti, eventi che vengono al nostro incontro e che non possiamo ascrivere al mondo materiale. Pensiamo alle emozioni, alle passioni, ai sentimenti di dolore, di allegria, solo per citarne
Urbanistica e Appalti, 2008
Nota a commento della sentenza Cons. Stato Sez. V Sent., 04 marzo 2008, n. 890 Sommario: Immedesimazione organica e rappresentanza-Le peculiarità della nullità del provvedimento amministrativo-Sull'impossibilità di individuare una disciplina unitaria dell'invalidità negoziale-I confini fra la nullità e l'inesistenza e la questione di giurisdizione-Nullità del provvedimento e poteri di autotutela-La responsabilità amministrativa e l'art. 28 della Costituzione-L'abuso d'ufficio.
On the basis of some recent reflections by Massimo Carboni upon Memory and Oblivion, the paper aims to provide a theoretical contribution to the present debate about conservation and restoration of contemporary art. Carboni argues that the activities of conservation and restoration should update their paradigma when dealing with contemporary art practices, developing a kind of ars oblivionis parallel to the traditional ars memoriae. In fact, the remarkable attitude towards transiency and precariousness of the modern and contemporary arts needs an approach in conservation/restoration that embraces even the loss of the material aspect of the artwork in exchange of the persistence of the concept. The attempt to build a theoretical framework is strengthened in the present paper by a selection of case studies in the area of Kinetic and Programmed Art and Art in Nature. In particular, there will be discussed the case of Superfici in vibrazione (1959) and Scultura da prendere a calci (1961), both by Gabriele Devecchi; and the case of Arte Sella, i.e. a park of Art in Nature in the north of Italy. Even if these cases are completely different in time and in premises, they share the importance given to the constant becoming of the material they are built with, being it Time and Movement or Nature itself. And for this reason they challenge the traditional approach to conservation, questioning the meaning of Memory and Oblivion themself, inviting to reflect upon their complementarity.
Loading Preview
Sorry, preview is currently unavailable. You can download the paper by clicking the button above.
Persona e Mercato 2019/1, 2019
Alexis - Mediterranean Journal of Law and Economics, 2016
Annuario della Scuola Archeologica Italiana di Atene, 2019
Panorama Numismatico, 2017
L'amorosa inchiesta. Studi di letteratura per Sergio Zatti, 2020
Educação e Filosofia, 2007