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2018, in A. INGLESE, P. GIOVANNETTI (a cura di), Teoria & Poesia, Milano, Biblion
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E/C, 2020
La sessualità è uno dei fattori che determinano la continuità biologica e sociale dell'essere umano e non sorprende, pertanto, che si trovi profondamente culturizzata nelle sue forme, modalità e ritmi. Questa regolazione (esaltazione, controllo, repressione) culturale della sessualità non solo allontana gli esseri umani dai processi e rituali di accoppiamento e riproduzione degli altri animali, ma dà anche adito all'emergenza di una nuova dimensione esperienziale: l'erotismo. Propongo di definire l'erotismo come un repertorio culturale di processi, risorse ed elementi espressivi il cui effetto (e spesso anche la funzione) è risaltare ed esaltare la dimensione estetica dell'interazione amorosa (con le sue attrazioni, i suoi contatti, i suoi rifiuti). Dimensione estetica perché relativa al bello -e quindi a un sistema di canonizzazione delle forme sperimentate- e, altresì, perché relativa alla aisthesis, la sensazione (e al senso d'identità che ne deriva: io sono colui che sente attrazione e ripulsione).
2012
Taking cue from the epistolary exchange between Gottfried Boehm and Tom Mitchell, the article explores the relationship between the so-called Bildkritik and the visual semiotics. Rather than focusing on the explicit quotation of semiotic concepts or authors, the paper proposes to examine the heuristic approach to the image that characterizes both the analytical dimension of the Bildkritik and the semiotics of the image developed by the French generative semiotics. Taking into account the immanent approach of both traditions and some key-operators (such as ‘iconic difference’ and ‘ semiotique plastique ’), the acknowledgement of an active sense-generating capability of the ‘visual’ will emerge as a common feature.
Mimesis eBooks, 2017
Post-fazione alla traduzone italiana del libro di F.Jullien "Vivre de paysage, ou l'impensé de la raison", nella quale si discutono alcuni suggerimenti che la semiotica può trarre dalle riflessioni del filosofo sul modo cinese di intendere il paesaggio.
"Il Sileno/Filosofi(e)Semiotiche", vol. 2, n. 2, 2015
Il presente contributo espone la prima formulazione di una proposta teorica che mira a conciliare, o meglio, a far collaborare due differenti approcci: la geoetica e la semiotica di tradizione peirceana, sulla base di alcune importanti affinità di fondo. Si farà riferimento alla geoetica, disciplina che si occupa delle implicazioni etiche, sociali e culturali della ricerca e della pratica geologica e geografica, rappresentando un punto di incontro tra Geoscienze, Geografia, Filosofia e Sociologia. L'idea alla base della proposta è cercare di spiegare i nuovi processi dell'era dell'Antropocene attraverso la geoetica e la semiotica e viceversa, impiegando come "meccanismo traduttore" una delle nozioni chiave della semiotica peirceana: il triangolo semiotico. Da una parte, si intende impiegare il paradigma geoetico quale possibile quadro di riferimento per tali processi (o, in altre parole, si intende trovare in esso una esemplificazione significativa, di tipo ippocratico); dall'altra, si intende impiegare il triangolo geologia/geografiamalattia del pianeta -società come metafora dei principi e dei processi insiti nell'era stessa dell'Antropocene, capace di restituirli in maniera causale attraverso la triangolazione semiotica peirceana.
Galáxia. Revista do Programa de Pós- …, 2012
Resumo: Il contributo intende ripercorrere il ruolo che Omar Calabrese ha avuto nella fondazione della Semiotica dell'arte. Una disciplina che, in Italia, vede la sua nascita a partire dall'ultimo ventennio del secolo scorso e che lo studioso, recentemente scomparso, ha contribuito a delineare con precisione. Il volume La macchina della pittura è sicuramente il suo contributo più innovativo, più sistematico e anc'oggi attuale. All'epoca in cui è stato pubblicato, nel 1985, lanciava una duplice sfida: alla storia dell'arte tradizionale e alla semiotica. Alla prima perché imponeva un altro tipo di sguardo, capace di decifrare il modo in cui attraverso la forma è costruito il senso pittorico. Alla semiotica perché dimostra come la pittura sia in grado di produrre senso e addirittura contenga al suo interno i meccanismi per interpretarla.
Quaderni D Italianistica, 1995
Estetica e semiotica: il "ribaltone" post-strutturalista* 1. Preliminari Questi preliminari riguardano precisazioni necessarie circa i termini "estetica", "ribaltone" e "semiotica" disseminati a vario titolo nell'argomento di questa mia conversazione. Intanto quello di "estetica". Sappiamo tutti che i termini significano ciò che la storia, e nella storia volta a volta le diverse culture, fanno loro significare. Sappiamo che non sono portatori (come anche Popper tra altritra numerosi altri ha sottolineato con efficacia) di alcun significato immobile, metafisico. Fuor di ogni posizione indebitamente dogmatica sappiamo che anche il ricorso al loro etimo, che a volte ci accade di fare (e non escludo che mi accada anche nel corso di questa mia conversazione), non intende riportarli al loro significato più vero e assoluto, ma solo recuperarli in un loro significato relativo, nel caso appunto alle esigenze della situazione che li ha visti nascere, considerato, nella nuova situazione, analogamente opportuno e funzionale. Non altro. Anche il termine "estetica" non è da meno. Nella sua storia ha finito per significare tutto e il contrario di tutto: l'esperienza, l'esperienza al suo livello sensibile, la sensibilità ridotta all'arte e così via e così via. .. . D vivere, insomma, a qualche suo livello, ma anche e appunto la sua assenza, il suo contrario: la semplice sua presa di coscienza, la sua semplice 'scienza'. Ed è in questa accezione in senso stretto che qui sarà inteso. Accezione galileiana e, per altro, già presente nello stesso Baumgarten (non si dimentichi: Aesthetica est scientia) qui ovviamente depurata, alla luce di tutta la più credibile riflessione epistemologica novecentesca, di ogni portato ontologico, positivista e neopositivista che sia. Quindi il termine "ribaltone", novello neologismo di grande corso nell'attuale, travagliata, vita politica italiana, dove si caratterizza per due marche semantiche prevalenti e costanti: rovesciamento e tradimento. Ovunque e comunque: tanto se il termine viene usato da quella parte politica che si ritiene abbandonata per definire gli ex-alleati, quanto se viene usato da questi ultimi nei confronti di coloro che hanno abbandonato. Rovesciamenti e tradimenti voluti come reciproci e reciprocamente, per altro, negati. È chiaro che non è luogo, qui, per entrare in queste spinose e deprimenti questioni politiche nostrane. Mi interessa, invece, il possibile uso metaforico di questo termine per descrivere quanto succede, in campo estetologico, tra strutturalismo e post-strutturalismo. Tale termine mi sembra più QUADERNI d ttaliamsuca Volume XVI, No. 1, 1995 Luciano Nanni che appropriato, non solo per le sue denotazioni, ma anche per i disagi connotativi cui si associa. Anche qui assistiamo a un rovesciamento e, mi pare, a un tradimento, ma non di una precedente verità, bensì a sua volta (come già ci si rimprovera là, in campo politico) di un altro suo tradimento e rovesciamento. Con effetti, anche qui, ripeto, di penose futilità. Con il termine "semiotica" poi, e in fine, si rinvia semplicemente al campo in cui queste posizioni sono venute formandosi e, insieme, allo sfondo teorico che ha dato loro vita e figura. Campo indicato, qui, al suo livello semplicemente intuitivo e spontaneamente condiviso. Se saranno necessarie puntualizzazioni e precisazioni le farò strada facendo. Ma andiamo con ordine. Che cosa avrebbero tradito le reciprocamente rovesciate posizioni dello strutturalismo e del post-strutturalismo? Lo dico subito, senza sfumature e vie traverse. Hanno tradito, a mio parere, l'esplicitazione convincente, la descrizione corretta, di quella che a me pare la struttura logicamente costitutiva dell'arte, la presa di coscienza convincente del principio insomma d'artisticità. Prima, criticamente, in generale, dove tale principio si confonde con il principio epistemologico della costituzione dell'identità di qualsiasi entità, naturale o artefatta che sia, che entri in rapporto con la nostra cultura, con i nostri modelli di coltivazione (il termine "cultura" va qui riportato ecco, appunto, al suo 'etimo') del mondo in generale e poi, inevitabilmente, nell'individuazione storica di quello che dovrebbe essere proprio dell'arte nella nostra attuale cultura occidentale o orientale che sia, nelle misura in cui anche quella cultura si va sempre di più occidentalizzando. Che poi la struttura vada separata dai movimenti scientifici che se ne occupano mi pare intuitivo. Pensarla diversamente sarebbe come pensare che il DNA, per esempio, sia un'invenzione della biologia e non della vita stessa. La struttura è propria del vivente (naturale e culturale) e buttarla via con i movimenti che ne falliscono la descrizione sarebbe ancora come buttare via il bambino con l'acqua sporca. Cosa letale per una scienza (e tutti questi movimenti vogliono, implicitamente o meno, essere scienza, dire cioè 'le cose' come stanno) che non rinunci a dirsi correttamente tale. Che cosa occorrerebbe pensare, allora, per procedere scientificamente in questa ricerca? Ecco, io continuerei in questo modo. Indicherei, innanzitutto, che cosa sarebbe stato opportuno vedere, che cosa si sarebbe 'dovuto' vedere, in proposito, per servirmi poi di questo 'veduto', di questa 'visura' del realeper dirla con un termine più à la page-, al fine d'individuare gli errori dei due movimenti in questione. Certo, sto schematizzando molto e molto irrigidendo, ma, essendo le questioni complessissime e lo spazio poco, confido molto nei miei gentili lettori e nelle loro capacità correttamente ricostruttive del mio discorso. Del resto, volendo fare un quadro anche al minimo esauriente del problema, non si può proprio fare altro. Cominciamo, allora, con ciò che si sarebbe dovuto, a mio parere, vedere. Farò a tal fine ricorso ad apologhi, a parabole, a microracconti insomma e a immagini.
«Tra chiaro e oscuro». Studi offerti a Francesco Zambon per il suo settantesimo compleanno, a cura di D. Mariani, S. Scartozzi, P. Taravacci, Trento, Università degli Studi - Dipartimento di Lettere e Filosofia, pp. 283-297, 2019
La miscellanea vuole celebrare l'emeritato e il settantesimo compleanno di Francesco Zambon, già professore ordinario di Filologia romanza e docente di Letteratura italiana contemporanea presso l'Università di Trento.
Si può dunque concepire una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale; essa potrebbe formare una parte della psicologia sociale e, di conseguenza, della psicologia generale; noi la chiameremo semiologia (dal greco σηµεῖον 'segno'). Essa potrebbe dirci in che consistano i segni, quali leggi li regolano. Poiché essa non esiste ancora non possiamo dire che cosa sarà; essa ha tuttavia diritto ad esistere e il suo posto è determinato in partenza. La linguistica è solo una parte di questa scienza generale, le leggi scoperte dalla semiologia saranno applicabili alla linguistica e questa si troverà collegata a un dominio ben definito nell'insieme dei fatti umani. 1
Questo documento potrebbe non essere adatto a tutti i corsi di Semiotica in quanto sono appunti legati al corso di Semiotica 2014-2015 tenuto da C. Marmo. Contiene solo metà degli argomenti del corso, ma potrebbe essere propedeutico per un eventuale esame di semiotica.
Questo articolo è il risultato di una collaborazione tra una progettista e una semiologa che, a partire dalle prime fasi del progetto di Fluid-O, si sono confrontate durante tutto il percorso progettuale. Fluid-O è un progetto di Serena Trabalza del 2009, un sistema tecnologico che si propone di incidere sulle abitudini sociali: per il momento si tratta di un concept, vale a dire di un progetto già molto articolato rispetto a ciò che potrebbe diventare, ma che non è ancora stato prodotto.
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in A. Morelli, L. Tucco (a cura di), Diritti e autonomie territoriali, Giappichelli, 2014, 2014
Carte Semiotiche. Rivista internazionale di Semiotica e Teoria dell'immagine, 2013
K. Purgar, L. Vargiu (eds.), Studiare le immagini. Teorie, concetti, metodi, Carocci, Roma, 2023
Comunicazioni Sociali, 2016
Mimesis. Insegne, 2020
"Italica Wratislaviensia", 2021