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«Per il dio ogni cosa è giusta e bella, invece gli uomini prendono alcune cose per ingiuste e altre per giuste» (Eraclito 102). Ma da dove potrebbero mai sorgere il male, l’errore e l’ingiustizia in un cosmo chiuso, unico ed eterno, completamente governato dal logos e dalla giustizia? Unde malum? La risposta di Eraclito è dura da ascoltare, interpretare e sopportare: ciò che appare ingiusto è nello stesso ordine supremo della giustizia. E, allora, come si potrà riuscire a consentire con il dio e a riconoscere che il tutto è giusto? C’è una strada per mediare un incontro così paradossale con l’assoluto? Dike, per accogliere in sé, esige il passaggio attraverso il dramma dell’incontro con il male di vivere. Solo il saggio sarà capace di trasvalutarsi nel sacrificio di sé e però anche gli altri uomini potranno seguirlo se costruiranno la loro città con leggi ispirate dal logos, la legge divina.
Un dossografo del primo secolo riferisce che per Eraclito il sole ha le dimensioni di un piede umano. La citazione del sole–piede ha imbarazzato gli studiosi e li ha costretti ad assurde acrobazie. Eppure è corretta: il piede è la base all'inizio della corsa del sole all'orizzonte, il sole che sorge è un piede, un piede che salta, corre, si stacca dalla terra. Il sole che corre o danza a salti non è ignoto e non è una stranezza nella tradizione indoeuropea. L’icona del sole con i ginocchi piegati e i piedi in alto è lo svastica. Il sole in corsa a piedi levati sintetizzato in questo simbolo arcaico è il sole levante e trionfante. Afferrando questo sottinteso, ritroviamo la religione del sorgere del sole e dell’anima dalla notte, o contro la notte, che Eraclito identifica con il risveglio del saggio dal sonno. Il sole che sotto il controllo di Dike sorge nuovo al mattino è parallelo all’uomo che nella notte si accende una luce e vivo accende il morto.
Il fiume del mondo scorre per l’ intimo motore degli opposti di cui vive; sembrerebbe chiaro, eppure gli opposti sono uno dei paradossi più complicati di Eraclito l’Oscuro. L’apparenza non è il livello ultimo del reale e gli opposti devono dipendere da un nesso che li contiene. Questa unità superiore è tanto paradossale che solamente il vero sapiente la può cogliere. La potremo raggiungere se riusciremo a «pensare d’accordo» con il «Sapiente che governa tutto attraverso tutto». Allora sapremo che «tutte le cose sono belle e giuste per il dio...» Aristotele riferisce che Eraclito, ai visitatori che lo avevano sorpreso a scaldarsi in un forno ed esitavano, abbia esclamato: «entrate, gli dèi sono anche qui».
ebook, 2021
Eraclito viene dalla prestigiosa famiglia dei re di Efeso. La sua teoresi nasce da una percezione appassionata della vita e della comunità. Travolto dalla deriva demagogica e, amareggiato, intensifica la meditazione sui principi dell’etica. Ha il culto dell’anima eroica e aristocratica. Si contrappone spietato e beffardo al potere dei ciarlatani e dei commercianti e, in breve, al tipo d’uomo preda del materialismo. Non scrive da capo di una polis investito di autorità di comando; egli è un grande sconfitto. Considera la sua sconfitta irreversibile al punto da spingerlo a riflettere sulle basi profonde dell’attività umana e sulle ragioni per le quali nel suo tempo prevalga una tracotanza che inverte valori e gerarchie e impedisce l’affermazione della giustizia.
«è con la morte che agli uomini arriva ciò che sta sul piano che trascende la loro esperienza» (fr. 27). Gli uomini sono decaduti al punto di non sapere più in che consista l’immortalità, e per la ragione che non sanno più in che consista la morte. Il destino è una trasformazione che può scendere in acqua o risalire in fuoco. Solo l’anima che si manterrà ardente riuscirà a passare attraverso la morte per acqua.
in I. Pozzoni (ed.), L’oscurità di Eraclito di Efeso. Frammenti e <leggenda>, Limina Mentis, Villasanta, 2014
In questo articolo ho cercato di mostrare come in Eraclito non si possa parlare di diritto naturale. Al contrario, in Gorgia questo è possibile e nell’Epitaffio, pur mantenendo un lessico generico e per certi versi prossimo a quello eracliteo, Gorgia fonda la legge sulla rettitudine della ragione e dunque sul procedere logico dei ragionamenti. Il sofista presenta, così, una specifica istanza di diritto naturale. Nel caso di Eraclito, inoltre, il tentativo di individuare il diritto naturale e di voler strettamente riconoscerne la presunta specificità può addirittura risultare penalizzante: infatti, volendo indagare il nesso tra legge cosmica e legge umana, si rischia di perdere di vista la grande portata del riconoscimento che il filosofo fa proprio della legge in quanto comune.
A prescindere dalle opportune modifiche, questa è la pubblicazione della tesi di dottorato accolta dall'università degli Studi di Palermo nel 2008. Le esperienze scientifiche e umane da me maturate negli ultimi anni sono confluite in misura determinante nella ricerca, che pertanto, ferme restando le mie responsabilità come autrice, considero come il prodotto di una sinergia.
La dimensione individuale in Eraclito, "Giornale Critico della Filosofia Italiana", vol. XVI, Anno XCIX (CI), Fasc. II, pp. 229--254.
Una Città, n. 212, 2014
Il rifiuto di un’ideologia che vede la pena come un male che si aggiunge al male commesso; per una sanzione penale come ultima ratio, dove a essere fondante è invece l’idea riparativa, il risarcimento, che non è necessariamente economico e non è necessariamente destinato alla vittima, ma può essere anche a favore della collettività; l’assurdità di un sistema, quello attuale, che moltiplica le sanzioni abbandonando la vittima alla sola azione civile per ottenere, su un altro binario, una riparazione.
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Il male non necessario; Recensione "La notte delle ninfee", L. Ricolfi, 2021
The Fourth Lateran Council Institutional Reform and Spiritual Renewal, 2017
Lo Sguardo 12, 2013 (II)
A. GOZZI, "Appunti di Rock 2", Edizioni Il Foglio, 2015
Im@go. A Journal of the Social Imaginary, 2020