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Alla fine degli anni '70 del secolo scorso gli intellettuali italiani hanno abbandonato, in massa e in modo definitivo, il marxismo. Il fenomeno non è stato solo italiano, ma in Italia, per il radicamento e la lunga storia che il marxismo, nelle sue varie accezioni, aveva avuto, quel congedo significava la conclusione e la disgregazione di un mondo, di una comunanza di idee, di linguaggio, di confronti e di scontri. «Nell'arco di quattro o cinque anni, fra il 1976 e il 1981, sprofondarono in una rapida obsolescenza modelli di pensiero, criteri di valutazione morale e psicologica, forme della sensibilità. E con le 'cose' cambiarono le 'parole'. A sottolineare il carattere radicale di questo fenomeno di trasformazione dei modi di pensare di tutto un ceto sociale e delle sue propaggini immediate qualcuno impiegherà più tardi la metafora della mutazione antropologica e genetica» 1 .
CONSECUTIO TEMPORUM HEGELIANA/MARXIANA/FREUDIANA Rivista critica della postmodernità, 2013
This paper aims at showing that Gramsci's "philosophy of praxis" is the most appropriate interpretation of the peculiarity of Marxism both as a philosophical position and a political movement. It is this imbrication that Gramsci allows us to think rigorously, when he shows that truth, ideology and hegemony are nothing but different degrees of the same political praxis; that politics is, on the other hand, a process of truth-constitution; that every philosophy must be conceived of as a form of "religion" (a conception of the world with a corresponding ethics); and, lastly, that this mechanism characterizes "traditional" philosophy as well as, auto-reflexively, Marxism itself. In this way, Gramsci leads us to formulate the question 'What is Marxism?' in a more adequate manner, putting aside the traditional and dominant disputes among concurrent orthodoxies. The peculiarity of Gramsci's approach to Marx and Marxism, therefore, needs not be interpreted as an evidence of his marginality in the Marxist debates. On the contrary, it shows how much mistaken and misleading these debates have been -and still are.
Dialettica&filosofia, Nuova Serie, XVIII, 2024
This article seeks to highlight some of the theoretical challenges that resurfaced amidst the crisis experienced in the Marxist universe during the 1970s and 1980s. In the first paragraph, the essay delves into the divisions within Marxist schools; those divisions hindered the consolidation of a unified front among Marxist intellectuals that would have allowed them to establish a coherent theoretical and political direction. This paragraph details how the political decline of the Italian Communist Party affected its primary interpretative framework, Historicism; it then retraces how Historicism ended up being isolated and unable to reach the uprising masses. The second paragraph explores the crisis of the other most significant interpretative strand in the Italian Marxism of the times-Dellavolpism-also by retracing the intellectual trajectory of its main advocate, and, later, opponent: Lucio Colletti. I expound and critically reconstruct the theoretical and logical problems that in the mid-Seventies Colletti detected within Marx's philosophical framework, leading him to controversially denounce Marxism as untenable. The third paragraph is devoted to the political shortcomings that were pointed out in Marxist theory during the crisis of the Seventies-most notably, the absence of a comprehensive theory of the State. This deficiency led intellectuals like Bobbio to question the function of Marxism in the contemporary era. It is underscored how these issues were bound to remain unresolved in the Marxist intellectual horizon of the Eighties; this context, eventually, led to a waning of the academic and political interest in Marx and Marxisms.
2001
1. Gli economisti e il socialismo: una visione d'insieme l.l. Gli economisti italiani "scoprono" il socialismo Nel periodo compreso tra il 1870 e il 1925, anni che delimitano la vita dello Stato liberale italiano, tutte Ie scuole di economia che si contendono l'egemonia scientifica e culturale fuori e dentro le Università si occupano del socialismo: si annoverano discepoli di Francesco Ferraraliberista estremo, il maggior economista italiano degli anni 1850-1870 -, esponenti della scuola storica, marginalisti, socialisti marxisti e non, economisti vicini agli insegnamenti dei classici, infine corporativistiin pectore. Ijinteresse per la questione socialista è comprovato, fra l'altro, dalla nascita di una letteratura del tutto particolare, poiché gli economisti italiani, spesso quelli di maggior rileruanza teorica e culturale delle rispettive scuole, si cimentano in vere e proprie ricostruzioni storiche del movimento socialista.
Come nacque e fiorì il marxismo terico in Italia, 2015
Come nacque e fiorì il marxismo teorico in Italia di Paolo Favilli «L'oggetto della lettura è una materia puntiforme e pulviscolare. (…) Ogni volta che m'imbatto in (…) grumi di significato devo continuare a scavare intorno per vedere se la pepita s'estende in un filone» 1. Così Italo Calvino nel romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore. Sempre Calvino, questa volta in una lettera a Lucio Lombardo Radice, indica le difficoltà ad individuare quel filone «in un'epoca dai tempi frantumati, senza respiro, senza possibilità di prevedere e di progettare». Proprio per questo, dice, «credo sempre di più che conta soltanto ciò che si muove con tempi lunghi (…) nella storia della società». Ecco anche il «marxismo teorico» si presenta quasi sempre come materia spezzettata, disposta su diversi livelli, con andamento carsico. Solo cercando non le pepite ma il filone dalle lunghe continuità sarà possibile dare un senso alle articolazioni interne del «marxismo teorico» come oggetto di studio. Tra le molte «forme» marxismo quella di «marxismo teorico» parrebbe avere una solida struttura di riferimento, e quindi caratteristiche di denotazione attraverso parametri certi. Dal punto di vista dell'analisi storica, invece, i parametri di definizione dell'oggetto di studio in questione non si delineano con nettezza. I loro confini sono sfumati sia in profondità che in ampiezza. Ci troviamo di fronte, infatti, a livelli diversi di «marxismo teorico». Diversi per capacità euristica, diversi per la scelta del punto ritenuto essenziale allo svolgimento della teoria, diversi infine per gli effetti su processi culturali di lunga durata. Proviamoci a ragionare su questa dimensione del «marxismo teorico» proprio a partire dal testo di cui ho parafrasato il titolo di questo intervento, un testo nel quale, invece, la nozione di «marxismo teorico» appare tracciata con nettezza, senza sfumatura alcuna. Estrema chiarezza innanzitutto sui problemi di periodizzazione. Croce puntualizza meticolosamente la cronologia. La «nascita del marxismo teorico» in Italia data il 27 aprile 1895. Poi il «marxismo teorico si esaurì[sce] intorno al 1900, in Italia e nel mondo intero» 2. Un'affermazione così assiomatica presuppone una concezione altrettanto assiomatica dell'oggetto di studio. La periodizzazione crociana risolve la questione del marxismo teorico «in Italia e nel mondo intero» nell'ambito della sua discussione-poi controversia-con Antonio Labriola. Una discussione iniziata,
Dal primo congresso ufficiale del gruppo, tenutosi nel 1965, fino al 1969, ON si era suddiviso in una miriade di iniziative che ne avevano "dissociato" l' originaria unità fra elaborazione culturale e pratica attiva nelle componenti più vivaci del gruppo dei "giovani nazionali". Comunque la pratica di utilizzare le altre strutture dei radicali era considerata un'esigenza tattica: la "conquista" di questi gruppi alle tesi di una superiore linea politica a finalità nazionalrivoluzionarie", era un compito che poteva avere frutti per quel che riguardava l' azione comune della destra "rivoluzionaria". Proprio nel 1967, nella pubblicazione "Noi Europa"(che si definiva "mensile per l' ordine nuovo"), il gruppo avanzava elogi ai giovani nazionali del FUAN che, come organizzazione «.. sta scuotendosi di dosso la tutela interessata del MSI e della sua inconcludente politica riformista » 1 . I temi e i dirigenti dell' "Ordine Nuovo" erano presenti in quasi tutte le iniziative, culturali e non solo, avanzate dei gruppi giovanili di tutta l' Italia. L'ascia bipenne diventava il simbolo più importante del radicalismo di destra negli anni sessanta 2 . Proprio mentre la rottura fra neofascisti "movimentisti" e "missini" raggiunse l' apice, con lo scontro, nei pressi della facoltà roccaforte dei giovani rivoluzionari (Giurisprudenza), fra i gruppi di "Lotta di Popolo" (ex di AN e di ON) e i missini di Almirante e Caradonna, alcuni esponenti come Maceratini, Rauti e Besutti aumentarono gli incontri con esponenti del MSI, nei convegni dedicati alla minaccia "sovversiva" e nelle collaborazioni con i giornalisti vicini al partito. Pino Rauti rientrò nel MSI il 15 novembre 1969: questa "improvvisa" inversione di marcia del progetto extraparlamentare fu così spiegata dal leader «... è necessità vitale per la vita futura di ON inserirsi dalla finestra nel sistema da cui eravamo usciti dalla porta, per poter usufruire della difesa che il sistema offre attraverso il parlamento » 3 . Una parte di O.N., relativamente al progetto di rientro nel partito di Almirante, si opponeva perché il giudizio sul MSI era netto e irrevocabile: «...è ormai incapace di darsi un indirizzo valido, coerente e rivoluzionario». Questo giudizio era stato ufficialmente espresso da alcuni dirigenti (fra cui Roberto Besutti, Elio Massagrande, Leone Mazzeo e Clemente Graziani) che firmarono una "lettera aperta" a tutti i militanti, in cui sostenevano la validità dell' esperienza «... fuori dal parlamento e delle consorterie partitiche... » 4 . Già nell'ottobre Rauti aveva avviato una serie di consultazione con gli altri dirigenti di Ordine Nuovo. Nel novembre 1969, i gruppi O.N. di Messina e Napoli, si proclamarono autonomi dal Centro: si trattava di una situazione divenuta incontrollabile da parte dei vertici del gruppo. Serpeggiava una forte tensione fra i vari centri di O.N., causata della proposta di Rauti che produceva un' animata discussione e contrapposizione nelle sedi e spaccava il gruppo dirigente. Nella riunione tenutasi il 21 dicembre, in casa Graziani a Roma, con la presenza dei responsabili di Roma, Trento, Messina, Verona, Bergamo, Perugia, Mantova e Napoli, veniva proposta «... la trasformazione, anzi meglio ancora l'ulteriore politicizzazione del Centro studi O.N., con la costituzione del Movimento
I problemi della secolarizzazione fra economia, diritto e politica, 2017
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali. © Drengo Srl © Angelo Gambella Casa editrice in Roma Editore Voci della Politica Mai come oggi il politico in tutte le sue forme richiede un ripensamento globale. Gli affanni della politica italiana, europea e globale sono gli indicatori drammatici della crisi evidente di una politica svuotata progressivamente dall'invadenza dell'economico e dall'indebolimento del modello più alto cui il pensiero occidentale ha saputo dar vita: la democrazia. L'individualismo è andato ad erodere sempre di più gli spazi pubblici mentre il decostruzionismo postmoderno ha svuotato dall'interno ogni possibile forma di coesione intorno all'idea di un bene comune. Voci della Politica intende prendere atto di questa situazione così come della crescente presenza di voci, istanze e forze emergenti da mondi e culture non uscite dalla comune matrice occidentale per dare spazio alla discussione intorno al ripensamento necessario del senso, del valore e dell'insostituibilità della politica. La Collana Voci della Politica accoglierà perciò ricerche di storia del pensiero politico, delle dottrine politiche e di filosofia politica, aprendosi anche necessariamente, ai contributi prettamente filosofici, sociologici, giuridici come ad analisi imprescindibili per affrontare una riedificazione della politica. Troveranno collocazione all'interno della Collana tutti i contributi che risponderanno a questi obiettivi, unendo criteri della scientificità e della serietà dell'elaborazione culturale. Voci della Politica, edita dalla Casa Editrice Drengo, si articolerà in cinque sezioni: Prospettive di filosofia e politica, Studi politici europei ed internazionali, Lessico politico-giuridico, Prospettive del pensiero economico e sociale e I pamphlet che saranno edite, a seconda delle esigenze editoriali, in formato tradizionale cartaceo e/o in formato e-book. Ciascuna sezione potrà rispondere alle questioni più importanti di volta in volta emergenti. Potranno essere pubblicati, a tal fine, numeri di contributi vari, così come numeri monotematici e numeri monografici. P.A. -R.F. 1. Il ragionamento di Marcuse affonda le sue radici nella tradizione hegelo-marxista ed è costruito attorno al concetto di "totalità" 1 : il filosofo tedesco interpreta infatti il capitalismo come un sistema che coinvolge la totalità delle relazioni sociali. Nel Novecento, questo carattere connaturato al capitale si rende manifesto e il sistema diventa totalitario 2 . 'Monopolistico' e 'totalitario' (e, successivamente, anche 'unidimensionale') diventano così quasi sinonimi, rappresentando le due facce di uno stesso processo nel quale la "totalità della società" si impone sugli individui attraverso una nuova forma di razionalità: la "razionalità tecnica", basata su criteri di efficienza e precisione. Contrariamente alle versioni liberali del termine, che tendono a identificare nel "totalitarismo" una forma politica opposta al capitalismo liberale, l'espressione è utilizzata da Marcuse come concetto generale che serve a spiegare la nuova tendenza del sistema capitalistico, tendenza che si manifesta in forme storiche diverse, in 'personificazioni ' della totalità (nazismo, fascismo,
Filosofia italiana, 2022
Two books, published in recent months, offer a broad overview of the studies on Marx and Marxism in Italy, from Labriola and Gentile to the present day. It demonstrates the vitality and diversity of the Italian interpretations of the philosopher of Trier, which have often had an international echo. The perspectives of Marxism today, after a few decades of 'crisis' and fluctuating fortune, also depend on the struggle for hegemony in which interpreters and interpretations must be contextualized.
Es ist der Gang Gottes in der Welt dass der Staat ist. Es ist die Gewalt der sich als Wille verwirklichenden Vernunft. Hegel È innanzitutto una falsa astrazione considerare una nazione, il cui modo di produzione è fondato sul valore, e per dipiù organizzata capitalisticamente, come un corpo collettivo che lavora unicamente per i bisogni nazionali. Marx L'autonomia relativa dello Stato non è un dato, è una creazione continua.
L'Ospite ingrato, 2021
Una discussione su totalità, critica e mediazione è senz'altro un'occasione importante per riprendere questi concetti e riformularne la genealogia e le implicazioni. Mi pare che si possa iniziare cercando di situare il problema della totalità (e quindi del pensiero dialettico) nella storia discontinua e contraddittoria del movimento comunista, nelle sue crisi e nella sua dissoluzione alla fine del Novecento. Non mi pare necessario insistere sulle ragioni di considerare questa storia come una storia provvisoriamente conclusa: questa constatazione mi sembra non dover essere associata né alla disperazione né all'euforia, ma credo sia imposta dal bilancio della fine del Novecento, a trent'anni dalla dissoluzione dell'URSS e a quarantacinque dalla fine della Rivoluzione Culturale. In compenso, il problema resta interamente aperto rispetto alla possibilità di individuare e riconoscere un'eredità possibile di questa sequenza storica. Un recupero o un rilancio delle categorie intellettuali associate al marxismo dovrebbero, in qualche modo, farsi carico della storia attraverso cui tali categorie arrivano fino a noi, e del modo in cui le nostre attuali forme di comprensione del mondo dipendono anche da questa storia, dalle riscritture, dalle cancellazioni e dalle deformazioni che essa ha imposto ai concetti e ai discorsi che oggi si offrono alla nostra interpretazione e ai nostri eventuali riusi. Nessun confronto con il pensiero o la teoria di Marx e della tradizione marxista può evitare di costruire una teoria della ricezione che dia un senso non apologetico o metaforico al termine "tradizione": con ciò' si vuol dire che l'insieme o
In: PIERO BINI, ROBERTO ROMANI (a cura di). Risorgimento, marxismo, keynesismo. Studi di storia del pensiero economico in onore di Aurelio Macchioro, pp. 136-153, MILANO: FRANCO ANGELI.
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Rifondazione Comunista website, 2019
Archivi del movimento operaio, 2022
La mia esperienza nel fronte della gioventù comunista ovvero una polemica personale di altri tempi, 2020
«Filosofia italiana», 2021
Rivista storica del socialismo, n. 2, 2023
Archivi per la storia del movimento operaio 16, 2024
Futurismo Reinassaince, D Editore, Roma 2016, 2016