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La valorizzazione etica ed antropogenetica che Marx – soprattutto il Marx dei cosidetti Manoscritti economico-filosofici del '44 – ha compiuto del lavoro è stata, com'è ben noto, centrale nella storia culturale e politica nei movimenti ottocenteschi e novecenteschi di trasformazione e di fuoriuscita dalla società capitalistica. Nel solco della lezione hegeliana sulla nobiltà del lavoro del servo nella Fenomenologia dello spirito rispetto all'etica del solo consumo personificata dal padrone, Marx vede nel lavoro la prassi che per eccellenza realizza l'essere umano e che nello stesso tempo umanizza e dà senso alla natura. Tanto da descriverne il rovesciamento e la sua riduzione a mera attività strumentale nella modernità capitalistica come alienazione e perdita dell'umanità a sé medesima: di contro al crescere e all'ingigantirsi della proprietà privata. Come riduzione cioè dell'essere umano al soddisfacimento dei soli bisogni fisici ed egoistici di un'esistenza solo naturale e materiale. Per altro sembra ormai ben consolidato nella sterminata letteratura critica su Marx il riconoscimento del carattere essenzialistico ed organicistico – da metafisica antropologica potremmo dire – del presupposto che sta alla base del discorso marxiano.
Munera. Rivista europea di cultura, 2020
Che cosa possiamo conoscere, che cosa dobbiamo fare, che cosa possiamo sperare sono le tre domande che, fin dai tempi di Kant, riconosciamo come essenziali per ogni tentativo umano di pensare l’esistenza e il reale: tre domande rispetto alle quali l’esperienza della pandemia ci ha sottratto ogni facile risposta. Ritenevamo di poter conoscere ogni realtà fisica, per quanto infinitesimale, e di poter confinare nell’ambito dell’inconoscibile le realtà metafisiche: il virus ci ha ricordato che non conosciamo tutto, neanche tra le realtà di questo mondo. E che forse non tutto, neppure quaggiù, è completamente dominabile. Avevamo abbandonato quasi del tutto la ricerca di ciò che è bene in sé (l’ambito dei valori), data la difficoltà di trovare un accordo, limitandoci a negoziare democraticamente ciò che è giusto, ovvero ciò che ciascuno può esigere e legittimamente aspettarsi dalle istituzioni e dagli altri (l’ambito delle norme): il virus ha rimescolato le carte, dimostrando che non è possibile stabilire ciò che è giusto senza una comprensione anche di ciò che è bene. E che il bene richiede a volte di non limitarsi a ciò che è esigibile. Avevamo riposto ogni speranza nei nostri mezzi e nelle nostre capacità: conoscitive, tecniche e pratiche. Il virus ci ha dimostrato che non di speranza si trattava, ma di illusioni. Non tutto è in nostro controllo, né mai lo sarà. L’esperienza della pandemia ci ha così consegnato, a caro prezzo, alcune lezioni destinate ad approfondire la nostra comprensione di ciò che possiamo conoscere, di ciò che dobbiamo fare, di ciò che possiamo sperare. Come allora potrà – e forse dovrà – essere l’etica di domani?
Aggiornamenti Sociali, 2019
Il centenario della fondazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro è l'occasione per rilanciarne la missione alla luce delle sfide di oggi, facendo leva su alcuni punti di forza: il dialogo tra Stati e parti sociali, che può ispirare anche l'operato di altre organizzazioni internazionali e della vita politica nazionale; l'impegno per la creazione di standard internazionali per la per la tutela dei lavoratori in un contesto di governance globale; l'agenda del lavoro dignitoso, che va ampliata declinandola insieme all'impegno per la sostenibilità sociale, economica e ambientale.
Una riflessione sul futuro del lavoro dopo il passaggio dal compromesso keynesiano – lo Stato sostiene la domanda attraverso politiche di piena e buona occupazione per incentivare i consumi e alimentare così la domanda di lavoro – al sistema neoliberale – incentrato sul sostegno dell’offerta attraverso lavoro precario, salari bassi e bassa pressione fiscale sulle imprese.
Educazione, costituzione, cittadinanza. Il contributo interdisciplinare degli assegnisti di ricerca, 2020
Molti studi e ricerche, a livello internazionale, già da diversi anni, evidenziano come il fabbisogno di capacità professionali, competenze e qualifiche aumenterà in modo significativo per ogni tipo e a ogni livello di occupazione: è dunque necessario garantire una migliore corrispondenza fra l’offerta di competenze e la domanda del mercato del lavoro. Sono quelle medesime competenze strategiche e trasversali, individuate come competenze chiave per l’apprendimento permanente e la promozione di una cultura della democrazia, a essere ricercate sempre di più dalle organizzazioni; esse possono sviluppare le condizioni per una maggiore partecipazione alla vita e alla gestione delle organizzazioni stesse. Il contesto delle economie più avanzate e la crescente polarizzazione del lavoro, le trasformazioni tecnologiche collegate ai cambiamenti nella domanda di lavoro e all’aumento delle occupazioni non standard stanno producendo la crescita di un fabbisogno formativo non standard, che richiede un ripensamento dell’offerta educativa e formativa, che vada anche nella direzione della costruzione di una cultura congiunta e condivisa.
Visibilità internazionale, creazione di network, opportunità di condivisione tecnologica e di partnership produttive all'estero: sono queste le linee strategiche con cui Camera di Commercio potrà svolgere un ruolo pro-attivo per accrescere la competitività del Sistema Varese al servizio delle imprese. Innovazione è il fattore critico di successo: si guarda con attenzione alla ricerca di partner per il trasferimento di tecnologie e alla valorizzazione dei risultati della ricerca, ma anche all'attivazione e al potenziamento di relazioni con le strutture presenti sul territorio lombardo (università, centri di eccellenza, parchi tecnologici, incubatori) ed europeo. La partecipazione a progetti di ricerca e trasferimento tecnologico di livello europeo-quali, ad esempio, il VII Programma Quadro di ricerca e sviluppo tecnologico, strumento di finanziamento comunitario che copre il periodo 2007/2013-è una delle iniziative affinché le imprese si inseriscano con i propri partner istituzionali in network internazionali a sostegno della ricerca, dell'innovazione e dello sviluppo economico. Il progetto RESTA rientra a pieno titolo in questa strategia. La Camera di Commercio ha voluto far germogliare iniziative di innovazione e trasferimento tecnologico, aiutando le imprese nel presentare i propri progetti al VII Programma Quadro, dedicato ai settori Tessile Abbigliamento Moda. Così, nel 2007 il progetto RESTA-la cui realizzazione è stata affidata al Centro Tessile Cotoniero Abbigliamento-ha supportato la candidatura di cinque progetti sul VII Programma Quadro: progetti su tessuti resistenti al fuoco, tecnologie di anticontraffazione, riprogettazione eco-efficiente, utilizzo di fibre ecologiche, capi di abbigliamento intelligenti. Nei primi mesi del 2008 altri due progetti sono stati presentati sui temi dei tessuti intelligenti e con elevate prestazioni specialistiche (protezione balistica) e, auspicabilmente, altri ne saranno presentati nel corso dell'anno. Lo sviluppo di queste "idee" innovative ha favorito la disseminazione e l'applicazione dei risultati della ricerca e ha reso le imprese più aperte alla collaborazione con i centri di ricerca e, più in generale, con gli altri operatori, locali ed europei. L'azione della Camera di Commercio continuerà nella stessa direzione: raccogliere le migliori idee dal territorio, supportarle nella loro progettazione "su misura o per il settore", e cogliere le opportunità di finanziamento della ricerca messe a disposizione dall'Unione Europea.
In questo intervento mi voglio concentrare sull’impatto positivo che l’approccio improntato alla decrescita può giocare nelle dinamiche occupazionali in un modello di sostenibilità integrata. Un modello, quest’ultimo, ispirato dal principio di giustizia globale distributiva, che affida alla politica economica la messa in campo di tutti gli strumenti necessari ad assicurare alle generazioni future la stessa qualità della vita e le stesse opportunità delle generazioni attuali. Nel mio recente libro Ladri di Futuro. La rivoluzione dei giovani contro i modelli economici ingiusti, ho provato a delineare questo paniere di interventi, che ho definito di “sostenibilità integrata”. Una sostenibilità che “integra” due obiettivi tra loro apparentemente disgiunti, ma assolutamente imprescindibili in un’ottica di equità intergenerazionale, quali la riduzione del debito nei confronti del Pianeta (la tradizionale sostenibilità ambientale), ma anche la riduzione del debito contratto con le nuove e future generazioni (la sostenibilità dell’equità intergenerazionale). Quest’ultima non rientra, come qualcuno vorrebbe, tra gli strumenti solidaristici, ma piuttosto in quelli mutualistici. Nel medio periodo (intendo qui un arco temporale compatibile con l’aspettativa di vita di ulteriori 15/30 anni degli attuali baby boomers, nati tra la fine della seconda guerra mondiale e i primi anni sessanta), gli interventi economici e finanziari a favore delle giovani generazioni permetteranno la “mutualizzazione” dei benefici futuri, a partire dalla sicurezza economica garantita dall’attuale sistema di Welfare. Accertato il saldo attivo tra costi e benefici di un intervento economico a favore della fascia più colpita dalla recessione (i giovani appunto) e calcolato l’impatto positivo di tale intervento sul benessere non solo di tali generazioni, ma anche di quelle che oggi si sono ritirate dal lavoro e che, secondo le attuali attese di vita, trascorreranno un periodo auspicabilmente molto lungo in tale condizione, è evidente come una temporanea riallocazione delle risorse verso le fasce più giovani della popolazione potrebbe assicurare un maggiore benessere anche a quelle più mature. Si potrebbe allora parlare di una sorta di “prestito generazionale”, un prestito effettuato da chi ha raggiunto una determinata rendita e gode di una notevole maturità fiscale, che viene così parzialmente “reinvestita” sui più giovani i quali, mediante il proprio lavoro, ritorneranno in seguito tale prestito, grazie alla loro maggiore contribuzione.
Alternative per il socialismo, 2018
In questo articolo vengono messe a confronto le narrazioni dominanti sul futuro del lavoro. È in atto un mutamento di paradigma nell’ambito delle analisi di scenario, alla luce dell’impetuoso sviluppo delle tecnologie robotiche e informatiche degli ultimi anni. Vicino alle due principali tradizioni di pensiero, che pongono enfasi rispettivamente sulla “disoccupazione tecnologica” e sulla “teoria della compensazione”, sta infatti emergendo una terza visione del futuro che prende in esame trend e scenari ignorati dalle teorie economiche tradizionali, tra i quali il fenomeno dell’hollowing out (“svuotamento”). Se la tendenza si mantiene invariata, la tecnologia non provocherà la scomparsa integrale del lavoro, ma di quello mediamente qualificato. In altri termini, in assenza di interventi correttivi, la società del futuro sarà caratterizzata dalla compresenza di una minoranza di cittadini privilegiati, che potranno godere pienamente dei frutti dell’automazione, circondata da una maggioranza di cittadini adibiti a lavori precari e degradanti. Il pensatore più lungimirante su questi temi si conferma Karl Marx.
Etica nel futuro (ed. L. Alici, F. Miano), 2020
€ 35,00 I l nesso tra etica e futuro è apparso sempre come centrale nella storia del pensiero morale. Ma ecco che, all'improvviso, questo futuro non sembra più garantito e appare come una dimensione che sfugge del tutto a ciò che per tanto tempo si è pensato intorno a norme, valori, relazioni, vincoli, responsabilità. La domanda su quale sarà l'etica nel futuro, su come dobbiamo immaginarla nel contesto di un mondo ancora da venire, eppure già imminente e alle porte, non è motivata soltanto dalla curiositas, ma ci è imposta soprattutto dai rapidi e radicali cambiamenti -sul piano scientifico, tecnologico, sociale, economico-sanitario -che caratterizzano la nostra epoca e mutano profondamente la fisionomia di quel che fino ad ora appariva come dotato di una certa riconoscibilità e stabilità. Una domanda radicale che questo volume raccoglie e sviluppa entro un quadro ricco e articolato di riflessioni e di provocazioni, suscitando questioni cruciali e decisive per il nostro tempo. L uigi Alici è professore ordinario di Filosofia morale e Direttore della Scuola di Studi Superiori "Giacomo Leopardi" nell'Università di Macerata. È docente di Etica della vita e della cura presso il Master interuniversitario in "Medicina narrativa, comunicazione ed etica della cura" (in coll. con la Facoltà di Medicina dell'Università Politecnica delle Marche). Le sue ricerche vertono sui temi della reciprocità asimmetrica, della fragilità e della cura, con particolare attenzione al rapporto tra natura, persona e libertà. F rancesco Miano è professore ordinario di Filosofia morale nell'Università di Roma Tor Vergata. È stato titolare della Romano Guardini Gastprofessur presso la Ludwig-Maximilian Universität di Monaco di Baviera e presidente della Società italiana di Filosofia morale e dell' Associazione italiana di Filosofia della religione. È presidente dell'Istituto internazionale Jacques Maritain. Al centro delle sue ricerche le problematiche etiche della responsabilità, con particolare attenzione ai temi della soggettività e della coscienza, dell'alterità e della trascendenza.
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Convegno The Heart of Work. Quale anima per il lavoro?, 2017
BIOTECNOLOGIE E TUTELA DEL VALORE AMBIENTALE
Le arti e il gioco nelle strategie educative dell’inclusione Atti del Convegno, 2022
Vivere in filosofia, 2022
L'Arengario S.B., Il cinema di Pier Paolo Pasolini. Libri fotografie giornali manifesti. Filmografia completa, 2011