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L'ethos di un lavoro futuro

Abstract

La valorizzazione etica ed antropogenetica che Marx – soprattutto il Marx dei cosidetti Manoscritti economico-filosofici del '44 – ha compiuto del lavoro è stata, com'è ben noto, centrale nella storia culturale e politica nei movimenti ottocenteschi e novecenteschi di trasformazione e di fuoriuscita dalla società capitalistica. Nel solco della lezione hegeliana sulla nobiltà del lavoro del servo nella Fenomenologia dello spirito rispetto all'etica del solo consumo personificata dal padrone, Marx vede nel lavoro la prassi che per eccellenza realizza l'essere umano e che nello stesso tempo umanizza e dà senso alla natura. Tanto da descriverne il rovesciamento e la sua riduzione a mera attività strumentale nella modernità capitalistica come alienazione e perdita dell'umanità a sé medesima: di contro al crescere e all'ingigantirsi della proprietà privata. Come riduzione cioè dell'essere umano al soddisfacimento dei soli bisogni fisici ed egoistici di un'esistenza solo naturale e materiale. Per altro sembra ormai ben consolidato nella sterminata letteratura critica su Marx il riconoscimento del carattere essenzialistico ed organicistico – da metafisica antropologica potremmo dire – del presupposto che sta alla base del discorso marxiano.