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2006, in Alessandro Colombo and Natalino Ronzitti (eds.), L'Italia e la politica internazionale. Edizione 2006, Bologna, Il Mulino, June 2006, p. 223-234, ISBN 978-8-15-11103-6
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Il 2005 vede la continuazione del piano Sharon per il raggiungimento di uno status finale dei Territori occupati. Il piano unilaterale, portato avanti da Sharon sin dal 2001, comprende il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza - portato a termine tra agosto e settembre - ma anche l'espansione mirata degli insediamenti in Cisgiordania e la costruzione della cosiddetta «barriera di sicurezza» destinati a razionalizzare la presenza israeliana sul territorio e a confinare i palestinesi in una parte minore dei Territori occupati. Allo stesso tempo, l'Autorità nazionale palestinese (Anp), indebolita dopo cinque anni di guerra e di crescente occupazione israeliana, e sempre piu incapace di delineare una strategia nazionale efficace e di mantenere il controllo nelle zone sotto la sua amministrazione. Da un lato, dopo la scomparsa di Arafat, la debolezza di Abbas è diventata la nuova giustificazione della politica unilaterale israeliana; dall'altro lato, l'indebolimento dell'Anp ha aumentato il sostegno popolare a Hamas, la cui politica continua a essere giudicata inaccettabile da Israele e dalla comunita internazionale.
Il paradigma del colonialismo di insediamento, che pone al centro la logica binaria colono/nativo, permette di uscire dalla paralisi concettuale impostaci dalla soluzione due popoli-due stati e dalla retorica della coesistenza, invertendo la tendenza del movimento nazionale palestinese a prediligere l'obiettivo dell'autorità para-statale che coesiste al fianco dell'insediamento coloniale israeliano all'obiettivo della decolonizzazione. L'enfasi strutturale dei settler colonial studies offre una prospettiva olistica che porta in primo piano il modello sistematico della colonizzazione sionista, considerata come un processo storico che investe la popolazione palestinese nel suo insieme e che inizia ben prima della nakba, e che continua ancora oggi sotto diverse forme e mezzi.
Spesso e volentieri si fa l'errore di considerare il conflitto tra Israeliani e Palestinesi come un episodio regionale, confinato in un fazzoletto di terra di modeste dimensioni e svincolato dalla complessa politica di interessi e potenza che coinvolge le regioni già appartenute all'Impero Ottomano.
La situazione della Palestina in una lettura e una prospettiva marxista
Paper presentato per gli Atti del Seminario "Geopolitica delle Emozioni", Trieste, 7 marzo 2011. Versione aggiornata ad Agosto 2011.
Buccellati, G. 1960. “Gli Israeliti di Palestina al tempo dell’esilio.” Bibbia e Oriente 2: 199–209. https://doi.org/10.6084/m9.figshare.8287937.
Il Ducato . Terre Estensi, 2009
Il 1859 fu un anno di svolta per gli israeliti che fino a quel momento erano stati sudditi della casa d'Este. Gli sconvolgimenti politici avevano investito l'ebraismo della penisola, coinvolto nelle rivoluzioni terminate con l'unificazione e la nascita del regno d'Italia, ma furono anche essenziali per la storia degli ebrei estensi e aveva fine il loro secolare legame con la casata principesca.
Il profondo legame che sussiste tra il Risorgimento italiano e il processo di emancipazione civile degli ebrei è testimoniato dal saggio conosciuto con il titolo di Interdizioni israelitiche: Carlo Cattaneo, autore della breve monografia pubblicata nel 1836, è infatti tra i protagonisti culturali e politici del movimento democratico italiano, che voleva un'Italia laica, indipendente e federale. Scopo di questa nota è mostrare che le Interdizioni hanno una valenza che travalica i confini del messaggio politico e civile, poiché possono essere interpretate anche come un'applicazione e una dimostrazione di un importante principio enunciato da Adam Smith, stella polare della complessiva riflessione di Cattaneo.
Presentazione del Libro di Padre Mario Imperatori s.j., Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale - Sezione San Luigi Napoli, 4 Novembre 2019.
Si tratta di delineare alcuni punti fermi che si devono considerare acquisiti dalla coscienza cristiana per un modo corretto di parlare degli ebrei e dell'ebraismo nella vita quotidiana delle comunità. Da I dieci punti di Seelisberg (5 agosto 1947) ad oggi molti documenti delle chiese cristiane offrono nuove tracce di cammino. Già nel 1982 Renzo Fabris scriveva: "Giunti al giorno d'oggi, quando cioè il programma di Seelisberg si è realizzato, cosa dobbiamo fare?". E citava un passaggio di un discorso rivolto dal cardinale Etchegaray ad alcuni membri dell'Amicizia ebraico-cristiana di Francia nel 1981: "Oggi si apre una nuova epoca che esigerà da noi forse una nuova carta di Seelisberg, aggiornata e soprattutto ancor più audace". Continuava poi prospettando un modo di proseguire il cammino iniziato: "Insomma, per un'apertura verso il futuro dell'amicizia tra ebrei e cristiani, bisogna cercare non solamente di diffondere tra i cristiani le acquisizioni del cammino percorso, -farle cioè divenire realtà di vita nella catechesi, nella liturgia, nella teologia e nella pastorale della chiesa, nel costume e nella cultura quotidiani dei cristiani: sappiamo tutti quanto ciò sia urgente e necessario! -, ma bisogna anche cercare di darsi delle mete nuove, alle quali possano guardare quei gruppi che, da Seelisberg a oggi, hanno cercato di orientare lo sforzo degli altri cristiani" 1 . Questo capitolo non ha la pretesa di offrire una nuova carta di Seelisberg, ma intende, più modestamente, dare un contributo perché i cristiani delle nostre comunità possano essere aiutati a superare stereotipi e pregiudizi purtroppo ancora diffusi nel modo di pensare e di parlare degli ebrei e dell'ebraismo.
1998
Sarebbero 30.000 gli alloggi che il governo Netanyahu intenderebbe realizzare nel 1998 nei Territori occupati di Gaza e della Cisgiordania in beffa ai trattati di pace di Oslo firmati con l’Autorità Nazionale Palestinese. Lo ha denunciato il quotidiano israeliano Ha’aretz, la cui edizione in lingua inglese esce come supplemento all’International Herald Tribune. Una colata biblica di cemento che non potrà non avere che esiti disastrosi, riacutizzando il conflitto israelo-palestinese.
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Atti della XV Conferenza Nazionale SIU Società Italiana degli Urbanisti L'Urbanistica che cambia. Rischi e valori, Pescara 10-11 maggio 2012
Materia Giudaica, 2020
Il Circolaccio, 2024
in Alessandro Colombo and Natalino Ronzitti (eds.), L'Italia e la politica internazionale. Edizione 2007, Bologna, Il Mulino, June 2007, p. 203-213, ISBN 978-88-15-11905-6, 2007