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LA PITTURA INFAMANTE

Abstract

L’oggetto di indagine del presente elaborato è la cosiddetta ‘pittura infamante’. Si tratta di una pratica pittorica sviluppatesi in alcuni Comuni del centro e nord d’Italia tra il XIII e XVI secolo che fino agli anni ’60 del Novecento costituiva ancora un argomento poco conosciuto anche dagli storici dell’arte. ‘Virgilio’ è un testo di Gherardo Ortalli editato per la prima volta nel 1979 e successivamente riveduto e ampliato nel 2015. La pubblicazione di Ortalli, titolata “La pittura infamante. Secoli XIII – XVI” è stata una guida per tutti coloro che si sono avvicinati all’argomento negli ultimi decenni del secolo scorso e difficilmente è stata superata. L’autore, infatti, è uno dei pochi che non si sia concentrato nell’analisi di uno o più aspetti caratterizzanti la pittura infamante ma che l’abbia trattata nella sua totalità e in modo organico. Tale tipologia di pittura presenta aspetti di notevole interesse. Al valore di testimonianza di una determinata pratica pittorica - con regole definite quanto alla realizzazione, l’iconografia e la modalità di fruizione – deve aggiungersi la funzione che distingue detta pittura. La pittura infamante, infatti, nasce e si sviluppa come punizione inflitta al reo che abbia commesso un determinato illecito, anche a prescindere dalla condanna giudiziale del responsabile. Considerata la natura di pena, si può affermare che detta pittura appartenesse alla sfera giuridica di quelle realtà comunali italiane che l’avevano adottata. Il presente lavoro rientra tra quegli scritti sull’argomento che trattano sommariamente della materia in modo organico, ponendo massimamente l’attenzione su uno degli aspetti caratterizzanti. La caratteristica che chi scrive ha deciso di approfondire - oggetto dei primi due capitoli - riguarda gli istituti giuridici premessi all’applicazione di questa pena, nonché la funzione e gli effetti della stessa. Il terzo capitolo è riservato all’analisi di una sola delle iconografie tipiche di detta pittura, l’uomo con la borsa appesa al collo. Tale scelta dipende dalla circostanza che, tra i pochissimi resti di pitture infamanti, Brescia conserva il ciclo più completo per la cui realizzazione i committenti e/o gli esecutori optarono per l’utilizzo di detta iconografia. Il quarto ed ultimo capitolo esamina il ciclo bresciano, del quale è stata posta in essere una lettura infamante solo dopo la prima pubblicazione dello studio di Gherardo Ortalli - 1979.