Ti ricordi tesoro la dolce fonte Bandusia nella Sabina ispida lungo la strada di Percìle? Ho tradotto ieri la poesia di Orazio e te la mando. Tu l'avevi vista solo di notte amore la fontana, ché ci passammo di corsa dal Percìle e era già buio. L'elce (o il boschetto di elci) non c'è più e nella poesia sembra grande, ma è molto piccolo, invece, il fonte. L'ho fatta ieri mattina di corsa la traduzione, ché non so perché ci pensavo, e nel pomeriggio avevo sentito Gino e siamo andati a vederla, ché lui non l'aveva mai vista né la casa di Orazio, né il fonte. Siamo passati anche da Arnaldo, ma non poteva venire. 2 Con queste righe si apre Fraturno, opera prima di Claudio Damiani, stampata nel dicembre 1987 a Roma per le edizioni Il Melograno-Abete. L'ingresso nel libretto definisce già l'orizzonte in cui Damiani si muoverà per i decenni successivi, fino all'ultimo Ode al monte Soratte, edito da fuorilinea nella primavera del 2015. Spiccano, in questo introibo, il riferimento a Orazio, la traduzione di una sua ode, il paesaggio della Sabina, il richiamo a due amici, il colloquio con un tu chiamato «tesoro». Decifrando DAMIANO SINFONICO 'E GUARDAVO E PENSAVO E SENTIVO'. FRATURNO DI CLAUDIO DAMIANI (1987) 1 125 1 Claudio Damiani, Fraturno, Roma, Il Melograno-Abete, 1987. 2 Ivi, p. 9.