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The structure as an expression of architecture in the work of Vacchini
lezione nell'ambito del workshop Iuav "Silvia Gmur e Livio Vacchini. Misura figura forma", a cura di Maura Manzelle, 12 maggio 2017) L'immagine logica dei fatti è il pensiero. Ludwig Wittgenstein Rispetto allo spazio "vuoto" che ho altrove indagato esplorando la ricerca di Jorge Oteiza e i suoi rapporti con l'architettura (cfr il mio La materia del vuoto, Universalia, Pordenone 2015), c'è un altro tipo di spazio "vuoto", in qualche modo anch'esso relazionabile al lavoro di Malevic, che potremmo provare a definire "spazio astratto". Non è in questo caso uno spazio "disoccupato" come quello proposto dall'opera di Oteiza, ma piuttosto uno spazio "costruito" attraverso operazioni geometricoproporzionali, capaci di misurare e in certo modo rivelare, attraverso coordinate spaziali, lo spazio vuoto: forse più costruttivista alla El Lisickij che suprematista alla Malevic.
Interventi sul Patrimonio Architettonico Caratteri costruttivi, consolidamento e restauro Ricerca, Sperimentazione, Didattica, 2017
La rappresentazione del progetto di restauro
Svolto in forma di saggio, questo testo analizza l’architettura della città di Mantova alla ricerca di una "mantovanità" intesa come insieme di caratteri specifici della sua identità culturale. Ne ripercorre diacronicamente gli eventi architettonici, dall’Umanesimo alla contemporaneità, prendendo le distanze da una rigida impostazione di Storia urbana e tendente piuttosto a costituire un ideale proseguimento, opportunamente reinterpretato, degli studi sulle città che un gruppo di architetti degli anni Sessanta tentarono nella fondazione di una Scienza urbana. L’identità culturale della città è dimostrata nell’Architettura e verificata nelle altre arti: nella Musica, nella Pittura, nel Teatro, nella Letteratura, nella Poesia. La tesi di fondo dimostra con approccio multidisciplinare l’ipotesi di una vera e propria Officina mantovana, che importa i canoni razionali dei linguaggi ortodossi, manipolandoli, riadattandoli e trasformandoli in originali nuovi linguaggi padani.
Le parole di Calvino, 2023
Definizioni ibride ben si attagliano alle architetture elaborate da Calvino, perché se ne mette a fuoco la stratificazione interna: le regole di costruzione che si dà e le prigioni da cui evade; i vincoli che lo scrittore si pone e sfida; gli indizi e i depistaggi con cui progetta i suoi libri e invita i lettori ad attraversarli immaginando più percorsi di senso. Insomma, uno sguardo alle forme complica l’immagine di un primo e secondo Calvino; è sempre esistito, semmai, un movimento che porta lo scrittore a reinventare generi dotati di lunga continuità, ponendo il suo testo come ultimo (ma non definitivo) anello di una catena ininterrotta: come una nuova struttura che può mantenere un legame con la forma-fiaba e gli stilemi del fiabesco, anche quando è la prefazione ad una raccolta di saggi, come accade per Una pietra sopra, o il finale di un meta-romanzo, come Se una notte d’inverno (vd. Bozzola, De Caprio 2021). Forse perché, con la loro modularità e componibilità, le architetture di Calvino intendono suggerire ai lettori la necessità di riconoscere il carattere di ipotesi di tutte le rappresentazioni che si affidano al linguaggio e, allo stesso tempo, la possibilità di rinviare, attraverso il linguaggio, a un mondo che non solo è fatto di molteplici manifestazioni dell’umano, ma richiede anche un’attenta osservazione di vegetali, animali, pietre e sabbia
La comprensione delle intricate vicende del complesso romano oggi noto come palazzo Rivaldi ha conosciuto negli ultimi tempi un notevole avanzamento grazie ad approfondite indagini documentarie. Tuttavia la disponibilità dei fondi archivistici ha consentito di gettare una nitida luce solo sulle fasi più tarde, dal 1626 a tutto il secolo XIX (proprietà Pio di Savoia 1 , poi del Conservatorio delle Mendicanti 2 ), mentre chiaroscuri si distendono ancora, a causa dell'irreperibilità delle carte di famiglia, sulle vicissitudini costruttive originarie promosse dal familiare di Paolo III Eurialo Silvestri tra il 1542 e il 1549, nonostante importanti fonti inedite, emerse in recentissimi studi, abbiano indicato date precise e possibili artefici 3 . Molte zone d'ombra si addensano invece sulle fasi intermedie, ma fondamentali per la struttura del complesso, e cioè quelle relative agli interventi commissionati da Alessandro Ottaviano de' Medici (1577-83) 4 e da Lanfranco Margotti (1609-11), anch'esse oscurate dalla mancanza di fonti documentarie dettagliate. La breve proprietà di quest'ultimo è di fatto la meno indagata dalla critica, sebbene nell'arco di soli tre anni comportò decisive trasformazioni offrendo ad alcuni artisti la possibilità di una importante vetrina sulla scena della grande committenza. Pur non essendo ancora stato rintracciato l'atto di acquisto 5 , sappiamo che il complesso fu venduto dagli eredi Silvestri al cardinal Margotti per 6750 scudi 6 ; la transazione dev'essere stata effettuata prima del 20 agosto 1609, quando il possesso del porporato risulta documentato 7 . Nonostante le umili origini, il "cardinal Lanfranco" aveva fatto una rapida carriera, distinguendosi nell'arte del "segretariato" 8 . Paolo V lo stimò particolarmente, tanto da conferirgli, il 24 novembre 1608, la porpora cardinalizia, evento questo che potrebbe circostanziare la decisione dell'acquisto del pregevole giardino. Tale favore consentì a Margotti di ottenere alcuni benefici utili per arricchire il prestigio della villa: il 21 agosto 1609, infatti, si vide donate con breve pontificio 6 once d'acqua provenienti dall'Acquedotto Felice 9 , misura indispensabile per avviare un programma di installazione di fontane e giochi d'acqua nel giardino, mentre il 7 novembre successivo il papa gli concedette l'uso di due archi della Basilica di Massenzio 10 , riaffermando la tradizionale concessione di parti del monumento antico ai proprietari della sottostante villa 11 . Il 7 settembre 1610, allo scopo di ampliare l'area destinata a giardino, Margotti acquistò "doi pezzi di vigna o arboreto" di proprietà del monastero di S. Maria Nova in cambio di mezza oncia d'acqua proveniente dalla "peschiera del giardino" 12 . È evidente che Lanfranco decise di avviare un immediato piano di ampliamento e abbellimento. Per far questo si rivolse al rinomato intagliatore su avorio e legno, ma in quel momento all'inizio della carriera di architetto, il fiammingo Jan van Santen, noto all'epoca come "Giovanni degli Studioli" 13 . La notizia dell'incarico è tradizionalmente tramandata dal Totti, il quale afferma che "il disegno del giardino… è stato finito dal Vansantio" 14 . L'informazione è confermata da un contratto del 27 febbraio 1610, sottoscritto tra il maestro di casa di Margotti e lo scalpellino Girolamo Falciano 15 per la realizzazione di una scala in peperino "dentro al giardino" i cui "balaustri" dovevano essere realizzati "secondo il modono da darsegli dal sig. Gio. Santi fiamengo architetto" 16 . Un'indicazione importante sul ruolo ricoperto da Vasanzio per il cardinale, al cui servizio dovette giungere per il tramite di Stefano Pignatelli, maggiordomo e favorito di Scipione Borghese 17 , è invece contenuta nel resoconto delle esequie di Giovanni Battista Borghese, fratello di Paolo V, avvenute il 13 marzo 1610: il relatore dell'avvenimento, Giulio Centini, afferma che il catafalco funebre era stato realizzato "col disegno del Sig. Giovanni Santes Fiamingo, Architetto dell'Ill. mo Rev. Sig. Card. Lanfranco" 18 . La notizia conferma dunque che nel 1610, nel pieno dei lavori di ammodernamento della villa, Vasanzio era l'architetto di famiglia del Margotti, e forse lavorava al cantiere da più di Alessandro Cremona
Vincenzo D'Alba, Francesco Maggiore (a cura di), Saverio Dioguardi. Architetture disegnate, pp. 37-47, 2011
Carlo Barbon FOTOGRAFARE, 2020
Atmosfere e suggestioni in due dimore storiche nel territorio Opitergino Mottense - Villa Morosina e Villa Loredan - Ca’ Spinè __________________________________ dal 15 Febbraio al 10 Marzo 2020 COMUNE DI MORGANO Chiesetta di Sant’Antonio, Rotonda di Badoere, Morgano, Treviso mostra ideata e promossa da: ASSOCIAZIONE EVENTI ARTISTICI TREVISO catalogo a cura di FEDERICO BURBELLO Testi di Sara Mattivi Raffaello Padovan Francesco Schirato Giuseppe Vanzella
Ridefinire il rapporto tra Costruzione ed Espressione. Da una parte la costruzione considerata come cimento,dall’altra la tendenza a far coincidere l’architettura unicamente con l’espressione. Un altro rapporto che va ripensato è quello tra architettura e controllo dei fenomeni urbani, una relazione che si è progressivamente perduta negli ultimi trent’anni, sostituita da quella tra finanza e urbanistica.
Dossier - Pietre d'Inciampo. Palazzo Bocchi - Il palazzo della rettitudine. Una scritta, un simbolo, 2021
Palazzo Bocchi a Bologna: un luogo dove, nel Cinquecento sconvolto da lotte religiose, si celebra il dialogo, la reciproca comprensione tra culture e religioni diverse.
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Filologia italiana, 2009
Attilio Pizzigoni La casa Margiotta ed altre architetture, 1986
Guida storico-critica all’architettura del XX secolo nel Cantone Ticino, 2020
Reti Medievali E-Book, 2021
Philosophy of Architecture
Interventi sul Patrimonio Architettonico Caratteri costruttivi, consolidamento e restauro Ricerca, Sperimentazione, Didattica, 2017
I segni del potere, 2013
“DISEGNARE L’ARCHITETTURA NON COSTRUITA. PROGETTI DI MARIO RIDOLFI TRA LE DUE GUERRE”. R. Quattrini, 2014
Mediaclassica - Loescher, 2005