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L'Essere, in verità, dice Amore. Piero Coda lettore di s. Tommaso

La metafisica dell'Essere elaborata dalla riflessione filosofica e teologica patristica e medievale si trova esposta a un duplice rigetto. Sul piano teologico le viene contestato di non onorare adeguatamente la novità della rivelazione biblica del nome divino (Es 3, 14) e il dinamismo del Dio dell'Alleanza legato all'idea di "promessa" e "fedeltà". Sul piano filosofico la metafisica del Bene di ascendenza platonica e rilanciata in tempi più recenti da Levinas, porta ad accordare un primato ontologico al Bene rispetto all'Essere (epekeina tes ousìas) e a scorgere in quest'ultimo un effetto della generosità e diffusività del bene. In realtà la riflessione tommasiana incentrata su una metafisica dell'atto permette di superare entrambe le obiezioni. Sul piano teologico essa è ricca di risonanze bibliche (Tommaso "magister in Sacra pagina"), non opponendosi alla rivelazione biblica, ma fornendole piuttosto l'inquadramento più adeguato sul piano riflessiovo. Su quello filosofico essa permette di pensare come correlative le dimensioni dell'Essere e del Bene grazie alla nozione di "purus actus" che indica anche perfezione sul piano ontologico. La bella ripresa delle prime questioni della Summa theologiae da parte di Piero Coda mostra la pertinenza della riflessione dell'Aquinate nel nostro scenario postmoderna e la sua perdurante fecondità sul piano filosofico e teologico