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TEORIA che l'uomo abbia elaborato, migliaia di prove la confermano in tutti i settori delle scienze naturali. Oggi gli scienziati la utilizzano per comprendere come si sono originate forme, comportamenti, specie, popolazioni. La teoria dell'evoluzione però è anche soggetta costantemente a verifica soprattutto quando i dati sembrano contraddirla proprio come nel nostro caso per comprendere una eventuale influenza genetica del comportamento omosessuale.
1 Ho già trattato questo argomento in altre occasioni, da ultimo C. F. Giuliani, Per un approccio realistico alla lettura delle strutture del Palatium Hadriani, in G. Di Pasquale (a cura di), L'Arte di costruire un capolavoro: La Colonna Traiana, Firenze 2019, pp. 117-123 con bibliografia precedente.
e-storia.it
"Quando Parigi ha il raffreddore, l'Europa starnutisce". I venti rivoluzionari fino al 1968 hanno seguito questa strada quando hanno colpito il vecchio continente. E l'annus terribilis per il mondo della Restaurazione, il 1848, non ha fatto eccezione. Il 24 febbraio Parigi si ribella alla monarchia liberale di Luigi Filippo d'Orleans e del suo primo ministro, l'ultramoderato Guizot. Da qui l'ondata rivoluzionaria si espande velocemente: il 13 marzo è la volta di Vienna, il 15 marzo tocca a Budapest, il 17 a Venezia, il 18 marzo a Milano (con le Cinque Giornate), il 19 a Praga e a Berlino. La profezia del Manifesto di Marx e Engels (pubblicato a Londra il 21 febbraio) sembra essersi tempestivamente avverata: lo spettro del comunismo incombe già sui destini degli uomini. In verità i tempi non sono ancora maturi. Il proletariato è una realtà effettiva solamente in Inghilterra, mentre sul continente, fatta eccezione per qualche area avanzata, sarebbe forse più appropriato parlare di proto-proletariato. E' bene sottolineare, però, che proprio le aree europee colpite dall'onda del '48 presentano tutte segni di industrilizzazione più o meno intensa. Tuttavia, più che la partecipazione della masse -ancora per poco "fuori dalla Storia" -fondamentale è stata la componente del ceto medio, popolare e cittadino: artigiani, bottegai e operai delle grandi città teatro degli scontri assumono così il ruolo di trait d'union tra le rivoluzioni liberal-borghesi degli anni '20 e quelle proletarie della fine del XIX secolo come La Comune. Sono loro a dare vita alle "giornate rivoluzionarie", ossia a quella tipologia d'azione che prevedeva prima grandi dimostrazioni di piazza, pronte poi, in seguito alle puntuali repressioni delle forze dell'ordine, a tramutarsi in scontro armato, via per via, piazza per piazza, tramite l'innalzamento di barricate. Per cosa combatteva questa nuova classe media urbana, mediamente istruita e più cosciente dei propri diritti? Maggiori libertà politiche e più democrazia, con speranze più o meno esplicite di suffragio universale per l'elezione di propri rappresentanti alla guida del proprio Paese. Un sentimento di appartenenza politica che si lega alla spinta verso l'emancipazione nazionale, ormai chiodo fisso della generazione di popoli europei.
Autoritratto con Varrone, 2020
Divina natura dedit agros, ars humana aedificavit urbes : questo pensiero condensa l’impegno di Varrone e Vitruvio - vissuti nel I sec. a.C. - nello stabilire regole per edificare. Vitruvio ha in mente Varrone in più di un modo scrive Wallace-Hadrill . Nonostante la necessaria cautela imposta dallo stato estremamente lacunoso della produzione varroniana, si può affermare che, nei passi riportati, con ogni probabilità Vitruvio dipende direttamente da quello che, per sua esplicita dichiarazione, considerava uno dei suoi ‘auctores’. Proprio alla produzione linguistica di Varrone egli fa riferimento nella praefatio al IX libro (praef. 17), immaginando che « ancora molte generazioni future dialogheranno con lui sulla lingua latina (multi posterorum cum Varrone conferent sermonem de lingua latina) ». Ma se la presenza di Varrone in Vitruvio è certa, molto meno sicura è l’identificazione dei passi di ascendenza varroniana, a causa dell’impossibilità di verifica, dato il quasi totale naufragio degli scritti varroniani.
Nel complesso monumentale denominato "Villa Imperiale", a circa un miglio dal tempio della dea Fortuna Primigenia, si trova il monumento archeologico costituito dalla Villa di Adriano (da non confondere con Villa Adriana a Tivoli); in un secondo livello si trova inglobato il cimitero civico di Palestrina all'interno del quale vi è la chiesa di Santa Maria in Villa. E' questa una "scoperta" recente dal punto di vista cosmatesco ed ho il piacere di darne una presentazione in queste pagine grazie alla collaborazione della dott.ssa Roberta Iacono dell'Associazione "Comitato di Quartiere Villa di Adriano" che ringrazio di cuore anche per avermi messo a disposizione delle eccellenti foto del monumento che mi accingo a descrivere e per essersi offerta quale preziosa "guida turistica" per la mia visita alla cattedrale di Palestrina. La chiesa di Santa Maria in Villa è stata di recente studiata in modo approfondito sotto ogni punto di vista. Restano però gravi lacune sulle origini, fondazione e consacrazione della stessa in quanto le prime notizie storiche si hanno a partire dal XIV secolo 1. Secondo le ricerche effettuate dagli studiosi la chiesa avrebbe avuto delle opere cosmatesche al suo interno e se è vero, come riportato in nota, che era dotata anche di un pavimento musivo del genere, le sue origini dovrebbero essere all'incirca coeve a quelle della cattedrale di Palestrina. Tuttavia, basandomi sull'esperienza acquisita dalle numerose ricerche cosmatesche che ho portato avanti fino ad oggi, non mi sento di scartare a priori una ipotesi che purtroppo ho avuto modo di verificare più volte nei miei itinerari sui Cosmati: cioè che la cattedrale, monumento certamente più importante nel XII secolo, fosse dotata di opere cosmatesche le quali, in seguito alle devastazioni della moda barocca furono in parte salvate e trasportate in altri luoghi. L'altare, o le sue decorazioni musive in paste vitree e parte del pavimento cosmatesco di S. Maria in Villa potrebbero provenire quindi dalla cattedrale. Con una certa difficoltà si potrebbe fare anche il ragionamento inverso, ma bisognerebbe ammettere che i Cosmati (o i marmorari di allora) fossero stati chiamati a quel tempo per decorare la piccola chiesetta e non la cattedrale! Infine, si potrebbe pensare che essi avessero lavorato in entrambi i luoghi, ma siamo nel campo della fantasia più che delle ipotesi. Sarebbe interessante, invece, smantellare l'inutile pavimento del 1920 per riportare alla luce, se ancora esiste, quello antico cosmatesco. Sarebbe utile per eventuali confronti con i pavimenti di Tivoli e di Genazzano e capire se essi fossero originali del luogo o se trasportati da qualche basilica romana. L'altare cosmatesco E' ritenuto l'elemento medievale più antico e importante della chiesa di Santa Maria in Villa. Come hanno già rilevato gli studiosi, esso appare ricavato da un elemento di trabeazione romano, ma il fatto che sulle superfici laterali non vi siano decorazioni, potrebbe far pensare che un tempo esso fosse destinato ad un uso diverso dell'altare, come ad un tabernacolo murato ai lati fino alle decorazioni di ovuli e foglie lanceolate. In effetti, la configurazione frontale, con le due colonnette 1 "Non abbiamo però documenti diretti che attestino la fondazione di questa chiesa. Sappiamo che era già esistente dalla "Cronaca della Vita di Cola di Rienzo" dell'Anonimo Romano che riporta che nel 1354 il tribuno si accampò nei pressi della chiesa: "allocao lo tribuno all'oste de Santa Maria della Villa" durante l'attacco a Palestrina. I documenti consultati attestano concordemente l'antica età della chiesa di Santa Maria in Villa e per tale motivo probabilmente se ne persa memoria della fondazione…L'interno della chiesa di Santa Maria si compone di un'unica navata terminante in un'abside decorata in stucco con motivi a grottesca, ha un unico altare, preziosa testimonianza medievale. Infatti l'altare è stato ricavato da un elemento di trabeazione romano, come si evince dalla decorazione a ovuli e foglie lanceolate posta ai lati destro e sinistro. La faccia frontale è stata rilavorata in epoca successiva e presenta una decorazione in tessere musive a pasta vitrea con lo stile dei marmorari romani. Con lo stesso stile era decorata l'intera chiesa e anche il suo pavimento, che però venne ricoperto nel 1920 dalla attuale pavimentazione a mattonelle bianche e nere. La decorazione della chiesa e del suo altare in stile cosmatesco è presumibilmente coeva alla ristrutturazione della Cattedrale di Palestrina voluta dal Vescovo Conone e inaugurata solennemente dal papa Pasquale II nel 1117, di cui anche nella Cattedrale, come nella chiesa di Santa Maria, si conserva un altare nella cappella del Crocifisso.". (notizie ricavate da www.villadiadriano.it) 370
Obiettivo del nostro contributo è presentare una sintesi delle ricerche condotte sulle miniere di selce neolitiche ed eneolitiche del Gargano a partire dal 2004, data del nostro ultimo intervento ad un convegno dedicato alla preistoria, protostoria e storia della Daunia. L'intenzione, dunque, è di offrire al lettore abituale di questa serie di atti l'opportunità di ripartire dal punto dell'ultima comunicazione sull'argomento.
Artemorbida, 2023
Le pioniere della Fiber Art trovarono presto una vetrina al MOMA. Se la vera storia della Fiber Art affonda probabilmente in momento molto vicino all’alba dell’umanità quando – forse grazie a un nodo, un inserto, una macchia di colore - già si attribuiva a fibre e tessuti un valore magico-simbolico, cioè un uso del “tessile” che andava oltre la pura funzionalità, in realtà la storia più raccontata del Fiber Art Movement si colloca in un tempo ben più vicino al nostro. Tutto, insomma, inizierebbe tra i primi anni Sessanta e la fine degli anni Settanta, quando numerosi artisti, ma soprattutto artiste, iniziarono a sperimentare materiali come fibre, filati e tessuti, per realizzare opere che rompevano il rapporto di sudditanza con la parete, radicato nella secolare produzione di arazzi e ricami che replicavano modelli pittorici.Se queste pratiche si sono affermate simultaneamente in Europa e negli Stati Uniti, New York è probabilmente stata la città più pronta ad offrire loro spazio su una scena istituzionale, e fu grazie a questo che il fenomeno ebbe presto risonanza, anche se non fu subito semplice uscire dal pregiudizio che comunque ne frenava il riconoscimento.
M. DAVID, “L’esercito imperiale a Ravenna prima e dopo l’istituzione dell’Esarcato. Nuovi spunti di riflessione”, in Italia settentrionale e regioni dell’arco alpino tra V e VI secolo d.C. (atti del convegno online: 15-17 aprile 2021), a cura di M. Buora, S. Magnani e L. Villa (Storia e archeolog..., 2021
La vita di Ravenna è segnata dal 540 d.C. fino all’VIII secolo dalla presenza di contingenti militari dell’esercito imperiale. L’esame combinato delle testimonianze letterarie, documentarie, iconografiche, archeologiche ed epigrafiche relative ai soldati, oltre che lo studio delle chiese intitolate ai santi militari, permette nuove considerazioni.
Foran di Landri. Il Landri svelato: ricerche e approfondimenti su una grotta tra storia e folklore, 2019
Hypogean habitat has characteristic features: lack of sunlight, stable climate, limited food sources. Cave-dwelling species evolved morphological and physiological adaptations. They are categorized by adaptability in: trogloxenes (occasional cavernicoles), troglophiles (living in both hypogean and epigean habitats), troglobionts (true cavernicoles). The presence of freshwaters and subaerial areas allows Foran di Landri cave to host several subterranean species, mostly arthropods. Freshwater hosts crustaceans (the copepod Megacyclops viridis, the amphipods Niphargus julius and Niphargus sp. prope stygius, and the isopod Monolistra julia) and snails. Terrestrial fauna includes the spiders Meta menardi, Metellina merianae and Troglohyphantes fagei, a Julid millipede, several springtails, the cave cricket Troglophilus neglectus, the crane fly Limonia nubeculosa, the round fungus beetle Aphaobius cfr. forojulensis, and the ground beetles Laemostenus schreibersi and Anophthalmus fab-brii chiappai, as well as some bats. Moreover, trogloxenes are sometimes found in the entry hall. The features of taxa living in Foran di Landri cave are hereby described. L'ambiente ipogeo ha caratteristiche peculiari: assenza di luce, clima stabile, scarsità di risorse. Le specie cavernicole hanno evoluto adattamenti morfologici e fisiologici specifici. In base al loro grado di adattamento, esse sono suddivise in: troglosseni (cavernicoli occasionali), troglofili (vivono sia in ambiente ipogeo che epigeo), troglobi (cavernicoli obbligati). Il Foran di Landri, grazie alla presenza di zone subaeree e zone sommerse, ospita un discreto numero di specie cavernicole, soprattutto artropodi. Nelle acque vivono crostacei (il copepode Megacyclops viridis, gli anfipodi Niphargus julius e Niphargus sp. prope stygius, l'isopode Monolistra julia) e gasteropodi. La fauna terrestre include i ragni Meta menardi, Metellina merianae e Troglohyphantes fagei, un millepiedi julide, diversi collemboli, l'ortottero Troglophilus neglectus, il dittero Limonia nubeculosa, il coleottero colevide Aphaobius cfr. forojulensis e i coleotteri carabidi Laemostenus schreibersi e Anophthalmus fabbrii chiappai, oltre ad alcuni chirotteri. La sala iniziale è frequentata anche da troglosseni. Sono qui descritte le caratteristiche dei taxa presenti nel Foran di Landri.
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LA VILLA DELLE “TERME DEGLI STUCCHI DIPINTI” (ROMA): NUOVI DATI SU UN AMBIENTE TERMALE (FRIGIDARIUM) E IL SUO APPARATO DECORATIVO, 2021
G. DALMERI, M. BASSETTI, A. CUSINATO, K. KOMPATSCHER, M.H. KOMPATSCHER, 2007
MALACODA Anno V n. 1/2019, 2019
Lingue e Culture dei Media, 2018
Mario Puccini dentro al Friuli: letteratura di guerra degli stati in luogo e fuori luogo, postfazione alla ristampa di M. Puccini, Come ho visto il Friuli [1919], a cura di V. di Iasio, B#SIDE Edizioni, Treviso 2020, pp. 151-208 , 2020
Lo Zimbawe a Biganzolo di Verbania , 2010