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Il teatro greco antico è il frutto di una straordinaria esperienza culturale, una trama complessa di elementi diversi, a volte anche contraddittori: tempo del mito e spazio oggettivo, razionalismo filosofico e pensiero mitico, religione e tradizioni, rito e festa, carattere educativo e fatto politico. E ancora oggi rimane una forma artistica viva che, proprio grazie alla sua prodigiosa sopravvivenza attraverso i secoli, incarna il senso del 'classico' forse meglio delle altre espressioni culturali e figurative, letteratura, scultura, pittura.
2019
Con tutta la vostra scienza, sapete dire come accade, e a partire da dove, che la luce entra nell'anima? Henry David Thoreau Questa è una storia che inizia dalla fine del mondo, dalla fine del mare, dalla fine della civiltà. Non potrebbe essere altrimenti, perché iniziando dalla fine, si tratta di una storia che si legge sottosopra. Il cielo e la terra sono invertiti, così come il concetto di vita e morte, spirito e corpo. È una storia d'amore e di tempeste, perché accettare che i misteri del mondo siano culturalmente determinati non è un'operazione priva di conseguenze dolorose. Come perdere le proprie certezze, smarrire un'identità data per assodata. Ricostruirsi. Personalmente ho incontrato i vodoun molti anni fa mentre camminavo lungo una ragnatela di sentieri di terra rossa che collegavano alla pianura uno sciame di piccole abitazioni, attaccate alla schiena di una collina come piccoli denti in una bocca. La mia storia sottosopra, come quella di rinascita di molte divinità afro-discendenti, inizia dalle coste del Brasile, dove milioni di neri deportati dall'Africa dell'Ovest trovarono la loro prigione a cielo aperto, che lentamente, nei secoli, divenne forzatamente anche la loro nuova casa, ammesso che casa possa mai definirsi l'arrivo, e non la partenza. Il fenomeno del commercio triangolare, della cattura e della schiavizzazione e deportazione di più di dieci milioni di neri nelle Americhe ha segnato uno spartiacque insormontabile nella storia delle civiltà. Un punto di non ritorno, uno schiaffo troppo forte, una ferita mai guarita che ancora oggi è infetta. Dal 1400 alla fine del 1800 un fiume nero attraversò l'oceano secondo diverse ciclicità, 1 riversandosi in Sud America e Caraibi, Brasile, Haiti, Cuba, Repubblica Domenicana; qui gli indigeni sopravvissuti alle malattie e agli stermini incontrarono i Bantu del Congo, i Mende della Sierra Leone, i Malinke dalla Côte d'Ivoire, 2 gli Yoruba-Nago dalla Nigeria, i Fon dal Benin, gli Ewe del Togo. A tutti loro venne vietata la natura umana oltre a quella identitaria, gli furono strappate le radici e cancellati i nomi dai colonizzatori di origine europea. Gli schiavisti nelle piantagioni si resero conto della portata di quanto fatto, quando la popolazione nera deportata e schiavizzata iniziò a superare numericamente la comunità bianca e temendo di essere rovesciati accentuarono il laborioso processo di destrutturazione identitaria iniziata nei porti della Costa d'Oro e che ancora oggi continua la sua lenta ma precisa operazione. Tutti gli schiavizzati vennero battezzati, come se l'acqua potesse salvare la loro primitiva stupidità, dall'arretratezza che li aveva resi bersaglio dello sfruttamento. «L'Africa non interessa dal punto di vista della sua propria storia, ma per il fatto che vi vediamo l'uomo in quello stato di barbarie e di selvaticità in cui esso non costituisce ancora un principio integrante per la genesi delle civiltà. Il negro rappresenta l'uomo naturale nella sua totale barbarie e sfrenatezza: dobbiamo abbandonare tutte le nostre intuizioni europee, Noi dobbiamo mettere da parte ogni idea di riverenza e moralità-tutto ciò che noi chiamiamo sentimento-se vogliamo comprenderlo correttamente. In questo tipo umano non c'è nulla che si accordi con l'umanità.» (Hegel, La filosofia della storia, 1834) Primitivi i neri, primitive le loro società, primitive le loro arti e le loro religioni. Quando iniziarono i cicli della tratta degli schiavi verso il sud America, l'umanità, come la decenza sembravano avere abbandonato il genere umano. Erano lontanissimi i tempi in cui il re del Congo aveva fatto visita ai regnanti europei, in cui l'Oba del regno del Benin aveva siglato accordi commerciali con i portoghesi, il cui re era rimasto tanto affascinato dall'abilità degli artigiani Ashanti da avergli commissionato oggetti preziosi; dimenticati i tempi in cui l'imperatore del Mali Mansa Moussa aveva lasciato attoniti gli arabi durante il pellegrinaggio alla Mecca, quando era arrivato alla Città Santa completamente coperto d'oro,
Abstract: La prosa saggistica - narrativa di Claudio Magris in “L’infinito viaggiare” si caratterizza da una sintassi analitica, tipica della scrittura “diurna”, ma con una mescolanza di riflessioni e considerazioni del narratore. Alla costruzione di quel discorso snello, ma contemporaneamente complesso, concorrono diversi aspetti linguistici, tra cui i segnali interpuntivi. Cercheremo di analizzare in chiave linguistico e stilistico l’uso abbondante e svariato delle lineette “metanarrative”con una tendenza di stratificazione della narrazione. Si prosegue con un confronto dell’uso storico della lineetta nelle due lingue, mettendo in risalto la scarsa presenza di tale segno nella lingua albanese, per concludere con alcune esempi di scelte traduttive.
When travelling, reflections and considerations – more or less structured – are about being “elsewhere”. The subject finds himself physically, socially and politically in this “elsewhere” as an Ego and finds or maybe finds again another Ego, other Ego each of them being still the subject’s own but different from the previous. The structure of travelling is transition and the transitive structure of the Ego also comes to the fore. It is anyway a transition which stimulates reflections, a transition which complicates the Ego. Travelling is therefore the art of complicating the everyday life in order to reach the unexpected. Just as philosophy. But the relation between travelling and philosophy is still deeper: travelling is the praxis of philosophy. The encounter with the “Other” becomes an opportunity to communicate between Seienden which constitute themselves as such actually through the encounter. It is an encounter between men which does not exclude the encounter with Divinity.
PREMESSA Abbiamo deciso di comune accordo di lasciare traccia scritta del nostro viaggio per poter rivivere insieme, dalla sua rilettura, i momenti magici e le meravigliose esperienze goduti insieme, tutte le volte che avremo ancora la fortuna di poterci nuovamente incontrare.
Del divino Accadere che vede l'ingigantirsi di un “Errore” che dilania l'umanità e che sfocerà infine alla Apocatastasi-Salvezza dell'uomo grazie alla Parusia-Mostrarsi-Venuta del Figlio" segretamente ed allegoricamente dirà anche Dante" nella sua “Divina Commedia” e poi l'Ariosto che riprenderà alcune allegorie dantesche e le approfondirà mettendo meglio a fuoco importanti aspetti di quell'Errore: Dante dirà di questo "Errore-Anticristo" di questo "Accadere" in modo simile a quanto visto e mostrato da Giovanni nella sua Apocalisse ovvero ne dirà collegandosi alla Bestia giovannea che è affiancata da Babilonia-Meretrice e dal Falso Profeta: un Errore-Anticristo ed Accadere che Dante ci inviterà a vedere e capire dicendo: <..O voich’avete li ’ntelletti sani,/mirate la dottrina che s’asconde/ sotto ’l velame de li versi strani..> (Inf. IX,61)
ALLA MANIERA DEGLI ERUDITI E DEGLI ESPLORATORI CHE SI AVVENTURARONO IN ETRURIA NELL’OTTOCENTO, RIPERCORRIAMO UN TRATTO DELLA VIA CASSIA. PER SCOPRIRE UN PATRIMONIO RICCHISSIMO, CHE EVOCA I FASTI DELLA CIVILTÀ ETRUSCA, MA ANCHE L’INTENSA DEVOZIONE DEI PELLEGRINI MEDIEVALI
Breve viaggio tra scienza e tecnologia, con etica e donne, Orthotes Editrice, Napoli–Salerno 2015
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Revista Opinião Jurídica , 2019
Rivista del diritto della navigazione, 2012
Paesaggio, luogo, ambiente. La configuratività territoriale come bene comune, 2014