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Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi (Testo vigente, aggiornato con le intervenute modifiche legislative)
L'attuazione della legge n. 241/1990 e la necessità del libertinismo giuridico SOMMARIO: 1. Tradimenti a danni della legge n. 241/1990.-2. L'arte di assumere su di sé l'interpretazione delle regole.-3. Disposizioni normative e principi generali del diritto.
Commentario breve al Codice Civile, 2023
Commento agli artt. 745-751, in tema di collazione, in Commentario breve al Codice civile Aggiornato alla Riforma Cartabia e al d.lgs. 2 marzo 2023, n. 19 a cura di Andrea Giordano
Amministrare, 2018
Amministrativ Mente, 2010
Consiglio di Stato, sez. VI, 6 settembre 2010, n. 6461 OMISSIS FATTO
Legge 5 febbraio 1992, n. 104 ("Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate") Pubblicata sulla GU n.39 del 17 febbraio 1992 (Testo vigente dopo le ultime modifiche introdotte dalla Legge 8 marzo 2000, n. 53 e dal Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151) 1. Finalità. 1. La Repubblica: a) garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società; b) previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona handicappata alla vita della collettività, nonché la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali; c) persegue il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali e assicura i servizi e le prestazioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle minorazioni, nonché la tutela giuridica ed economica della persona handicappata; d) predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale della persona handicappata.
2013
ha pronunciato la seguente ORDINANZA nei giudizi di legittimità costituzionale dell'articolo 4, commi 1 e 11, della legge 3 maggio 1999, n. 124 (Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico), promossi dal Tribunale di Roma con due ordinanze del 2 maggio 2012 e dal Tribunale di Lamezia Terme con due ordinanze del 30 maggio 2012, rispettivamente iscritte ai nn. 143, 144, 248 e 249 del registro ordinanze 2012 e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica nn. 4, 11, 21, 27, 33 e 44, prima serie speciale, dell'anno 2012. Visto l'atto di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri; udito nell'udienza pubblica del 27 marzo 2013 il Giudice relatore Sergio Mattarella; udito l'avvocato dello Stato Gabriella D'Avanzo per il Presidente del Consiglio dei ministri.
Sull'ordinamento del notariato e degli archivi notarili. (1) (G.U. n. 55, 7 marzo 1913, Serie Generale) di delegare il cancelliere; c) agl'incanti e alle divisioni giudiziali ed a tutte le operazioni all'uopo necessarie; 5) rilasciare i certificati di vita ai pensionati ed agli altri assegnatari dello Stato, giusta l'art. 402 del regolamento sulla contabilità dello Stato 4 maggio 1885, n. 3074. I notari esercitano, inoltre, le altre attribuzioni loro deferite dalle leggi.
Nel febbraio 2004 venne rinvenuto a Cividate Camuno, centro romano della Valle Camonica in provincia di Brescia, un importante reperto: una statua in marmo che rappresenta un personaggio virile stante, di grandezza superiore al naturale. La figura è nuda, tranne che per un mantello che avvolge i fianchi, coprendo le gambe fino alle ginocchia, e ricade sul braccio sinistro. Il braccio destro doveva essere leggermente discosto dal fianco come sembrano suggerire il puntello laterale all'altezza del torace e la tensione dei muscoli pettorali. Il mantelo gira intorno ai fianchi e scende dall'avambraccio con un gruppo di pieghe gonfie e profonde. Un robusto tronco sostiene la figura sulla sinistra. La statua, ritrovata in via Palazzo a Cividate Camuno, era contenuta in uno spesso strato di macerie che coprivano i resti di un grande edificio, forse pertinente al foro della città romana. Databile tra l'età tiberiana e l'età claudia si iscrive all'interno di una serie di statue caratterizzate dalla posa eroica, richiamando la maniera di Policleto. Si tratta di immagini create per rappresentare personaggi della famiglia imperiale ma anche personalità militari di spicco. Nel caso specifico la statua rappresentava probabilmente un membro della famiglia giulio-claudia, Druso Minore (al quale la Civitas Camunnorum dedica un'iscrizione nel 23 d.C.) oppure suo fratello adottivo Germanico. Poco dopo il ritrovamento la statua è stata restaurata, sotto la guida della dott.ssa Filli Rossi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, da Alessandro Danesi e Silvia Gambardella, della società Dart, con un intervento in diretta che ha coinvolto diverse figure professionali ma anche un pubblico assai variegato. La statua era ricoperta da uno strato di materiale vario (limo, sabbia e resti di malta) depositato su tutta la superficie, il quale nascondeva parzialmente l'aspetto del marmo ma non tanto da impedirne un'analisi superficiale. Si notavano così alcune delle caratterisitiche peculiare di questo tipo di marmo: le venature profonde, da parte a parte, di colore verde-grigio ed andamento rettilineo, i grandi cristalli ben visibili nelle superficii di rottura e, soprattutto, i piani di rottura della statua, lungo linee ortogonali in tre diverse direzioni, ben evidenti nella gamba e nel collo. Nel tronco adiacente la gamba si nota addirittura un antico piano di rottura sfruttato ad arte dallo scultore ricavandone la superficie dell'oggetto ed incidendovi gli 'occhi' caratteristici degli alberi. La domanda che subito ci si pose fu allora di quale marmo si trattasse. L'elevata qualità della scultura ed il suo modello, uniti all'epoca della realizzazione, indirizzavano le ipotesi di lavoro su marmi di provenienza greca. Le venature ricordavano il marmo Pentelico mentre i grandi cristalli suggerivano accostamenti con il marmo di Taso. Ma le rotture su piani ortogonali lasciavano molto perplessi e, soprattutto, unite alla presenza nel Museo di Santa Giulia, a Brescia, di alcune opere scultoree di epoca romana, anche di buona fattura, realizzate con un marmo assai venato, molto simile a quello della nostra statua, chiamato 'di Vezza d'Oglio' dalla cava d'origine, in alta Valle Camonica. Oltre all'analisi del materiale in superfice si effettuava anche la verifica di alcune sedi di perno e di staffa che lasciavano molto perplessi sulla loro reale messa in opera. Alcuni fori sembravano infatti degli abbozzi, mai realmente utilizzati, mentre altri fori erano senz'altro funzionali alla realizzazione originale della statua ed avrebbero quindi dovuto recare tracce dell'incollaggio e dell'imperniatura. E infatti nei fori 'd'opera', ad esempio il foro necessario a sostenere l'inserto dell'avambraccio, sono stati trovati evidenti tracce di ossido di ferro e macchie riconducibili alla presenza di collanti a base di colofonia. Nei fori 'di restauro' invece, ovvero quei fori non indispensabili in fase esecutiva ma necessari per ricongiungere due frammenti, ad esempio il foro sotto il piede sinistro, non vi era alcuna traccia né di perni né d'incollaggi e sembrano 'non finiti' essendo lavorati solo con il trapano, senza finitura a scalpello o con altro ferro. All'interno di questi fori sono stati trovati solo detriti, come sulla superficie della statua. Tutte queste osservazioni davano il via ad una serie di indagini scientifiche che procedevano contemporaneamente all'intervento di pulitura, con la reale applicazione di un metodo di ricerca interdisciplinare che vedevano coinvolti archeologi, restauratori e geologi, e che ha reso infine plausibile l'ipotesi che la statua sia stata eseguita sul posto, da una bottega che utilizzava marmo locale, che sia stata in opera per un discreto tempo -come si vede dalla superficie consumata ma non vandalizzata -e che poi, per cause accidentali, si sia rotta in più pezzi 1 .
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Pìncipi e regole dell'azione amministrativa, a cura di M.A. Sandulli, coordinato da F. Aperio Bella, 2017
Padova 1310. Percorsi nei cantieri architettonici e pittorici della basilica di Sant’Antonio, a cura di Luca Baggio e Luciano Bertazzo
Il diritto processuale civile italiano e comparato, 2024