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2007, «La Capitanata». Rivista quadrimestrale della Biblioteca Provinciale dei Foggia
A più di cento anni di distanza Fetìs 1 lo ricordava nella sua Biographie Universelle, mentre i suoi contemporanei lo annoveravano come il più celebre castrato napoletano del tempo. 2 Nonostante questo, la figura di Matteo Sassano, pur nota alla ristretta cerchia degli specialisti, non ha goduto di larga popolarità tra i posteri; gli stessi studi musicologici gli hanno dedicato un esiguo spazio. 3 Questo saggio vorrebbe colmare un vuoto, gettare nuova luce sulla sua vita e sulla sua carriera, avvalendosi anche delle più recenti indagini musicologiche. Primo tassello di una ricerca che si prefigge un più ampio respiro, quest'articolo ricostruisce il periodo napoletano di Matteo Sassano attingendo largamente alle memorie del Confuorto e alle notizie apparse sulla «Gazzetta di Napoli». 4 danese, grande appassionato di musica, lo citava nel suo diario di viaggio ricordando il Sassano per la sua bella voce e per gli splenditi ornamenti improvvisati. Era il 9 marzo del 1724 quando Alensoon, in visita a Napoli, ebbe occasione di ascoltarlo nell'esecuzione di un mottetto solistico nella Chiesa della Madonna Solitaria (cfr.
Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. XCIX, 2021, 2021
VITTORE di Matteo (Belliniano).-Sono ignoti il luogo e la data di nascita di questo pittore veneziano, attivo nei primi due decenni del Cinquecento. Nacque da un Matteo, tessitore del confinio di S. Pantaleon, e da una Agnese di cui non si dispongono altri documenti all'infuori di un testamento del 21 dicembre 1529 (Ludwig, 1905, p. 78). Se non fu parente di Giovanni Bellini (come dubitativamente ipotizzato da Fletcher, 1998, p. 131), dovette almeno esserne l'allievo prediletto, a giudicare dall'epiteto di «Belliniano» con il quale si firmò in dipinti (Crowe-Cavalcaselle, 1871, p. 282) e, più di rado, in documenti. Fiorito, quale entità stilistica autonoma, dopo la morte del maestro, egli si distinse per la libera interpretazione dei prototipi belliniani in una chiave ingenuamente drammatica di posture divincolate, forme larghe e cromie zuccherine, modulata sugli esiti estremi della scuola quattrocentesca, non senza sporadici tentativi d'appoggio sulla maniera nuova di matrice giorgionesca, da Sebastiano del Piombo a Palma il Vecchio. A partire da una intuizione di Giovanni Morelli (per cui cfr. Habich, 1891-1892), è innanzitutto possibile riconoscere Belliniano nel «Victor discipulus» autore dei disegni nn. 121 e 118 del Musée Condé di Chantilly, individuati come ritratti rispettivamente di Bellini e dello stesso Vittore da due iscrizioni, coeve ma probabilmente non autografe, in corrispondenza dei parapetti oltre i quali si profilano i busti. Le medesime aggiunte a penna indicano l'anno della prima attestazione del pittore-il 1505-, e suggeriscono d'interpretare le due opere grafiche come copie da altrettanti dipinti perduti (Rearick, 1998, pp. 51 s.)-quest'ultimi forse identificabili coi «retrati de Zuan Belin et de
in Dizionario Biografico degli Italiani 91, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, pp. 573-575, 2018
Il Sassone al bivio: Johann Adolf Hasse e l’aria col da capo, in «Musica e storia», XVI, 2008, 3, a cura di L. Bianconi e M. Noiray, pp. 571-586
Tra i quesiti minori finora insoluti posti dal patrimonio artistico napoletano rientra senz'altro la pala con la 'Consegna dello scapolare a San Simone Stock' collocata sulla testata dell'altare della cappella attigua all'abside, in cornu epistulae, della chiesa di Santa Teresa a Chiaia 1) ( ). L'opera è stata di recente portata all'attenzione degli studi da Stefano Causa, al quale, nel tentativo di riconsiderare il peso delle componenti allogene nel tessuto figurativo della Napoli di metà Seicento, spetta anche il merito di averne orientato il giudizio critico, con un riferimento al perugino Gian Domenico Cerrini, in una direzione parzialmente corretta. 2) 73 GIUSEPPE PORZIO
Sagunto fu scelta deliberatamente da Annibale come casus belli per la seconda guerra punica. In tale decisione, il generale cartaginese non fu spinto soltanto dalla pur rilevante importanza economica della città iberica, quanto, piuttosto, da un preciso calcolo politico-strategico. L'invevitabilità della reazione romana, così come la lentezza di tale risposta, erano stati infatti previsti dal Barcide. Forte della 'lezione' appresa dai suoi connazionali a Messana nel 264 a.C. sulla mentalità e le modalità dei processi decisionali romani, Annibale riusci a trasformare Sagunto nella 'Nemesi' della citta siciliana.
DISEGNO. LA NUOVA CULTURA INDUSTRIALE, 2017
La personalità a lungo trascurata di Gianni Sassi, operatore culturale scomparso nel 1993, emerge sempre più chiaramente come aggregatore e propulsore delle strutture di produzione e comunicazione culturale nelle iniziative più radicali, dirompenti e critiche della avanguardia italiana negli anni ’70 e ‘80.
Paragone Arte, 2016
A New sketch by the Florentine artist Sagrestani, preparatory work for his altarpiece in the church of San Lorenzo in Castelfiorentino.
Genova University Press Collana Atti Il presente volume raccoglie i contributi pensati e presentati per il convegno di studi I diversi fuochi della letteratura barocca: ri-cerche in corso che ha rappresentato il momento conclusivo del Progetto di Ricerca di Ateneo Nuove linee critiche sul barocco letterario genovese. Approfondimenti ed edizioni dei testi (2013-2015) coordinato da Franco Vazzoler. Il gruppo di ricerca, che ha organizzato insieme a Vazzoler il convegno, era formato da:
La struttura del Purgatorio è studiata, in questo nuovo saggio che Gennaro Sasso dedica alla Commedia, non tanto in base alla divisione delle sue parti e dei criteri teologici che Dante adottò nel costruirla, quanto piuttosto attraverso il lavoro compiuto dalle anime per pervenire al luogo deputato alla loro purgazione. Grande attenzione è consacrata all’Antipurgatorio, cioè alla zona che si trova al di qua della porta che immette nel Purgatorio vero e proprio. Le questioni che questa zona pone all’interprete sono molteplici e insidiose e Sasso ha cercato di individuarle insistendo su quello che sembra essere il loro tratto fondamentale, cioè l’assenza di rigide divisioni e la “libertà” di movimento che caratterizza la condizione delle anime: di qui la sua differenza dalla parte della montagna che costituisce il vero e proprio Purgatorio; ma anche dal cosiddetto Antinferno, che appartiene all’Inferno a tutti gli effetti e ne costituisce il primo cerchio.
M. Nafissi, Pausania, il vincitore di Platea, in C. Bearzot - F. Landucci (a cura di), Contro le leggi ‘immutabili’. Gli Spartani fra tradizione e innovazione, Contributi di Storia Antica 2, Vita e Pensiero, Milano 2004, 53-90;, 2004
Thucydides' treatment of Pausanias, although far from perfect, remains the best evidence concerning his downfall. The proofs of Pausanias' Medism are probably concocted, but the main lines of the story are still recognizable. Instead of attributing to him great political ambitions, involving Athenians, Persians, and Spartan factions divided on political targets, the paper tries to explain his acts and Spartans' responses to them – undervalued by Thucydides – in the light of contemporary social values and political culture. The sense of honour, with its attendant feelings of vengeance and shame, guided Pausanias' actions, while the Spartan officials feared the reaction of an offended offspring of Heracles: the phantom of tyrannis, and of a ruler who could be put on the throne by Persian spears, led them to putting Pausanias to death.
Lanx, 2008
L'evergetismo di Traiano ed Adriano nelle città dell'Italia. Opere pubbliche e modalità di intervento. 1. Introduzione «Fenomeno collocabile tra il politico, l'economico e il sociale l'evergetismo occupava un posto essenziale nella vita delle comunità. Il termine è un neologismo contemporaneo che indica l'atteggiamento munifico e i benefici (evergesie) degli individui verso le collettività […]. Questa dimensione civica è fondamentale e distingue l'evergetismo da altre forme di generosità, giustificate dalla pietà religiosa, dalla carità o dal mecenatismo, così come dai benefici legati alle relazioni personali». 1 Strade, porti, acquedotti, terme, teatri, anfiteatri, templi, magazzini, mercati. È questa l'immagine dell'evergetismo di età imperiale, prodotto della liberalità delle città, dei magistrati locali, dei collegia, dei privati ed infine strumento fondamentale della politica dei principes, da quando, con Augusto, l'immagine del principe costruttore-architetto divenne il prototipo dell'imperatore "buono" quasi per antonomasia 2. L'evergetismo di matrice imperiale, oggetto di questo breve contributo, costituisce, prendendo a modello la classificazione elaborata da Helene Jouffroy, una delle fonti principali di finanziamento nell'ambito della munificenza pubblica, affiancandosi alle evergesie riconducibili alle città (siano esse prodotto dell'ordo municipale o dei magistrati) e a quelle riconducibili a soggetti privati 3. Il ruolo dell'imperatore si fece progressivamente più centrale, in particolare per la realizzazione di quelle che potremmo definire, rubando un termine alla moda nelle discussioni politiche odierne, "grandi opere". Va però aggiunto, almeno per il periodo qui considerato (i regni degli imperatori Traiano ed Adriano), che l'accresciuto ruolo del princeps non determinò tout court una scomparsa degli altri soggetti ricordati: si nota, è vero, una progressiva erosione delle iniziative legate alle città o ai loro magistrati, che conobbero la maggiore intensità nel corso del I secolo d.C., ma non un loro esaurimento in qualche misura definitivo ed irreversibile. I testi epigrafici ci documentano liberalità che spaziano dal restauro di templi 1
Con questo numero ha inizio una nuova serie della nostra rivista, sperando che possa avere lo stesso seguito e la stessa qualità delle precedenti.
Rinascimento visto da Sud, 2019
Giornale Storico della Letteratura Italiana, pp. 418-434, 2006
Questa recensione del volume di Maria Antonietta Terzoli "Le prime lettere di Jacopo Ortis" costituisce nella sua seconda parte uno studio delle "iperboli di vita e di morte" nelle pagine foscoliane della Parte del Sassoli. L'analisi si vale delle ricerche compiute da Charles Taylor nel suo importante volume "The Sources of the Self"
Il motivo scatenante della guerra è l'assassinio dell'arciduca austriaco Francesco Ferdinando, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 per mano di un nazionalista serbo. Un mese più tardi l'Austria -Ungheria attacca la Serbia, ritenuta corresponsabile dell'attacco e che aveva rifiutato le condizioni del loro ultimatum. A questo punto si mette in moto il sistema di alleanze internazionali. Infatti, la Germania si schiera a fianco dell'Austria -Ungheria (Triplice Alleanza), mentre Russia, Francia e Inghilterra (Triplice Intesa) entrano in guerra al fianco della Serbia. Nel novembre del 1914 l'Impero Ottomano (dominio dei Turchi nei territori balcanici, vicino-orientali e nordafricani) entra in guerra come alleato di Austria -Ungheria e Germania, soprattutto per attaccare la Russia e riconquistare le terre dell'area caucasica. Tra il 1915 e il 1917, entreranno in guerra anche Italia, Portogallo, Romania, Grecia e USA, tutti a fianco dell'Intesa, mentre la Bulgaria a fianco degli Imperi Centrali nel 1915. Ciò che stupisce è che quando scoppia la guerra nell'estate del 1914, tutti i paesi ne sono entusiasti. In molte città la gente scende per strada per festeggiare e alcuni intellettuali, come il poeta Rilke, Marinetti, il giovane Gandhi e Freud, inneggiano alla guerra e al patriottismo. Solo il Partito socialista serbo e il Partito socialdemocratico russo si dichiarano a sfavore. Col passare dei mesi, però, appare chiara la brutalità della guerra con i suoi milioni di morti e feriti. Vengono meno sia l'ideale cavalleresco che l'idea di una guerra lampo e di movimento con rapidi spostamenti di truppe e veloci attacchi di sfondamento. Infatti, gli eserciti contrapposti si equivalgono e nessuno riesce a sfondare le linee avversarie. I combattenti si fronteggiano scavando trincee nel terreno, fosse lunghe per decine e decine di chilometri, articolate e fortificate, attrezzate con gli ultimi ritrovati della tecnica, come il filo spinato, e protette da armi sofisticate come i fucili a ripetizione, le mitragliatrici, le granate e le bombe a mano. Oltre a queste, bisogna aggiungere gli aerei da combattimento e i gas asfissianti. Quest'ultimi furono sperimentati per la prima volta dai tedeschi in Belgio nel 1915. Rapidamente vengono messe a punto le maschere antigas. Provare ad attraversare e sfondare le trincee nemiche porta alla morte sicura. Restare nella propria trincea, invece, significa sfidare topi, pulci, polvere, fango, l'odore della carne in putrefazione e stare in condizioni igieniche impossibili. Per questo, fu necessaria una propaganda ufficiale che motivasse a combattere per la difesa delle proprie famiglie, delle proprie case e della propria nazione. Per stimolare maggiormente i soldati, fu attuata anche la tecnica della degradazione dell'immagine del nemico, come colui che è capace di compiere ogni genere di atrocità e che va disprezzato e annullato. Non si sa, però, se tutte le atrocità denunciate siano state commesse davvero oppure dichiarate per rendere più agitati gli animi, anche se è accertato che i soldati che occupavano i territori stranieri compirono aggressioni e maltrattamenti contro i civili.Tra le conseguenze immediate della guerra, fu stabilito che le donne fossero reclutate come forza lavoro, anche per impieghi che fin ad allora erano riservati agli uomini. Inoltre, i governi assunsero il coordinamento del sistema economico dei loro paesi, dirigendo le ordinazioni, controllando gli afflussi di materie prime e di fonti energetiche e regolando il mercato dei beni alimentari. Dal canto loro, le industrie belliche sono in rapida crescita, portando grandi profitti agli imprenditori
Giornale Storico della Letteratura Italiana, 2022
Il presente articolo propone una lettura della novella 26 del «Novellino» di Masuccio Salernitano (1476) individuando nel testo un’originale rielaborazione del modello narrativo del «Lanval» di Marie de France, riletto alla luce della contemporanea concezione umanistica dell’amicitia. Mentre nel racconto originale l’amore dei protagonisti non può essere rivelato per la natura soprannaturale della dama (e in implicito accordo con i codici dell’amor cortese), nella novella la protagonista si preoccupa piuttosto di proteggere la propria reputazione dalla sconsiderata divulgazione di segreti fra amici che, lungi dal rappresentare l’ideale di perfetta virtù in voga nel Quattrocento, ne incarnano piuttosto una spietata parodia. Sarà così messa in evidenza l’ampiezza e la varietà del retroterra culturale di Masuccio, che include oltre ai modelli d’oltralpe anche la produzione umanistica coeva, finora poco valorizzata dagli studi.
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