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2017
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The philosophy of Immanuel Kant has never ceased to offer impulses and models to the thought, beyond the critiques and the "returns" that have occurred over time. His presence in contemporary discussions, however, is particularly strong, in every field of philosophy and even outside its disciplinary boundaries. The contributions of this volume seek to account of some aspects of this presence, both by examining the weight of Kantian philosophy in contemporary thought, and by pointing out what Kant's pages can still offer to those who try to "learn to philosophize" with Kant’help, thinking for themselves.
Con-textos kantianos. International Journal of Philosophy, 2018
Recensione a: C. La Rocca (a cura di), Imparare a filosofare oggi. Kant e la filosofia oggi. In ricordo di Silvestro Marcucci, Edizioni ETS, Pisa 2017, pp. 170, ISBN: 978-88-46750-72-3.
Insegnare filosofia: modelli di pensiero e pratiche didattiche, a cura di Luca Illetterati (Torino: UTET), 2007
Kant enuncia per la prima volta la sua «pedagogia dell' imparare a filosofare» nella celebre Nachricht von der Einrichtung seiner Tíorlesungen in dem Winterhalbety' ahre von 1765-1766, pubblicata nell' ottobre del 1765 '. Il testo è notissimo, e molte volte citato, ma non molto studiato2. Per questo va}e la pena sviluppare alcune considerazioni su questo testo, in primo luogo sulla sua natura: si tratta dell' aíìrìuncio dei corsi che Kant avrebbe tenuto nel seínestre inverrìale 1765-66. Kant si era abilitato alla docenza il 27 settembre 1755 e da oltre dieci arìni svolgeva un' intensa attività didattica-dalle 20 alle 25 ore dì lezione settimanali-su molte discipline, filosofiche e non, ma era ancora un semplice privat Dozent, e doveva ogni volta conquistarsi gli studenti, dalla cui frequenza ai corsi dipendeva il suo sostentamento. Era costume accademico annunciare-mediante affissione all'albo o mediante stampa-le lezioni che si sarebtero svo}te nel semestre; l' aîìnuncio, in genere, conteneva l' indicazione dell' argoì' nento del corso, la bibliografia, il l
Chi fotocopia un libro lo uccide lentamente. Priva l'autore e l'editore di un legittimo guadagno, che può essere compensato solo aumentando il prezzo di vendita. Il libro, in quanto patrimonio di una memoria storica e di una cultura sempre viva, non può e non deve morire. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633.
2022
Recently the literature dedicated to the Kantian reception of Spinoza has experienced a significant increase. There are several studies dedicated to mapping the presence of the latter in both pre-critical and critical writings of the former, and different are the results achieved by each. Yet, with the exception of a few references to the section in which Spinozism is presented as the only alternative to transcendental idealism, the Critique of Practical Reason is almost never mentioned nor, even less, is it customary to look at it in an attempt to find something that attenuates the contrast between the two philosophies. The aim of this essay is to show how it is precisely in the second Critic, and in particular by introducing the Fact of Reason, that Kant thinks, so to speak, together with Spinoza. Indeed, in 1788 the moral law works as an adequate idea that makes us active causes, and the experience of the freedom procured by the conscience that we have of it is, therefore, very similar to the experience of eternity illustrated by the fifth book of the Ethics.
La nozione di Darstellung è tra le categorie fondamentali dell'estetica moderna, e in particolare dell'estetica sviluppata dalla filosofia tedesca a partire da Kant. Sebbene la natura della Darstellung non sia mai stata affrontata organicamente né da Kant né dai suoi successori, è essenziale studiarla non solo per la comprensione dell'architettura argomentativa delle Critiche kantiane, ma anche per la chiarificazione di alcune idee-chiave della filosofia di Walter Benjamin, a prima vista enigmatiche perché apparentemente troppo lontane dalla razionalità filosofica codificata dalla filosofia post-cartesiana. L'intento della presente ricerca è quello di indagare in che termini Benjamin ha ripreso e approfondito la nozione kantiana di Darstellung; pertanto, questo saggio si dividerà in tre blocchi tematici. Innanzitutto, come base teorica della ricerca, sarà necessario mettere a fuoco la nozione di Darstellung così come essa emerge nella filosofia critica di Kant. Soltanto dopo aver costruito le premesse teoriche sarà possibile ricostruire l'emersione del problema della Darstellung in alcuni scritti teoretici di Benjamin: in primo luogo verranno esaminati il saggio e i frammenti giovanili sulla lingua, dove il filosofo ebreo affina il proprio arsenale speculativo in un continuo confronto con Kant; in secondo luogo si procederà all'analisi di alcuni passi dell'imprescindibile e complessa Premessa gnoseologica all'Origine del dramma barocco tedesco, dove la prospettiva kantiana è definitivamente superata in un pensiero articolato in maniera profonda e originale.
2011
Cosa può signifi care parlare di «ontologia critica» in riferimento ad un autore come Kant, il cui dettato esplicito sembra promuovere piuttosto una critica dell'ontologia, sino a stigmatizzarne il nome stesso come portatore di un sapere superbamente dogmatico? L'ontologia, recita il noto passo della Critica della ragion pura, «pretende di fornire conoscenze sintetiche a priori sulle cose in generale in una dottrina sistematica» 1 e il suo nome, insieme alla sua pretesa, andrebbe sostituito con l'appellativo più modesto di «una analitica dell'intelletto puro» 2 . Appellativo modesto certo, ma non al punto da sancire la rinuncia al sapere ontologico tout court. Anzi, che il nuovo nome non risponda ad una ricusa sommaria della vecchia scienza è vero almeno quanto il fatto che Kant non si libera in realtà neppure del vecchio nome. Il termine «ontologia» non scompare, infatti, dal testo della prima Critica, come pure lasciava presagire l'impietoso auspicio kantiano, ma occorre di nuovo, seppure tra parentesi, in un'accezione non necessariamente dispregiativa, nell'Architettonica della ragion pura, là dove viene esposta l'articolazione sistematica della metafi sica. Qui Kant identifi ca in modo esplicito l'ontologia con la fi losofi a trascendentale la quale «considera soltanto l'intelletto stesso e la ragione stessa in un sistema di tutti i concetti e di tutti i principi che si riferiscono agli oggetti in generale, senza assumere oggetti che siano dati» 3 , e la distingue da quella parte della metafi sica che invece «considera la natura, cioè l'insieme 1 KrV, A 247 B 303. 2 KrV, A 247 B 303. 3 KrV, A 845 B 873.
2011
Kant lettore di Beccaria. Aspetti filologici del dibattito I Per quanto riguarda le conoscenze di Kant in materia di lingue straniere, 1 si sa che lui padroneggiava il francese non in maniera attiva, ma sicuramente in maniera passiva, poiché a scuola imparò il francese. L'inglese, invece, non lo padroneggiava attivamente e lo conosceva passivamente soltanto per sommi capi; pare tuttavia che fosse in grado di decifrare, almeno in parte, testi in questa lingua. Per quanto concerne l'italiano, non sono attestate conoscenze relative a tale lingua; la certa padronanza del latino induce tuttavia a supporre che Kant sapesse leggere i testi italiani. Il filosofo si serviva delle traduzioni tedesche degli scritti in italiano che con tutta probabilità gli erano noti, in prima linea, tramite le recensioni pubblicate su periodici eruditi tedeschi; notiamo a margine che queste traduzioni tedesche di testi italiani erano spesso mediate attraverso le traduzioni francesi. Kant non nutriva alcun interesse filologico e probabilmente non avrebbe avuto scrupoli a citare una traduzione poco affidabile e ad utilizzarla come base della sua riflessione su un testo in lingua straniera. 2 Non aveva l'ambizione di rendere giustizia al significato originario di un testo; osservò piuttosto, di tanto in tanto, di comprendere un altro autore meglio di quanto quest'ultimo comprendesse se stesso. 3 Se quindi Kant fa riferimento alle fonti italiane del Settecento, ciò avviene con notevole noncuranza filologica, di norma ricorrendo alle traduzioni tedesche, che a loro volta non necessariamente corrispondono a standard filologici. A Kant non preme neppure chiarire il contenuto semantico originale di tali fonti, né, tanto meno, tenere conto dei contesti italiani. Ciò che gli interessa è piuttosto o la verifica di singoli teoremi decontestualizzati o l'ornato stilistico dei suoi scritti, che ama guarnire di citazioni argute. All'interno dell'opera kantiana, sono soprattutto i suoi scritti sulla filosofia pratica e i suoi scritti o Lezioni sull'antropologia quelli in cui il Settecento italiano ha lasciato traccia. II Tra i rappresentanti di maggiore spicco del Settecento italiano sono innanzittutto, dal punto di vista tematico-oggettivo e cronologico, Vico e Genovesi coloro di cui Kant, come filosofo della storia, critico della metafisica e della logica tradizionali, nonché filosofo politico, avrebbe potuto profittare. Non menziona esplicitamente, però, ne l'uno né l'altro. Per quanto riguarda Vico, la ricerca ha fatto valere, senz'altro con profitto, degli aspetti comparatistici, paragonando le concezioni di filosofia trascendentale e le filosofie della storia di Kant e di Vico. Con tutta probabilità, furono l'attualità e la presenza pubblicistica degli scritti di Pietro Verri e di Cesare Beccaria a destare l'interesse di Kant negli anni Settanta del Settecento. I trattati dei due autori erano noti a livello europeo e avevano trovato vasta risonanza in Francia e in Germania subito dopo la loro uscita. L'attualità dei trattati di Pietro Verri e di Beccaria, la 1 Manfred Kühn: Kant. Eine Biographie, Monaco 2003, 68. 2 "Kant ist Wissenschaftler und Philosoph, kein -wie er vielleicht sagen würde -Pedant und Philologe, weder in eigener Sache noch im Umgang mit fremden Büchern." ["Kant è scienziato e filosofo e noncome forse avrebbe detto lui stesso -un pedante e un filologo, né per quanto riguarda i propri testi, né nel rapporto con i libri altrui."] Reinhard Brandt: Kritischer Kommentar zu Kants Anthropologie in pragmatischer Hinsicht (1798), Amburgo 1999, 28. 3 "Come scrive diverse volte, Kant comprenderebbe un altro autore meglio di quanto quest'ultimo comprendesse se stesso […]. La ragione di questo non sta in un'universale licenza ermeneutica o nella necessaria storicità della comprensione di testi altrui, bensì nel vantaggio che, secondo la propria filosofia, Kant possiede trovandosi nella posizione della conoscenza che si è già sviluppata ulteriormente, ormai al livello ultimo di perfezione."
Chi fotocopia un libro lo uccide lentamente. Priva l'autore e l'editore di un legittimo guadagno, che può essere recuperato solo aumentando il prezzo di vendita. Il libro, in quanto patrimonio di una memoria storica e di una cultura sempre viva, non può e non deve morire. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633.
S. Piazzese, Kant e il progetto filosofico di un ewigen Frieden, in «Vita pensata», vol. 23, anno X, novembre 2020, pp. 53-58, 2020
Congedarsi da Kant? Interventi sul «Goodbye Kant» di Ferraris,, 2006
Christian Wolff tra psicologia empirica e psicologia razionale. Olms, 2007
TOPOLOGIK (ISSN 2036-5683), 2011
Edizioni ETS, collana Philosophica 156, 2015
Annali del Dipartimento di Filosofia, 2010
Consecutio rerum, VI, n. 7., 2019
«Philosophical News», Anno I, N. 3, 2011. Mimesis Edizioni, 2011, 2011
Aesthetica Preprint, 2013
AA.VV., L'uomo alla prova del male. Ottimismi moderni e interrogazione credente, 2018
CON-TEXTOS KANTIANOS.International Journal of Philosophy , 2018