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2017
Negli anni '40 del Novecento giunsero in Sardegna un gruppo consistente di reliquiari a busto, ma anche a braccio e a cassetta, tutti intagliati, dorati e decorati ad 'estofado', realizzati nel Napoletano agli inizi del XVII secolo e provenienti dalla chiesa di Santa Teresa a Massa Lubrense. Il testo ricostruisce il complesso iter di queste preziose opere, dall'estrazione delle reliquie nelle catacombe romane anche per intervento di ambasciatori spagnoli presso la Santa Sede, alla realizzazione dei manufatti per committenza gesuitica, fino al trasferimento nell'Isola, in cui ebbe ruolo il card. Alfredo I. Schuster.
Vetera christianorum, 2010
Nella costituzione conciliare Lumen gentium, promulgata nel 1964, fra le molteplici definizioni che la chiesa offre di se stessa, spicca quella di «tempio santo, che i Santi Padri esaltano rappresentato in santuari in pietra» 1 : si tratta di una definizione che sottende la consapevolezza che la componente spirituale insita nella Chiesa può estrinsecarsi attraverso realtà materiali, quali appunto un complesso santuariale. E nella medesima prospettiva, ancorché su un piano diverso, si colloca l'indicazione dell'antropologa americana Edith Turner, che considera i santuari "corpo dello spirito" 2 .
Medioevo. La Chiesa e il Palazzo, Atti del Conv. Int. di studi (Parma 20 - 24 settembre 2005), (I Convegni di Parma, 8), a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2007, pp. 520-527., 2007
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Quaderni Storici della Custodia per le Sacre reliquia dell'arcidiocesi di Salerno, 2021
Breve rassegna storica delle travagliate vicende delle reliquie di Agostino d'Ippona, fra trasferimenti, ritrovamento e devozione.
Tra urbano e rurale. Ricerche, progetti e linee guida per nuovi habitat di margine nei centri delle aree interne della Sardegna, 2012
“Atti della Accademia Pontaniana”, ns. 70 (2022), ISSN 1121-9238, p. 71-99., 2022
History of the saints in the frontier area between the Papal State and the Kingdom of Sicily in the Middle Ages, with a case study of a series of "holy travellers"
ARCHAEOLOGIA MARITIMA MEDITERRANEA An International Journal on Underwater Archaeology, 5, 2008, pp. 23-44., 2008
The paper focuses on the central position, in the Mediterranean basin, of Sicily crossroads since antiquity of the most important commercial routes between East and West. This is proved by the significant data taken from the underwater archaeology in the study of marble commerce and of the wide use of marble in the Roman Empire and its provinces. These data are also strengthened by the study of the places where a wide number of wrecks with marble works inside have been discovered along the Sicilian coasts. These wrecks date back to the Imperial age except Marzamemi ii, a ship of Justinian age.
Il saggio analizza il Finisterre galiziano e il santuario di S. Maria de Finibus Terrae: culti, pellegrinaggio, rapporti con il mare.
V Ciclo di Studi Medievali, 2019
MONASTERO DI SANTO SPIRITO Frammenti ceramici e lapidei dall'antichità al medioevo , 2013
Santi e Cristo Pantocratore, fine del XIV secolo, affresco a tempera, Agrigento, Monastero di Santo Spirito, Camera della Badessa. Particolare.
2016
Esattamente trentacinque anni orsono, nel 1981, Jean Richard firmava per la collana Typologie des sources médiévales un volumetto sui resoconti di pellegrinaggio; i quali erano però curiosamente associati, nella scelta editoriale, ai più generici racconti di viaggio. I reportages dei pellegrini, insomma, se da un lato erano visti come parte di un più ampio insieme, quello delle narrazioni odeporiche in generale, dall'altro si vedevano riconoscere allora una considerazione storiografica autonoma (1). Con il passare degli anni, così, come sintetizza il portale della casa editrice Ashgate, che ha scelto di dedicare all'argomento, a partire dal 2014, la serie Ashgate Studies in Pilgrimage: Once relatively neglected, pilgrimage has become an increasingly prominent topic of study over the last few decades. Its study is inevitably interdisciplinary, and extends across a growing range of scholarly fields, including religion, anthropology, geography, history, literary studies, art history, archaeology, sociology, heritage and tourism studies. This process shows no sign of abating-indeed, it looks set to continue to expand (2).
il saggio è pubblicato in Sergio Antonio Capone, I segni dell’Eterno nel tempo. Le reliquie di Beati e Santi custodite nell’ Archidiocesi di Salerno, Edizioni NoiTre, 2020, pp. 876-882, 2020
Sul finire del Trecento il convento di San Francesco d'Assisi di Giffoni Valle Piana accrebbe la sua fama per essere uno dei pochissimi luoghi della cristianità occidentale a custodire una reliquia della corona di Gesù crocefisso: nella chiesa conventuale si venerava una 'sacra spina' lunga 7,5 centimetri, appuntita, intrisa di sangue, inserita in un cannello di cristallo su «un piede di ottone indorato».
Lazio settentrionale : Patrimonio di San Pietro in Tuscia, in La signoria rurale nell'Italia del tardo medioevo, 5. censimento e quadri regionali, 2021
L'ambito spaziale studiato è quello della provincia pontificia del Patrimonio di San Pietro in Tuscia. Nel corso dei secoli e per il mutare delle circostanze storiche, i confini di questa provincia furono continuamente rimodellati, tanto da far dire che «fra tutte le province dello Stato Pontificio …[è] quella le cui frontiere furono le più varie, ampliandosi e restringendosi nel corso del tempo» 1. Comunque sia, tra XIV e XV secolo, i confini del Patrimonio di San Pietro possono essere approssimativamente compresi dal corso del fiume Fiora, dalle pendici occidentali dell'Amiata, e dal corso di altri due fiumi, il Paglia e il Tevere 2 : sostanzialmente comprendeva tutto il Lazio settentrionale. Per gran parte del periodo preso in considerazione da questo Prin ricaddero sotto l'amministrazione del Rettore del Patrimonio anche Orvieto e altri comuni più piccoli dell'Umbria (Amelia, Narni, Terni e Todi). Fra Tre e Quattrocento, nella regione erano presenti articolate e, in alcuni casi, concorrenziali strutture signorili, ognuna con una propria fisionomia. Accanto alle maggiori entità territoriali coesistevano le grandi città della regione (Viterbo, Corneto, Tuscania e Orvieto), con i rispettivi
Dopo aver esposto nelle linee generali i rapporti tra il santuario di Monte Sant'Angelo sul Gargano e quello di Mont Saint-Michel in Normandia, alla luce anche delle testimonianze offerte dall'opuscolo agiografico De scuto et gladio sancti Michaelis di Balderico, vescovo di Dol, e dalla Legenda aurea di Iacopo da Varazze, viene ricostruita la storia del priorato di San Michele sul monte Gargano a Rouen, a partire dalla sua fondazione, avvenuta probabilmente nel corso del sec. X. Il priorato dipendeva dall'abbazia di Saint-Ouen ed era ubicato su una delle colline che circondano la città di Rouen, che nel corso dei secoli ha assunto svariate denominazioni: monte Rothomagi, cioè monte di Rouen, monte San Michele, monte Gargano e collina santa Caterina.
in Il Bello, l’Idea e la Forma. Studi in onore di Maria Concetta Di Natale, a cura di P. Palazzotto, G. Travagliato, M. Vitella, Palermo, University Press, pp. 143-148, 2022
Si indagano alcune opere in argento eseguite in Sicilia tra Sei e Settecento caratterizzate da simili repertori decorativi che, seguendo di volta in volta gli stilemi della pertinente temperie culturale, si rintracciano indistintamente sia sui manufatti d'arte figurative sia su intagli, statue, tessuti, gioielli, utensili e suppellettili liturgiche. Nello specifico sono indagati, per la prima volta, il busto reliquiario di Santa Rosalia della Matrice di Santa Margherita Belìce (Ag) e il paliotto architettonico della Chiesa Madre di Naro (Ag)
2020
Collocare le anime nell'aldilà Rappresentazioni dell'inferno nei Dialogi
“Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte”, 24, pp. 89-119, 2009
REIMPIEGO E RILAVORAZIONE DI MANUFATTI ANTICHI NELL'ABBAZIA DI ROMAGNANO SESIA: IL SARCOFAGO DI S. SILANO E IL "RELIQUIARIO" DI S. FELICITA 1. INTRODUZIONE* L'aspetto dell'attuale chiesa parrocchiale di Romagnano Sesia è frutto di un ampio restauro condotto fra il 1846 e il 1855, ma l'edificio ingloba al suo interno strutture molto più antiche, quelle dell'abbazia benedettina di S. Silano: il perimetro originario delle navate è stato ricalcato nelle strutture ricostruite, mentre parte delle murature e degli arredi delle fasi precedenti è stata riutilizzata nella chiesa oggi esistente 1 . Nessun documento ha conservato memoria della data e delle circostanze della fondazione di questa abbazia e della sua chiesa, ma le loro origini dovrebbero essere precedenti all'anno Mille: la chiesa è menzionata per la prima volta in una donazione in suo favore datata 20 ottobre 1040, da parte del marchese Odolrico e della contessa Giulitta sua sposa, in cui si precisa che essa esisteva già da tempo e che, prima di essere dedicata al martire Silano, era intitolata alla S. Croce; inoltre, fino al XVII secolo esisteva nell'edificio un capitello recante un'iscrizione che ricordava il restauro di un non specificato altare, avvenuto nell'anno 1008 2 . Molti documenti d'archivio attestano la ricchezza dell'abbazia, a partire dalla donazione del 1040, e la sua importanza, legata alla strategica posizione lungo il fiume Sesia e allo sbocco della valle che ne porta il nome, al confine prima fra le diocesi di Vercelli e Novara, poi fra le aree di influenza dei due Comuni nati in quei centri 3 . * Desidero ringraziare vivamente Mons. Federico Ponti, Abate Parroco di S. Silano, per avermi permesso di studiare i manufatti antichi conservati nella chiesa parrocchiale di Romagnano. Un vivo grazie anche agli amici e colleghi, dott.ssa Francesca Garanzini e dott. Alessandro D'Alfonso, per avermi accompagnato nei sopralluoghi, per aver discusso con me le questioni legate al sarcofago e all'ara, e per avermi aiutato a scattare le fotografie.
LETTERATURA, ARTE, CULTURA TRA LE DUE SPONDE DELL'ADRIATICO / Atti del Convegno internazionale (giornate di studio, Zara 2006), 2008
„Some issues of goldsmithry of the Trecento in Veneto and Dalmatia“ In the sacral repositories of Venice and Veneto, numerous examples of applied art have been preserved, mostly manufactured in gold–plated silver. It is possible to relate some of these objects to the artifacts on the eastern Adriatic coast. For this occasion, our attention is focused on 6 reliquiaries of which four are kept in the cathedral of S. Maria Assunta in Chioggia, one in the Museo Diocesano di Sant' Apollonia and one in Tesoro di San Marco. They have been interpreted several times in literature and also exposed at exhibitions, and consequently they were presented at the exposition Omaggio a San Marco in Venice, 1994. They were manufactured in a specific way, and their mutual resemblance is very evident, so that they represent a homogeneous whole within the framework of the Venetian goldsmithry of the Trecento. They were interpreted as products of special Venetian goldsmithry workshops, even though certain similarities with some contemporary artifacts in Dalmatia were pointed out. In our article we assert that these reliquiaries developped in a town on the Eastern Adriatic coast, where numerous similar items have been preserved, and as the chroniclers informed us, they arrived to Venice in the last decades of the Trecento as spoils of war, which escaped the attention of the researchers who were involved in the study of this interesting group of artefacts.
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