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I l paese di S. Vito dista da Rimini circa dieci chilometri. La pieve sorgeva poco fuori l'attuale centro abitato, vicino ai resti del ponte romano sul fiume Uso ( . La pieve di S. Vito è una delle più antiche della diocesi di Rimini: fin dalle prime testimonianze scritte del IX secolo è già ricordata come pieve, ossia come chiesa battesimale, matrice di altre chiese e cappelle esistenti nel proprio ambito territoriale. Essa è nominata in quattro documenti anteriori all'anno Mille: i più antichi sono due registrazioni contenute nel Codice Bavaro, risalenti agli anni 889-898, seguiti da una pergamena del 940, conservata nell'Archivio Arcivescovile di Ravenna, e dal solenne diploma di Ottone III del 996, attualmente custodito nell'Archivio Capitolare di Rimini, che restituisce al vescovo di Rimini chiese e monasteri sottratti ingiustamente alla Chiesa locale 1 . Per il periodo compreso tra l'XI e il XII secolo (fig , i documenti sulla pieve di S. Vito sono circa una quarantina: sei riguardano nello specifico il secolo XI, mentre sono venti le attestazioni nel Liber instrumentorum del Capitolo dei canonici della cattedrale di Rimini. Inoltre, a partire dall'XI secolo, molte notizie sul plebato provengono, oltre che dalle carte ravennati, da pergamene scritte per la maggior parte a Rimini e conservate negli archivi Capitolare e di Stato 2 .
in Aa. Vv., Guida alle chiese romaniche di Ascoli Piceno, città di travertino, Ascoli Piceno 2006, pp. 102-119, 179-182, 2006
Il culto della Madonna di Pasano a Sava (TA) e la leggenda della pietra caduta dal cielo e dello schiavo miracolato nel 1605
There is an interesting coincidence between the presence of a velvet cope which is part of the vestments of the cathedral of Aosta, and the painting situated in the sacristy of San Grato showing an almost identical vestment. It is not possible to determine with certainty that it is the same cope, in reality and painting, but it is interesting to note the close link between the objects stored in the Aosta’s diocese.
The article is an overview of Pope Benedetto XIII pastoral trip in Tuscia in 1725.
Analecta Papyrologica, 2016
The complete edition of the remaining correspondence among Ermenegildo Pistelli and Girolamo Vitelli, preserved in the Biblioteca Medicea Laurenziana, is published here: it consists of thirty letters and nine postcards, sent between the 16th of August 1883 and the 23rd of February 1925. These exchanges show the importance of Vitelli’s school in the history of classical studies in Italy. Father Pistelli is a devoted student but always sincere: after the advent of fascism, he will also criticize the illustrious and revered teacher.
I pochi resti pavimentali di tipo cosmatesco che si vedono oggi attorno all'altare maggiore e nella terza cappella a sinistra dell'entrata nella chiesa di San Silvestro in Capite, sono generalmente ignorati dagli autori sia antichi che moderni. Solo Glass, ha notato questa singolarità e ha cercato di rimettere insieme le poche frammentarie notizie utili per poter dire qualcosa in merito. Secondo la studiosa 1 , una delle poche fonti che accennerebbe ad una trascorsa esistenza di un pavimento musivo ad intarsio marmoreo nella chiesa è G. Severano 2 secondo il quale nel 1123 Callisto II consacrava un altare maggiore e nello steso tempo il suo Camerlengo Alfano ordinava la costruzione di un pavimento intarsiato. In realtà, come è facile verificare, questo avvenimento viene descritto da Severano non per la chiesa di San Silvestro in Capite, ma per quella di Santa Maria in Cosmedin e quindi si tratta di un riferimento errato. Una fonte più sicura, invece, può essere Gaetano Moroni 3 da cui però possiamo trarre solo brevi accenni alla cronologia dei restauri e ai rifacimenti fino al suo tempo, ma nessuna notizia specifica di un presunto pavimento musivo: "Papa Innocenzo III fece riedificare la chiesa e il campanile dall'architetto aretino Marchionne. A papa Clemente VIII si deve la riedificazione della chiesa che, verso la fine del 1500 minacciava rovina e a Francesco Dietrichstein, vescovo di Olmutz, si devono molti abbellimenti. Le monache del convento, sul finire del XVII secolo, restaurarono la chiesa su disegno di Giovanni Antonio de Rossi e vi fecero fare decorazioni in marmo, pitture e stucchi, mentre la facciata esterna fu completata nel 1703 mentre era Badessa Maria Arcangela Muti". Tuttavia, il riferimento ad Innocenzo III ci permette di immaginare che i Cosmati abbiano lavorato di certo anche in questa chiesa e che probabilmente un pavimento cosmatesco dovette esserci un tempo. Nessuna altra fonte sembra aver accennato ad esso, così le importanti monografie di Giovanni Giacchetti del 1629, di Carletti del 1795 e le erudite descrizioni di Nibby, Moroni, ed altri autori, nulla ci dicono 1 D. Glass, op. cit., pag. 129. 2 G. Severano, Memorie sacre delle sette chiese di Roma, Roma, 1630, pagg. 350-351. 3 Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro ai nostri giorni, vol. XIII, Venezia, 1842, pag. 42. Chiesa di San Silvestro in Capite in un disegno di Giuseppe Vasi.
La Tradizione organaria della famiglia Vittino in Centallo , 1998
Note biografiche degli organari Vittino e dei Vegezzi Bossi. Il laboratorio di Centallo (Cuneo).
La ricostruzione dello spazio dipendente dalla pieve battesimale di San Pietro in Pava in Val d'Asso è possibile, per la fase altomedievale (inizio del secolo VIII), grazie alla disponibilità dei documenti relativi alla contesa fra i vescovi di Siena e di Arezzo. La contesa nota archivisticamente a partire dalla metà del VII secolo si è protratta per oltre seicento anni. Tra i documenti più interessanti e più ricchi di informazioni ce ne sono alcuni della fase più antica degli anni 714 e 715 (SCHIA-PARELLI 1929, nn. 4, 17, 19, 20; PASQUI 1899 PASQUI -1904. Nello specifico si tratta di due giudicati e un testimoniale che offrono una visione delle pievi, chiese, basiliche e oratoria esistenti in quest'area di confine oggi coincidente per la maggior parte con la provincia di Siena. La localizzazione possibile con buona approssimazione della maggior parte delle pievi dell'area contesa, permette di ipotizzare gli spazi dipendenti da ognuna di esse: i loro pivieri ( ).
Gli organi della chiesa parrocchiale di Tassullo (1649-2014), 2014
Costruita nell’ormai lontano XVI secolo, la parrocchiale di Tassullo a fronte di una popolazione salita a ottocento anime si era lentamente ingrandita e all’inizio del Seicento poteva vantare un numero sufficiente e prezioso di arredi e ornamenti sacri. I sei altari (poi nove nel 16724) rispondevano ai generosi lasciti in messe legatorie di numerose famiglie benestanti e alle devozioni particolarmente solenni sostenute dalle confraternite del Rosario e del Santissimo. Nella diocesi di Trento, anche se priva di documentazione diretta – e per questo difficile persino da immaginare – ogni ritualità solenne in tutte le chiese era allora accompagnata dal canto5
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L'architettura e le sue declinazioni, 2008
Benedictina. Rivista del Centro Storico Benedettino Italiano, 2023
IL SANTO RIVISTA FRANCESCANA DI STORIA DOTTRINA ARTE, 2024
Palazzo Priuli Stazio Baldan a Piove di Sacco, 2018