Quello che gli studiosi non dicono. Considerazioni ed informazioni essenziali per comprendere meglio la storia delle Clarisse. Mauro Papalini Io che scrivo queste pagine mi occupo per professione e passione di storia sacra, in particolare di quella delle Clarisse e delle Agostiniane: sono quel che si dice uno studioso. Alla base di tutto il mio lavoro sta la ricerca di documenti: fonti, testi legislativi o cronache, testimonianze di vario genere, insomma tutto ciò che si puo riferire all'epoca in questione. La ricerca, però, non si limita al solo oggetto di studio, ma si deve allargare a tutto l'ambiente in cui si muovevano i personaggi studiati. E' questo, forse, il lavoro più faticoso: contestualizzare i singoli avvenimenti ed i protagonisti; per fare ciò bisogna leggere libri e libri, documenti su documenti che possano ricreare più possibile il vissuto, l'humus, la temperie sociale e culturale di quel periodo. Diceva uno storico spagnolo, Américo Castro, che chi intende studiare un dato periodo storico si deve immergere tutto nell'acqua in cui nuotavano le persone di allora. La stessa cosa l'ha affermata con forza Benedetto Croce: per studiare bene la storia ci dobbiamo spogliare dei nostri modi di giudicare e di vedere, delle concezioni, della nostra mentalità. L'errore più grande che facilmente si commette quando ci si trova di fronte ad un testo di carattere storico è quello di valutarlo secondo la nostra cultura, l'attuale modo di pensare: ciò è molto pericoloso perché le persone di allora non ragionavano come noi, quindi c'è il rischio di fraintendere i testi, i documenti, gli stessi avvenimenti. Un'altra cosa fondamentale per uno studioso è avere una solida preparazione metodologica ed ermeneutica, unita ad un grande rigore scientifico: i documenti ed i fatti storici vanno esaminati con un metodo ben preciso che è quello filologico; ecco perché è importante che della storia se ne occupino gli storici. Fino a non molto tempo fa non era difficile leggere la storia di una parrocchia fatta da un onesto insegnante o quella di un Ordine religioso confezionata da qualche fattore di monastero, tutti costoro armati di tanta buona volontà e con un mare di documenti, ma privi di ogni conoscenza della metodologia storica o dell'ermeneutica dei documenti: se manca questo apparato critico si possono trarre conclusioni errate o riportare fatti imprecisi quando non inesistenti. In teoria ogni studio di un particolare avvenimento o di qualche personaggio storico dovrebbe essere preceduto da un'ampia panoramica di inquadramento, ma ciò non è possibile perché dovremmo scrivere enormi tomi e sarebbe anche dispersivo.