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Il problema della ricezione estetica nel "Perì hýpsous"

Abstract

L'Anonimo non dà subito una definizione esplicita di ὕψος (il termine che noi traduciamo con "sublime") 1 . Si capisce però ben presto che la disposizione al sublime è una dote di natura che unisce strettamente autore e fruitore, facendo risuonare in loro corde affini 2 . Già in I.4 veniamo avvertiti che "lo straordinario [τὰ ὑπερφυᾶ = lett. "il soprannaturale"] conduce gli ascoltatori non alla persuasione, ma all'estasi" 3 . Nel caso sia della veemenza oratoria sia del furor poetico 4 , "il meraviglioso" (τὸ θαυμάσιον) prevale sugli aspetti che inducono persuasione o provocano diletto (χάρις). È, prosegue, l'Anonimo, una subitanea forza quella che colpisce l'ascoltatore e trionfa su di lui, quasi annichilendolo, come fa il fulmine. Di conseguenza, qualora sia usato come strumento dall'oratore (o dal poeta), il sublime scardina dall'interno stesso la struttura del discorso, fa saltare le convenzioni letterarie.