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L'Anonimo non dà subito una definizione esplicita di ὕψος (il termine che noi traduciamo con "sublime") 1 . Si capisce però ben presto che la disposizione al sublime è una dote di natura che unisce strettamente autore e fruitore, facendo risuonare in loro corde affini 2 . Già in I.4 veniamo avvertiti che "lo straordinario [τὰ ὑπερφυᾶ = lett. "il soprannaturale"] conduce gli ascoltatori non alla persuasione, ma all'estasi" 3 . Nel caso sia della veemenza oratoria sia del furor poetico 4 , "il meraviglioso" (τὸ θαυμάσιον) prevale sugli aspetti che inducono persuasione o provocano diletto (χάρις). È, prosegue, l'Anonimo, una subitanea forza quella che colpisce l'ascoltatore e trionfa su di lui, quasi annichilendolo, come fa il fulmine. Di conseguenza, qualora sia usato come strumento dall'oratore (o dal poeta), il sublime scardina dall'interno stesso la struttura del discorso, fa saltare le convenzioni letterarie.
Gli antichi e noi. Scritti in onore di Antonio Mario Battegazzore, 2009
L'Anonimo non dà subito una definizione esplicita di u(/ yoj (il termine che noi traduciamo con "sublime") 1. Si capisce però ben presto che la disposizione al sublime è una dote di natura che unisce strettamente autore e fruitore, facendo risuonare in loro corde affini 2. Già in I.4 veniamo avvertiti che "lo straordinario [ta\ u(perfua= = lett. "il soprannaturale"] conduce gli ascoltatori non alla persuasione, ma all'estasi" 3. Nel caso sia della veemenza oratoria sia del furor poetico 4 , "il meraviglioso" (to\ qauma/ sion) prevale sugli aspetti che inducono persuasione o provocano diletto (xa/ rij). È, prosegue, l'Anonimo, una subitanea forza quella che colpisce l'ascoltatore e trionfa su di lui, quasi annichilendolo, come fa il fulmine. Di conseguenza, qualora sia usato come strumento dall'oratore (o dal poeta), il sublime scardina dall'interno stesso la struttura del discorso, fa saltare le convenzioni letterarie. Secondo la teoria classica, codificata da Cicerone, tre sono gli elementi fondamentali del discorso: l'inventio, la dispositio e l'elocutio. Senza l'apporto congiunto del progetto costitutivo, della collocazione della materia nei luoghi opportuni, dell'organizzazione stilistica generale, non si ha compiutezza e pertanto non è possibile raggiungere il fine prefissato. Sennonché, aggiunge qui l'Anonimo, cogliamo inventio e dispositio (th\ n... e) mpeiri/ an th= j eu(re/ sewj kai\ th\ n tw= n 1 La mia lettura del peri\ u(/ youj è inevitabilmente legata alla storia della sua interpretazione nell'età moderna, cuicome è notoesso deve tutta la sua fortuna, e mira soprattutto a evidenziarne gli spunti di interesse teoretico, senza ignorare per altro i canoni della prudenza filologica. Per quanto concerne la letteratura storico-critica, sulle vicende del trattato nel Cinquecento (il secolo della sua scoperta) cfr. G. Costa, The Latin Translations of Longinus'
Cosa significa leggere, decifrare, produrre un testo letterario secondo Hans Robert Jauss? Cosa costituisce un testo letterario in quanto tale? La struttura, forse?
Filosofia italiana, 2022
The history of receptions of Croce's Aesthetics in Japan involved first some of the most famous novelists of the Taishō era and then philosophers and historians specializing in Italian philosophy. In this article, through the analysis of the cases of writers such as Abe Jirō, Akutagawa Ryūnosuke, Kawabata Yasunari, Aoki Iwao and Hani Gorō, I will attempt to outline a particular history of modern Japan's encounter with the West. _Contributo ricevuto il 15/03/2022. Sottoposto a peer review, accettato il 30/03/2022.
Maia, 2005
Denn wird der Stein zum Kristall, das Tagewerke aber ruht im Ernste zum wahren Bleiben HERMANN BROCH, Virgilische La11dschaft I am large, I contain multitudes W Al T WHITMAN, S011g ofmyse/f La serie di domande proponibili all'opera letteraria è infinita GIORGIO MANGANELLI, Il rumore sottile della prosa
Le funzioni letterarie del narratore in "Kaputt" di Curzio Malaparte - tra risonanze proustiane, onnipresenza e disincarnazione. 2017.
Bollettino Filosofico, 2013
Galvano Della Volpe e l'estetica di Benedetto Croce §1. In un'intervista apparsa sull'Avanti! del 25 febbraio del 1966 (dunque, due anni prima della sua scomparsa) Galvano della Volpe così si esprimeva su Benedetto Croce: Personalmente mi è accaduto, in questi tempi di eclettismo ideologico, da un lato, e di curiosità inquietante per i mass-media dall'altro, di pensare con una certa nostalgia a Croce, pur avendo occupato un quarto di secolo e più a dissentire dalla sua estetica in particolare. Alcune cose me lo fanno ricordare, oggi, con un senso di gratitudine che non credo tardivo, e sento il dovere di dirlo. Innanzitutto la dignità e la fedeltà tenacissime con cui ha rappresentato, da noi, la grande corrente di pensiero moderno cui si deve la scoperta del problema dell'autonomia dell'arte: l'estetica idealistica e romantica che comincia con la Critica del giudizio di Kant. In secondo luogo, e di conseguenza, la sua difesa ad oltranza della forma artistica: difesa che è certo concepibile in modi diversi dal suo, ma che, se si guarda a quanto accade oggi nel campo dell'arte e della riflessione sull'arte, resta un esempio moralmente confortante di fede nell'arte, e di gusto estetico. 1 Questa dichiarazione è molto importante. Non solo perché ha il pregio di riassumere, in poche, densissime righe, il significato dell'estetica crociana (rivalutazione dell'autonomia dell'estetico e centralità della forma nell'opera d'arte), ma anche, e soprattutto, perché costituisce un bilancio complessivo in cui emergono prevalentemente i pregi dell'estetica crociana, più che i difetti, sui quali si era prevalentemente esercitata la critica dellavolpiana. Ed infatti, i difetti, su cui, come Della Volpe stesso ci ricorda, egli aveva insistito per più di un quarto di secolo, vengono, nel clima eclettico e superficiale degli anni in cui l'intervista appare, attenuati fino quasi a scomparire. Mentre i pregi sono sottolineati in forme e con accenti che il lettore del filosofo romagnolo difficilmente troverebbe nei
Linguaggi settoriali e specialistici. Sincronia, diacronia, traduzione, variazione, 2020
Alcuni hapax danteschi, dopo una vita in parte carsica e sotterranea, sono riaffiorati nel fiume lessicale della nostra lingua e approdati all’italiano di oggi, talvolta fuoriuscendo dal perimetro dell’ambito letterario ed entrando nell’uso comune
Attraverso l’analisi di teorie della lettura “centripete” e “centrifughe”, tra fenomenologia, semiotica e teoria della risposta estetica, questa ricerca punta a definire la lettura come un’esperienza estetica di una variabile e plurale letterarietà, o per essere più precisi, come una relazione estetica ad una funzione nel linguaggio, che di volta in volta diviene immanente e trascendente rispetto al linguaggio, immanente nella percepibilità espressiva del segno e trascendente nella sua ristretta finzionalità o fittività, aperta alla dimensione del senso. Così, la letterarietà è vista, dal punto di vista di una teoria della lettura, come una funzione che nega o sovverte il linguaggio ordinario, inteso come contesto normale, ma anche una funzione che permette il supplemento di senso del linguaggio. Ciò rende la definizione di cosa sia letteratura e di quali testi siano considerabili come letterari come una definizione dipendente dalla lettura, ed anche mette in questione la classica dicotomia tra linguaggio standard e linguaggio deviante, di secondo grado e figurativo, comportamento che distinguerebbe la letteratura. Questi quattro saggi vorrebbero dimostrare che la lettura, come una pratica estetica, è l’espressione di una oscillazione tra una Finzione variabile nei suoi effetti ed una Ricezione, la quale è una risposta estetica controllata dal testo, ma anche una relazione estetica all’artefatto a natura verbale. Solo in questo modo può essere compresa la caratteristica paradossale della lettura, il suo stare tra una percezione passiva ed un’attiva esecuzione, tra un’attenzione aspettuale ed una comprensione intenzionale. Queste modalità si riflettono anche sulla natura dialettica della lettura, come una dialettica di apertura e chiusura, ma anche di libertà e fedeltà, risposta ad uno stimolo che può essere interpretato come una domanda, e che presenta la lettura stessa come una premessa dell’interpretazione, come momento estetico. Così una teoria della lettura dipende necessariamente da una teoria dell’arte che si presenta come funzionale, relativa più al Quando vi è arte?/Come funziona? piuttosto che al Che cosa è Arte?, che rende questo secondo problema legato al primo. Inoltre, questo Quando dell’Arte, che definisce l’opera d’arte come un’arte- all’-opera, dipende a sua volta, in un campo letterario, dalla domanda Quando vi è esperienza estetica letteraria? e dalla sue condizioni, quelle di finzione e ricezione.
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«Mediaeval Sophia» 6 (2009), pp. 5-18 (on line)
Fabrica Litterarum Polono-Italica
Dionysus ex Machina 5, 2014
Itinera. Rivista di filosofia e di teoria delle arti, vol.3, 2012
B.Savo (a cura di) Specola Historicorum. Trasmissione e tradizione dei testi storiografici nel mondo greco, Atti del Convegno internazionale, L'Aquila, 2016, Tivoli, 75-93, 2018
Tesi di Dottorato - Univ. Bologna - Dip. Filologia Classica, 2007
in Paolo Bertetto (a cura di), Cinema e sensazione [proof], 2015
Heliopolis. Culture, Civiltà, Politica, 2024
La Competenza semiotica, a cura di Paolo Fabbri e Dario Mangano, 2013
2018
Cinque studi su Benedetto Croce, 2019
La modernità letteraria e le declinazioni del visivo Arti, cinema, fotografia e nuove tecnologie Atti del XIX Convegno Internazionale della MOD 22-24 giugno 2017, 2019
Il realismo fenomenologico. Quodlibet, 2000
Education Sciences Society, 2015
Aesthetica Preprint, n. 113, 2020