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Le Parole e le Cose, 2020
In questo breve saggio, scritto per il blog Le Parole e le Cose, rifletto sul nesso che esiste tra la critica sociale e le emozioni e difendo una posizione teorica che pone al centro della pratica critica la tensione costruttiva tra amore e odio del mondo. In this short essay, written for the literary Blog Le Parole e le Cose, I dicuss the link between social criticism and emotions and endorse a view that emphasizes the constructive tension between love and hatred of the world.
Breve saggio d'occasione per il Corso di perfezionamento in Teoria Critica della Società. Si tratta di un tentativo di cogliere il senso politico della malinconia attraverso una ricognizione storico-critica. Vi è inoltre messo a frutto il portato della filosofia vichiana del conflitto, una volta determinata la malinconia all'interno di precisi rapporti di forza, e vi è indagata la «criticità» della stessa "passione triste" in rapporto al discorso utopico classico e moderno, introducendo la nozione di "tautotopia".
Ritiri Filosofici, 2022
Negli ultimi anni, soprattutto sulla scorta degli studi sulla contaminazione iniziati da Mary Douglas, l’antropologia si è molto occupata del disgusto, emozione di base già ampiamente studiata negli ambiti della psicologia per i suoi interessanti risvolti psico-sociali. In questo articolo riprenderemo alcuni di questi studi per offrire una riflessione filosofica sul ruolo di questa emozione tanto complessa, argomentando come il disgusto possa servire per comprendere meglio il modo in cui il soggetto interagisce con il mondo, co-costruendo se stesso e ciò che lo circonda attraverso sofisticate operazioni classificatorie successivamente incorporate e, iterativamente, messe di nuovo in gioco nell’incessante progetto che è il fare cultura.
MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni
2019
Il numero monografico che state leggendo è il risultato di un lungo processo collettivo di riflessione e organizzazione 1 , incentrato sulla considerazione di una caratteristica costante e trasversale a molti problemi contemporanei: la solitudine. Più che un impulso o una sensazione, per loro natura fugaci, la nostra impressione è che la consapevolezza di essere soli -sia let-
LinguaInAzione, 2019
Oggi sono in vita più giovani che in qualsiasi altra epoca storica precedente (1,8 miliardi fra i 10 e i 24 anni). Molti di loro stanno creando in tutto il mondo un vasto mo-vimento a difesa della violenza sul clima, che devasta il pianeta. Omologamente, i linguaggi della violenza verbale stanno minando il clima emotivo della nostra specie, diffondendo forme di comunicazione tossica che inquinano l'immaginario collettivo e il futuro di persone, comunità e istituzioni, fra cui in prima linea la scuola. Tuttavia gli educatori, anziché cedere allo sconforto, possono allearsi con i loro allievi per in-traprendere insieme percorsi di apprendimento sostenibili, incentrati sulla volontà di esplorare in prima persona i nodi di crescita emotiva coinvolti nelle lezioni emozionali. In queste pagine si raccoglieranno le storie di percorsi innovativi messi in campo da formatori, insegnanti e allievi per riappropriarsi della dimensione ecologica del comu-nicare. Si porrà particolare attenzione al ruolo che l'insegnamento linguistico-L1, L2 o LS-riesce a svolgere nello sviluppo della consapevolezza comunicativa di adulti e ragazzi, tramite l'infusione della educazione socioemotiva. Sull'onda dei «Fridays for future», perché non dare avvio a un movimento «Languages for future», la prima pro-testa globale a difesa del nostro clima emotivo?
È il peccato di Lucifero geloso dell'uomo, quello di Caino verso Abele, quello di Saul nei confronti di Davide, ma anche quello di Grimilde per Biancaneve. Se è vero che ogni vizio comporta piacere, ciò non vale per l'invidia, veleno dell'anima che genera tormento e sofferenza: si soffre per il bene e la felicità altrui, vissuti come una diminuzione del proprio essere e segno del proprio fallimento. L'invidia nasce sempre dal confronto. Perché lui/lei sì e io no? Una domanda che deve restare segreta, perché rivela la propria inferiorità. Dall'antichità alle società moderne, dalla fiaba fino alle veline dei nostri giorni, l'autrice insegue questa passione "triste" - ma non priva di violenza quando si trasforma in risentimento - che inquina le relazioni, depotenzia l'Io, paralizza le energie.
Odio della musica? cura e prefazione di Valerio Magrelli, Università degli Studi di Cassino, 2014
È davvero possibile odiare la musica? Probabilmente sì, vista la sua capacità di esercitare un peso dirompente sulla sfera dell’affettività umana. Prima di esaminare qualche caso specifico occorre interrogarsi sulla natura di questo sentimento e sulle dinamiche che lo determinano: si tratta di un odio di tipo “endogeno”, legato alla predisposizione di un soggetto che vive l’esperienza di ascolto della musica come una delle tante, possibili molle scatenanti di un senti- mento che già dimora – in forma latente e indifferenziata – nel suo orizzonte affettivo? O si tratta piuttosto di un odio di tipo “reattivo”, che nasce in risposta a una precisa e ben definita minaccia sonora che ci mette all’angolo, suscitando un profondo senso di frustrazione1? In altre parole, la musica è solo una miccia, un coefficiente di attivazione (se non addirittura un pretesto) in grado di innescare il sentimento dell’odio o può diventare essa stessa – in quanto oggetto- musica – il bersaglio di un odio viscerale e profondo?
Societamutamentopolitica, 2012
Survive to their enemies and their own people, it seems to be the main passion that animates the powerful men and the heroes of all time. Through the reconstruction of historical and literary cases, this paper tries to shed light on the most tragic and human of the desires: to live, despite the death. «Disperazione degli eroi per l'abolizione della morte». Elias Canetti 2 Un tempo, nelle isole Figi, l'uccidere era misura di potere ed eroismo. Là, si legge in Potere e sopravvivenza, all'uccisore di un solo nemico spettava l'epiteto d'onore di Koroi, e di Koli all'uccisore di dieci. Poi, salendo nella scala del rispetto e della fama, un Visa doveva averne accumulati venti, di morti, e trenta ne occorrevano a un Wangka: «Un celebre capo venne chiamato Koli-Visa-Wangka:
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“Sul senso di sé. Autoinganni, autoillusioni, disillusioni”, in Thaumàzein. Rivista di Filosofia, 4-5 (Filosofia della Nascita), a cura di G. Cusinato, 2016-2017, pp. 259-288
Civiltà romana , 2015
Le mythe repensé dans l’œuvre de Giacomo Leopardi, a cura di Perle Abbrugiati, 2016
Segni E Comprensione, 2006
Axis Mundi, 2009
L’odio come modo d’essere nell’Orestea di Eschilo, 2023
Tenzone Revista De La Asociacion Complutense De Dantologia, 2001