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Per molti il cinema di Tarantino è l’epitomo del cinema americano Anni ’90. Ritmi forsennati, situazioni esilaranti con uno stile ben riconoscibile ed una rete di citazioni comprendente il cinema classico, quello indipendente, ed i suoi stessi lavori ne fanno un fenomeno evidente del postmodernismo cinematografico del periodo. Questo saggio si propone di verificare questa affermazione cercando di comprendere le origini del postmoderno filosofico (§1), per poi analizzarne i risultati teorici che più hanno ottenuto seguito in ambito cinematografico: il decostruzionismo di Derrida (§2) e l’iperrealtà di Baudrillard (§3).
FRANCOBOLLO INCATENATO 2022 CIFO, 2022
STORIA POSTALE DEL TRENTINO E SUD TIROLO
È il 30 Aprile 1896…quando un gruppo di cittadini operai, Miselli, Ronconi, Turrenti e Trinchi, dopo aver assistito alla rappresentazione dell'Otello al Verdi, si incamminarono verso Porta Romana e San Martino per festeggiare l'arrivo della primavera. Figura 1 "lu palazzone" -Il Palazzone, Viale Brin 111 Fonte: www.cantamaggio.it È in Viale Benedetto Brin, 111, "LU PALAZZONE", dove ha inizio la tradizione del Cantamaggio Ternano. Una breve storia del Palazzone servirà a capire l'origine storica, politica e sociale del Cantamaggio. Costruito alla fine del 1800 per gli operai delle fabbriche ternane e per iniziativa di un imprenditore belga, inizialmente è di proprietà della "Società industriale Valnerina", poi nel 1911 viene venduto alla Società Carburo ed infine nel 1922 alla Terni (attuale THYSSENKRUPP). Il Palazzone è in Europa uno dei primi esempi di grande costruzione di alloggi per operai. L'edificio è un imponente blocco che si struttura "a caserma" con una corte interna sulla quale si affacciano terrazze che servono un centinaio di appartamenti. Al piano terra, sul fronte strada, si collocano numerosi negozi. Insomma, una costruzione imponente per un totale di oltre 37mila m 3 . Luogo di vita e di cultura operaia. Seriamente deteriorato, il palazzo è passato all'Istituto Autonomo di Case Popolari. La ristrutturazione degli alloggi ha comportato la messa in atto di finiture fondamentali come ascensori e attrezzature sanitarie moderne, come pure una migliore distribuzione delle abitazioni. Il progetto ha conservato le caratteristiche tipologiche ed architettoniche dell'edificio originario, in particolare la sua corte aperta e le grandi gallerie, e sono state valorizzate le strutture del piano terra. L'edificio fa parte della rete dei musei territoriali sulla storia industriale ed accoglie un centro di documentazione sugli insediamenti abitativi operai. 1 1 Cantamaggio Ternano, www.cantamaggio.it/archivio/repository/il_palazzone.html Figura 2 Interno Palazzone Figura 3 "lu palazzone" -Il Palazzone, Viale Brin 111 Fonte: www.cantamaggio.it . Il Cantamaggio riporta a Terni una tradizione centenaria -Furio Miselli divenuto simbolo della cultura ternana, i primi carri trainati da buoi, le guerre mondiali, il boom economico, l'innovazione tecnologica e così via -che però guarda al futuro, c'è sempre voglia di rinnovarsi, di cambiare e di istaurare nuovi rapporti anche con le diverse comunità presenti sul territorio. Lo studio dei costumi, delle tradizioni dell'utilizzo di determinati strumenti, offre la possibilità di occuparsi della tradizione ternana, che agli occhi di tutti, anche degli stessi cittadini ternani, sembra non esserci più, anzi sembra non esserci mai stata. Le prime comitive di maggiaioli rivivevano gli antichi riti propiziatori per una buona stagione, per un buon raccolto, per una messe abbondante. Questa famosa "passeggiata" cittadina, capeggiata in tempi lontani da Furio Miselli, accompagnata da balli e canti, portava nelle case ternane gioia e felicità al punto tale di offrire alle comitive maggiaiole, le questue primaverili: uova, pizza dolce, pizza di formaggio, prosciutto, salsicce e vino. Misellicome raccontano alcuni dei maggiaioli ternani 2si ricordò degli antichi e remoti riti arborei che servivano per propiziare il maggio e il ritorno di una buona stagione; scelse di accendere un lume ad olio, appeso su di un ramo pieno di fiori bianchi, l'"ARBURITTU", per illuminare il cammino. Con il sorgere delle fabbriche -le acciaierie, il carburo di calcio, lo iutificio…e dei nuovi quartieri operai, destinati ad un proletariato composto in larga parte da immigrati, si assiste 2 Racconti orali dei maggiaioli ternani Figura 3 Il Palazzone, Viale Brin 111 Fonte: www.cantamaggio.it Figura 7 Gruppo Maggiaiolo Giovani Arronesi, Illusionismi de Maggiu, 1°Classificato, 2005. Foto di Sarah Scio' di circa 2/3 mm lievemente tondo) aglio ed olio SECONDU: ARROSTU MISTU CO BRACIOLE, SARGICCE, CUSTARELLE E FECATELLI Secondo: Arrosto misto con bistecche, salsicce, coste di maiale e fegatelli CONTORNU: NZALATA DE CAMPU CO LI RAPUZZOLI E LA RUCOLETTA Contorno: insalata di campo con raponzoli e rucola
Estratto dal primo capitolo della tesi di laurea in Archeologia della Magna Grecia presso l'Università di Bari
La Città Vecchia e la sua Città Ipogea. PHI Taranto 2017, 2018
Le vie principali e la cinta muraria di impianto romano Città fondata nel I secolo AC Decumano (est -ovest) via garibaldi, tra porta fibellona (decumana) e segusina Cardo: (nord -sud) via porta palatina e san tommaso La struttura viaria è ortogonale e regolare Cinta: Giardini Reali -Piazza della repubblica -piazza E.Filiberto -via I. Giulio
Tre nuovi ritrovamenti a carattere funerario confermano il quadro finora delineato delle trasformazioni e rifunzionalizzazioni che hanno interessato tra IV/V e VI/ VII secolo 1 il quartiere di Brescia romana interno alle mura, occupato da edifici pubblici di rappresentanza: il Capitolium, il teatro, il foro (terme e tabernae), la basilica, le ricche domus, situati nell'isolato di Via dei Musei e dell'Ortaglia attraversate dal cardo della città antica (tav. 1). La scansione cronologica che segna la transizione dal mondo tardoromano all'età longobarda viene sinteticamente suddivisa in fasi 2 : a) V secolo abbandono dei monumenti e di altri edifici di prestigio; b) secoli V/VI distruzioni, incendi e crolli che frammentano i blocchi edilizi antichi, accompagnati da attività insediative nuove che mutano l'assetto urbano (frazionamento delle insulae, obliterazione dei lastricati viari), comparsa di un' edilizia povera di tradizione romana, ingresso di sepolture in città; c) VI/VII (età longobarda) distinguibile sovente per strati insediativi ricchi di ceramica longobarda (Capitolium/Casa Pallaveri, S. Giulia, con produzione, magazzini e centro di mercato?, Via Crispi, Via S. Margherita), epoca in cui si assiste alla riorganizzazione degli spazi urbani da parte della nuova classe dirigente, con nuclei abitativi costituiti da case povere, in alcuni casi di tradizione pannonica (Grubenhauser, S. Giulia), con una selezione ad utilizzo artigianale di questo quartiere centro-occidentale della città romana; d) popolamento da parte di ceti servili, o medio bassi, non allogeni, ma autoctoni o ibridizzati, salvo le cinque sepolture ricavate nei vani della domus dell'Ortaglia (scavi 1968) 3 che apparterrebbero, per almeno tre scheletri, ad individui con caratteri nordici, anche se meticciati, in un caso con forme craniche mongoliche. 4 Le sepolture dell'Ortaglia sono le uniche con corredi medio-ricchi di prima metà del VII secolo, forse relativi ad individui che svolgevano funzioni di controllo dell'insediamento produttivo dell'insula di S. Giulia. 5 È stato supposto che la popolazione indigena, insediata in questa area urbana, sia stata qui trasferita da altre zone, esterne o interne alla città, per essere applicata ad attività produttive 6 , attestate archeologicamente da forni ceramici, calchere e metallurgia (Capitolium/Pallaveri, S. Giulia/Ortaglia e Teatro romano), di lavorazione del vetro e del corno (S. Giulia); come documentato dallo stato di salute Riassunto Gli scavi recenti condotti nell'area sud-occidentale di Brescia, densa di edifici pubblici romani, confermano i mutamenti del corpo urbano tra V secolo, destrutturazione urbana, e VI/VII secolo, riorganizzazione dell'area a quartiere artigianale, con abitazioni povere che si mescolano a sepolture indigene prive di corredo, o con corredo limitato per lo più a pettini. La qualità differenziata dei pettini bresciani, di tradizione romana, fa riflettere sul loro valore di indicatori (socio-culturali, antropologici).
Feronia, la Dèa protettrice di Terracina, più antica della Venere a cui è dedicato il tempio erroneamente attribuito a Giove Anxur, protegge i limiti del "coltivato" contro la ferinità del caos sacro a Fauno e comprende nella sua protezione chi esce dalla condizione di schiavitù per divenire uomo libero, residuo di quello che era l'arcaico mito del "re del bosco di Nemi" e della Diana nemorense.
Come si fa a recensire il libro di un filosofo come Slavoj Žižek, star mondiale del pensiero pre/post/trans? Uno che, vivo e vegeto, a colazione può godersi la lettura dell'International Journal of Žižek Studies? Che dalle prime righe di un qualsiasi suo libro ti trascina su un ottovolante speculativo da cui atterri stordito? Se non sei un lettore ben temperato il rischio è di venire sballottato tra idee e contro idee e di sentirti, alla fine, un verme. Non mi risulta che tra le tipologie dell'argomentare filosofico ci sia la civetteria, anche se Georg Simmel gli ha dedicato un acuto saggio cent'anni fa. Žižek ti strizza l'occhio, poi ti volta le spalle e di nuovo ti prende per mano per abbandonarti subito dopo. Qualche volta sembra stupirsi da solo della propria arditezza intellettuale o della trita banalità che gli è appena sfuggita. Se poi ci mette di suo anche la meritoria casa editrice che traduce l'accademico titolo del libro qui in questione Paul's New Moment. Continental Philosophy and the Future of Christian Theology con San Paolo Reloaded. Sul futuro del cristianesimo, si capisce che non c'è solo Žižek a zizekkare.
FRANCO FORTINI, PER SERANTINI [1972]
Foran di Landri. Il Landri svelato: ricerche e approfondimenti su una grotta tra storia e folklore, 2019
Hypogean habitat has characteristic features: lack of sunlight, stable climate, limited food sources. Cave-dwelling species evolved morphological and physiological adaptations. They are categorized by adaptability in: trogloxenes (occasional cavernicoles), troglophiles (living in both hypogean and epigean habitats), troglobionts (true cavernicoles). The presence of freshwaters and subaerial areas allows Foran di Landri cave to host several subterranean species, mostly arthropods. Freshwater hosts crustaceans (the copepod Megacyclops viridis, the amphipods Niphargus julius and Niphargus sp. prope stygius, and the isopod Monolistra julia) and snails. Terrestrial fauna includes the spiders Meta menardi, Metellina merianae and Troglohyphantes fagei, a Julid millipede, several springtails, the cave cricket Troglophilus neglectus, the crane fly Limonia nubeculosa, the round fungus beetle Aphaobius cfr. forojulensis, and the ground beetles Laemostenus schreibersi and Anophthalmus fab-brii chiappai, as well as some bats. Moreover, trogloxenes are sometimes found in the entry hall. The features of taxa living in Foran di Landri cave are hereby described. L'ambiente ipogeo ha caratteristiche peculiari: assenza di luce, clima stabile, scarsità di risorse. Le specie cavernicole hanno evoluto adattamenti morfologici e fisiologici specifici. In base al loro grado di adattamento, esse sono suddivise in: troglosseni (cavernicoli occasionali), troglofili (vivono sia in ambiente ipogeo che epigeo), troglobi (cavernicoli obbligati). Il Foran di Landri, grazie alla presenza di zone subaeree e zone sommerse, ospita un discreto numero di specie cavernicole, soprattutto artropodi. Nelle acque vivono crostacei (il copepode Megacyclops viridis, gli anfipodi Niphargus julius e Niphargus sp. prope stygius, l'isopode Monolistra julia) e gasteropodi. La fauna terrestre include i ragni Meta menardi, Metellina merianae e Troglohyphantes fagei, un millepiedi julide, diversi collemboli, l'ortottero Troglophilus neglectus, il dittero Limonia nubeculosa, il coleottero colevide Aphaobius cfr. forojulensis e i coleotteri carabidi Laemostenus schreibersi e Anophthalmus fabbrii chiappai, oltre ad alcuni chirotteri. La sala iniziale è frequentata anche da troglosseni. Sono qui descritte le caratteristiche dei taxa presenti nel Foran di Landri.
''Gli impedimenta matrimonii secondo il Patriarca nestoriano Timoteo I'', Rendiconti della Reale Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche V, 29, 261-272. , 1920
Gli articoli 20-28 del codice giuridico Dei giudizi ecclesiastici e delle eredità di Timoteo L patriarca dei Nestoriani. pubblicato dal Sachau nel 1908 ('), mancano nel manoscritto siriaco Borgiano N. 82 della Biblioteca Vaticana. Finora non si conoscevano perciò esattamente gli impedimenti matrimoniali secondo il diritto canonico nestoriano. vigente ai tempi di Timoteo I (780-823). Il codice siriaco nestoriano or. 2310 del British Museum contiene diversi estratti di varie raccolte di canoni e leggi tanto ecclesiastiche quanto civili C'^). Tra questi si trova sui ff. 21^fino al f. 25 « una lista delle persone che non possono contrarre matrimonio, contenente quindi indirettamente gli impedimenta matrimoaii, e compilata probabilmente (^) sulla base degli articoli summenzionati del codice giuridico di Timoteo I da qualche suo segretario o discepolo, o da qualche canonista a lui posteriore.
Alla luce delle ultime ricerche storiche ed archeologiche risulta evidente che il tarantismo salentino, a differenza di quanto sostenuto da Ernesto De Martino nella sua Terra del Rimorso, affonda le sue radici nella prima storia del bacino del Mediterraneo. Se ci si sofferma ad analizzare con spirito sereno la particolarissima ritualità di questo fenomeno antropologico, ormai in via d'estinzione, non si possono non cogliere le numerosissime corrispondenze di culto che lo legano intimamente agli antichi riti di guarigione praticati in tutti i santuari di Asclepio della Magna Grecia e delle zone ad essa culturalmente contigue. Ernesto De Martino interpretò il tarantismo quasi esclusivamente in chiave sociologica individuandone la causa nel malessere sociale dei poveri del Mezzogiorno d'Italia, nella condizione subordinata all'uomo della donna contadina, nella società rurale salentina retrograda e culturalmente arretrata, nella diversità fisico-psichica e sessuale mal vissuta e/o socialmente mal tollerata e soprattutto in uno spaccato esistenziale ingenuo e sottomesso all'autorità religiosa. Per quel che concerne l'origine del fenomeno sociale, nel quinto paragrafo del commentario storico della sua Terra del Rimorso l'etnologo collocò l'atto di nascita del tarantismo nell'alto Medioevo, durante gli scontri tra la civiltà cristiana e quella musulmana in occasione delle Crociate, uno spazio temporale ben preciso che, a ben vedere, escludeva drasticamente la possibilità che esso si fosse generato nella protostoria dell'Occidente. Un'indagine, quella demartiniana, che finì per porre in essere un'interpretazione riduttiva del tarantismo perché frutto di una visione personale del marxismo vissuto soprattutto in chiave esistenzialista, una lettura antropologica, dunque, vittima del tempo (anni 50 del XX secolo) in cui il fenomeno venne studiato, etichettato e proposto al pubblico. Ciò che lascia oggi sorpresi è però, come mai, uno studioso delle religioni attento, intelligente ed intuitivo come Ernesto De Martino abbia trascurato di esaminare il culto di una importantissima pratica medica delle origini e la sua probabile sovrapposizione sincretica in un altro rito nel corso degli anni. Probabilmente ciò fu dovuto proprio dalla formazione culturale dell'etnologo, una formazione culturale fedele all'indirizzo imposto da Benedetto Croce, da sempre poco incline ad analizzare ciò che poteva fuorviare il dato storico da analizzare. In realtà, però, gli sarebbe bastato interpretare con più attenzione le stesse critiche del medico settecentesco Francesco Serao, da lui più volte menzionate nella Terra del Rimorso, quando affermava che la fenomenologia del tarantismo non dipendeva affatto dal morso della tarantola quanto, piuttosto, dall'indole congenita dei pugliesi. L'indole di un popolo, è notorio che non la si costruisce dall'oggi al domani, ma è un sovrapporsi di simboli, significati e vissuti sociali che si tramandano nei secoli nei costumi, soprattutto in quei contesti culturali arretrati come possono esserlo quelli propri del mondo contadino. Gli sarebbe bastato poco per intuire che il tarantismo come forma di catarsi dall'oistros, come esorcismo coreutico-
Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 215 (2020)
IL DOSSI ER COSTANTINIANO TA R R ACON ENSE: UN RIESAME* I testi Dall'area della Cattedrale di Tarragona proviene un'interessante serie di basi di statue con dediche a Costantino e ai suoi Cesari. Probabilmente esse erano in origine collocate nella terrazza superiore del foro provinciale (dove sorgeva il tempio dedicato al culto imperiale), di cui si conservano signifi cativi resti 1 . Si tratta di un raro caso in cui è conservato il dossier dell'intero collegio imperiale 2 . Queste dediche sono scritture secondarie poste su basi preesistenti; essendo alcune state murate, solo un lato del monumento è oggi visibile, cosicché per i testi 3 e 5 dobbiamo affi darci alla tradizione manoscritta e non disponiamo di documentazione fotografi ca 3 . 1) CIL II 4106 = CIL II²/14, 942 = RIT 95 = LSA 1981 = HEpOL 9818 (Costantino I). Piissimo, fortissimo, / felicissimo d(omino) n(ostro) / Constantino, maxi/mo victori, semper / Augusto. / Badius Macrinus, / v(ir) p(erfectissimus), p(raeses) p(rovinciae) H(ispaniae) Tarr(aconensis), / numini maiesta/tique eius semper / devotissimus. 2) CIL II 4108 = CIL II²/14, 944 = RIT 96 = LSA 1982 = HEpOL 9820 (Costanzo II). Pio adque (!) inclyto / d(omino) n(ostro) Constantio, no/bilissimo ac fortis/simo et felicissimo / Caesari. Badius / Macrinus, v(ir) p(erfectissimus), p(raeses) p(rovinciae) H(ispaniae) T(arraconensis), / numini maiesta/tique eius semper / devotissimus. 3) CIL II²/14, 944a = LSA 2690 = HEp 20, 2011, p. 229, nr. 474 (Costante). Pio adque (!) inclyto / d(omino) n(ostro) Constanti, no/bilissimo ac fortis/simo et felicissimo / Caesari. Badius / Macrinus, v(ir) p(erfectissimus), p(raeses) p(rovinciae) H(ispaniae) T(arraconensis), / numini maiesta/tique eius semper / devotissimus. 4) CIL II²/14, 943 = LSA 2689 = HEp 20, 2011, p. 229, nr. 473 (Costantino II). Pio aḍ[que inclyto] / d(omino) n(ostro) Cọ[nstantino] / nobị[lissimo ac for]/tissiṃ[o et felicis]/simo [Caesari. Ba]/dius Ṃ[acrinus], / v(ir) p(erfectissimus), p ̣ (raeses) [p(rovinciae) H(ispaniae) T(arraconensis), numini] / [maiestatique eius] / [semper devotissimus]. 5) CIL II 4107 = CIL II²/14, 945 = RIT 97 = LSA 1983 = HEpOL 9819 (Crispo?). Pio adque (!) inclyto / d(omino) n(ostro) 〚[Crispo]〛, nobilis/simo ac fortissi/mo et felicissimo / Caesari. Septimius / Acindynus, v(ir) c(larissimus), a/gens per Hispanias / Ṿ c ̣ (um) p ̣ (rovincia) Ṭ (ingitana) 4 , vice sacra cog/noscens, numini / maiestatique eius / semper dicatissi/mus. * Ringrazio il Professor Eck per le preziose indicazioni che mi hanno consentito di migliorare questo testo. 1 Mar et al. 2015, p. 74 ss.; Fishwick 2017, pp. 135-183 (con bibl. prec.). Per un inquadramento della città in epoca tardoantica cfr. Panzram 2002, pp. 107-121 (in part. pp. 109-110 per le iscrizioni qui analizzate). 2 Presentano una situazione analoga, ma diffi coltà assai maggiori a causa della frammentarietà, alcune dediche poste contemporaneamente a Costantino e ai Cesari nell'agorà di Atene da un anonimo proconsul Achaiae:
Comprendere la storia e gli avvenimenti dei territori a ridosso dei dorsali appenninici implica uno sforzo conoscitivo di tutte le componenti che caratterizzano le società che si vengono a costituire in quell'area. La cerniera appenninica, che unisce e divide i due versanti, garantisce l'humus necessario alla coltivazione di studi che comprendono un arco temporale assai ampio e che riguardano alcuni degli aspetti più significativi della storia locale e non solo. Elemento tradizionale del territorio umbro-marchigiano è rappresentato dal grande sviluppo degli ordini monastici che per secoli hanno abitato le valli e le colline delle due regioni. Illustri storici e studiosi si sono soffermati sulla grande influenza che la vita monastica ha avuto sulla società ed è fortemente probabile come questo fenomeno abbia inequivocabilmente plasmato nel profondo le coscienze religiose nel corso dei secoli. La presenza del potere pontificio, assieme alla grande risonanza che il francescanesimo ha avuto a partire dal XIII secolo, impone un'attenta analisi su quei fattori che conducono alla comprensione del perché gli ordini religiosi abbiano trovato le condizioni migliori per fondare monasteri, abbazie, commende e priorati. Se è vero che dal XIII secolo le Marche, e inevitabilmente l'Umbria, vengono caratterizzate per la diffusione degli ordini mendicanti quali francescani, cappuccini e domenicani, 1 non va dimenticato come il cuore dell'Appennino sia interessato, soprattutto, dal radicamento dell'ordine templare, fattosi portatore di un ordinamento amministrativo in tutto il territorio. 2 Esempio di questo pervicace e profondo innesto, può essere la Precettoria di S. Paterniano di Perticano (PG-AN) anticamente uno dei siti più importanti dell'ampia geografia del territorio alle falde del Monte Cucco. Questo sito, adibito al controllo specifico di un proprio territorio, viene fatto oggetto del mandato dell'Inquisizione quando in tutta Europa infuria la caccia all'ordine templare e alle sue sconfinate ricchezze. Conferma questo dato l'illustre Francesco Tommasi, storico dell'Università degli Studi di Perugia: 1 Cfr. I Francescani nelle Marche, secolo XIII-XVI, Milano, 2000, pp. 220-222; a proposito del Cappuccino Padre Serafino di Montegranaro si vedano Zaccaria Boverio, Annales seu sacrarum historiarum Ordinis Minorum S. Francisci, qui Capucini nuncupantur,
Dopo un iniziale dibattito interno tra neutralisti e interventisti, prese il sopravvento nella massoneria del Grande Oriente d'Italia la componente interventista, che impegno l'intera Comunione in uno sforzo immane in ogni settore e livello. Il gran maestro Ettore Ferrari, subito dopo lo scoppio della guerra, informò il 31 luglio 1914 le logge italiane che l'istituzione era votata tradizionalmente per la pace ma <<se mai suoni l'ora delle dure prove, non mancherà la nostra voce per confortarvi ed affrontarla con spirito di sacrificio e con la fede dei padri>> 1 . E quell'ora suonò, trovando la massoneria italiana compattamente pronta all'intervento. Con circolare del 31 maggio 1915, gli fece eco il gran maestro aggiunto Gustavo Canti, apostrofando con solennità che <<ciascun massone sia oggi un soldato. Sui campi di battaglia come quelli delle civili provvidenze, ovunque si combatte col braccio e con la mente… Taccia in noi ogni altro sentimento che non sia la devozione alla Grande Madre: non divisioni, non parti politiche oggi>> 2 . Di seguito, le due componenti istituzionali del Grande Oriente, il Rito Scozzese Antico e Accettato, retto da Achille Ballori, ed il Rito Simbolico Italiano, retto da Alberto La Pegna, erano in perfetta sintonia col gran maestro. Ballori ripeteva nel 1917 che "non si poteva prendere da noi orientamento diverso, chè la Massoneria senza rinunziare ai suoi ideali doveva pur non dimenticare che pace e amore non possono vivificare le nazioni e con queste e per queste l'umanità, fino a quando nel mondo vi siano popoli ciechi che si mostrano pervasi dalla voluttà della prepotenza aggressiva , sprezzatori di ogni sentimento umano, violatori feroci del diritto delle genti…era invece giunta l'ora del risveglio di ogni energia popolare, e la nostra voce andò ripercuotendosi dal centro alla periferia, ora invocante la solidarietà civile a favore dei nostri connazionali obbligati a emigrare dalle loro terre, ora intesa a popolarizzare le ragioni del precipitare degli eventi, ora a risvegliare in ogni classe il sentimento patrio" 3 . D'altro canto, il vicepresidente del Rito Simbolico Italiano Giuseppe Blasucci ripeteva alle sue colonne che <<i fratelli, con ogni sacrificio, dessero opera attivissima, collettiva dentro le logge, individuale nel mondo profano, perché l'assistenza civile, in tutte le sue forme e manifestazioni, riesca organica e sufficiente ai bisogni molteplici infiniti dei nostri soldati e novelli martiri sul fronte, e delle 1 Circolare del 31.7.1914 in F. Conti, Storia della Massoneria italiana dal Risorgimento al fascismo, Ed. Il Mulino 2003, p. 239.
Pitture frammentarie di epoca romana da Roma e dal Lazio: nuove ricerche, Scienze dell'Antichità 25, 2, 2019
Ricerche sulle pitture della villa romana di Russi (RA). Da una nuova documentazione alla revisione dei dati d'archivio ..........
Nel 1987, Pierre Strauss riscoprì, dopo decenni di oblio numismatico, un'interessantissima moneta coniata dalla zecca di Londinium in nome di Costantino I per il suo secondo consolato.
Considerato una "divinità minore" del pantheon romano e ridotto al ruolo di Dio agricolo dell'autunno, Vortumno, esaminando con attenzione le testimonianze archeologiche e letterarie mostra le sue origini antichissime, forse in origine un Dio del trionfo avente analogie con Iuppiter.
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