HANS JONAS E IL TRAMONTO DELL’UOMO

"Annuario filosofico", 2020

In this paper we offer an overall account of the complex and multilayered Italian reception of Hans Jonas’ philosophy, with an eye to its specific features compared to what happened elsewhere. After an introductory foreword the paper is structured in four sections and a brief conclusion, each of which deals with a peculiar aspect of Jonas’ thought: ethics and bioethics, philosophical biology and ontology of life, gnostic and religious studies, studies in the history of philosophy. In the final section we sum up the overall meaning of the «Wirkungsgeschichte» of Jonas’ philosophy in Italy and highlight possible lines of research still to be accomplished.

Hans Jonas, The Gnostic Religion, 1954, trad. it., Lo gnosticismo, di M. Riccati di Ceva, Presentazione di M. Simonetti, SEI, Torino 1973 di Claudio Tugnoli

"Annuario filosofico", 2018

My proposal focuses on the role played by the «image of the human being» in the philosophy of Hans Jonas. This expression highlights the human being’s distinctiveness: it is indeed thanks to the image that the human being acquires a unique degree of distance and freedom from the world, which then develops into reflective self-awareness. However, thanks to these features, the human being achieves the unprecedented capacity of stretching to the limit the dialectical dynamic of freedom and necessity, autonomy and dependence, self and world, transcendence and immanence, immutability and change, viz. the very dynamic on which humans after all rely. In other words, human freedom cherishes the thought of disposing of this dynamic basis, regardless of the fact that this would result in self-negation. It is in order to avert this menace that the image’s second attribute has to be put forward – an attribute which is indeed endowed with normative relevance: the human being – states Jonas – lives and performs his «outward conduct after the image of what is man’s». Thus, apart from distantiating and separating, the image is also capable of connecting. It is thanks to this feature that human freedom recovers its relationship with total reality. Indeed, Jonas’ ethics stems from a bio-anthropological enquiry pivoted on the image-experience, whose core features and ethical relevance I wish to clarify. Besides, I shall endeavour to highlight the importance of the «image of the human being» in critically assessing risks related to the current use of technology.

Il cristianesimo è una religione fondamentalmente masochistica, in quanto, proponendo come modello supremo il Crocifisso per i nostri peccati, educa all'autocrocifissione. Di fronte ai crocifissi presenti dappertutto, possono, infatti, venire a strutturarsi molteplici sindromi nevrotiche e caratteriali, che vanno a configurarsi più precisamente, quando un/a bambino/a, sentendosi o immaginandosi colpevole nei confronti dell'oggetto d'amore, mette in moto meccanismi di espiazione, di riparazione o di autopunizione a causa dell'ambivalenza sado-masochistica che il simbolo genetico del cristianesimo può veicolare nell'inconscio infantile. Il piacere dell'autocrocifissione trova il suo fondamento in quei testi neotestamentari che, dai Sinottici al Corpus Paulinum, strutturano un vero e proprio crescendo "thanaterotico": • Mc 8,34: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". • Mt 10,38: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me". • Mt 16,24: " Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". • Lc 9,23: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". • Lc 14,27: "Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo". • Gal 2,20: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me". • Gal 5,24: "Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri". • 2Cor 4,10: "portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù". • Col 1,24: "completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo". • Gal 6,17: "io porto le stigmate (= στίγματα) di Gesù nel mio corpo". Da questi testi ha potuto prendere corpo quel disturbo algofilico della personalità che ha interessato non pochi cristiani nel corso dei secoli. Basterà citarne solo qualche caso paradigmatico: • De imitatione Christi. Liber tertius. Cap. 56. Quod nosmetipsos abnegare et Christum imitari debemus per crucem: "Suscepi, suscepi de manu tua crucem: portabo eam usque ad mortem, sicut imposuisti mihi" (= Ho ricevuto la croce, l'ho ricevuta dalla tua mano; la porterò, la porterò fino alla morte, come tu me l'hai posta sulle spalle). • Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 82, 85-86: "La penitenza interna consiste nel dolersi dei propri peccati, con il fermo proposito di non commettere più

Look and you will know". Hans Jonas and the onto-biological solution of the is-ought question. Starting from famous Jonas's example in The Imperative of Responsibility, I will show that Jewish thinker's proposal claims that our moral responsibility lies on an original ontology defined by biological elements (not naturalist though), in which the ought to be is based on the being, in a clear contrast with the Hume's law. This perspective reintroduces the importance of the Aristotelian "final cause", and emphasizes the concept of being starting from the prime significance of "living organism". In particular, Jonas's thought aims to go beyond Hume's law by limiting its effectiveness to a merely logicallinguistic field, and making it inapplicable on ontological level. The transition from being to having to be, in this perspective, is logically fallacious only on the condition that the being referred to in the descriptive premises has previously been emptied of any possible normative meaning. The "great division" between facts and values, according to this interpretative hypothesis, is therefore not an inevitable consequence of Hume's law, but only the non-obvious semantic presupposition of him.

Cap. 4. Cassandra pag. 54 4.1. La profezia di Cassandra: cagna che fiuta la strage pag. 54 4.2. La profetessa Cassandra e le capacità cognitive del cane pag. 57 Conclusioni pag. 62 Bibliografia pag. 64

L'obsolescenza dell'ideologia umanista. Recensione di Roberto Marchesini, Il tramonto dell'uomo. La prospettiva post-umanista, Dedalo, Bari 2009 di Claudio Tugnoli

JANARE E JANAS: LE SCIAMANE NOSTRANE "Le superstizioni sono forme religiose che sopravvivono alle idee perdute. Tutte hanno avuto come ragione di essere una verità che non conosciamo più o che si è trasformata. Il loro nome dal latino Superstes vuol dire ciò che sopravvive: sono resti materiali di scienze e antiche opinioni!" Eliphas Levi

Conosciamo da tempo la relazione dell'uomo con il cibo dal punto di vista del fuoco, sia come esperienza culturale che psicologica, più problematica è quella tra l'uomo e i c.a.n.i. gestiti dall'industria alimentare.