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2016, Venezia, gli Ebrei e l'Europa 1516-2016
dare priorità lavorativa all'edizione di fonti, ma vorrei pensare che non sia una missione impossibile per la Deputazione di Storia Patria, erede -lo si ricordava in apertura -della collana del Corpus Statutario.
2022
Ad Alexandra: senza il tuo consiglio e sostegno questo libro non esisterebbe 14 «Urbino diventa subito l'exemplum forte della nuova Corte e del suo nuovo Principe proprio perché la sua riconoscibilità istituzionale e storica è debolissima: diventa l'exemplum dei nuovi cortigiani, gentiluomini e gentildonne, delle loro pratiche distintive, cioè moderne, fondate sulla conversazione, connotate dalla grazia in quanto dispositivo etico ed estetico» (Quondam 2006, 21). 15 Quondam sottolinea a questo proposito che la Casale di Guazzo corrisponde a questa funzione di mitizzazione spaziale, sottolineando anche che i primi tre libri della Civil conversazione sono ambientati in una sorta di «studiolo», le «picciole stanze» del palazzo dei Guazzo a Casale (cfr. commento a Civil conversazione 1 Proemio g). 4. I Dialoghi piacevoli: genesi dell'opera Al culmine della sua carriera, orientatasi dopo la morte della duchessa Margherita, nel 1566, verso l'attività delle accademie, lo scrittore pubblica la sua seconda opera teorica sulla vita di corte, i Dialoghi piacevoli, uscita a Venezia nel 1586, edizione a cui segue la ristampa a Piacenza nel 1587 sempre a cura di Pietro Tini, «libraro in Milano» 35 .
Una selva di occhi che stanno sulla frontiera tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Ombre degli uni e degli altri. Ombre di ombre. Ontologicamente instabili, direbbero i filosofi d’università. Sguardi muti e significanti che abitano quei recinti che chiamiamo cimiteri dove si celebra la fine del mondo. Popolazione enigmatica e silente. Ci guardano e non ci vedono. Occhi sconosciuti che cercano altri occhi da indagare per essere indagati. Sguardi spericolati e temerari.
Articolo sull'overtourism a Firenze
I due volumi (pagine XXXVI-1243), promossi dai Colleghi delle Università in cui Ugo Villani ha svolto la Sua carriera accademica, raccolgono oltre 140 contributi dedicati a diverse tematiche, in particolare di Diritto internazionale pubblico, Diritto internazionale privato e processuale e Diritto dell’Unione europea. L’idea alla base dell’opera è quella di raccogliere degli scritti dedicati a Ugo Villani attraverso un “dialogo” scientifico con questo Autore che, nella Sua pluridecennale produzione scientifica, ha affrontato, con spirito critico e rigore di metodo, numerose e rilevanti questioni afferenti agli studi di diritto internazionale ed europeo. I due volumi dei Dialoghi con Ugo Villani comprendono undici sezioni, articolate attorno ad alcuni temi-chiave della produzione scientifica di Ugo Villani, a partire dalla soluzione delle controversie, e che includono, tra gli altri, il mantenimento della pace, la tutela internazionale dei diritti umani e i rapporti tra gli ordinamenti.
2015
All'alba degli anni Ottanta, in un contesto caratterizzato da radicali cambiamenti nel sistema dei media, un nutrito gruppo di giovani sperimentatori italiani inizia a produrre performance tecnologiche e spettacoli teatrali che utilizzano il video e le sue specificità linguistiche, da un lato adoperandolo sulla scena teatrale come strumento drammaturgico, dall'altro sintetizzando le performance in chiave elettronica fino a creare delle opere autonome dall'originario referente scenico. Pur trattandosi di un caso pressoché unico a livello mondiale, gli studi che in ambito teatrale mettono a confronto le teorie del postmoderno in materia di traduzione e competizione tra linguaggi con il videoteatro sono praticamente assenti. Questo libro tenta di colmare alcune lacune di storicizzazione proponendo una lettura mediologica del fenomeno videoteatrale negli anni del suo massimo splendore (1978-1988), quando non si era ancora sclerotizzato in forme manieristiche, bensì si poneva come momento di rottura sia rispetto alla tradizione teatrale che alle ricerche di marca poverista. Remedi-Action è corredato da interviste e schede che, unitamente a un'estensiva videografia, propongono una mappatura della produzione videoteatrale attraverso le opere di Giorgio Barberio Corsetti e Studio Azzurro, Dal Bosco e Varesco, Krypton, Magazzini Criminali, Mario Martone con Falso Movimento, Orient Express, Michele Sambin e Tam Teatromusica, Antonio Syxty con Studio Metamorphosi e Alessandro Mendini, Compagnia Solari-Vanzi, Taroni e Cividin.
Recensione del volume di F. Pierangeli, "Pavese e i suoi miti toccati dal destino. Per una lettura di Dialoghi con Leucò (Collana L'Avventura Letteraria, Torino, Tirrenia Stampatori, 1995, pp. 97)", edita in “Studi Novecenteschi”, 1995.
«Books seem to me to be pestilent things». Studî in onore di Piero Innocenti per i suoi 65 anni, pro-mossi da Varo A. Vecchiarelli, raccolti, ordinati, curati da Cristina Cavallaro, Manziana, Vecchiarelli, 2011, p. xiv-xxviii., 2011
Aiming to an autobiography of the Author to whom is devoted the Festschrift: an interview released to the Festchrift's editor, Cristina Cavallaro.
DIALOGOI • Rivista di studi comparatistici, 2020
Giuseppe Grilli, Personaggi di carta. Un racconto autobiografico per ritratti, Prefazione di Valentina Calcagni, Dialogoi-Testi, Aracne, Roma 2020, 14 Euro, 232 pp.
Dialoghi, 2020
Gli angeli della memoria e dell'oblio di Piero Pisarra La memoria può essere benedizione e maledizione. Questa ambivalenza è una sfida esistenziale sia per quanti viaggiano volontariamente che per quanti sono costretti a migrare. È la dura ed esaltante esperienza dell'incontro con l'altro e con altri mondi vitali. Nella Scrittura la memoria è memoria futuri, che riaccende la speranza. Una memoria attiva e liberante.
in «Nuova rivista di letteratura italiana», XIX, 1, pp. 103-124, 2016
Molimo 9, 2019
Negli ultimi anni l'antropologia culturale ha rafforzato il suo interesse per le relazioni tra umani e non umani, facendone uno dei temi privilegiati della riflessione t eorica e d ella r appresentazione e tnografica. Il di alogo tr a um ani e non umani permette di ridiscutere l'antropocentrismo, di apprezzare altre forme di umanità e di cogliere le sfide concettuali poste da visioni del mondo radicalmente opposte al naturalismo occidentale. I saggi qui inclusi illustrano alcuni aspetti di questa corrente di studi, in gran parte sulla base di etnografie (Papua Nuova Guinea, Congo, India, Alaska, Perù, Ghana), facendo riferimento alle relazioni degli esseri umani con la flora, la fauna e la tecnologia e focalizzando l'attenzione sui sistemi di pensiero, sulle pratiche, sull'esperien-za del suono e sulla musica.
Questo studio è volto ad esaminare il caso dei Dialoghi con Leucò in quanto macrotesto, con l’intento di trovare una struttura interna all’opera più completa rispetto a quanto evidenziato dall’autore nei suoi appunti personali. In base agli studi sulla macrotestualità proposti da Maria Corti negli anni ‘70, e sviluppati successivamente da Testa, Santagata e Scaffai, l’analisi esce dalla tendenza degli ultimi decenni di applicare queste teorie solo a raccolte poetiche, poiché prova ad applicare le stesse nozioni ai dialoghi pavesiani, su cui, fino ad oggi, non è stata fatta ancora nessuna indagine approfondita in questo ambito. Tale ricerca è legittimata, oltre che dalle intenzioni dello stesso autore, proprio dalla composizione del libro. Esso, infatti, rivela uno sviluppo di pensiero lungo la linea dispositiva dei testi, insieme ad una forte ridondanza semantica, che poco ha a che vedere con una semplice raccolta di scritti. Dopo una breve ripresa delle istanze metodologiche necessarie per affrontare lo studio di un macrotesto, l’analisi verte in un primo momento sull’esame degli elementi che forniscono coerenza e coesione all’opera, per poi proseguire con un tentativo di ripartizione dei dialoghi in macro e micro-sequenze, il cui obbiettivo è quello di rintracciare la struttura tematica ed argomentativa del libro.
Libro con un titolo che mi ha sempre ispirato, ha come pregio, in un'epoca dove non si sa se sarai ancora vivo a fine giornata, la brevità: 116 pagine. Alla fine, sono riuscita a finirlo, mentre per i romanzi di Liala (con più di 500 pagine) non ne sono granché certa.
Dialoghi Mediterranei » Dal carcere al teatro. Dialogo con la regista Elisa Taddei » Print istitutoeuroarabo.it/DM/dal-carcere-al-teatro-dialogo-con-la-regista-elisa-taddei/print/ Dal carcere al teatro. Dialogo con la regista Elisa Taddei Posted By Comitato di Redazione On 1 novembre 2023 @ 01:07 In Interviste,Società | No Comments di Sabina Leoncini Introduzione R. T., detenuto di 47 anni, si è ucciso nella sua cella a Sollicciano lo scorso 13 luglio. Il sesto suicidio in questa struttura in neanche un anno [1]. Diverse testate giornalistiche locali hanno commentato questi fatti di cronaca come conseguenza delle pessime condizioni in cui si trova la Casa circondariale di Sollicciano ormai da tempo. Nei prossimi anni è stata progettata una grande opera di ristrutturazione, ma al momento molti sono i detenuti che vivono in una condizione di forte disagio psicologico. R. T. aveva più volte minacciato il suicidio, spesso veniva visto con qualche filo o qualche piccola cordicella attorno alla gola, si era procurato vari tagli nel corpo per autolesionismo, a volte ingeriva pile stilo. Al figlio aveva raccontato di aver visto topi in cella, e della sporcizia, che si sentiva solo, inascoltato, senza rispetto. Racconta il figlio: «Lo Stato non garantisce la tutela del detenuto e non ha garantito quella di mio babbo. […] Era il mio compleanno e ci tenevo tantissimo a festeggiarlo insieme a lui, così andai a trovarlo in carcere. Stava già crollando, giorno dopo giorno. Aveva i capelli lunghi, la barba lunga, abbassava gli occhi perché si vergognava di fronte a me di farsi vedere in quelle condizioni» [2] .
About writing system and practices in the Mycenaean World
L'arte sembra essere, soprattutto in questo ultimo secolo, il regno dell'assenza di regole e limiti, nel quale l'artista può fare quasi tutto quel che vuole. Che cosa spinge un giurista a occuparsi di arte contemporanea? Gli incontri tra arte contemporanea e diritto sono vari e di varia intensità. Si tratta di incontri, poi, la cui valenza assume un significato diverso da Paese a Paese. L'esigenza di un'indagine anche in chiave comparatistica dei diversi settori del diritto che possono applicarsi all'arte contemporanea muove da un'osservazione di carattere generale: l'evidente e imprevedibile evoluzione dei modi di espressione dell'arte, anche quella nei luoghi pubblici, cui il diritto deve prendere in considerazione. Il giurista attento alle manifestazioni di arte contemporanea può agevolmente rilevare una certa inadeguatezza delle categorie giuridiche create e riconosciute dal diritto per il mondo dell'arte. Si tratta di categorie classiche, basti pensare alle definizioni e requisiti ai quali si riferisce il diritto d'autore, cioè materialità, unicità e originalità dell'opera, ispirate dall'arte classica -da quadri e sculture -e che ben si adattavano a un modo di esprimere la creatività, quando questa era centrata sulla figura dell'artista-soggetto, autore materiale, e sul suo prodotto-oggetto, l'opera. Oggi, quando ci si volge a osservare la trasformazione dei modi espressivi dell'arte contemporaneadivenuta ormai, e da quasi un secolo, concettuale, effimera, ibrida, appropriazionista e in divenire -il ritardo del diritto si palesa in modo evidente. Le misure del diritto, poi, si rivelano ancor più rigide e limitative, quando ci si addentra nelle scansioni definitorie, totalmente artificiose, che si ritrovano nelle diverse normative specialistiche: si pensi ad esempio a quelle adottate dal diritto tributario o dal diritto doganale.
La sfida è fare nuova luce su una forma ʻacquisitaʼ di spettacolarità, molto discussa ma solo in parte storicizzata, ancora non riconosciuta adeguatamente nella sua reale portata pionieristica. Muovendo da tale sfida, il testo di Jennifer Malvezzi Remedi-Action. Dieci anni di videoteatro italiano (Milano, Posmedia Books, 2015) va nella direzione di un'utile riscoperta di quelle esperienze sceniche liminali che, mescolando efficacemente linguaggi diversi, diedero vita al singolare fenomeno del videoteatro italiano all'altezza degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.
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