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2017, Segnali di confine N6 - mag/giu 2017
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Segnali di confine - libero esperimento di ostinazione culturale. Rivista culturale bimestrale indipendente, fondata a Genova nel gennaio 2016. Tema N6: La famiglia.
Segnali di confine N2 - mag/giu 2016, 2016
Segnali di confine - libero esperimento di ostinazione culturale. Rivista culturale indipendente fondata a Genova nel gennaio 2016. Tema N2: La pietà.
Segnali di confine N7 - lug/ago 2017, 2017
Segnali di confine - libero esperimento di ostinazione culturale. Rivista culturale bimestrale indipendente, fondata a Genova nel gennaio 2016. Tema N7: Dio.
Segnali di confine N3 - lug/ago 2016, 2016
Segnali di confine - libero esperimento di ostinazione culturale. Rivista culturale bimestrale indipendente, fondata a Genova nel gennaio 2016. Tema N3: La noia.
2017
Segnali di confine - libero esperimento di ostinazione culturale. Rivista culturale bimestrale indipendente, fondata a Genova nel gennaio 2016. Tema N8: l'Origine.
Segnali di confine N0 - gen/feb 2016, 2016
Segnali di confine - libero esperimento di ostinazione culturale. Rivista culturale indipendente fondata a Genova nel gennaio 2016. Tema N0: La strada.
Segnali di confine N1 - mar/apr 2016, 2016
Segnali di confine - libero esperimento di ostinazione culturale. Rivista culturale bimestrale indipendente, fondata a Genova nel gennaio 2016. Tema N1: Il rapporto uomo-natura.
Segnali di confine N5 - gen/feb 2017, 2017
Segnali di confine - libero esperimento di ostinazione culturale. Rivista culturale bimestrale indipendente, fondata a Genova nel gennaio 2016. Tema N5: Il nomadismo.
Segnali di confine N4 - nov/dic 2016, 2016
Segnali di confine - libero esperimento di ostinazione culturale. Rivista culturale bimestrale indipendente, fondata a Genova nel gennaio 2016. Tema N4: La rabbia.
Negli ultimi anni è andata prendendo corpo una sorta di "scuola semiotica torinese", la quale più che su presupposti epistemologici dogmatici o dettami metodologici integralisti si fonda su un gusto condiviso, quello di una certa irriverenza nei confronti degli stereotipi della disciplina, ovunque essi si annidino. Un'ansia di rileggere, ridiscutere, riscrivere, che non si àncora alle coordinate contingenti di un tema ma delinea una forma mentis. L'atelier proposto dal gruppo semiotico torinese conferma questa predilezione sabauda per il limite, la frontiera, le prospettive eccentriche ma con vocazione di centralità, lo sguardo in tralice del ricercatore che non scarta i sedimenti concettuali della letteratura precedente ma ha in dispregio le idées reçues. Quando si tratta di soggettività in semiotica, è forte la tentazione di concepire un soggetto pieno, in linea con la grammatica attanziale greimasiana, un soggetto che scoppia cioè d'intenzionalità e non sembra demordere dal suo fine acquisitivo neppure per un istante. Anche la semiotica delle passioni non intacca questo primato in fondo cartesiano della pienezza soggettiva, ma tuttalpiù ne produce una negativa, barometro degli effetti del mondo sull'individualità agente (o paziente). Nella semiotica peirciana, poi, lo studioso di solito rincorre la suggestione della semiosi illimitata solo per bloccarla alla prima occasione di un abito, in una cristallizzazione del senso, fino a lasciare immaginare che questa, e non il susseguirsi evanescente d'interpretanti lungo catene labirintiche e incerte, sia la condizione normale del soggetto. E cosa resta del soggetto in Lotman, se non una coordinata geometrica, frutto sì dell'intersecarsi di mille ascisse, di altrettante ordinate, ma pur sempre bersaglio, centro, punto fermo intorno a cui ruota una semiosfera? L'atelier torinese prova invece a cogliere il senso di una soggettività al confine, nel triplice intento di sorprendere, con Greimas, il farsi e il disfarsi delle posizioni attanziali; con Peirce, il coagularsi e il disciogliersi delle concrezioni interpretative; con Lotman, il discentrarsi e il ricentrarsi delle culture intorno al movimento dei testi. Soggetti di confine, dunque, ma anche soggetti sconfinati, nel senso che la semiotica coltiva sì l'ambizione di delinearne la silhouette, ma pur sempre nell'umiltà, e nella consapevolezza, che non vi è soggetto della modernità che non sia frantumato, perché frantumato è, in fin dei conti, lo sguardo che lo osserva, lo posiziona, lo descrive; che coglie in un riflesso la soggettività dello stesso osservatore. La labilità della condizione di gestante così come si riflette nel mutamento degli abiti e al tempo stesso diviene cornice di strategie di marketing e commercializzazione; l'evanescenza della soggettività e delle sue tracce autobiografiche nel discorso filmico di Nanni Moretti; la dialettica di ordine e disordine nell'improvvisazione musicale; le fluttuazioni dell'identità nazionale nel metadiscorso letterario e giornalistico sul Risorgimento; le ambiguità che segnano la trasposizione di una realtà metropolitana in soggetto di marca; la labilità delle soggettività incarnate nella sensualità dei gusti alimentari; i paradossi della presenza e della rappresentazione dei corpi alle frontiere geopolitiche d'Europa, tra costrizioni di genere e imposizioni geopolitiche: non si tratta che di sfaccettature di uno stesso prisma; di un dispositivo ottico multi-prospettico la cui mira ultima è catturare, proprio in un baluginio iridescente, le irregolarità semiotiche di una soggettività ognora mutevole. (M.L.) 2
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