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La scrittura e la morte. Letteratura come giudizio universale.
La realtà rappresentata. Antologia della critica sulla forma romanzo 2000-2016, 2019
Il successo planetario di narrazioni a cavallo fra i generi, da Gomorra di Roberto Saviano fino a Preghiera per Cernobyl del premio Nobel Svjatlana Aleksievič e molti altri, ha rappresentato negli ultimi anni l'occasione di un ripensamento critico profondo della forma-romanzo, tanto nella sua morfologia quanto nelle sue declinazioni particolari. È vero, come afferma Mario Vargas Llosa, che solo il romanzo può darci una «presa diretta e totalizzante dell'essere umano» o ha forse ragione Berardinelli quando parla, denunciandolo, di un genere ormai «più merceologico che letterario»? E quali sono oggi i rapporti tra la rappresentazione romanzesca e una realtà percepita come sempre più complessa, se non sul punto di dissolversi nell'immateriale della mediatizzazione? Attraverso le pagine di molti fra i contributi critici più interessanti degli ultimi anni, l'antologia permette di comprendere le rappresentazioni romanzesche della realtà, aprendo così anche ad una più articolata comprensione del mondo contemporaneo. I cappelli introduttivi premessi ad ogni brano antologizzato permettono inoltre di contestualizzare e mettere a fuoco i nodi teorici principali della letteratura critica.
L'ombra lunga dell'autore, 2019
Il caso editoriale di Alfonso Luigi Marra rappresenta ciò che Adorno ha definito "fragore senza suono". Infatti, nonostante i suoi libri siano stati pubblicizzati grandemente da tutti i media, quasi nessuno li ha letti. Autore senza opera Questo fenomeno è definito da Carla Benedetti "effetto Marra", il caso dell'autore senza opera". Egli si configura come un uomo conosciuto dai più per fama, grazie all'autopromozione e alla pubblicità (poiché di lui si parla molto nei luoghi deputati a far cultura). Un uomo del quale si conosce la poetica, che però il più delle volte rappresenta ormai solo un'etichetta attribuita dalla casa editrice per fini promozionali. Un uomo la cui vita e pensiero vengono strumentalizzati per poter vendere di più, ma anche un autore le cui opere non giungono al pubblico. I teorici della letteratura sostengono che questo sia il tempo in cui si concretizza la sparizione dell'autore, la cui importanza viene subordinata dai lettori a quella che essi conferiscono al testo. Un mito tardomoderno A questo proposito ne "La morte dell'autore" (1968) Roland Barthes scriveva che "Quando la scrittura comincia, l'autore entra nella propria morte". Al contrario, la Benedetti sostiene che a sparire siano le opere. L'unica opera rimasta agli autori dei nostri tempi sarebbero i loro nomi, propagandati a non finire sugli schermi televisivi, e le loro storie, vendute al meglio per poter attirare l'attenzione del pubblico. Quello della morte dell'autore sarebbe un mito tardomoderno risalente agli anni '60, in cui si iniziò a parlare di questo fenomeno anche in trattazioni filosofiche, critiche e poetiche. Secondo il mito, la comprensione e l'interpretazione del testo non passano più per la figura dell'autore e per il suo pensiero, ma esclusivamente attraverso l'intenzionalità del testo. Ciò avrebbe portato alla luce una rete di testi orfani, acefali, che rimandano l'uno all'altro. Testi che dialogano con altri testi e non più con gli autori. Al concetto di "opera", che implica in automatico la presenza di un autore creante, si sarebbe sostituito il concetto di "testo". La Benedetti sostiene che, per quanto la figura dell'autore sia diventata via via sempre più marginale negli ultimi decenni, essa rivesta ancora un ruolo fondamentale nella creazione della letteratura e che la sua funzione sia centrale nella comunicazione letteraria moderna. Autorialismo L'opinione più diffusa relativa all'ipertrofia dell'autore è quella che la considera un epifenomeno provocato dall'industria culturale: l'autore sarebbe solo un fenomeno di mercato. Ne è un esempio il fatto che alcuni ritengono che l'autore e lo scrittore siano entità differenti. Il primo sarebbe colui di cui i media parlano, la figura pubblica; il secondo, invece, sarebbe lo scrivano muto, colui che dà vita alla sua opera e che deve scomparire dietro di essa senza lasciare traccia alcuna. Altri ritengono che l'autore sia conseguenza del sistema economico-giuridico basato sui diritti di proprietà delle opere, sopprimendo i quali si sopprimerebbe anche l'autore. Altri ancora lo ritengono il frutto della vecchia tecnologia del libro a stampa, destinata ad estinguersi mano a mano che l'ipertesto prenderà piede. La Benedetti, invece, crede che l'ipertrofia dell'autore sia principalmente un fenomeno artistico legato all'autorialismo, che, presente da almeno due secoli, si è acuito nel Novecento. Secondo tale fenomeno un'opera d'arte non può esistere se non in quanto prodotto di un autore. Ciò non ai fini di stabilirne la paternità né per rendere possibile la sua comprensione, bensì per sapere se effettivamente ciò che ci si appresta a leggere sia
quaderni medievali 53 , 2002
Un’inchiesta su un omicidio dei tempi del Vespro. Vittima un notaio al servizio di Alaimo da Lentini, sospettati un gruppo di nobili siciliani, investigatore Pietro il grande re d’Aragona, indizio chiave: la scrittura.
La sera delli 5 d'ottobre, circa le 23 ore, ritornando il Padre al suo convento di San Marco a Santa Fosca, nel calare la parte del ponte verso le fondamenta, fu assaltato da cinque assassini; parte facendo scorta e parte l'essecuzione, e restò l'innocente Padre ferito di tre stilettate, due nel collo et una nella faccia, ch'entrava all'orecchia destra et usciva per apunto a quella vallicella ch'è tra il naso e la destra guancia, non avendo potuto l'assassino cavar fuori lo stillo per aver passato l'osso, il quale restò piantato, e molto storto.
Dottrine segrete e mondi trascendenti PREFAZIONE Questo non è un libro per animi pavidi. Chi lo ha letto e forse si è smarrito in esso si ritrova cambiato, o comunque scosso. E` stato esposto alle possenti onde della coscienza ed è stato profondamente agitato da esse. La stabilità del suo Io vacilla e la linea di demarcazione fra soggetto ed oggetto si cancella.
corso di Ermeneutica e pratiche linguistiche-prof. Tommaso Tuppini Relazione: Solitudine, scrittura, morte (percorso ragionato attraverso alcune opere di M. Heidegger, G. Perec e M. Blanchot) «In alcuni momenti si avverte il desiderio di prendere il largo, di non appartenere ai soliti giri, di non percorrere sempre le stesse vie, di non ripetere sempre le stesse parole, di deporre tutte le maschere. In alcuni momenti ci si sente diversi, distinti, differenti, unici. Incapacità? Disadattamento? Presunzione? Supponenza? Chissà. In ogni caso si sperimenta l'acuta sensazione, spesso non priva di sofferenza, di essere un'altra cosa rispetto al mondo che ci circonda e ai ruoli che vi rivestiamo, giungendo a sentire sulla propria pelle questa disequazione: Io ≠ Mondo» 1. Queste parole del teologo Vito Mancuso ben introducono ad una possibile comprensione del tema di questo lavoro, che si articola in tre sezioni. Nella prima parte di questo scritto si metteranno in evidenza alcune diverse sfumature e funzioni della solitudine, intesa come separazione dal consesso umano, allontanamento dal mondo, disagio esistenziale. Nella seconda parte della relazione si vorrebbe indagare il rapporto, affascinante e problematico, tra solitudine e scrittura, facendo riferimento allo statuto dell'opera d'arte: l'uomo che si ritrova solo può, deve e sente il bisogno di scrivere. Perché scrivere avrebbe a che fare con la solitudine essenziale? La solitudine stessa si presenta nell'atto dello scrivere, in quanto chi scrive abbandona la facoltà di dire "Io" per passare a un semplice "egli". Nella terza parte del testo, infine, si metterà in relazione il fenomeno della scrittura con l'evento-morte. Chi scrive, lo fa per prepararsi a morire: si scrive per dare alla morte un'effettiva possibilità e al tempo stesso si può scrivere solo se la morte scrive in noi. L'esperienza dell'artista è un'esperienza estatica e, in quanto tale, un'esperienza di morte. 1 V. Mancuso, Il coraggio di essere liberi, p. 45. 2 p. 91.
L’esame sistematico delle oscillazioni nella definizione dei termini “neoavanguardia” e “postmoderno” è alla base di questo studio che si sviluppa, quindi, attraverso l’analisi comparata di differenti contesti, con particolare riferimento a quello italiano (Gruppo 63) e a quello francese (Nouveau Roman). Si profila così un quadro articolato di esperienze narrative profondamente intrecciate tra loro, che apporta un valido e del tutto originale contributo alla discussione su categorie storiche ben consolidate nell’ambito della storia letteraria e della teoria critica del secondo Novecento.
Trama: Quando incontra di nuovo Alex, a Talia sembra di rivivere un incubo. Lui non è cambiato. Sempre bello, sicuro di sé, crudele, è ancora l'uomo che tre anni prima l'ha abbandonata dopo aver approfittato di lei, dopo averla usata come un oggetto e averla buttata via. Ma Alex non sa che da quella relazione, che per lui non ha contato nulla, è nato un figlio, Matty, e Talia è ben decisa a non farglielo scoprire mai! Ma Alex è davvero il seduttore crudele che appare agli occhi della sofferente Talia, oppure la colpa sta altrove?
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Revista Eviterna , 2020
Peloro - Rivista del dottorato in scienze storiche, archeologiche e filologiche dell'Università di Messina, 2016
in Diritto dell'informazione e dell'informatica, 2014, 891
Strisce di Risorgimento. Risorgimento e unità d’Italia nei fumetti e nella stampa per ragazzi. Nuova edizione corretta e aggiornata, vol. II, Contributi e tavole, introduzione di Angelo Nencetti, Chieri, 2011
Nel vivo della morte - La sfida quotidiana alla vita (a cura di Paolo Contini e Angela Mongelli), 2020