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II. La scienza letteraria e lologica negli anni del postcomunismo Studi Slavistici I (2004): 115-125 Donatella Possamai Sulla critica del postmodernismo: spunti di riflessione Sulla critica del postmodernismo: spunti di riflessione Ë un titolo volutamente ambiguo: líarticolo potrebbe trattare della critica al postmodernismo o della critica postmodernista. In realt ‡ Ë proprio nella formulazione di queste due possibili varianti interpretative che appare evidente la stretta e profonda interconnessione tra le due problematiche e la conseguente impossibilit ‡, a mio avviso, di parlare della seconda senza esaminare la prima; ciÚ innanzi tutto a causa di una perdurante e insufficiente chiarezza di qualsiasi locuzione contenga vocaboli quali ëpostmodernoí, ëpostmodernismoí e derivati, come se questi ultimi emanassero uníopacit ‡ contagiosa che si estende a tutti gli elementi della frase, rendendola diversamente intelleggibile. Appare quindi evidente che non si tratta di una questione di pura convenzionalit ‡ nellíuso terminologico, poichÈ il fenomeno investe la semantica profonda.
"Malacoda", gennaio 2016
Le tradizionali griglie di comprensione antropologica, sociologica, psicologica, ampiamente insufficienti, descrivono un mondo in via di sparizione e dunque non sono in grado di illuminarci sulla lettura di quei fenomeni che si stanno spiegando sotto i nostri occhi. È urgente dunque innanzitutto assumere nuovi modelli teorici, strumenti concettuali rinnovati capaci di leggere le realtà di oggi in rapida e talvolta sconvolgente trasformazione.
CAPITOLO 1 Il decadentismo non si riassume in concetti omogenei e nemmeno ottiene da tutti i critici una medesima periodizzazione, nonostante ciò possiamo inizialmente scrivere del decadentismo come quella corrente letteraria che ha inizio dalla irrequietezza esistenziale del romanticismo. Per identificare il decadentismo non è sufficiente far riferimento ad un unico denominatore e non è sufficiente attribuire alla rivista "Le Decadent" (1886) l'inizio, la linea di demarcazione e di inizio del periodo decadente. Le motivazioni d'avvio del decadentismo sono i tentativi di ricuperare quelle che s'immaginavano essere le condizioni primitive della vita, nell'egocentrismo, nella debolezza della responsabilità e nel senso di isolamento, nella coscienza di un'intera incompiutezza. Nella normale tradizione critica, oggi, il decadentismo, assimilato alo simbolismo nomina dunque il periodizzamento post-romantico. Inoltre, il decadentismo è un concetto patrimonio didattico: nel 900, infatti, è considerato un parametro per la comprensione dei processi culturali. Per la maggior parte dei critici l'origine del decadentismo è da far coincidere intorno al 1885 mentre non c'è accordo né per la data di fine decadentismo né per una vicenda storica che ne delinei il tramonto. C'è chi apre e chiude il decadentismo nell'ultimo ventennio dell'Ottocento, chi lo estende alla fine della prima guerra mondiale chi invece alla seconda guerra mondiale. Furono numerose le problematiche morali (offuscamento del senso del peccato, di differenza nei confronti delle dottrine rivelate sostituite da un vago sentimentalismo religioso, il disagio della solitudine esistenziale, l'esaltazione di un autonoma parola del cuore, la frantumazione delle risposte sul destino dell'uomo) e referenziale (gusto più marcato per il linguaggio delle fosforescenze e di illuminazioni oniriche, sciolto da leggi grammaticali e da una consolidata geometria mentale fondata su cifre e criptografie) a non scomparire nell'Ottocento, ma al contrario, rimangono ben visibili per gran parte del 900. Agli inizi del 900 si è poeta crepuscolare, poeta di clausura che si apparta nel rifugio per meglio comprendere il suo turbamento, sia quello futurista con i suoi inni al progresso sono, per dir così, figli di nessuno, chiusi in labirinto dove le luci del razionalismo delle scienze o sono spente o abbagliano, nel disordine contenutistico di ciò che scrivono, proiettano in direzioni antitetiche sono comunque sostanzialmente soli. Mutati i tradizionali temi di ispirazione, mutano anche in campo politico e artistico le tradizionali forme di espressione, a cominciare dal rifiuto di un linguaggio puramente comunicativo e referenziale. Il decadentismo quindi riassume in sé alcuni archetipi che sottendono il sistema culturale contemporaneo nel suo complesso; il decadentismo non è soltanto un gusto ma è un atteggiamento di vita legata ad una particolare visione dell'universo. Un critico del decadentismo fu Francesco Flora, il quale in un saggio del 1949 non fu tenero con il decadentismo ma tentò di capirlo con l'assiduità della lettura e nella meditazione, ne isolò l'autonomia artistica e seppe dar senso ed un volto dai lineamenti abbastanza marcati. Il decadentismo visto come denominatore di più correnti e di più attori,un elemento cospicuo di comprensione della dinamica dei coevi processi letterari e artistici. CAPITOLO 2 La storia della critica sul decadentismo fu affrontata da molti autori in modo monografico: Scrivano, Seroni, Briganti. Scrivano afferma che nella critica contemporanea non ha avuto molto rilievo il problema del decadentismo, lo studio di esso ha contribuito la maturazione di nuove prospettive anche dal punto delle metodologie critiche. I problemi fondamentali affrontati dalla critica al decadentismo sono:
2017
Nel primo paragrafo, dopo aver ripercorso brevemente il gioco tra moderno e postmoderno, esamineremo il Metamodernismo in quanto espressione dell'insoddisfazione nei riguardi del postmoderno come categoria sia descrittiva che prescrittiva, come posa e atteggiamento, favorenti il disimpegno, l'approccio ironico, la decostruzione e in definitiva lo scetticismo, il relativismo, la mancanza di senso. Nel secondo paragrafo, approfondiremo la sfida filosofica che il Metamodernismo intraprende per recuperare il soggetto e il progetto dell'autonomia proprio dei moderni senza ricadere nei limiti e nei vizi del pensiero della totalità, tipico di un certo declinarsi storico e concettuale del moderno, contro cui si sono levate le voci dei postmodernisti. Svolgeremo infine alcune considerazioni finali.
2001
1. Ringrazio innanzitutto per l'onore di introdurre questa discussione sul postmoderno. Per cercare di illustrare il senso di ciò che viene designato con il termine postmoderno, le sue conseguenze filosofiche e i compiti che pone utilizzerò come prospettiva quella che desumo dal titolo del progetto di ricerca che accomuna quanti sono qui presenti: quali implicazioni ha il postmoderno per ripensare concetti come quelli di libertà, giustizia e bene?
2016
Tesi triennale che teorizza una periodizzazione alternativa al genere, cosiddetto, "postmoderno" in Italia. Il lavoro cerca di leggere in certa letteratura di Bianciardi, Parise, Manganelli, i prodromi di quel che negli anni ottanta si compì con Umberto Eco e l'Italo Calvino di "Se una notte d'inverno un viaggiatore". L'indagine porta alla negazione delle premesse effettuate.
2015
Where but to think is to be full of sorrow Keats, "Ode to a Nightingale" 1. Introduzione: a partire dal postmoderno rettamente inteso Secondo ciò che affermano alcuni esponenti dell' Ecocriticism (Joni Adamson), bisogna evitare di fare i critici asetticamente distaccati dal loro oggetto di studio e introdurre, o lasciare che si esprima, una certa soggettività nel nostro lavoro. Devo dire subito che per buona parte della mia carriera mi sono occupato di avanguardie, e non solo di quelle letterarie e artistiche, ma anche di quelle delle frontiere del sapere in diversi campi, visto che, vivendo appunto tra due o tre mondi, due o tre lingue e tre o quattro o cinque ambiti sociali e professionali, la nozione di limite, di frontiera, di attraversamento, mi è stata sempre presente. E come dirò tra poco, questa schizofrenia intellettuale mi ha indotto a indagare su cosa sia il sapere tout court, per cui, un po' come Leopardi, da poeta sono diventato filosofo. E ironia della vita volle che nel tentacolare lungo varie frontiere cercando di capire come, dove e quando sappiamo quello che sappiamo, mi sono quasi sempre trovato a ritornare indietro, nel tempo e nello spazio, un po' come il granchio, cha va avanti andando indietro (o cosi si diceva), e dunque nella geostoria, nei territori abitati da chi prima di me aveva vissuto simili condizioni di spaesamento, di nomadismo quantomeno
Giuseppe Sarto nasce a Riese (Tv) nel 1835, secondo di dieci figli di una famiglia modesta. Dopo aver studiato nel seminario di Padova, viene ordinato prete nel 1858 e nominato cappellano. Nel 1867 è promosso arciprete di Salzano e nel 1875 canonico della cattedrale di Treviso, cancelliere vescovile e direttore spirituale nel seminario diocesano. Nel 1884 è eletto a vescovo di Mantova, nel 1893 passa alla sede patriarcale di Venezia. Alla morte di Leone XIII, il 4 agosto diventa papa con il nome di Pio X e con il motto "Instaurare omnia in Christo". Muore il 20 agosto 1914.
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Figure moderne dell'alterità, 2024
SigMa Rivista di Letterature comparate, Teatro e Arti dello spettacolo , 2020
"Filosofia e nuovi sentieri/ISSN 2282-5711"., 2014
I professionisti della cultura al lavoro. Archivi, biblioteche e musei in Friuli Venezia Giulia e in Italia, atti del seminario DIUM-MAB “Archivi, biblioteche e musei in Friuli Venezia Giulia e in Italia”, 2021, organizzato dall’Università degli Studi di Udine e da MAB FVG, Forum, Udine, pp. 63-69., 2022
Bietica&Società, 2012
Nuova Antologia, ottobre-dicembre 2024, fasc. 2312, 2024
«Senza Cornice» N°29 , 2023
in Segni, Studi in ricordo di Riccardo De Biase, 2023