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2014, La Via
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Il destino tragico di molti luoghi storici è, ancor più dell’abbandono, la cosciente indifferenza. L’incedere della cultura massificata contemporanea tende a derubricare il luogo e l’oggetto storico, quando estraneo alla propria mercificazione, ad un crudele limbo di noncuranza. Condizione che permane fino al momento dell’eventuale e possibile riuso che nella quasi totalità dei casi arriva a far prediligere il procrastinarsi della rovina piuttosto che indulgere nella contaminazione del nuovo.
Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l'inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo. La sua mano si alzava e si abbassava a ogni prezioso respiro. Si tolse di dosso il tela di plastica, si tirò su avvolto nei vestiti e nelle coperte puzzolenti e guardò verso est in cerca di luce ma non ce n'era. Nel sogno da cui si era svegliato vagava in una caverna con il bambino che lo guidava tenendolo per mano. Il fascio di luce della torcia danzava sulle pareti umide piene di concrezioni calcaree. Come viandanti di una favola inghiottiti e persi nelle viscere di una bestia di granito. Profonde gole di pietra dove l'acqua sgocciolava e mormorava. I minuti della terra scanditi nel silenzio, le sue ore, i giorni, gli anni senza sosta. Poi si ritrovavano in una grande sala di pietra dove si apriva un lago nero e antico. E sulla sponda opposta una creatura che alzava le fauci grondanti da quel pozzo carsico e fissava la luce della torcia con occhi bianchissimi e ciechi come le uova dei ragni. Dondolava la testa appena sopra il pelo dell'acqua come per annusare ciò che non riusciva a vedere. Rannicchiata lì, pallida, nuda e traslucida, con le ossa opalescenti che proiettavano la loro ombra sulle rocce dietro di lei. Le sue viscere, il suo cuore vivo. Il cervello che pulsava in una campana di vetro opaco. Dondolava la testa da una parte all'altra, emetteva un mugolio profondo, si voltava e si allontanava fluida e silenziosa nell'oscurità.
Le vie di comunicazione nell'antichità (Atti del convegno), 2021
La Via Severiana come difesa costiera e risorsa infrastrutturale del Lazio romano. La via Severiana è un’importante strada costiera costruita verosimilmente nei primi anni del III sec. d.C. che sostituì un precedente tracciato litoraneo. Il nome è invalso a seguito della scoperta di un’iscrizione proveniente da Ardea datata al 238 d.C., in cui sono ricordate opere di consolidamento della costa per la protezione della via. Il tracciato, osservabile nella Tabula Peutingeriana, collegava Ostia a Terracina, attraversando una serie di centri litoranei, come Antium e Lavinium. L’interesse dei Severi per questo percorso stradale è documentato anche da un miliario che marcava il sesto miglio posto da Settimio Severo e Caracalla, rinvenuto nei pressi di Ostia. Ad Ostia il tratto di strada basolata messo in luce tra la Sinagoga e le Terme della Marciana è stato identificato come un tratto della via Severiana. Tale tratto si estende fino all’incrocio con la via della Marciana, da dove si può ipotizzare che proseguisse fino alla foce del Tevere. In questo tratto di costa si erano resi necessari una serie di apprestamenti (massicciate, dighe, barriere frangiflutti, ecc.) per protezione dall’erosione marina. Le indagini condotte dal Progetto Ostia Marina, missione archeologica dell’Università di Bologna, hanno permesso di documentare una serie di evidenze di intensi fenomeni erosivi lungo tale tratto di costa ostiense, un tempo esposta alle onde del mare. Sono verosimilmente connesse a tali esigenze di consolidamento e difesa dall’azione delle onde le massicciate rinvenute nel 1961 da Maria Floriani Squarciapino associate alla via Severiana, poco a oriente del punto in cui verrà successivamente scoperta la Sinagoga.
una rilettura di alcuni giochi tradizionali di area jonica
2014
da un numero imprecisato di appartenenti alla terza generazione di Malâmatî, informazioni sulla vita e le sentenze dei fondatori del gruppo e sui loro discepoli. Tra questi informatori, una trentina di personaggi circa 1 , fa spicco chiaramente il nome del nonno di Sulamî, Abû 'Amr Ismâ'îl b. Nujayd (m. 977 d.C.), che faceva parte del gruppo di quelli che mettevano in pratica il principio malâmatî della "dissimulazione dell'esperienza interiore" (talbîs al-hâl) 2. I primi Malâmatî di Nîshâpûr si riunirono intorno alla figura di Hamdûn al-Qassâr (m.884 d.C.), che secondo Sulamî è stato il vero fondatore del movimento 3 e che forse è il rappresentante della sua tendenza più autentica. Anche se non ha lasciato nessun'opera scritta, si tramandano alcuni dei suoi detti più significativi. Diceva: "La conoscenza che Iddio ha di te è migliore di quella che hanno gli uomini" (bâyad ke tâ 'ilm-i Haqq-ta'âlâ-be-to nîkûtar az ân bâshad ke 'ilm-i khalq) 4. Hamdûn sosteneva che era caratteristico della natura dell'essere umano preoccuparsi della popolarità mondana più che del puro compiacimento divino, e che questo era il velo più grande che si interponeva tra Iddio e l'uomo devoto. Chi si preoccupa del giudizio degli uomini
Dottrina Segreta, 2020
Nella serie dei lavori collegati al commento della Dottrina Segreta di Helena Petrovna Blavatsky, abbiamo dedicato tra articoli a quelli che sono i fondamenti della religione indù: Dharma, Karma, Reincarnazione. Si rende ora necessario procedere ad una seconda trilogia, essendo il Dharma legato alla Vita, il Karma legato alla Morte, mentre il Devachan occupa il periodo intercorrente fra la Morte e la Reincarnazione.
Etica per il III Millennio basata su Talmud, Ingegneria dei Sistemi, Gestione Totale della Qualità
Non sono Cristiana, non sono una Rabbina, non sono una autorità della istoria. Sono una donna ortodossa che studia Torah, Kabala che insegna, scrive libri sulla tecnica vocale dei Leviti del Secondo Tempio, scrive poesie, dipinge, e vive in un ambiente quasi completamente fuori della mia comunità natia-vivendo una vita completamente ortodossa come descritto dalla legge-facendo tutto nelle mie piccole possibilità per seguire la legge e i comandamenti, condividendo Torah e la Voce con quelli che vogliono saperla, impararla, conoscerla… Sono pedagoga vocale, esperta (se esiste una cosa simile) nel discorso della voce esterna, interna, la spiritualità della voce e lo strumento che DO ha dato all'essere umano per distinguersi dagli animali… la voce di ragione, la voce di comunicazione e la distinzione per poter comunicare con lingue diverse nella Sua immensa e perfetta creazione. La mia vita e dedicata allo strumento, alla parola, all'arte e agli esseri umani che trovano grade benefici quando si connettono con la voce interna/esterna e usano il potere per il bene; il canto, il parlare, il comunicare, per dare al prossimo gioia e un sapore del al di la-perché la voce e sacra e deve essere posto nel più alto firmamento del nostro corpo. Così si unisce all'infinito per il bene del altro/ascoltatore. Pur troppo non lo usiamo cosi-ovvio da come si comporta il mondo. Do ci ha dato un mondo favoloso e noi lo sprechiamo con sporcizia, male e ingiustizie. A un ebreo non è concesso di leggere o studiare una religione oltre della sua…non è concesso di entrare in una chiesa o in un monumento di una altra religione. E una proibizione che non è rispettato quasi da nessuno, neanche Rabbini Ortodossi-Ovviamente ci sono religiosi che osservano questa regola, ma neanche in totale ed e possibile di avere un permesso rabbinico per entrare in una chiesa o studiare testi ecc. Prima della mia Teshuva (ritorno all'ebraismo ortodosso) andava in chiese, guardavo l'arte, ascoltavo concerti, ho fatto tutto quello che fanno gli altri e stavo 'bene 'cosi. Dopo la mia decisione di 'ritornare', 20 anni fa per seguire la legge al maximum possibile, di fare l'ebraismo il centro della mia vita, ho accettato su di me tutto il pacchetto-non entro, non guardo ecc.…e vivo in questo modo una vita dedicate alla divulgazione del mio lavoro in tutto quello che è, sperando che è la connessione giusta da Hashem gradito. Non ce da discutere la via della passione, se non si inizia alla base. La base sono i 10 comandamenti. «E Dio pronunciò tutte queste parole dicendo così: traduzione piu letterale dellóriginale ebraico Esodo 20,1-14 (wikipedia) Io sono il Signore tuo DO , che ti fece uscire dal paese d'Egitto, dalla casa del [faraone dove eravate] schiavi. Non avrai altri Dei al mio cospetto. Non dovrai farti alcuna figura scolpita, né immagine alcuna delle cose che sono in alto nel cielo o in basso sulla terra o nelle acque al di sotto della terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li adorare, perché io, il Signore tuo Dio, sono un Dio scrupoloso [nell'esigere la punizione per l'idolatria]. Per coloro che mi odiano Io punisco il peccato dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione mentre uso bontà fino alla millesima generazione per coloro che mi amano ed osservano i miei comandamenti. Non pronunciare il nome del Signore Dio tuo invano; perché il Signore non lascerà impunito chi avrà pronunciato il suo nome invano. Ricordati del giorno del Sabato per santificarlo. Per sei giorni lavorerai e compirai ogni tua opera ma il settimo è giorno di totale cessazione del lavoro e dedicato al Signore Dio tuo. Non farai alcun lavoro né tu né tuo figlio né tua figlia né il tuo schiavo né la tua schiava né il tuo animale né il forestiero che si trova
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L'identità Nazionale. Storie, film e miti per raccontare l'Italia
La Via Sacra della pandemia, 2020
Elementi minori di un paesaggio archeologico. Una lettura dell’Alta Valle Latina (Bibliotheca Land, 2), Roma 1998, pp. 145-150, 1998