1998, Manuale di Storia, Storia medievale
I che aveva caratterizzato le società politiche comunali fin dall'origine, ma che si complicò ulteriormente quando con la formazione del comune di «popolo» nuovi soggetti socialidiretta espressione dell'espansione delle società urbane a partire dall'XI secoloriuscirono ad affermare una presenza diretta nell'arena politicoistituzionale. Llemergere dal punto di vista istituzionale del «popolo>> non fu un processo indolore: fenomeno di autodisciplina politica di una parte della società urbana, esso si affiancò per qualche tempo al comune podestarile entrando in pericolosa competizione con quest'ultimo. La generale affermazione del comune di «popolo» e la graduale marginalizzazione delle istituzioni podestarili non generarono però né duratura pacificazione né semplificazione del gioco politico. La fase estrema della vicenda del «popolo» è segnata anzi in molti comuni dal ricorso allo strumento radicale della legislazione antimagnatizia, che dà la misura di quanto esasperata fosse la tensione dello scontro politico e quanto poco la nuova organizzazione istituzionale riuscisse a contenere la complessa articolazione delle fazioni (cfr. la lezione xv). Fu in questo contesto, segnato dalla violenza endemica e dall'instabilità del gioco politico, che poté risultare naturale ricorrere alla sospensione delle garanzie costituzionali e alla creazione di magistrature straordinarie monocratiche: in genere gli stessi organi di governo comunale (innanzitutto «podestà» e «capitano del popolo») affidati per un lungo periodo o in perpetuo a un personaggio ritenuto capace di sedare i contrasti e di ripristinare una continuità nell'azione di govemo. La signoria, che poteva nascere come «espediente provvisorio, introduce un fattore di novità dirompente quando «cominciò a rompersi la prassi di conferire gli alti uffici politici a durata assai breve, e si diede modo al magistrato o signore di consolidare il suo potere personale e di prepararne la trasmissione ad altri membri della sua famiglia" (Tabacco). Esemplare l'elezione a Mantova di Guido Bonacolsi, ratificata dagli organi del comune nel1,299 (vent'anni dopo la prima affermazione del nonno, nel1276): «Stabiliamo e confermiamo che l'egregio signore Guido Bonacolsi sia fatto in perpetuo capitano generale della città e del distretto di Mantova, e del comune di Mantova [...] e che possa reggere e govemare città, distretto e comune di Mantova a suo libero, puro e generale arbitrio, decidendo di propria iniziativa cum consilio et sine consilior,. Laddove si manifesta la tendenza alla costituzione di poteri straordinari, al conferimento di un'autorità monocratica e poi alla sua formalizzazione non si assiste dunque alla traumatica abrogazione delle istituzioni comunali. I processi in questione sono di sospensione, a tempo più o meno determinato, di sovranità* che all'inizio rimangono formalmente indiscusse (esemplare il caso veronese), e poi di svuotamento graduale di ambiti di potere la cui configurazione istituzionale si pretendeva non venisse intaccata. Con tali caratteristiche, le <.signorie» cominciarono ad apparire in area padana: in Romagna, in Veneto, in Lombardia. Benché limitate nel tempo, Ie dominazioni sorte tra Veneto e Lombardia nella prima metà del Duecento nel quadro della tradizionale polarizzazione della politica italiana (fra un fronte guelfo e uno ghibellino, entrambi mobili e compositi sotto il richiamo nominale alla fedeltà al papato e Nascita della signoria come <<espediente provvisorio>> Realtà signorili in Veneto, Lornbardia, Emilia