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L'Altro "orientale" come parte dell'Io "occidentale" Implicazioni politiche di un circolo ermeneutico ALBA CAGNINA l proposito di questo articolo è quello di analizzare, ripercorrendo momenti scelti della storia dell'Orientalistica, il sostrato antropologico della diversità in quanto esito della contrapposizione tra gruppi umani, politici e sociali. Ad essere proposta sarà la storia di uno sforzo: lo streben verso l'Altro. Si tenterà perciò un'indagine sulle condizioni di possibilità di un Aufhebung, di un superamento della polarità orientale-occidentale mantenendo e preservando quegli aspetti di antagonismo e di diversità, anche in ambito scientifico, che non possono essere semplicisticamente liquidati come la storia di un errore.
Modigliani scultore, a cura di G. Belli, F. Fergonzi, A Del Puppo (Rovereto, 2010-2011), Milano, Silvana Editoriale 2010 , 2010
Orientalismi italiani (eds Gabriele Proglio), 2012
Orientalism di Edward Said, ormai da decenni, è al centro di un vivo dibattito. Forse perché, fin dalla prima citazione, da quel 'non possono rappresentare se stessi; devono essere rappresentati' ripresa dal Der achtzehnte Brumaire des Louis Bonaparte di Karl Marx, il contesto messo a fuoco, insistendo sulla linearità dell'Europa, di alcuni tratti dominanti del suo pensiero, produce nel lettore una forma di straniamento, di disallineamento con la retorica del passato, delle identità, delle nazioni. Privati del manto che apparentemente unifica, altro non è che l'effetto delle modulazioni dei confini, si dischiude un universo che va trattato nelle sue specificità. E, sebbene con declinazioni diverse, si scopre che, alla fine, si sta parlando di altri volti dell'Europa, proprio come succedeva per Venezia nelle Città invisibili di Italo Calvino. Di qui l'idea di orientalismo come 'mali della -e aggiungerei nellacultura europea ', del Soggetto (Mellino 2009, Young 1990): un universo valoriale che, proprio in quanto creato in seno al logos europeo, ne conferma la centralità e la coerenza. Dunque, non un sistema dicotomico, ma la riproduzione, su altri frangenti, della discorsività europea, di un modus ponens che, secondo Said, iniziò con la descrizione e classificazione degli altri, delle forme di alterità, per poi diventare un approccio consueto e diffuso. L'elemento patologico, in tal senso, andrebbe riscontrato nell'estensione su grande scala della 'capacità processuale' -Said parla di distribuzione della consapevolezza geopolitica, di elaborazione d'"interessi" e di volontà. Non si tratta solo di condividere delle rappresentazioni, ma della capacità di fare propri, di adottare nella pratica, certi modelli interpretativi. Percorrendo questa linea, Said individua nella cultura greca le origini epistemologiche delle forme di relazionalità, delle funzioni che permisero l'affermazione e l'ancoraggio, in una
Secondo il filosofo francese Jean-Luc Nancy in “La rappresentazione interdetta”, “la rappresentazione non va pensata soltanto come un regime operativo e tecnico particolare: questo termine propone anche un nome generale di quellʼevento e di quella configurazione che vengono di solito chiamati Occidente”. Allʼinverso, lʼarte del Vicino e Medio Oriente si distingue per una carenza o vuoto di raffigurazioni, che è stato a lungo e spesso arbitrariamente riempito dal nostro orientalismo pittorico e letterario. Questa ricerca tenta di individuare stereotipi ricorrenti, ed eventuali archetipi affioranti, in tale produzione.
Non c'è dubbio che per secoli nel mondo occidentale abbia prevalso il concetto di etnocentrismo. L'Occidente, a partire dalle grandi scoperte geografiche, ha conquistato gran parte della Terra, non solo militarmente e politicamente, ma anche culturalmente. L'idea della superiorità della nostra cultura e il principio di proiettare in tutto il pianeta la nostra visione del mondo, il nostro concetto di società, di economia, di relazioni tra le persone, sono stati dominanti per centinaia di anni. Con l'imperialismo, il colonialismo e l'eccezionalismo l'Europa e gli Stati Uniti d'America hanno esportato la loro idea di società e convivenza tra i popoli. L'etnocentrismo, ed in particolare l'eurocentrismo, hanno dominato nel pensiero occidentale almeno per più di quattro secoli e mezzo, a partire dal 1492. Nel 1948, con la Dichiarazione dei Diritti dell'uomo di Parigi, è stato fissato un punto fermo nella nostra società occidentale. Sono stati sanciti i diritti dell'uomo, a loro volta derivati dalla Dichiarazione del 1789, emanata durante lo scoppio della Rivoluzione Francese. La Dichiarazione di Parigi, che è come la "pietra di Rosetta" della nostra civiltà, è stata firmata da quasi tutti i paesi sovrani del pianeta, con l'eccezione di quelli islamici. Già dal 1948 alcuni paesi musulmani hanno fatto notare come la Dichiarazione di Parigi fosse in antitesi con i precetti islamici e in seguito, nel 1981, cinquantasette paesi musulmani, dalla Mauritania al Pakistan, dall'Algeria all'Oman, hanno sottoscritto una Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo, basata sui precetti coranici. Questo fatto sta a testimoniare che le due civiltà, quella occidentale e quella islamica, sono separate da profonde differenze. Il fatto stesso che in alcuni paesi musulmani l'apostasia sia punita con la pena di morte, fa comprendere quanto sia abissale la differenza tra le due società. La nostra civiltà, che è nata in Grecia 2523 anni fa, (con la democrazia di Clistene, nel 508 a.C.), è stata ispirata, influenzata, e pervasa dal Cristianesimo. Diciassette secoli dopo Cristo, con il dibattito illuminista, la società occidentale ha attuato delle forti critiche al Cristianesimo e al Giudaismo, e si è fatta attraversare dalla Ragione. Questo dibattito illuminista nelle società islamiche non c'è mai stato, ed è proprio per questo che questi paesi non hanno firmato la Dichiarazione di Parigi. Tuttavia nel mondo occidentale, a partire dal dopoguerra, anche per il fatto che l'Europa aveva perso, a discapito delle due superpotenze, il dominio politico e militare del pianeta, si è sviluppato un sentimento di tolleranza e valorizzazione delle altre culture, che ha portato ad una forte critica dell'etnocentrismo: il relativismo culturale.
Lingue e culture moderne Introduzione Partendo dalle stimolanti ed ampie basi che il corso ci ha fornito, ho deciso di intraprendere questo percorso su Le mille e una notte, anche in relazione ai miei studi letterari e linguistici. La premessa fondamentale a questo lavoro è la consapevolezza di essermi accostata ad una materia sterminata e complessa.
Aristonothos Scritti Per Il Mediterraneo Antico, 2009
Nel proposito più generale di indagare come la cultura orientalizzante sia stata recepita e interpretata nell'antichità, ho scelto di iniziare dai troni, quali oggetti che caratterizzano al meglio l'ambiente principesco o regale. Qui di seguito mi dedicherò ai crateri, comunque sarebbe interessante allargare l'indagine ad altri oggetti rappresentativi della cultura orientalizzante. "In Omero si mangia seduti" (fig. 1), così inizia uno dei tanti paragrafi dei Deipnosofisti dedicati da Ateneo di Naucrati alle forme antiche di banchetto, in questo caso egli cita Dioscuride, l'allievo di Isocrate vissuto tra IV e III secolo a.C., il quale proseguiva con il dire che accanto a ciascun commensale veniva posta una tavola, che rimaneva imbandita, in quella posizione, durante tutta la "riunione conviviale" (sunous…a), ed aggiunge "come è abitudine ancora oggi presso molti barbari" 1 , questa indicazione della continuità di un uso dismesso dai Greci, ci porta subito nel cuore dell'argomento che vi voglio proporre, anche ricordando Tucidide: "e si potrebbe mostrare che anche in molte altre cose i Greci antichi avevano usi simili a quelli dei barbari d'oggi" 2. Il tema del banchetto non è originale, ma è uno dei mezzi che mi consentono di sottolineare come la tradizione antica abbia conservato ricordo dell'età orientalizzante. E vedremo come la memoria della tradizione scritta sia stata aiutata dalla sopravvivenza dell'uso anche presso alcuni Greci. Una seconda necessaria premessa è terminologica: parlerò di un banchetto che non è il sumpÒsion, in latino convivium, che è il notissimo banchetto innovato in Oriente con l'inserimento dei letti (klinai) e adottato dai Greci nella seconda metà del VII secolo a.C., bensì del da…j, in latino daps, dapes 3 , il banchetto con le sedie, si potrebbe anche chiamare il "banchetto del re" (DELPINO 2000). Anche il modello del banchetto con le sedie è orientale, ed è stato adottato dai Greci, insieme alla relativa vaisselle, come dimostrano i poemi
Il rapporto fra Islam e Occidente presenta molti aspetti problematici, ma l'Occidente, come l'Islam, non è un mondo omogeneo e coeso. Al suo interno vivono varie anime che si intrecciano e concepiscono in modo diverso anche i rapporti col mondo islamico.
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A. Giovagnoli e G. Del Zanna (a cura di), Il mondo visto dall'Italia, Guerini e Associati, Milano, 2005
Altre Modernità, No. 8, 2012
Silvana Editoriale , 2017
L'Occidente sull'Atlantico, 2006
MYSTERIUM IN FIGURA., 2012