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CAPITOLO II

Abstract

Il sublime è un concetto complesso e stratificato e, ben lungi dall'essere circoscritto all'ambito retorico-poetico, nel quale fece il suo debutto nella modernità, può essere considerato, nella sua antitesi con il bello, quale fu chiaramente sostenuta da Burke, uno dei fondamentali poli dialettici, se non addirittura la matrice, delle contrapposizioni estetiche (classico / romantico, rinascimento / barocco, astrazione / empatia…) teorizzate nell'Ottocento. Quindi, in quanto radicato nella sensibilità estetica moderna, "il sublime giunse in Inghilterra -afferma la Nicolson -ben prima che le teorie retoriche di Longino interessassero gli Inglesi" 1 ; e non solo gli Inglesi. Infatti, per quanto la loro inclinazione poetica fosse particolarmente predisposta all'estetica dell'infinito, con tutto quello che essa comporta (irrazionalismo, irregolarità, anticlassicismo, predilezione per scenari vasti e selvaggi), questa nuova sensibilità va inquadrato in un fenomeno di più ampia entità che coinvolse tutto il mondo occidentale: il mutamento nella percezione dell'universo operato dalla rivoluzione copernicana e dalla rivoluzione scientifica. All'universo chiuso, compiuto, ordinato e popolato di creature teleologicamete predeterminate subentrava lo spazio infinito: il sublime, nelle due facce (intensificazione e impedimento vitale) che caratterizzeranno tutta la discussione settecentesca, ne diviene la cifra estetica. L'impatto con il primo Seicento fu non poco traumatico: emblematico il discorso di Ulisse nel Troilus and Cressida shakespeariano: "ma quando pianeti in maligna mescolanza si sviano dal loro ordine, quali pestilenze e quali portenti, quale tenzone, quale infuriar del mare, quale sussultar della terra, commozione d venti, paure, mutamenti. Orrori, stornano e spaccano, lacerano e sradicano l'unità e il calmo connubio dei ceti […]. Sol togliete la gerarchia, mettete fuori tono quella corda e udite che discordo segue; ogni cosa si scontra in puro antagonismo" 2 . In quegli stessi anni Donne metteva a nudo in The Anatomy of the World (1611) la malattia del mondo irrimediabilmente detronizzato: "e liberamente gli uomini affermano che questo 1 M. Hope Nicolson, 64 all'alba del diciottesimo secolo, anche sotto l'impulso delle avventure degli esploratori, nasce la cosiddetta excursion poetry. "La terra del diciottesimo secolo -afferma la Nicolson -era divenuta davvero un ampio spazio con panorami straordinariamente estesi e vedute nelle quali montagne, pianure, fiumi e mari assumono dimensioni maestose e le caverne sembrano smisurate" 19 . Sotto lo sguardo del poeta che tutto può abbracciare, si succedono, da un polo all'altro, oceani, catene, montuose, deserti di sabbia e di ghiaccio e i più svariati paesaggi che la geografia di allora potesse concepire. La Terra del resto, non più relegata, una volta abbattuta la distinzione tra sfere celesti e mondo sublunare, all'ultimo rango nella gerarchia cosmica, poteva fornire spettacoli stupefacenti.