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cyberbullismo, autolesionismo, istigazione al suicidio, manovratori di morte, o semplice gioco
Affrontare con gli strumenti dell’antropologo la vicenda del presunto fenomeno di suicidi giovanili che va sotto il nome di Blue Whale è un’operazione intimamente ambigua. Lo è a causa del fatto che le stesse premesse del discorso antropologico, in questo caso, camminano su un crinale accidentato, funestato da tante domande spiacevoli. Si può gettare uno sguardo culturale su un fenomeno che, sul piano soggettivo, trabocca di così tanto orrore? Non è crudele lasciare sullo sfondo la dimensione soggettiva del dolore delle persone coinvolte a vario titolo - ragazzi e famiglie? Di più: l’antropologo ha il diritto di considerare quale oggetto di studio un fenomeno così luttuoso, tetro, mortifero? Mi sono posto queste domande, e la risposta, per ciò che mi concerne, è sì: è un’operazione passibile di più d’un fraintendimento, anche da parte dell’antropologo stesso, e insidiosa. Del fenomeno Blue Whale mi interessa solo indagare gli aspetti mitopoietici del leggendario contemporaneo, tralasciando il carico di dolore soggettivo che non è neppure lontanamente per me immaginabile. Se chiedete agli zingari Manus perché siano così restii a parlare dei loro morti, essi vi risponderanno: «Noi non ne parliamo», trasformando nella loro risposta la vostra stessa domanda. Ci sono porte che non devono essere aperte perché dietro vi si trovano le “macchine culturali” che fanno camminare una data comunità nel mondo e nella storia. Solo gli addetti ai lavori dovrebbero potervi entrare. Ma si da il caso che proprio l’antropologo sia, in questo caso, l’addetto ai lavori. E proprio per una speculare questione di competenze, prego i miei pazienti lettori di non aspettarsi alcuna valutazione di carattere psicologico o psichiatrico sul fenomeno Blue Whale: non ho le competenze per farlo, né le capacità, né tantomeno l’ardire. Se è questo l’aspetto della vicenda che vi interessa, non leggete oltre: sarebbe solo tempo sprecato. Vi prego, infine, di considerare che questa breve nota non ha la profondità, né la pretesa, di uno studio completo sul fenomeno Blue Whale. Si tratta solo di appunti ordinati e di spunti di analisi che mi fa piacere condividere con chi vorrà. Per tutto ciò che mi è sfuggito o non ho considerato, faccio sin d’ora ammenda. Detto questo, buona lettura.
Tra i secoli XI e XIII si assiste in Europa a una serie di avvenimenti fondamentali per lo sviluppo futuro del mondo. Anzitutto troviamo nuovi assetti politici, come l'avvento dei musulmani in Sicilia e in Spagna, un nuovo riassetto amministrativo del clero, e i primi intenti espansionistici da parte delle maggiori potenze europee.
Marta, 2024
Nell’accezione attuale del termine, un mito sta ad indicare un certo tipo di narrazione di avvenimenti cosmogonici, di imprese di fondazione culturale e di gesta e origini di dei e di eroi. Con il termine ομιλία (“narrazione, discorso”) il filosofo Platone, in verità, soleva designare cose assai differenti tra loro: sono “miti” le narrazioni poetiche, che egli considera dannose per l’educazione dei giovani; sono “miti” le storie sacre degli dèi e degli eroi; sono “miti” i racconti fiabeschi. Il mito è radicato nella memoria collettiva e appartiene a un patrimonio di conoscenze condiviso da tutta la comunità, mentre quello platonico è ideato dall’autore stesso; inoltre, il primo è “neutro”, cioè racconta una vicenda leggendaria, divina o eroica senza voler necessariamente trasmettere un significato che vada al di là della vicenda stessa, mentre quello platonico ha il preciso intento di illustrare in modo simbolico alcuni aspetti della dimostrazione filosofica. In altre parole, il mito platonico ha valore allegorico, in quanto vuole comunicare un’idea o un concetto ben circoscritto attraverso un espediente narrativo. Dal punto di vista letterario, è certamente in questi squarci narrativi che emergono le qualità di Platone scrittore, capace anche di invenzioni visionarie e di sapienti descrizioni, in cui si coglie l’eredità della tradizione epica e teatrale greca. Dal punto di vista filosofico, invece, i miti platonici costituiscono una questione su cui la critica si è a lungo interrogata.
Giorgia Giordani, 2022
Ricerca sulle cause che hanno dato impulso alla nascita della letteratura gauchesca nell'Argentina ottocentesca. Attraverso l'opera principale El gaucho Martin Fierro di José Hernandez si cerca di ricostruire la figura "mitica" del cowboy pampeano, simbolo di identità della popolazione rurale e non.
Deborah De Blasi, 2020
A fairy tale is a koine. It is a common memory in which everyone can find his roots and many reasons of his existence. The origin of the fairy tale is very ancient. It travels through history to the present day. It also lived in the horrible experience of Auschwitz.
L'usanza di mangiar cuccìa il 13 dicembre, festa di S. Lucia, protettrice della vista, non è solo pignolese ma si inserisce in quel complesso di riti e miti popolar-cristiani che abbraccia tutta, o buona parte, dell'area meridionale. Vecchia di alcuni secoli, l'anima popolare ha creduto di trovarne un riflesso in un miracolo operato dalla Santa a favore del popolo siracusano, di cui lei è concittadina e patrona. Il fatto storico ci è stato tramandato da Giuseppe Capodieci nelle Memorie di S. Lucia che così annotava: «Occorre in quest'anno (1763) una grande carestia sino al 9 gennaio, in cui suole esporsi il Simulacro di S. Lucia, per la commemorazione del terremoto del 1693. Nel farsi al solito la predica, esce di bocca al predicatore che S. Lucia poteva provvedere al suo popolo col mandare qualche bastimento carico di grano. In effetti, il giorno dopo, arriva dall'Oriente nel porto una nave carica di frumento e sul tardi un bastimento, che era stato noleggiato dal Senato; poscia un vascello raguseo, seguito ancora da altri tre, sicché Siracusa, con tale abbondanza che appare a tutti miracolosa, può provvedere molte altre città e terre di Sicilia. Il padrone di una delle dette navi dichiarò che non aveva intenzione di entrare in questo porto, ma vi fu obbligato dai venti e seppe che era in Siracusa dopo aver gettato l'ancora; aggiungendo che, appena entrato in porto, si era guarito di una malattia agli occhi che lo tormentava da qualche tempo». Il racconto dell'annalista siracusano, quattordicenne all'epoca dei fatti narrati, si ferma qui, ma la leggenda, presente e fatta propria da altre città di Sicilia, va oltre e aggiunge che le navi furono prese d'assalto e ognuno poté portare a casa la sua razione di grano, cucinandolo, per mancanza d'ingredienti, nella maniera più semplice. E poiché era il 13 dicembre, la popolazione decise all'unisono che da allora in poi si mangiasse, ogni anno in quel giorno, solo cuccìa e legumi. Se la creazione di questo mito serve a spiegare un rito ben preciso, è altrettanto vero che la cuccìa non solo è a esso preesistente, ma la ritroviamo parimenti a svolgere la funzione di cibo rituale in occasioni diverse anche se sempre legata a qualche festa di santo o commemorazione, come a Tolve, Brindisi di Montagna, Potenza dove è propria della Commemorazione dei Defunti, assumendo così, secondo l'uso orientale, l'aspetto di pasto funebre. Riporta a tal proposito Raffaele Riviello in Costumanze, vita e pregiudizi del popolo potentino: «In tutte le famiglie agiate sul fuoco stava il caldaio pieno di cuccìa (forse concia), cioè miscela di grano, granone e legumi cotti, per darla in limosina a quanti si presentavano a chiedere la carità innanzi all'uscio. Ed i poveri ne empivano più volte la sacchetta, da averne per una settimana. La commemorazione dei morti era
I giuristi incominciarono ad interessarsi del diritto internazionale del mare nel momento della espansione coloniale verso i nuovi territori d'oltre mare all'incirca nel secolo XVII.
2018
Sommario: Introduzione | Bufala come fabula | Miti e/o bufale | Potere e ingenuità dell'Internet | Conclusioni | Bibliografia
Libri, atti e raccolte di saggi, 2001
Nel processo di astrazione ideologica volta ad individuare la città, assumono sovente un ruolo particolare elementi naturali o architettonici in grado di sintetizzare i fattori caratterizzanti del paesaggio con la tradizione letteraria che àncora la genesi della città stessa ad origini remote, spesso legate a narrazioni mitologiche. Nell'immaginario collettivo un luogo o un edificio assurgono così al rango di vero e proprio topos identificativo, quasi un genius loci, un simbolo della città e della sua peculiare identità, che, nel tempo, si radica profondamente nel patrimonio culturale con la valenza di fulcro della identità urbana, quasi in un processo di astrazione metonimica (FUSCO, 1982, pp. 753-801). È questo il caso della Fontana Aretusa, che sgorga a Siracusa, nell'isolotto di Ortigia, presso il mare, con una portata di circa 400 l/sec. ed una temperatura di 18°, versandosi nel Porto Grande (MINISTERO LL.PP., 1934, p. 430). Il processo di idealizzazione della fonte ebbe inizio già nell'antichità, allorché i coloni corinzi, fondatori di Siracusa, stanziandosi nell'VIII secolo ad Ortigia, le attribuirono il nome di Aretusa. Altre fonti con lo stesso nome scaturivano in Beozia, ad Itaca, a Smirne (Thesaurus Linguae Latinae, col. 511); ma, come afferma nella Storia di Siracusa antica e moderna Serafino Privitera, letterato siracusano dell'800, «la somiglianza dei luoghi creava le immagini e ritenea coi nomi le dolci memorie della terra madre» (1878, vol. I, p. 16, nota 3). Alla fonte siracusana fu assegnato, dunque, il ruolo simbolico di legame mai spezzato con la Grecia attraverso l'elaborazione del mito noto a tutti: Aretusa (STOLL, 1884-1890, coll. 494-495), Ninfa consacrata a Diana, fu da questa trasformata in fonte nell'isola di Ortigia per sfuggire ad Alfeo (ID., col. 256-258), fiume dell'Elide, che invaghitosi di lei, la inseguì, attraversando il mare, fino a Siracusa, dove mescolò le sue acque a quelle di lei.
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Latinitas s.n. 2, 2014, 13-18
Archivio Penale, 2020
La Furia Umana, 2014
Diritti umani e diritto internazionale, 2019
Le migrazioni nell’alto medioevo, Settimane del CISAM 66, I, Spoleto 2019, pp. 375-393, 2019
La Pagina di Campalto. Mensile a sfondo sociale di pubblica utilità, 2022
Analele Universității București, 2023
in Andrea Leonardi (edited by), Michelangelo antifascista a Bari (1964-1965) Il ‘non finito’ di Adriano Prandi e il critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti nel IV centenario della scomparsa del Buonarroti, 2024
Quaderni Sozooalp n. 9, 2016
Memorie e Rendiconti dell'Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, Acirealet, 2019
CnS-La Chimica nella Scuola, ISSN: 0392-8942, 2019