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Posto sulle pendici del Colle Castellaro, nel cuore storico del paese, l’edificio vanta origini che affondano in secoli lontani le cui memorie si riducono a frammenti difficilmente ricostruibili, tuttavia possiamo attribuirne con ragionevole certezza la proprietà già nel tardo Quattrocento alla famiglia trevigiana dei da Carrara appartenente al ceto dei cittadini e tradizionalmente attiva nel notariato.
La Casa del Fascio costruita a Como da Giuseppe Terragni è, senza dubbio, uno dei capolavori del Razionalismo italiano, declinato secondo i personali modi dell'architetto comasco. Come ha giustamente notato Diane Ghirardo, però, non pare plausibile limitarsi ad una lettura esclusivamente formale dell'edificio. Il senso profondo e il valore stesso della Casa del Fascio, infatti, possono essere compresi appieno soltanto considerando quello che era il progetto originario dell'architetto, quindi senza trascurare il ricco apparato "decorativo" che dell'edificio era parte integrante. Pensiamo, cioè, ai pannelli fotomeccanici progettati da Marcello Nizzoli per la facciata, che furono realizzati anche se mai collocati in sede, e agli interventi di Mario Radice per la Sala del Direttorio e per il Salone delle Adunate, distrutti nell'immediato dopoguerra; a tale proposito, non dobbiamo dimenticare anche gli interventi decorativi progettati dall'architetto stesso per la Sala del Federale e la Sala intitolata a Gigi Maino. In quest'ottica, la Casa del Fascio si presenta sotto un'altra luce, come un edificio di grande valore funzionale, ma di notevole interesse anche sul piano comunicativo.
Palazzo Sagramoso, 2013
Il libro analizza le vicende che portarono nei secoli alla realizzazione del palazzo grazie a un lavoro documentario volto a delineare il profilo delle famiglie che vi si succedettero e la loro influenza sulle trasformazioni dell'edificio. Anche le decorazioni pittoriche sono studiate nelle loro componenti iconografiche e stilistiche con l'attribuzione di un inedito ciclo di affreschi al pittore veronese Battista del Moro
Fig.41 Casa di Marco Fabio Rufo, giardino esterno, sezione N, saggio 3 settori E-D. In verde banco tufaceo in "pappamonte" v a l t r e n d Catalogo
2022
S. FATUZZO, Tre case cittadinesche per un palazzo patrizio (XVI-XVIII secolo). Giangiacomo de' Grigis e il palazzo Foscarini Giovanelli a San Stae, in «Ateneo Veneto», 209, 2022, pp. 9-30
iscrizione, attualmente collocata all'interno della chiesa Madre di Villamaina, ma anticamente posta sul pavimento della chiesa di Costantinopoli, in contrada Porta vecchia, quindi "extra moenia", cioè all'esterno delle mura cittadine, documenta che a fare edificare quella chiesa fu Vincenzo Caracciolo (in realtà il suo vero nome era Giovanni Vincenzo), figlio del più noto Annibale Caracciolo, la cui monumentale tomba è sistemata nella navata laterale dell'attuale chiesa parrocchiale di Santa Maria della Pace, all'epoca cappella privata della famiglia Caracciolo. La lapide fa riferimento ad un altro rappresentante della famiglia Caracciolo di Villamaina, che ha interessanti storie da raccontare e che evidentemente ha avuto molto a cuore le condizioni del borgo, che sicuramente all'epoca era abitato dal feudatario e che evidentemente aveva tutto l'interesse a renderlo confortevole per sé ed accogliente per i suoi ospiti, anche illustri. Sappiamo, dunque, da questa iscrizione, che volle la realizzazione della chiesa di Costantinopoli, come "ex voto" e per i "tanti benefici" (non ultimo, evidentemente, quello di essere diventato signore esclusivo del feudo di Villamaina), ricevuti dalla "gloriosa immagine" della Madonna di Costantinopoli, che in quel tempio era oggetto di sentita venerazione. Possiamo dedurre verosimilmente che avesse anche corredato la chiesa di una immagine raffigurante la Madonna di Costantinopoli, che, purtroppo, è andata perduta, in onore della quale aveva fatto erigere la chiesa, magari affidandone la esecuzione allo stesso autore del trittico, che attualmente si custodisce nella Chiesa Madre, la cui committenza deve essere verosimilmente riconosciuta allo stesso Vincenzo Caracciolo, e la realizzazione ad esponenti della affermata scuola di Andrea Sabatini, noto anche come Andrea da Salerno, illustre esponente del Rinascimento napoletano, attiva in Irpinia, nel salernitano e nelle Puglie fino alla fine del XVI secolo. Le cronache dell'epoca descrivono Giovan Vincenzo Caracciolo come un valoroso e coraggioso soldato e combattente: "Et sonovi ancora molti altri eccellenti soldati, li quali nell'armi hanno fatto, et fanno, cognoscer il valor suo, tra' quali vi è
C'è un edificio, a Sabbioneta, provincia di Mantova, che ha attirato la mia attenzione, per molti buoni motivi. Chi era Pio Foà? Perché le guide la chiamano "La casa del rabbino"? There is a building, in Sabbioneta (Mantova) that captured my attention for many good reasons. Who was Pio Foà? Why do the guides call this building "The Rabbi's house"?
LYDIA FLÖSS (Trento), Toponimi trentini continuatori del latino ALBUS 'bianco' MARCO FRAGALE (Palermo), Cognomi etnici e flussi migratori medievali: alla ricerca degli ultimi discendenti di Brucato (Sicilia) YORICK GOMEZ GANE (Rende [Cosenza]), Cesanese e cesenese: due ampelonimi o uno soltanto? NUNZIO LA FAUCI (Palermo), Acchiappacitrulli OTTAVIO LURATI (Lugano/Basel), Nel Cantone Ticino e dintorni: tre etimologie alternative LUIGI MATT (Sassari), Il problema di Delo FEDERICO MUSSANO (Roma), Miradois a Napoli PATRIZIA PARADISI (Modena), Quei bravi ragazzi di Alessandro Manzoni EMILIANO PICCHIORRI (Chieti), Tofaneggiare MARIA PINTI (Chieti), Spiridione, Granolino, Ansia: nomi rari nell'antroponimia di Pretoro (Abruzzo) PAOLO POCCETTI (Roma), Antiche varianti di toponimi laziali ROBERTO RANDACCIO (Cagliari), Ufficio denomastici smarriti: Alfonso GIOVANNI RUFFINO (Palermo), I soprannomi della mafia: la reidentificazione degli "uomini d'onore" MÁRCIA SIPAVICIUS SEIDE (Marechal Cândido Rondon/Cascavel), Significados y usos de nombres cristianos en el oeste del estado de Paraná, en Brasil SALVATORE CLAUDIO SGROI (Catania), L'accentazione etimologica e strutturale dei nomi propri: il caso Nòbel-Nobèl ANGELO VARIANO (Bonn), Polonismo Rubriche Materiali bibliografici Recensioni Giovanni Ruffino, La Sicilia nei soprannomi, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani 2020 [ma 2021]) [ENZO CAFFARELLI (Roma)] Valerio Cimino, San Cataldo odonomastica e storia, Caltanissetta, Centro Studi sulla Cooperazione "A. Cammarata" -Edizioni Lussografica 2020 [MARINA CASTIGLIONE (Palermo)] Jacques Lacroix, Les Frontières des Peuples gaulois, Fouesnant (Finistère), Éditions Yoran Embanner 2021, 2 volumes GÉRARD TAVERDET (Fontaine-lès-Dijon)] Schede di volumi Riccardo Ginevra, Odino Alfo ˛∂r e il nome dei dvergar. Due studi di poetica e mitologia nordica in ottica linguistica e comparativa, Copenhagen/Siena, Edizioni Università per Stranieri di Siena 2020 [RITA CAPRINI (Genova)]
2023
The Palazzo dei Consoli of Bevagna, built in the second half of the 13th century, occupies the main square of the Umbrian town centre. The building has maintained its central role inside the life of the community over the centuries. Born as a place for the administration of the city, it became the residence and seat of government of papal governors. The municipal chamber was temporarily used as a theatre in the 17th century. However, from the second quarter of the 19th century plans were drawn up for the construction of a stable theatre. The work of transformation of the first and second levels of the palace into a theatre, dedicated to Francesco Torti (1763-1842) from Bevagna, began in 1874 and ended in 1886 (the theatre was opened in 1889). It was designed to accommodate 250 spectators, involved the construction of a new building, and added to the volume of the 13th century palace, which was necessary to accommodate the stage of the theatre. Architect Antonio Martini da Montefalco carried out some work following the same line as the exterior architectural features of the medieval building. The contribution, with the help of archival documents from the 18th to 19th century phase, allows us to eliminate the additions to the palace, hypothesize what the the medieval configuration was and place the building in the context of the original period of palatial architecture in Umbria.
Horti Hesperidum, 2023
As part of a broader research on the patronage of the Ciocchi del Monte family, this two-part paper aims to highlight Giorgio Vasari’s work inside the Villa, proudly claimed by the artist from Arezzo in several passages of his Lives. In this perspective, the Nymphaeum assumes particular importance in Vasari’s career as an architect and is configured as a junction point for compositional and stylistic research that would take shape in later years
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Licisco Magagnato tra storia dell’arte e politica culturale, a cura di Francesca Rossi e Fausta Piccoli, 2023
«Tuttovacanza», anno 2, n. 5, luglio 1983
in Domenico Savini, Fragrantia durat. Le antiche famiglie di Cotignola, Faenza, Tempo al libro, 2023
Bollettino della Società Storica Pinerolese, 2017
Brescia nel secondo Cinquecento. Architettura, arte e società, a cura di Filippo Piazza e Enrico Valseriati, schede a cura di Irene Giustina e Elisa Sala, Morcelliana, Brescia, 2016
Rivista di Terra di Lavoro, 2006
in Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 26, 2011, pp. 216-218.