Academia.eduAcademia.edu

Tecnica

per il n° 111 di Musica Domani) PAROLE CHIAVE: TECNICA. AUTORE: francesco bellomi «La tecnica è tutto» «La tecnica da sola non basta». «La tecnica in musica non serve a niente se non si ha musicalità». Tre luoghi comuni dei discorsi sulla musica, tre mezze verità e tre mezze bugie, come sempre. Per l'esecutore la parola tecnica fa venire in mente subito titoli come La tecnica giornaliera del pianista o Tecnica delle corde doppie e triple ecc. Insomma la tecnica è qualcosa di operativo e manuale che ha a che fare con i muscoli e con i tendini. Molte persone diverse mi hanno raccontato la stessa storia: «Una cattiva impostazione tecnica iniziale mi ha rovinato in modo quasi irreversibile la voce e le corde vocali ma, per fortuna, con l'aiuto di bravi insegnanti, di logopedisti e quant'altro, i problemi sono in via di risoluzione». Le tendiniti e altre patologie varie non sono rare nemmeno fra gli strumentisti. Mani, schiena, labbra, diaframma segnano una mappa del dolore "tecnico". Su di una cosa sembrano tutti d'accordo: la tecnica si costruisce, non è un dono di natura, e si costruisce solo con l'esercizio continuo. Sloboda ci ha raccontato le principali ipotesi sul funzionamento cerebrale inerente alle abilità motorie del musicista. Un dato ormai condiviso è che man mano che si sviluppa una certa abilità tecnica aumenta anche l'area cerebrale coinvolta. L'esempio chiarissimo è quello dell'area cerebrale collegata alla sensibilità del polpastrello del dito indice: relativamente piccola per la maggioranza delle persone, molto più estesa nei non vedenti che utilizzano il polpastrello per leggere il Braille. Uno dei musicisti tecnicamente più dotato è stato, a quanto dicono le testimonianze dell'epoca, J. S. Bach. Quel Bach che dichiarava: «Studiate quanto ho studiato io e otterrete gli stessi risultati». In alcuni casi la tecnica diventa meno "muscolare" e più "cerebrale", ammesso che si possa tracciare una differenza netta fra le due cose. Mussorgskij e Schumann sono di solito indicati come orchestratori dalla tecnica non troppo raffinata. Quando ci si è decisi a lasciar perdere il Boris Godunov "brillantemente" riorchestrato da Rimskij Korsakov e a suonare la oscura l'orchestrazione originale di Mussorgskij si è capito che la sua traballante tecnica di orchestratore era una componente essenziale della sua poetica musicale. del resto Debussy l'aveva già capito quando scriveva, a proposito della musica amatissima di Mussorgskij: «Questo accordo, che sembrerebbe troppo povero al Maestro ***...» Forse un giorno qualcuno riproporrà le "maldestre" orchestrazioni che Schumann ha dato alle sue sinfonie, e non quelle ritoccate da Mahler che abitualmente si eseguono. Così forse scopriremo qualcosa di importante sulla poetica di questo visionario autore tecnicamente "sfortunato". Qualcuno preferisce usare il termine metodo quando le abilità coinvolte sono più cognitive che muscolari: Metodo compositivo, metodo analitico, metodo educativo ecc. Come ci si appropria di un metodo? usandolo, non "leggendolo". Albert Einstein raccontava che "sentiva" le risoluzioni delle formule matematiche nei muscoli. Forse aveva delle straordinarie capacità propriocettive e aveva capito che anche il metodo o la tecnica più astratte passano in qualche modo attraverso il corpo. A scuola capita spesso che qualche alunno chieda aiuto per risolvere un problema tecnico. Gli insegnati che ho conosciuto mi hanno mostrato il più ampio ventaglio di risposte possibili. Il più insicuro andava a tirare fuori dall'armadio il trattato o il manuale o il libro di testo per cercarvi La RISPOSTA GIUSTA e la faccia dell'allievo era del tipo: