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Un breve studio sulla Cena in Emmaus di Caravaggio
Museo D'Arte Sacra. Basilica Santa Maria Assunta di Alcamo, a cura di M. Vitella, Trapani, Il pozzo di Giacobbe, p.121, 2011
AUCTORES NOSTRI. STUDI E TESTI DI LETTERATURA CRISTIANA ANTICA 10, 2012
The paper compares the novel 7 KM DA GERUSALEMME (San Paolo 2005) by Pino Farinotti to the homonymous film directed by Claudio Malaponti in 2006.
Marziale, la caccia e le cene in Cada di Domiziano, 2019
Marziale, la caccia e le cene in Casa di Domiziano "La caccia fu pure stimata dai Romani quanto dai Greci: Silla, Sertorio Giulio Cesare, Cicerone e Marco Antonio, hanno sostenuto ed approvato lo esercizio della caccia coll'autorità. Orazio, nell'Epistola XVI del primo libro, dice che la caccia è un esercizio da lungo tempo usato dai Romani, che contribuisce alla salute ed anche riputazione e la raccomanda a Lolio, dicendo: ' I Romani han molto a caro caccia; fa lo stesso tu specialmente che sei pieno di vigore, buon cavaliere, e capace di vincere al corso i più veloci cani e di domare i più vigorosi cinghiali'. Gl'imperatori romani riputavano la caccia nobile e glorioso esercizio; ecco ciò che ne dice Plinio nel panegirico di Trajano: 'Il principale esercizio e il più dolce della gioventù, anticamente era quello inseguire al corso le belve fuggenti, di vincere colla forza le più coraggiose, e di vincere coll'astuzia le più scaltre; né poca era la gloria che in tempo di pace si riportava, quando sapevansi dalle campagne gli animali feroci e i contadini dalle loro offese'" (1). I Romani, dunque, per antica tradizione, tenevano la caccia in grande onore, specie quando il cacciatore poteva far mostra di coraggio e destrezza. Ciò che Orazio e Plinio mettono in particolare risalto è che le "belve" dovevano essere affrontate "fisicamente", dando prova di estremo coraggio. Quanto sopra detto ci serve da introduzione ad un epigramma particolarmente discusso di Marziale, su cui, tuttavia, pare si sia giunti ad una qualche conclusione.
Autori e studi ALVES, R.A., Parole da mangiare, Magnano (BI) 1998, 208 CASATI, A., Ospiti alla tua cena, Milano 2012, 316 CARTESIO, R., Discorso sul metodo, Cinisello Balsamo 2003, 720 JEREMIAS, J., Le parole dell'ultima cena, Brescia 1973, 368 MAGGI, L., Le donne di Dio. Pagine bibliche al femminile, Torino 2009, 156 ORSATTI, M., Solo l'amore basta, Milano 2001, 256 WELKER, M., Che cosa avviene nella Cena del Signore?, Torino 2004, 204
Caravaggio a Napoli. Nuovi dati nuove idee, 2021
Il materiale fotografico utilizzato nel presente volume è fornito dagli autori che si assumono la responsabilità ed eventuali crediti che possono derivare dalla pubblicazione.
Nell'ultimo capitolo del Vangelo secondo Luca vi è una delle più suggestive pagine del Nuovo Testamento. Siamo già nel pomeriggio della domenica, il giorno della Risurrezione del Signore. Due discepoli, forse facenti parte della schiera dei settantadue, che Gesù aveva inviato per guarire i malati e annunciare il Regno di Dio, stavano camminando verso Emmaus, un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme. Vediamo il passaggio corrispondente, Vangelo di Luca (24, 13-14):
RFIC 144 (2016) 156-174
Review article of: Eustathii Thessalonicensis Exegesis in Canonem Iambicum Pentecostalem, recensuerunt indicibusque instruxerunt Paolo Cesaretti – Silvia Ronchey (Supplementa Byzantina, 10). Berlin-Boston, Walter De Gruyter 2014, in «RFIC» 144 (2016), pp. 156-174.
LA CENA DI GESU' - IL PROBLEMA CRONOLOGICO , 2022
A ben vedere il luogo comune dell’esegesi che prevede una differente cronologia per gli eventi della passione di Gesù fra il quarto vangelo ed i sinottici, a partire dalla “cena” e sino alla morte, in realtà poggia in modo sicuro solo su un unico versetto, che è Gv 18:28: “era l’alba ed essi non vollero entrare nel Pretorio per non contaminarsi e (poter) mangiare la Pasqua”. Questa differenza – sulla quale è stato versato un fiume di inchiostro da ormai quasi un secolo - può essere sintetizzata così: la cena di Gesù secondo il quarto vangelo avvenne prima del banchetto del seder pasquale (ancora da mangiare al momento del giudizio di Pilato), e la morte di Gesù fu quindi concomitante con la immolazione dell’agnello pasquale al tempio il 14 Nisan o Abib, primo mese ebraico. Secondo i sinottici invece il giorno stesso della morte di Gesù era quello di Pasqua il 15 dello stesso mese, preceduta la sera del giorno prima dal banchetto pasquale che fu pertanto coincidente con la “ultima cena”. L’incongruenza - è utile tenerlo presente – concerne un punto nodale della vita e dei gesti supremi di Gesù: il fatto se la cena, con la cosiddetta istituzione dell'eucarestia, fosse un semplice pasto o non fosse piuttosto il convito pasquale stesso della sera del 14 di Nisan, con tutta la ritualistica che questo prevedeva, nonché i significati soggiacenti che la tradizione veterotestamentaria ha come concentrato e portato in questa notte - unica - del primo mese dell’anno ebraico, che ricordava la liberazione dall’Egitto. Le ipotesi teoriche sono allora tre, ma non simmetriche: 1) ipotesi zero: la cronologia “doppia” può essere armonizzata; oppure: 2) non può esserlo in alcun modo e quindi: 2a) la cronologia sinottici è più antica, da ritenere, Giovanni teologizza; 2b) l’inverso: Giovanni più affidabile e realistico, i sinottici hanno adattato il loro racconto per includervi la cena pasquale. Dobbiamo anche accennare qui al fatto che nel tempo sono state escogitate le ipotesi più ardite e su di esse costruite le architetture più complesse per giustificare l’una o l’altra delle ipotesi prospettate; indizio chiaro che questa incongruenza risulta comunque ostica in sé medesima, e che una risposta convincente e condivisa non pare (ancora) alla portata. Quello che appare arduo è il fatto in sé di spiegare compiutamente un contrasto fra i resoconti evangelici – apparentemente insanabile - che concerne proprio i giorni cruciali della vita di Gesù, dal momento in cui gli stessi sembrano invece convergere assai di più nel raccontare l’avvenimento supremo della passione e della morte. L’opinione prevalente oggi, anche di parte cattolica, ha fatto la scelta della cronologia “giovannea” come la più credibile, e cioè che la cena di Gesù con i dodici avvenisse presumibilmente di giovedì – ma persino sul giorno settimanale si sono accumulate interpretazioni divergenti - 13 Nisan, e quindi la sera precedente al banchetto pasquale. Sembra a molti poco plausibile l’affannarsi forsennato degli eventi fra la cena e la crocifissione in giorno di festa, ed in questo modo – si afferma frettolosamente e con un certo affanno - la morte di Gesù risulta cronologicamente contemporanea alla immolazione dell’agnello pasquale, la vigilia della Pasqua ebraica, segnata dalla consumazione del banchetto pasquale. Gesù non ha – secondo questa ipotesi - potuto pertanto parteciparvi. Tuttavia questa interpretazione dei fatti e dei loro racconti si basa su un presupposto falso. Il versetto del vangelo di Giovanni citato poco sopra è incoerente con la cronologia che viene proposta: se gli accusatori di Gesù avessero dovuto celebrare la Pasqua quella sera stessa di venerdì e quindi “mangiare la Pasqua” - che significa inequivocabilmente mangiare l'agnello pasquale - avrebbero avuto il modo di entrare nel Pretorio e tutto il tempo di purificarsi, procedendo alle abluzioni rituali prima della cena pasquale. Il Pretorio era solo il tribunale del procuratore romano e la contaminazione (a differenza di quella contratta per seppellire un familiare defunto) sarebbe durata solo un giorno, cioè fino al tramonto secondo il modo di computare degli ebrei. E’ il nostro punto di partenza: se quel venerdì fosse stato il 14 di Nisan, cioè la vigilia di Pasqua, in cui si immolava e consumava l’agnello pasquale nelle case la sera stessa, i giudei avrebbero potuto tranquillamente entrare nel Pretorio la mattina presto, prima o dopo l’alba indifferentemente e celebrare la Pasqua dopo il tramonto del sole, facendo le consuete abluzioni. Si aggiunga che, fosse quel momento prima dell’alba o meno, dal punto di vista della contaminazione non importava affatto, perché i giorni venivano computati a partire dalla sera: è una ulteriore incoerenza con la spiegazione dei fatti che fornisce lo stesso evangelista: “Era l’alba e...”. La soluzione a nostro avviso deve essere trovata altrove, e niente affatto complicata: le cose convincenti non hanno bisogno di artificiosità, sono usualmente evidenti da sé medesime. Illustro quindi il piano del lavoro, che vuole essere anzitutto divulgativo, e che pertanto si appoggerà sulla competenza solidissima di altri (specialmente Joakim Jeremias 1900 – 1979 e S. Barbaglia) nell’accennare, quando necessario, agli svariati ed assai ampi – e non certo tutti e sempre alla portata - aspetti del problema, che spazia, come si può intuire, dall’esegesi diacronica e sincronica del testo sacro alle tradizioni ebraiche in merito ai riti pasquali ai tempi di Gesù ed al loro svolgersi; dall’interpretazione dei fatti nella chiesa antica e nei Padri alla stessa ricezione nella liturgia eucaristica della comunità e nel suo sviluppo successivo, per citare solo alcuni dei più importanti. E, non ultimo, la notevole inferenza sulla stessa interpretazione del significato della cena, con riflessi evidenti, a partire dallo sviluppo dell’esegesi storico-critica, sino ad oggi. Viene quindi inizialmente approfondito il tema della purità cultuale nei testi biblici, nella tradizione di Israele, e come poteva essere compresa e preservata/ristorata ai tempi di Gesù con ampli riferimenti - sovrabbondanti rispetto a quanto di immediato interesse con lo scopo manifesto di dare il giusto peso all’opzione di partenza - al periodo del secondo tempio ed al contesto dei Vangeli e degli Atti degli apostoli. Segue una disamina dei sinottici e di Paolo che indicano in modo preciso ed inequivocabile il banchetto di Gesù come banchetto pasquale – e non sembri questo un elemento da dare per scontato: lo sviluppo dell’opzione della doppia cronologia ne ha indebolito, in tutto o in parte, la coerenza. Segue un accenno ai dati della tradizione, anch’essi univoci per quanto discreti e con rare eccezioni, se sfrondati anch’essi dalle forzature e dagli equivoci. L’interpretazione del banchetto di Gesù da parte di coloro che si occupano di liturgia, senza alcuna pretesa di esaustività o di rappresentatività, mette di seguito in luce i riflessi non secondari che, in essa, pone la questione. Il vangelo di Giovanni occupa infine la quinta parte del lavoro, con l’analisi dei dati concorrenti alla tesi esposta e di quelli al contorno, nonché di quelli (apparentemente!) contrari, e solo allora viene data, accanto ad altre due simili nella impostazione (Cullen I. K. Story e S. Barbaglia), un’ipotesi di soluzione del problema della cronologia dell’ultima cena nel quarto Vangelo, fornendo una spiegazione - inedita almeno nel suo nucleo essenziale – al testo iniziale (Gv 18:28) che concorda con la cronologia sinottica. Un’appendice breve e colorita – inaspettatamente non troppo assimilabile con l’impostazione apparentemente “tradizionale” del volume - restituisce alcuni dei dati raccolti nella discussione alla celebrazione di oggi, “qui ed ora” della cena pasquale di Gesù. Una nota di metodo: il fine del lavoro non è quello di trovare effettivamente e direttamente quello che successe e quando esattamente cadde di calendario ebraico “la notte in cui fu tradito” Gesù, ma piuttosto – sembra assai meno ma invece non lo è - quello che gli scritti canonici ci hanno effettivamente voluto trasmettere di essa. L’approccio è quindi “canonico”: quello che la tradizione ci ha voluto trasmettere della “cena di Gesù” nel suo contesto. Il volume, di dimensioni ancora contenute per gli argomenti affrontati, ha uno scopo divulgativo e vuole raggiungere, oltre agli studiosi e gli appassionati della materia, il più largo pubblico, ed è reperibile presso le librerie specializzate o acquistabile direttamente sul sito delle Edizioni San Lorenzo. Milano, biblioteca capitolare: Messale Nardini del XIV secolo. (L’agnello pasquale è sulla tavola)
2014
A ritual deposit has been discovered within one of the rooms belonging to an urban gate identified as the porta Mugonia in the early Roman walls. It is the remains of a bloody sacrifice including the killing of some animals, their roasting, and the preparation and cooking of other foods and a libation. The ritual instruments and the remains of the sacred meal were firstly crushed and then pitifully buried within the urban gate and finally definitively sealed below a floor. The ceramic assemblage is datable between the 5th and the first half of the 4th century BC and includes vessels for preparing, cooking, offering food, and eating it. The minimum number of each vessel makes it possible to reconstruct the number of participants in the ceremony. The few graffiti on the ware, the topographical context, and the nature of the ceremony permit us to propose a Ctonian deity as the beneficiary of the rite. This paper propose a reconstruction of the ritual actions undertaken through the use made of the vessels and other implements, the deity or the deities to whom the sacrifices were dedicated, and the reason why the sacrifice was made.
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Le tavole di corte tra Cinquecento e Settecento, a cura di Andrea Merlotti (Rome: Bulzoni, 2013), 2013
La civiltà del pane. Storia, tecniche e simboli dal Mediterraneo all'Atlantico, Atti del convegno internazionale di studio (Brescia, 1-6 dicembre 2014), a cura di Gabriele Archetti, Spoleto 2015 (Centro studi longobardi. Ricerche 1), pp. 1357-1382, 2015
Biblioteca dell'Arcadia. Studi e testi, 9. Le Accademie a Roma nel Seicento, a cura di M. Campanelli, P. Petteruti Pellegrino, E. Russo, 2020
pio monte della misericordia il patrimonio storico e artistico a cura di Paola D'Alconzo e Luigi Pietro Rocco di Torrepadula, 2021
in ΦΙΛΟΙΝ. Scritti in onore di Mario Enrietti e Renato Gendre. (=᾽Αλεξάνδρεια Alessandria. Rivista di glottologia 6-7 [2012-2013]), Alessandria, Edizioni dell’Orso, pp. 275-295 , 2014
Annali di Storia dell'Esegesi, 2018
"Le parole e le cose", 2019
Dall'Ultima Cena all'Eucaristia della Chiesa, (= Studi e ricerche di liturgia), EDB Edizioni Dehoniane, Bologna 2014
"Van Dyck e i suoi amici. Fiamminghi a Genova 1600-1640", a cura di A. Orlando, 2018