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According to a standard interpretation of the term, ‘gender’ denotes sets of social roles and expectations conventionally associated with the sexual physiology of human beings. Originally introduced in psychology, the term is now widely used in the social sciences and humanities, as well as in the biological sciences. In this article we introduce and discuss the central themes of contemporary philosophical debates on gender. Particular attention is paid to recent feminist arguments concerning the distinction between sex and gender, and to how feminist debates today intersect with neuroscience research on sex-related differences between human brains. In un'accezione ormai diventata standard, il termine "genere" denota insiemi di ruoli e aspettative sociali convenzionalmente associati alla fisiolo-gia sessuale degli esseri umani. Originariamente introdotto in ambito psico-logico, il termine "genere" è oggi ampiamente utilizzato sia nelle scienze sociali e umanistiche sia nelle scienze biologiche. In questo articolo rin-tracciamo e discutiamo le tematiche centrali del dibattito filosofico contem-poraneo sul genere, ponendo particolare attenzione alle discussioni recenti in ambito femminista sulla distinzione tra sesso e genere e alle intersezioni di esse con la ricerca neuroscientifica sulle differenze sessuali.
1998
Research on the genus Agaricus Il. A. heterocystis Heinem et Gooss., an African species naturalised in Sardinia, and A. fr agilivolvatus, a new species of the section Clarkeinda. Agaricus heterocystis, an african species belonging in the section Arvenses, seems to be naturalized in Sardinia where it has often been recorded. A description of the sardinian collections of the species is given. A. fragilivolvatus is described as a new species into the section Clarkeinda and the delimitation fr om similar entities is discussed. KEY WORDS: Basidiomycotina; Agaricales, Agaricaeae, Agaricus, A. heterocystis, A.fragilivolvatus sp. nov. RIASSUNTO. Studi su i genere Agaricus Il. A. heterocystis Heinem et Gooss., una specie africana natu ralizzata in Sardegna ed A. fr agili volvatus, nuova specie delia sezione Clarkeinda. Agaricus heterocystis, una specie di origine africana appartenente alia sezione Arvenses, sembra essersi ben adattato al clima delia Sardegna, dove è stato raccolto in diverse...
Il mentoring come progetto trasformativo della struttura di genere dell'accademia: il programma pilota di GENOVATE@UNINA Mentoring as a transformative process of gendered academic structures. The pilot Programme by GENOVATE@UNINA Abstract Lo studio interviene nel dibattito sull'efficacia degli schemi di mentoringcome strumenti di intervento per la parità di genere nell'accademia, proponendo il superamento di una contrapposizione nettamente dicotomica tra individuo e struttura come leve alternative del cambiamento. Sulla base di un'analisi della letteratura e dei risultati del caso di studio del programma di mentoring GENOVATE@UNINA, si mette in questione la tesi secondo cui gli interventi centrati sugli individui sarebbero funzionali al rafforzamento delle disuguaglianze, generando adattamento e non mutamento. I programmi di mentoring rivolti alle donne possono promuovere cambiamenti concreti a livello individuale, culturale e organizzativo, se la loro progettazione ...
2012
Genere e precarietà ii Senza grandi imprese che ci garantiscono sicurezza, corriamo assai più rischi rispetto alla classe dirigenziale e operaia dell'era fordista. Viviamo e spesso produciamo da noi stessi al lavoro e a casa, alti livelli di stress emozionale e mentale. Aspiriamo alla flessibilità, ma poi abbiamo meno tempo per dedicarci alle cose che vogliamo veramente. Le tecnologie che avrebbero dovuto liberarci del lavoro hanno invaso la nostra vita. [...] I (nostri) valori, le attitudini e le aspirazioni si scontrano inesorabilmente con quelli delle altre classi già affermate e cominciano ad apparire importanti linee di frattura. Richard Florida Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e non sopravvivere, per stare insieme e non da soli. Genere e precarietà iii Non è più tempo solo di resistere, ma di passare all'azione, un'azione comune, perché ormai si è infranta l'illusione della salvezza individuale. www.ilnostrotempoeadesso.it Genere e precarietà iv Genere e precarietà 1 femminismi e creatività Una precarietà differente: Conflitti generazionali e di genere nell'Italia contemporanea di Laura Fantone Nell"ultimo decennio alcuni movimenti sociali europei hanno preso forma intorno al problema della flessibilizzazione del lavoro, dando vita ad una forte reazione al neoliberismo, al declino del welfare e dei diritti sociali acquisiti durante il ventesimo secolo, attraverso varie battaglie intraprese in grande e piccole azioni, da lavoratori, studenti, migranti, genitori e cittadini dei paesi industrializzati. 1 Nel caso italiano, dal 2000, nuove leggi, misure fiscali e modelli di gestione d"impresa hanno trasformato profondamente il lavoro in senso qualitativo e quantitativo, in particolare con l"introduzione di agenzie private che forniscono lavoro interinale, e con la diffusione di nuovi contratti a progetto (riforma del lavoro in atto dal 2002, che in pochi anni ha investito tutti i paesi della zona Euro). Vari studi e ricerche si sono incentrate su come questi cambiamenti abbiano influito sulla forza lavoro in generale (Tiddi, Zanini, Chaincrew, Accornero), ma in questa sede ci occuperemo dell"intersezione tra precarietà e giovani donne. Fino a pochi anni fa un approccio di genere è Chaincrew (A. V.), 2003, Chainworkers: lavorare nelle cattedrali del consumo, Roma, Derive e Approdi. CENSIS,1999, L'impatto della flessibilità sul lavoro delle donne, Roma. CENSIS-IREF, 2003, Ci penserò domani. Comportamenti, opinioni e attese per il futuro dei co-co-co, Rapporto di Ricerca, Roma. Dalla Costa, M.R. e James, S., 1973, The power of women and the subversion of community, Bristol, Falling Wall Press.
Il procrastinarsi dei tempi di studio e di formazione e la difficoltà crescente ad inserirsi stabilmente nel mercato del lavoro si collegano, nelle generazioni più giovani, ad un diffuso allungamento dei tempi necessari alla uscita dalla famiglia di origine ed alla costruzione di una indipendenza economica. Sembra difatti che si sia andato affermando un modello di desincronizzazione della transizione caratterizzato dal superamento della sequenza lineare – più o meno rigida – degli eventi che in passato caratterizzavano il “diventare adulti”. Le traiettorie di vita familiari e lavorative si dimostrano oggi complesse e diversificate e alternano o sovrappongono esperienze di studio con esperienze di lavoro. I confini frastagliati dei processi verso la costruzione di una autonomia familiare passano attraverso scelte che vanno ad attivare capitali individuali e risorse familiari e che delineano risposte assai diverse che si riflettono e si alimentano nella molteplicità di strategie perseguite. Il contributo si prefigge, anche grazie agli esiti dell’indagine ISFOL sulle transizioni scuola-lavoro, di delineare i perimetri di questa costa frastagliata offrendo una fotografia dei 30-34enni: non più giovani per le politiche, non già adulti per una piena autonomia individuale, dovrebbero rappresentare la risorsa più preziosa per il mercato del lavoro e per la società civile sia in termini di bagaglio esperienziale già maturato sia per il portato di innovazione e di entusiasmo. È su questa aspettativa che si misurano le principali contraddizioni.
Per gli antichi il termine lirica non indicava, come per noi oggi, la poesia soggettiva, espressione del sentimento dell'autore, ma la poesia cantata con accompagnamento della lira (lyra) o altri strumenti a corda (kítharis, bárbiton, phórmings, ecc.). Era sinonimo di mèlica, cioè di poesia cantata. In tale accezione tecnica, la lirica si distingueva dall'elegia e dal giambo, forme poetiche accompagnate da strumenti a fiato come l'aulo. Nel canone alessandrino dei nove lirici maggiori furono distinte una lirica monodica, consistente in un «canto a solo», e una lirica corale, eseguita da un coro danzante o da un solista a cui rispondeva un coro. I lirici monodici erano Alceo, Saffo, Anacreonte; i corali erano Alcmane, Simònide, Bacchìlide, Pìndaro, Stesìcoro, Ibico. Più tardi la parola lirica passò gradualmente a designare i generi di poesia nei quali il poeta si esprimeva in prima persona, anche se non erano accompagnati dalla lira, come l'elegia, o non erano cantati, come il giambo e l'epigramma. La distinzione tra lirica corale e monodica non è attestata nell'antichità, se non in forma generica in un passo di Platone. Questa ripartizione è in parte fuorviante, perché poeti «monodici» come Saffo produssero testi destinati a essere cantati da un coro (ad esempio in una festa nuziale), mentre autori «corali» come Pindaro e Bacchilide composero canti che venivano eseguiti da un solista. Inoltre spesso, in assenza di un esplicito riferimento al coro fatto nel testo, non siamo in grado di stabilire la modalità dell'esecuzione. Tuttavia la distinzione tra corali e monodici conserva un'utilità pratica, in quanto individua differenze regionali, dialettali, metriche, contenutistiche e sociologiche rilevanti. La poesia monodica si diffuse in Asia Minore nell'ambito linguistico eolico (isola di Lesbo) e in quello ionico (Anacreonte). Legata strettamente all'ambiente a cui apparteneva il poeta (tíaso, etería), cantò le esperienze e i sentimenti dell'io dell'autore (Saffo, Anacreonte) o le vicende politiche locali (Alceo). La poesia corale fiorì nel Peloponneso e a Sparta. Il legame con queste regioni è indicato anche dalla convenzione antica in base alla quale la lirica corale era scritta in dialetto dorico. Le radici di questa poesia affondano nel terreno folklorico delle feste popolari e religiose. E questo ne spiega il carattere pubblico, lo stile prevalentemente elevato, l'inclusione del mito e di sentenze moraleggianti, la lunghezza delle composizioni, la maggiore elaborazione metrica rispetto alla monodica, la grande rilevanza data alla musica. Un altro tratto che differenzia la poesia corale dalla monodica è il fatto di avere sempre dei committenti pubblici o privati. Quella del lirico corale era un'attività professionale regolarmente retribuita, spesso assai lucrosa. La lirica a partire dal IV secolo a.C. fu classificata in vari generi in relazione all'occasione del canto (simposio, festività religiosa o civile, ecc.): inno (preghiera agli dei), treno (canto funebre), peana (dedicato ad Apollo), ditirambo (dedicato a Dioniso), encomio (in onore di uomini), epinicio (in onore del vincitore ai giochi sportivi), scolio (eseguito durante un banchetto dai convitati, che nel canto si cedono la parola in ordine «obliquo», donde il nome), imenéo (eseguito nelle cerimonie nuziali), epitalamio (in onore degli sposi, eseguito davanti al talamo, stanza nuziale), partenio (intonato da un coro di fanciulle). Nell'evoluzione della lirica si possono individuare tre segmenti temporali:
in den Historien Herodots (Classica et Orientalia). Wiesbaden: Harrassowitz, . Pp. xiv + . Hardcover, € . . ISBN ----.
Privilegerò il tema dell'educazione rispetto a quello della generazione (di cui si è già trattato), anche se non potrò trascurare quest'ultimo, perché strettamente connesso alla problematica della maturazione complessiva del giovane e dell'educazione in famiglia. Tuttavia tratterò il tema della generazione soprattutto in prospettiva antropologica e non meramente sociologica.
Una nuova egemonia interpretativa si sta profilando negli studi di genere. Diffusa e discussa essenzialmente sulle riviste anglo americane e nelle università statunitensi, si colloca all'interno della world/global history di cui interroga, discute e ripensa problematiche, definizioni, categorie. Le proposte di integrazione della storia delle relazioni di genere nella world history, di cui darò conto nelle pagine che seguono, hanno di fatto rilanciato una discussione internazionale vivace, che costringe a ripensare le categorie fondanti di questo campo di ricerca, a lungo dominato dal linguaggio e dalle tradizioni di una storia «dell'Occidente». Non solo la ricerca sul genere, e perciò anche l'ambito ormai molto esteso dei men's studies, ma anche quelli di storia della famiglia e delle donne, che risalgono molto più indietro nel tempo, ne sono profondamente attraversati 1 . Questa fase è stata efficacemente definita «una seconda battaglia per l'integrazione» 2 dopo la prima, che mirava a ripensare, a partire dall'esperienza e dalla soggettività delle donne, le scansioni, le svolte e i temi della storia occidentale.
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Questione giustizia FAMIGLIE E INDIVIDUI. , 2019
In G.M., "L'invenzione del testo", Laterza, 2010
Atti del XVII convegno di studi Scienza e beni culturali Lo stucco: Cultura, tecnologia, Conoscenza, 2001