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Ars Olearia. Dall’oliveto al amercato nel medioevo. Ars Olearia. From Olive Grove to Market in the Middle Ages, 2018
PREMESSA Sono trascorsi dieci anni e più dalla pubblicazione in Italia di due opere fondamentali che hanno fatto il punto sulle vicende dell'olivicoltura e dell'olio di oliva durante il medioevo. Al volume Olivi e olio nel medioevo italiano, a cura di Andrea Brugnoli e Gian Maria Varanini (Bologna 2005), hanno fatto seguito a breve distanza di tempo i due poderosi tomi, riferiti a un ampio contesto geografico, che raccolgono gli Atti della cinquantaquattresima settimana di studio del Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Olio e vino nell 'alto Medioevo (Spoleto 2007). Indagini più o meno recenti ne hanno sondato alcuni aspetti specifici, con lavori talora riguardanti ambiti territorialmente circoscritti, non di rado orientati ad affrontare l'argomento preferibilmente nella prospettiva dell'associazione olivicoltura -viticoltura. La storiografia italiana è tra le più ricche e articolate nel panorama dell'Europa occidentale degli studi sul tema, che incontra peraltro un notevole interesse anche tra i medievisti di area francese e soprattutto iberica: un dato che, se da un lato riflette con ogni evidenza l'importanza di colture e relative produzioni assai diffuse nei territori affacciati al Mediterraneo, dall'altro non sfugge alle strategie di valorizzazione sul piano gastronomico e dietetico di prodotti 'tipici', quali sono per l'appunto l'olio d'oliva e il vino.
Gli istituti culturali che usano e abusano del nome di Mario Luzi
Sacrificio, riso ed eroismo. I canti della Grande Guerra come testo mitopoietico (proof), "Versants", 2016, 61
E. Montale, Ossi di seppia (1925 e successive edizioni) 1^ ed. Gobetti 1925 (poesie fra '21 e '24); 2^ ed. Ribet 1928 (aggiunge 6 poesie e modifica struttura) Vi confluiscono componenti molto eterogenee: a) elementi provenienti dalla lettura e rimeditazione delle poetiche avanguardie coeve, in particolare della poesia crepuscolare e dell'espressionismo di Sbarbaro e Rebora; b) tendenze simboliste franco-belghe e italiane -Pascoli e D'Annunzio; c) critica alle avanguardie e restaurazione antiavanguardistica promossa da Baretti (rivista "Il Baretti") e dalla rivista "La Ronda", d'impronta classicistica. Il 1925 è di per sé una data emblematica, a cavallo fra avanguardie e il codiddetto 'ritorno all'ordine' degli anni Trenta. L'opera è dunque anche testimonianza di un equilibrio difficile e in realtà dinamico, con esiti anche contrastanti fra loro. Titolo: l'immagine marina degli ossi di seppia è d'origine dannunziana (Alcyone) e viene interpretata in modo dialettico: gli ossi o galleggiano felici nel mare -simbolo della vita -o ne sono respinti a terra come inutili residui. Questa duplicità di senso è rappresentata dall'antitesi mare -terra che percorre tutta l'opera: il mare rappresenta la natura, la vita, la felicità; la terra è esclusione, privazione, sacrificio, ma anche luogo in cui si realizzano i rapporti sociali e l'impegno etico dell'uomo; il poeta si ritrae come uno "della razza di quelli" che restano a terra, escluso dalla vita e dalla gioia, spaesato. Sviluppo dell'opera: la prima situazione, relativa alle speranze giovanili e al senso di beatitudine panica che l'immersione nella natura comporta (di ascendenza, di nuovo, dannunziana), va rarefacendosi nel corso dell'opera, in cui la seconda immagine e di conseguenza la situazione che esprime tendono a prevalere. Il libro si presenta così come una sorta di romanzo di formazione dall'incanto al disincanto (l'espressione 'romanzo' è di Montale a definire i primi tre libri). Costituisce il tema di fondo la dialettica fra questi elementi antitetici, che si risolve, almeno temporaneamente o meglio intermittentemente, nell'accettazione stoica del proprio destino e nella scelta morale dell'impegno etico a fronteggiarlo, valorizzando e valendosi di ciò che di positivo e costruttivo emerge nella vita: appare possibile, infatti, anche in momenti imprevisti, un'epifania, una rivelazione, una sorta di miracolo laico che mostra la vita dove non la si attende (es. l'oro e il profumo dei limoni nell'omonima poesia). La realtà appare disarmonica, frammentaria, residuale, desolata. Analoga la condizione soggettiva dell'io, che deve accettare l'una e l'altra "senza viltà": così si chiude Incontro, v.54, unica poesia del 1926, che chiude anche la propria sezione e l'opera nell'edizione del '28. Il disincanto e l'accettazione severa della realtà come è (come non ricordare lo Sbarbaro di Taci, anima stanca...?) produce il definitivo allontanamento e superamento del simbolismo, dopo averlo profondamente attraversato. La poetica si definisce nella scelta antieloquente di uno stile aspro e sempre più secco, antisimbolista, antidannunziana (comparabile solo all'ultimo Leopardi del ciclo di Aspasia e della Ginestra 1 ). Gli stilemi, il lessico aulici e classicmiglior istici sopravvivono sono per cozzare programmaticamente con situaizioni, temi, toni e termini bassi, prosastici: alto e basso convivono per stridere, gli oggetti tendono a prevalere nella loro concretezza di cose, raccogliendo la miglior lezione dei crepuscolari e dei vociani. E nello stesso tempo gli oggetti, campeggiando in spazi troppo vuoti o troppo pieni che ne mostrano l'esistenza di 'cosa' finiscono con l'assumere anche un valore metafisico, emblematico : questo appare chiarissimo nelle poesie più tarde, posteriori al '24. Struttura: 4 sezioni: Movimenti -Ossi di seppia -Mediterraneo -Meriggi e ombre 1 È stato Pier Vincenzo Mengaldo a studiare più di altri questo parallelo (Poeti italiani del Novecento, Milano, Mondadori , 1978, pp. 523-4) Ossi di seppia -1
Archivi di Studi Indo-Mediterranei, 2018
Vincendo me col lume d'un sorriso, ella mi disse: <Volgiti e ascolta; ché non pur ne' miei occhi è paradiso> Dante Pd. XVIII 19 Quel volto dalle soffici gote raggianti d'un sorriso Amaruka, Sataka (Centuria d'amore) 1 Labbra dolci d'un riso celeste Bilhana, Caurīsuratapañcāśikā (Stanze dell'amor furtivo) 2
«Tutto pietra e tutto pietà». Un panegirico per saint François de Sales: La Pace di Francesco Ame- deo Ormea, in «Studi Secenteschi», LVIII, 2017, pp. 83-96
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Dizionario biografico degli italiani, vol. 81, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2014, pp. 604-608
Dizionario biografico degli italiani, 82, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Ascoli, Salvioni e i Neogrammatici, 2018
Padova 1310. Percorsi nei cantieri architettonici e pittorici della basilica di Sant’Antonio, a cura di Luca Baggio e Luciano Bertazzo
Dizionario biografico degli italiani, 86, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016, pp. 251-253