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La storia, le monete e i documenti d'archivio inerenti la zecca della citta di Brescello (1570-71 e 1595). Pubblicato su Panorama Numismatico n. 304 del marzo 2015
H SULPH WHVWLPRQLDQ]H Entrando […] dalla parte della Sacristia, si trova una cappella molto ampia detta della Porziuncula, ossia della Madonna degli Angeli, nella quale vi è una gran tavola a quattro spartimenti. I due della parte sinistra sono molto guasti dall'acqua, ed appena si vede l'inferiore dove avvi la Madonna con un Santo che le offre un piatto di rose. Negli spartimenti a destra vi sono rappresentati, nel superiore la fondazione dell'ordine, e nell'inferiore S. Bernardino che sta predicando al popolo. Per l'aria dei volti per la foggia dei vestiti, per la vivacità dei colori negli abiti con quella morbidezza di velluto che può toccarsi, e per il caratteristico delle teste, colla corona a rilievi, e coi fregi a trine dorate, si può credere, secondo il Diana, che siano del Margaritone. &XULRVD q TXHOOD ¿JXUD YHVWLWD GL DELWR FRQ FDSSXFFLR H FRQ EHUUHWWR URVVR LQ WHVWD girata in modo che fa vedere tutti i muscoli della nuca, espressi con alterata violenza. /D SRVL]LRQH q PROWR GLI¿FLOH VL YHGH XQD FURFL¿VVLRQH FRQ GXH IUDWL DO ODWR RSHUD SRVWHULRUH H GL GLYHUVR VWLOH 4XHVWD FDSSHOOD q SDWURQDWR GHO &DSLWROR GL &DJOLDUL 1 . A parte la bizzarra attribuzione al pittore toscano del XIII secolo 2 , la descrizione che lo Spano ci lascia del cosiddetto Retablo della Porziuncola nel chiostro della chiesa di S. Francesco del quartiere cagliaritano di Stampace si rivela pre-]LRVLVVLPD H SHU¿QR FRPSUHQVLELOH QHOOD FRQIXVLRQH GL VDQ )UDQFHVFR FRQ VDQ %HUQDUGLQR QHOOD VFHQD GHOO ¶RPHOLD IRUVH SHU LO IDWWR FKH LO VDQWR YHQJD UDI¿JX-UDWR LPEHUEH 3L GLI¿FLOH FRPSUHQGHUH FRPH OR 6SDQR QRQ DEELD ULFRQRVFLXWR LQ TXHVWH WDYROH XQ FLFOR LFRQRJUD¿FR GHGLFDWR DOOD YLFHQGD GHO Perdono di Assisi (o Indulgenza della Porziuncola), ancor più strano tenendo conto dell'intitolazione della cappella da lui stesso dichiarata. E questo fraintendimento hanno condiviso * Ringrazio anche in quest'occasione il p. Umberto Zucca e la redazione per concedermi questo spazio in Biblioteca Francescana Sarda e tutti coloro che in questi anni mi stanno sostenendo nella ricerca, in particolare la prof.ssa Pina Obinu, la prof.ssa Carmen Morte García dell'Università di Saragozza e il prof. René Jesús Payo Hernanz dell'Università di Burgos.
Preistoria del Cibo, 2021
Con il sostegno di Roma Capitale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali La 50ma Riunione Scientifica è stata organizzata con:
Nel 1871 il comune di Brusuglio fu soppresso e aggregato a quello di Cormano (MI) che, con il boom economico e la straordinaria crescita demografica ed edilizia degli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo, si è ritrovato in un'agglomerazione metropolitana con i comuni limitrofi e la città di Milano. A Brusuglio si trova la Villa Manzoni con la Biblioteca e l'Archivio privato di Manzoni. Essa esisteva già alla fine del XVII secolo ed è appartenuta, tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, a Carlo Imbonati. Dopo la sua morte, avvenuta a Parigi nel 1805, era passata per testamento alla sua compagna Giulia, figlia della prima moglie di Cesare Beccaria. Giulia era moglie separata di Pietro Manzoni e madre di Alessandro, figlio unico avuto con l'amante Giovanni Verri. Alessandro Manzoni (Milano, 7 marzo 1785-Milano, 22 maggio 1873), che dal 1813 abitava stabilmente in via Morone a Milano, adoperò la Villa dal 1810 come residenza di famiglia, soprattutto d'estate, dopo il suo ampliamento e la ristrutturazione. In essa nacquero alcuni dei suoi dieci figli, si dilettò in esperimenti di botanica, fece piantare il cotone e organizzare l'allevamento dei bachi da seta, vi iniziò a scrivere nel 1821 il romanzo "Fermo e Lucia", che terminò nel 1823 e pubblicò nel 1825. Ma ad esso avrebbe continuato a lavorare ancora per anni e la versione definitiva, col titolo "I Promessi Sposi", sarebbe uscita nel 1840, dopo essere andato a Firenze per migliorarne la lingua attingendo dal fiorentino, che per lui era la lingua dell'Italia unita. Questa villa, con parco e alberi secolari, nei secoli ha cambiato proprietà ed è appartenuta in successione alle seguenti famiglie: Imbonati, Manzoni, Brambilla, Lanza di Mazzarino e Berlingeri.
Il Volume tratta la storia, l'architettura e le vicende di questo insigne monumento legato alla vicenda dell'abate Gioacchino da Fiore e alla Congregazione florense da lui fondata.
Laddove, in un suo conosciutissimo testo 1 , Elemire Zolla cita alcune celebrate architetture rinascimentali situate ai confini occidentali del Lazio, definendole veri e propri "santuari neoplatonici", non ci si meraviglierebbe di vedervi ricordata anche la Scarzuola, cittadella magica dei tempi nostri, ideata dall'architetto Tomaso Buzzi ben quattro secoli dopo l'artificio di Bomarzo e realizzata in Umbria, non distante da Montegiove . Dimenticata in rovina per anni, quindi riscoperta, restaurata e finalmente compiuta da Marco Solari erede di Buzzi, questa fantastica concezione oggi interamente aperta al pubblico, nasce dal connubio di due organismi distinti: un antichissimo romitorio francescano, la Scarzuola, risalente al 1200, e la "Buzziana" o "Buzzinda", cittadella "teatrale alla quale Buzzi lavorò dal 1956 fino al 1978, tre anni prima della sua morte. L'opera di restauro del complesso, comprendente la chiesa, il convento e le architetture di Tomaso Buzzi, è iniziata attorno al 1980 ma il tutto è stato vincolato dal Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali, con legge del 1 /6/1939 n. 1O89, soltanto nel 1991 in seguito alla proposta avanzata in sede ministeriale dall'Assessorato alla Cultura della Regione Umbria e sull'onda dei primi reportage pubblicati nel 1983 da Bruno Toscano su L'Espresso e da Lucia Bisi su Eupalino e nel 1987 da Adriano Alpago Novello su Casa Vogue . La progressione dei lavori di recupero è risultata, nei suoi trent'anni, alquanto complessa, tenendo conto che per il vecchio si e dovuto porre mano ad effimere opere in forma di scenografie teatrali, fatte di tufo, tavelline e strutture in ferro, tutte collocate all'aperto e assai degradate, mentre per il nuovo, in mancanza di veri e propri progetti esecutivi, sono stati utilizzati gli approssimativi schizzi eseguiti da Buzzi, tutti da scegliere e interpretare. Nel restauro si è dovuto operare accortamente, soprattutto attorno alle problematiche relative al deflusso delle acque piovane e di quelle sorgive, copiosamente presenti, provvedendo a rendere impermeabili le varie vasche del giardino e rivestendo con tavelle e coppi i tetti e le pareti delle opere, tutte in tufo, onde preservare il poco consistente materiale dai fenomeni atmosferici, soprattutto dal dilavamento delle acque piovane. Il materiale impiegato, proveniente da una cava di Farnese nel viterbese e fornito nei tradizionali blocchi rettangolari, è stato lavorato sul posto, a mano, con accette e scalpelli, riutilizzando anche i vecchi conci che si potevano recuperare e attenendosi il più fedelmente possibile ai disegni originali, destreggiandosi tra le molteplici versioni lasciate dall'autore. Il numero degli artigiani impiegati, dagli iniziali sei, reclutati da Tomaso Buzzi nel 1958, si è poi ridotto agli attuali tre, tra i quali il capomastro Alessandro Neri di Fabro e il fabbro Valentino Galli -l'unico che ha seguito l'opera fin dall'inizio-che ancora oggi con il figlio Maurizio restaura e costruisce infissi, telai e basi per le scenografie. Oggi, a opere compiute, si può tentare una descrizione del tutto, ma è certamente difficile iniziare a parlare della Scarzuola, senza che magicamente si alzi alle nostre spalle l'ombra di Tomaso Buzzi. Architetto, designer e artista, Tomaso Buzzi nasce a Sondrio 1900 da una famiglia della buona borghesia locale. Ottenuta la maturità classica, si iscrive al Corso di Architettura presso il Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano, ove si laurea nel 1923. Da subito egli ha relazioni molto strette con il gruppo del Novecento Milanese (Muzio, Cabiati, De Finetti) e inizia ben presto con Giò Ponti una collaborazione lunga e fruttuosa, che si estende dall'architettura, all'urbanistica, al design, alla collaborazione, con articoli ed interventi, alle pagine di Domus, prestigiosa rivista fondata nel 1928 dallo stesso Ponti. Una memoria oggi inesplicabilmente cancellata, vede Buzzi tra i protagonisti degli avvenimenti artistici più importanti di quegli anni; fondamentale è la sua figura di membro fondatore del Club degli urbanisti e di partecipe al celebre concorso per la sistemazione urbanistica di Milano con il progetto Forma urbis Mediolani. Egli ha inoltre ruoli organizzativi di spicco in manifestazioni nazionali ed internazionali nel campo delle arti applicate (Triennale di Milano, padiglioni dell'Enapi, Mostra Internazionale di Amsterdam, Mostra Nazionale dello Sport). Appare tra i fondatori della società di oggettistica Labirinto e ricopre la carica di direttore artistico per la Venini di Venezia, collaborando attivamente con Paolo Venini, Pietro Chiesa, Giulio Rosso 1 E.Zolla, Aure. I luoghi e i riti, Venezia 1995 Civile, rimasto inedito, in cui raccolse i suoi progetti, tutti irrealizzati. 9 Claude-Nicholas Ledoux (Darmans 1736 -Parigi 1806), architetto e incisore, nel 1773 venne nominato Architetto del Re e membro dell'Accademia. Dopo aver progettato numerose residenze, si dedicò alla realizzazione di complessi edifici pubblici, tra cui le celebri Saline di Arc-et-Senans (1775), i cui spunti fantastici rivelano un'influenza del Piranesi. 10 Etienne-Louis Boullèe ( Parigi 1728 -1799), architetto illuminista, lavorò molto sotto Luigi XIV e Luigi XV in edifici residenziali dei quali oggi non rimane traccia. Lasciò sulla carta grandiosi progetti che evidenziano la sua teoria circa le corrispondenze che legano forme architettoniche e sentimenti. Il suo trattato, Architecture, essai sur l 'art, è stato pubblicato soltanto nel 1953. 11 Sanderson Miller (Radway Grance 1717 -1780. Tipica figura di architetto dilettante, contribuì alla diffusione dello stile neogotico in Inghilterra.
L'assedio di Braccio Fortebraccio da Montone alla città dell'Aquila nel 1423-1424. Il punto di vista delle donne
pp 64, edizione 2014 - Editrice Diana + Associazione Culturale Italia Numismatica , www.classicadiana.it La storia e la tradizione si sono alleate per raccontare di tesori, nascosti e ritrovati, quindi non solo di quello celeberrimo del settecento, composto da ottantamila monete d'oro, ma anche di tutti gli altri tesori che le fonti storiche e la tradizione attribuiscono al territorio di Brescello, l'antico Brixillum di epoca romana.
Etruscan comb, 2019
We introduce here an etruscan bronze comb, found in Cerveteri (Caere) near Rome: “Ager Sant’Angelo-Greppe”, whose age is valued among VII and V c.b.C. Probably it represents a funeral ceremony or procession for the old man on the first cart. Following some mentions about the funeral representations in the ancient southern Etruria.
Non tutti sanno che il colle su cui oggi sorge il santuario della Madonna di Lourdes, la prima costruita in Italia dedicata interamente alla miracolosa B.V. francese, anticamente era chiamato Bazzano. Qui un tempo viveva una sua comunità con una sua chiesa antichissima: S.Martino di Bazzano.
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"La monetazione di Taranto. Le monete degli Ostrogoti e dei Longobardi in Italia", Atti del 4° Congresso Nazionale di Numismatica (Bari, 16-17 novembre 2012), Bari 2013, pp.135-183
Bollettino Storico Piacentino, 2011
Bernardo De Dominici- Vite de'pittori, scultori ed architetti napoletani
Panorama Numismatico n. 407-408-409, 2024
Quaderni Storici Esini IV, 2013
Magazzeno Storico Verbanese, 2022