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This is a paper (in Italian) about the different perspectives about collective intentionality as applied to legal ontology
in G. Perlingieri e A. Fachechi (a cura di), L’operatività dei principi di ragionevolezza e proporzionalità in dottrina e giurisprudenza, Napoli, 2017, p. 473-492., 2017
Sommario: 1. Lo strano caso del diritto di proprietà. – 2. Razionalità discreta vs. razionalità dialettico-conformativa nel trattamento sintomatico dei nuovi modelli. – 3. Ricominciamo da tre casi. – 4. Beni comuni e gioco del- l’imitazione tra diritto di proprietà e sharing economy.
Una parte della dottrina e della giurisprudenza ritengono che i fini per i quali il contribuente pone in essere determinate operazioni siano elemento costitutivo della fattispecie dell'abuso del diritto. Tuttavia, una concezione puramente oggettiva di abuso è certamente preferibile dal punto di vista pratico e, soprattutto, è più coerente con la ratio del principio. Abstract: Some authors and part of the existing case law assume that the scopes pursued by the taxpayer are one of the element that characterize tax avoidance. Notwithstanding this widespread opinion, a purely objective notion of tax avoidance is to be preferred for practical reasons and, above all, is more coherent with the underlying rationale of this principle. SOMMARIO: 1. Abuso del diritto soggettivo e abuso del diritto tributario-2. L'abuso del diritto e la condotta del contribuente-3. Abuso del diritto ed eguaglianza-4. Il ruolo oggettivo dei " motivi " e le " valide ragioni economiche "-5. La definizione oggettiva dell'abuso come elemento della procedimentalizzazione della sua disciplina.
2020
Since the introduction of the term by Kimberlé W. Crenshaw in 1989, intersectionality has become an increasingly widespread perspective for addressing such issues as identity, difference, diversity and equality in contemporary contexts. The law should respond to ever new, complex and “unforeseen” instances: intersectionality offers tools to the various social actors to get engaged in fruitful analyses of social and legal changes, undertake new epistemological discourses and promote human beings’ full legal protection. The book aims to describe intersectionality’s implications in the study of law and society, presents the state of the art of its integration into the supranational and national anti-discrimination protection and finally explores the practices followed by legal operators and associations advocating for marginalized people’s rights, by highlighting the dialogue between the different levels of today’s legal culture and experience. L'intersezionalità, a trent'anni dall'introduzione del termine da parte di Kimberlé W. Crenshaw nel 1989, è divenuta una prospettiva sempre più diffusa per affrontare temi come l'identità e la differenza, la diversità e l'uguaglianza nei contesti contemporanei. Il diritto è chiamato a rispondere a istanze sempre nuove, complesse e "impreviste": l'intersezionalità offre strumenti ai diversi attori sociali per operare fruttuose analisi dei mutamenti sociali e giuridici, intraprendere nuovi discorsi epistemologici e promuovere una piena tutela giuridica. Il volume mira a descriverne le implicazioni nello studio della società e del diritto, presenta lo stato dell'arte della sua integrazione all'interno della tutela antidiscriminatoria sovranazionale e nazionale ed esplora, infine, le pratiche seguite dagli operatori giuridici e dalle associazioni impegnate nell'affermazione dei diritti, evidenziando il dialogo tra i diversi livelli dell'odierna cultura ed esperienza giuridica.
2007
Che cos'hanno a che fare tra loro un filosofo che, a partire da Wittgenstein, ha sviluppato una teoria di impianto naturalista e che cerca di conciliare una prospettiva individualistica con una tendenzialmente socioesternista della competenza semantica, una teoria che studi di psicologia cognitiva e di neuroscienze si stanno incaricando di inverare, e un altro che, a partire dallo stesso Wittgenstein, ha sviluppato una concezione antinaturalista tanto dell'intenzionalità quanto della normatività? Apparentemente, ben poco; hanno semplicemente tirato in opposte direzioni il pensiero di un autore (tristemente) noto per la possibilità di manipolarlo variamente. Eppure, a volte è capitato al secondo filosofo di concepire il suo operato come un modo per dare un'aggiustatina in senso metafisico alle interessanti e profonde idee del primo filosofo; quasi a raddrizzarle un po' in favore di quella filosofia 'eterna' o comunque impermeabile ai risultati della scienza nei confronti della quale il primo filosofo ha un rapporto ambivalente 1 . Ora, non c'è dubbio che il primo filosofo considererebbe un tale modo di intendere il suo stesso operato come una vera e propria deriva traditrice. Ma poiché la storia della filosofia è stata spesso e volentieri una storia di tradimenti -o come si direbbe più nobilmente, di eterogenesi dei fini -per quel che conta, tanto vale andare a vedere dal vivo un esempio di come siffatti tradimenti si possono consumare… Com'è noto, la tesi centrale di Lexical Competence di Diego Marconi è che la competenza lessicale, la conoscenza del significato di un'espressione subenunciativa (un'espressione lessicale), consiste di due fattori: la competenza inferenziale, che riguarda la capacità di trarre inferenze da enunciati che contengono l'espressione in questione o comunque di parafrasare tale espressione, e la competenza 1 Vedi p.es. la conclusione dell'Introduzione di Lexical Competence: "poiché il mio è un tentativo di ricondurre la semantica dal cielo alla terra, immagino che molti saranno insoddisfatti, dato che, ovviamente, in cielo si sta molto meglio" (1997: 7).
Il diritto e la realtà sociale dinamica
Il diritto deve modificarsi tenendo conto della realtà
ll 17 marzo 2005 la Repubblica di San Marino ha emanato la legge sul trust. Chi si occupa di trust in Italia ha visto in questa legge la realizzazione di molti desideri: essa infatti rappresenta la prima legge scritta in italiano sul trust e costituisce un riferimento importante per la pratica del trust in Italia. Questo entusiasmo è certamente lusinghiero per un operatore del diritto sarnmarinese, che è il primo deputato alla sua esegesi ed applicazione. Tale approccio sembra però aver generato negli osservatori italiani due ulteriori corollari logici nell'analisi della legge: essa viene quindi percepita come una codificazione del diritto dei trust sammarinese, autonoma ed esauriente tutta la disciplina dell'istituto, ma anche in alcuni casi lacunosa vista l'assenza di alcune norme presenti nella disciplina dei trust di altri Paesi. Tali corollari derivano dalla prospettiva che caratterizza l' osservatore italiano quando osserva un istituto del codice civile italiano. Tuttavia sono infondati quando si guardi ad una legge che appartiene ali' ordinamento sammarinese. Alla spiegazione di questa affermazione sarà dedicato il presente articolo, il quale si occuperà soprattutto di ciò che la legge non dice, ma che deve essere conosciuto da chi, esterno al sistema giuridico sammarinese, voglia capirne la portata normativa più profonda al fine di impiegarla nella pratica o analizzarla nell'attività scientifica. l. L'ordinamento sammarinese ed il suo sistema delle fonti Quello sammarinese è un sistema giuridico con forti peculiarità e profondamente diverso da quello italiano 1 • Le fonti del diritto sammarinese sono già elencate nella Rubrica XXXI, Libro III delle "Leges Statutae" del 1600, che ancora rappresentano il testo cardine dell'intero ordinamento.
Anno III -2018 n. 2 antonio saCCoCCio (Professore ordinario nell'Università degli studi di Brescia) L'IMMORTALITÀ DI UNA CATEGORIA: MORTE E RINASCITA DEL CONTRATTO REALE (DIRITTO ITALIANO-DIRITTO CINESE)* Sommario: I. Per introdurre. -1. Il problema. -2. Un po' di storia della storiografia. -3. Uno sguardo alle codificazioni moderne: esistono ancora i contratti reali? -II. Re obligari e contratto reale. -1. Alla ricerca delle origini del re obligari: il 'sistema' della condictio. -2. Da Quinto Mucio a Giustiniano: dal re obligari al contratto reale. -III. I principali contratti reali: il mutuo. -1. Genesi romanistica. -2. L'ordinamento italiano: tra realità e consensualità. -3. Tra realità e consensualità (segue): la legge cinese. -4. Particolarità della legge cinese e proposte di modifica. -IV. Il deposito. -1. Realità o consensualità? -2. Il deposito irregolare. -V. Il comodato. -VI. Il pegno. -1. Diritto o contratto? -2. Contratto reale o contratto consensuale? -3. La scelta cinese. -VII. Un problema ancora aperto. -1. La vitalità del contratto reale. -2. I problemi di un vuoto schematismo. -3. Alcuni 'inconvenienti' pratici. -4. Per l'attualità del contratto reale. -5. Il contratto reale: questo 'immortale'.
Come già avvenne alle soglie del Novecento, quando si avvertì la crisi dello stato liberale di diritto, l'attenzione accademica e politica attorno al tema della comunità è tornata alta nelle ultime decadi del secolo scorso, mentre si osservavano i primi segnali di crisi del modello neo-liberale. Il concetto di comunità continua ad essere al centro di un vivace confronto nel campo della filosofia politica normativa tra i teorici del neo-liberalismo e i sostenitori del comunitarismo 1 . Quel dibattito ha occupato già numerose pagine di volumi e riviste, alle quali potrei aggiungere ben poco di originale. L'intento di queste pagine è mostrare, con alcuni esempi, come quel concetto sia tutt'altro che univocamente determinato e come, a seconda dei differenti modi in cui la comunità è pensata e vissuta e degli obiettivi per cui la si evoca, possano trovare compimento tanto gli scenari più critici paventati dai suoi detrattori, quanto gli esiti più vantaggiosi auspicati dai suoi sostenitori. In altre parole, si tratta di indagare come, in diversi contesti culturali e socio-politici, il concetto di comunità possa divenire riferimento, e addirittura fondamento, di una produzione normativa orientata alla discriminazione, all'esclusione, alla restrizione o negazione della libertà, piuttosto che di innovazioni politiche e giuridiche volte al riconoscimento del valore della differenza, all'emancipazione di vecchi e nuovi soggetti e alla nascita di nuovi diritti.
Politica del diritto, 2022
After highlighting that, according to the Constitution, the task of the administrative courts is to protect the rights of individuals vis- -vis public authorities, the article criticises the case-law of the Council of State which considered NGOs to be entitled to make a claim for judicial review for the protection of general interests. On the other hand, it is pointed out that it is up to the legislator to establish further functions for administrative courts, for example those that concern the dissent of members of the public regarding certain policies. In conclusion, it is proposed to enhance the role of regional ombudsmen for the protection of collective interests.
Parte I -Il problema dell'intenzionalità 1. Strategie per l'intenzionalità ª 0 1. Introduzione 2. Il problema dell'intenzionalità ª 0 3. Cambiare uno degli elementi della relazione 4. Dall'ontologia al linguaggio ª 0 5. L'intenzionale verso la sparizione ª 00 6. Il realismo intenzionale ª 00 2. Funzioni, rappresentazioni e sistemi ª 00 1. Introduzione ª 00 2. Rivisitare il funzionalismo ª 00 3. Lo psicofunzionalismo ª 00 4. Il funzionalismo concettuale ª 00 5. Il problema del regresso ª 00 6. Il funzionalismo concettuale di Dennett ª 00 7. Razionalità e intenzionalità ª 00 8. Il contenuto intenzionale ª 00 Parte II -Il problema del contenuto 3. Un vincolo generale per le attribuzioni di intenzionalità ª 000 1. Introduzione ª 000 2. Dal vincolo di generalità alla finestra epistemica ª 000 3. I vincoli delle abilità percettive ª 000 4. I vincoli per il riconoscimento ª 000 5. Un primo sguardo alla discriminazione concettuale ª 000 6. Schema concettuale e finestra epistemica ª 000 4. Ruolo funzionale e contenuti concettuali ª 000 1. Introduzione ª 000 2. Il ruolo funzionale ª 000 3. Contenuti concettuali e abilità discriminativa concettuale ª 000 3.1 Discriminare i concetti ª 000 3.2 Padroneggiare i concetti ª 000 4. Una prima obiezione: la Terra Gemella ª 000 5. Dennett, il mondo nozionale e una seconda obiezione ª 000 6. Le obiezioni di Stich ª 000 7. Ancora contro il ruolo funzionale ª 000 8. Come limitare l'olismo fra i contenuti concettuali (prime indicazioni) ª 000 9. Il ruolo dell'opacità referenziale come condizione ª 000 10. Condizioni per l'attribuzione di credenza ª 000 Parte III -Alcune ipotesi su credenze e comportamento 5. Generi di stati epistemici e integrazione dei contenuti ª 000 1. Introduzione ª 000 2. La distinzione: varie proposte ª 000 3. Applicazioni della distinzione ª 000 4. Dalla volontarietà all'integrazione inferenziale ª 000 5. Il linguaggio come criterio ª 000 6. Forme di contenuto e generi di stati epistemici ª 000 6. Credenze e comportamento ª 000 1. Introduzione ª 000 2. Nessun pensiero senza linguaggio: il problema dell'intensionalità ª 000 3. Due passaggi per un argomento ª 000 4. Le sperimentazioni dell'etologia cognitivista ª 000 5. Una difesa metodologica ª 000 6. Intenzionalità e comportamento: la strategia ª 000 7. Intenzionalità e comportamento: un caso a favore ª 000 8. Un inganno di ordine superiore ª 000 7. Generi di stati epistemici: una proposta ª 000 1. Introduzione ª 000 2. Stati epistemici: generi e continuità ª 000 3. Parametri ª 000 4. Eliminare gli "stati bassi"? ª 000 5. Uno sguardo conclusivo ª 000 Bibliografia ª 000 Introduzione Questo libro si inserisce in quell'ambito di studi noto sotto l'etichetta "filosofia della mente". Si tratta di un settore che ha una notevole solidità nei paesi anglofoni, e che in Italia sta crescendo in modo forte e ben riconoscibile. La filosofia della mente affronta, grosso modo, tre grandi temi: il problema mente-corpo, la coscienza e l'intenzionalità. Il libro è dedicato all'ultimo dei temi menzionati. Si tratta di un problema che ha riscosso, e tuttora riscuote, grande attenzione e interesse. Esso si presenta non solo nella filosofia della mente ma anche in quella del linguaggio e nella filosofia dell'azione. Talvolta, dunque, farò riferimento a temi, concetti e metodi appartenenti a questi settori d'indagine. La struttura del lavoro prevede tre parti, per alcuni versi in analogia con il titolo. La prima parte affronta il problema dell'intenzionalità nelle sue linee generali, esplicitando i concetti necessari per una sua analisi ed evidenziando le teorie più rilevanti proposte al riguardo. La seconda parte affronta il problema del contenuto, ossia dell'oggetto dello stato intenzionale, di ciò che uno stato intenzionale indica. Infine, nella terza e ultima parte, verranno tratte alcune delle più rilevanti conseguenze derivanti da quanto definito nella seconda parte. In particolare mi soffermerò su diverse forme di stati intenzionali e sul ruolo che il comportamento, in particolare non linguistico, può avere per l'individuazione degli stati intenzionali. Sin qui, tuttavia, ho dato un po' per scontato che il lettore sapesse cosa sono gli stati intenzionali. È giunto il momento di dare qualche informazione in più. Nella vita di tutti i giorni utilizziamo numerosi schemi interpretativi. Alcuni sono assai articolati, altri più semplici. I più sofisticati li abbiamo appresi a scuola o all'università, altri li abbiamo sviluppati crescendo, grazie a elementi già strutturati nella nostra natura che, tuttavia, impariamo a raffinare con l'esperienza. In questo secondo gruppo rientrano le attribuzioni di stati intenzionali. Per descrivere le azioni di una persona, per spiegare i movimenti o i proferimenti di un individuo e per prevedere come agirà un certo personaggio, compiamo delle attribuzioni di credenze e di desideri, di speranze, intenzioni e volizioni. In breve, attribuiamo stati intenzionali. Così facendo utilizziamo una sorta di schema interpretativo implicito, uno schema noto come "psicologia del senso comune". Attribuire stati intenzionali, credenze, desideri o speranze, è essenziale per comprendere il comportamento degli individui. Talvolta, queste attribuzioni vengono estese anche a bambini in età pre-linguistica, animali e, in determinati casi, artefatti. Si pone allora un problema: su quali basi si possono giustificare queste attribuzioni? Gli stati attribuiti a uno stesso individuo sono tutti uguali? E ci sono differenze fra stati intenzionali ipoteticamente simili attribuiti a entità tanto diverse quali sono gli individui adulti, i bambini piccoli, gli animali e, magari, i calcolatori? Questo libro prende le mosse da un insieme di ipotesi avanzate per rispondere a tali domande. Esso vuole mostrare che la psicologia del senso comune è in effetti un ottimo schema interpretativo, almeno per quel che riguarda il problema dell'intenzionalità. Tale schema, tuttavia, ha bisogno di alcune correzioni e raffinamenti, così da renderlo maggiormente coerente e soddisfacente. Nelle pagine che seguono tenterò proprio di rendere tale schema interpretativo adatto a rispondere alle domande prima poste, o almeno a convincerci che esse meritano una risposta. Per dare indicazioni su come questo compito verrà affrontato voglio esporre la strategia che ho seguito. Si prenderanno le mosse con una ricognizione, cronologicamente e concettualmente delimitata, delle principali posizioni teoriche avanzate per affrontare il problema dell'intenzionalità. Si tratta di un argomento con profonde radici nella storia della filosofia, che tuttavia ha avuto un'evoluzione piuttosto anomala. Se si escludono alcune apparizioni nei filosofi classici, si deve a San Tommaso il primo e unico trattamento articolato della questione. Dopo l'Aquinate il concetto di intentio non viene né particolarmente analizzato né utilizzato fino a quando, alla fine dell'Ottocento, lo psicologo tedesco Franz Brentano lo adotta quale elemento che distingue i fenomeni psichici da quelli fisici. L'esame del problema prende le mosse da Brentano e si sviluppa con particolare riferimento agli autori che si riconoscono in un approccio genericamente analitico. Non si tratta comunque di una rassegna storica, quanto di un lavoro di indagine teorica allo scopo di rilevare quegli approcci più fecondi e interessanti attorno ai quali si è concentrato il recente dibattito. E questo dibattito viene centrato sul problema del realismo degli stati intenzionali, un tema che, tuttavia, porta ad una specie di stallo. Dalle difficoltà del realismo è possibile uscire tramite il ricorso al funzionalismo, come indicato nel secondo capitolo. Il funzionalismo è una dottrina che ha avuto grande fortuna, ma che è stata sottoposta a numerose critiche. Le analizzeremo per mostrare quali risposte sono state adottate e quali sono tuttora proponibili. Tra le risposte vi è quella di considerare in termini funzionali non tanto gli stati interni, quanto le abilità individuate dalle attribuzioni e dalle previsioni compiute a partire dalla psicologia del senso comune. Questa via è sfruttata da Daniel Dennett. Secondo Dennett l'intenzionalità non è una prerogativa esclusivamente umana, ma è un modo per spiegare i comportamenti, minimamente articolati, di determinati "sistemi". Nell'accezione di Dennett, adottata anche in queste pagine, un sistema è un qualunque aggregato di parti funzionalmente coordinate e gestite in maniera unitaria tramite una forma interna di controllo. In questo senso sono sistemi gli esseri umani, gli animali, i robot, i calcolatori e altri artefatti. Non sono sistemi i sassi, l'acqua, il sistema solare e diverse entità e strutture astratte. Nello specifico, i sistemi cui faremo più frequentemente riferimento sono gli esseri umani, diverse specie di animali e alcuni artefatti. Vedremo, però, che l'approccio di Dennett è, nel complesso, inadeguato. La difficoltà della sua posizione, come si argomenterà nel secondo capitolo, è che non indica vincoli sufficienti affinché lo psicologo di senso comune attribuisca al sistema uno stato intenzionale adeguato alle sue capacità cognitive. La posizione di Dennett è, dunque, troppo debole e la ricerca di condizioni di adeguatezza più forti per le attribuzioni conclude la prima parte del saggio. La seconda parte, dedicata al problema del contenuto, si apre dunque con la ricerca delle condizioni di adeguatezza per le attribuzioni intenzionali. Al fine di rendere più adeguate le attribuzioni viene proposto, sulla scorta di un argomento di Gareth Evans, il vincolo della finestra epistemica. Esso dovrebbe stabilire, in linea di principio, cosa si può e cosa non si può attribuire a un determinato sistema. Tramite questa nozione, sviluppata nel terzo capitolo, si individueranno tre diverse forme di contenuto, una legata agli stati percettivi, una di natura decisamente concettuale e una intermedia fra le due, quali entità teoriche postulate come stati che guidano il...
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L. Garofalo (ed.), Scopi e metodi della storia del diritto e formazione del giurista europeo. Atti Padova 25-26 novembre 2005 (Napoli), 2007
IL DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA, 2008
Fragilità del soggetto e azione collettiva, 2012
Actualidad Jurídica Iberoamericana, 2022
2020
RIFLESSIONI SUL RAPPORTO FRA PERSONA E DIRITTO SECONDO GIUSEPPE LIMONE, 2017
DEMOCRAZIA E DIRITTO, 2020
Giuspersonalismo e nichilismo giuridico, in AA. VV., Ripensare il diritto naturale e la dignità umana, a cura di M. Krienke, Giappichelli, Torino 2020, pp. 47-69., 2020
Rivista critica di diritto privato, 2019
Annali di storia delle università italiane , 2000