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Evolution de l'image de la séduction dans la littérature contemporaine italienne, 2006
CAPRONI-"Si può dire anche questo: / ogni congiungimento erotico / è, per interposto corpo, / un incesto". BIGIARETTI-"Innamorarsi non è altro che accumulare false interpretazioni e invenzioni e miti intorno alla persona amata: quando, con la ragione, la si restituisce alla sua realtà e perfino al suo aspetto, l'amore se ne è già andato" (Schedario).
SHAME AND PINOCCHIO COMPLEX. Many patients suffer to feel strange and ridiculous. Since their childhood they have been passing through failures, disappointments and humiliations which have generated a feeling of shame. When they were children, they always had to remember narcissistic needs of their parents and lf they hadn't did it they would have suffered extremely negative consequences: the ruinous loss of parental love. These boys don't feel part of the group and they don't realize to be human being made of flesh and blood, so the tension of their body lets them appear "like if" they were puppets, developing the "Pinocchio Complex" which regards the "gelotophobia" (from Greek gelos=Iaughter), the fear to be teased or mocked. The family therapists Almuth Sellschoopp-Ruppel and Michael von Rad propose the treatment of the so called "Pinocchio syndrome" through a particular way of humorous dramatization: the humordrama.
Pubblicato in Religioni e mondo moderno, a cura di Giovanni Filoramo, vol. 2, Ebraismi, a cura di David Bidussa, Milano, Einaudi 2008, pp. 75-100
Confini e zone di frontiera negli/degli studi italiani, 2018
The most recent Italian prose, that is, the works created at the turn of the 20th and 21st centuries, is mainly characterised by a search for new means of expression, which very often question the very idea of literariness. This paper investigates novels and short stories that were published in Italy between the 1980s and the first decade of the 21st century. The aim of this study is to underline those elements of texts that are especially prone to transgression, which is understood as breaking aesthetic rules of literariness. This investigation presents the idea that crossing borders of literariness and negating well-known standards takes place especially in three areas. Firstly, it takes place on the stylistic and linguistic level, by using linguistic means that, up to this point, were not considered to be correct in literature (spoken language, jargon, dialects, specialised language), or by using phonosymbolic effects, poetic effects, and archaic stylisation, causing changes in spelling, morphology, and syntax. Secondly, current transgressive literature, on the textual level, is characterised by a certain hybridity, that is, a tendency to include in a literary work various types of texts, including non-literary ones (theatre plays, encyclopaedic entries, advertisement slogans, quotations from handbooks, etc.). A third example of transgressive aesthetics is the manipulation in narrative structure of the work, which especially underlines the significance of the reader, mainly by directly addressing him or her or placing the reader as one of the characters participating in the narration. The manipulation of narrative structure negates the classic idea of diegesis development and allows for a reflection on metafiction.
Capitolo tratto da Logica & Argomentazione, 2008. Con esercizi
La Rivista AIC è registrata presso il Tribunale di Roma col n. 339 del 5.8.2010 -Codice ISSN: 2039-8298 (on-line) Rivista sottoposta a referaggio -Rivista inclusa nella classe A delle Riviste scientifiche dell'Area 12 -Scienze giuridiche D i r e t t o r e R e s p o n s a b i l e : P r o f . A n t o n i o D ' A t e n a -D i r e t t o r e : P r o f . P a o l a B i l a n c i a
Credo sia necessario, per provare a riflettere ancora una volta sul silenzio, liberarci di molti luoghi comuni sull'argomento; luoghi comuni che soprattutto l'Occidente ha in qualche modo consolidato. I più pericolosi credo siano quelli legati ad una visione di tipo intellettualistico: secondo questo punto di vista, il silenzio sarebbe qualcosa che riguarda la parola come atto linguistico solamente, e la sua pratica si riferirebbe quindi alla cessazione del parlare e ad una concentrazione mentale del tutto staccata dagli altri linguaggi non verbali. È un silenzio pericoloso e ambiguo perché, riducendosi alla mente e al linguaggio verbale solamente, è naturalmente portato all'isolamento, ad una soggettività priva di relazioni -o fondata su relazioni prettamente sublimate e disincarnate, teoriche, e tendenzialmente a oggetti o persone del tutto staccate da noi, che le possiamo così guardare con quella distanza di sicurezza tipica dello spettatore non coinvolto direttamente. Un silenzio come astrazione e distanza di sicurezza, che può facilmente diventare più forte di ogni proliferazione di linguaggi e di chiacchiere: un silenzio che assomiglierebbe molto a quel progetto di linguaggio unico (e falsamente universale) insito nel progetto immunitario dei costruttori della torre di Babele -un labbro unico, come dice il testo ebraico, chiuso sulla sua pretesa di toccare il Divino parificando ogni uomo in un solo codice; una sorta di progetto totalitario, insomma, mascherato da ricerca di Dio. Ma siamo davvero sicuri che sia proprio questo il silenzio? Le riflessioni della tradizione monastica, quando si occupano del silenzio, si affrettano a mostrare soprattutto le sue forme negative: il silenzio dell'orgoglio e del distacco da un mondo disprezzato; il silenzio di chi è convinto di avere una sua libertà ormai raggiunta da difendere; il silenzio che si trasforma in falsa umiltà e quello depressivo legato all'akedìa. Anche queste riflessioni, insomma, ci dicono che occorre sgombrare il campo da una serie di forme del silenzio che non vanno nella direzione giusta; e che il silenzio è un universo complesso, stratificato e potenzialmente anche sempre pericolosamente sporgente verso il peccato e la morte. Queste sfumature ci abitano da sempre, e non è facile il loro discernimento. Ma è necessario porsi primariamente in un silenzio come sospensione del giudizio, per poter vedere e sentire questi pericoli in noi, ogni giorno, instancabilmente.
a cura di MARIA GABRIELLA ANGELI BERTINELLI e ANGELA DONATI ROMA GIORGIO BRETSCHNEIDER EDITORE 2005 MONICA BERTI LICURGO E IL TRADIMENTO DI IPP ARCO (LYCURG. LEOC. 117 SG.)
Capitolo I -LA VIA SPINOZIANA DELLA 'SALVEZZA' 1. L'unione con Dio e la 'vera libertà' umana nella prospettiva del Breve trattato 2. Il progetto collettivo della realizzazione di una società 'guarita' e 'felice' nel Trattato sull"emendazione dell"intelletto 3. Dalla 'schiavitù delle passioni' alla 'guida della ragione': la ricerca dell'utile come azione virtuosa degli uomini 4. Il ritratto dell'uomo libero nell'Etica e la questione dell'eternità dell'intelletto Capitolo II -LA DIALETTICA TRA IL MONDO DEI 'SAGGI' E QUELLO DEGLI 'IGNARI': DUE UNIVERSI INCOMMENSURABILI? 1. L'ipotesi dell'esistenza di una frattura insanabile tra la 'salvezza-saggezza' e la 'salvezza-obbedienza' 2. Eterogeneità tra 'regno della pietas' e 'regno della veritas': Teologia e Filosofia a confronto nel Trattato teologico-politico 3. Il valore della 'rivelazione' e della 'predicazione': Cristo, Mosè, i profeti e gli apostoli in relazione alla conoscenza della Legge divina 4. Il metodo esegetico della cognitio Scripturae ab eadem sola: Epochè del soggetto ed autorità del 'sacro' 5. Spinoza e gli Ebrei: l'elezione di un popolo compromessa dall'odio delle nazioni e dall'universalità del messaggio cristiano di salvezza per gli uomini Capitolo III -L'OBBEDIENZA POLITICA E LA LIBERTÀ DEGLI INDIVIDUI NELLO STATO 1. Sapienti come vermi e liberi come pietre: la condizione degli uomini in relazione alla necessità dell'«istituto di natura» 2. La costituzione della società come atto necessario per la conservazione degli individui: trasferimento del diritto ed autorità della suprema potestà 3. L'identificazione del diritto civile e della religione nello Stato teocratico: l'ubbidienza alla potestà di Dio come garanzia di salvezza per gli Ebrei 4. La concessione della libertà di pensiero come elemento determinante per la salvezza o la rovina dello Stato Conclusione Bibliografia Al mio nipotino Michele, piccola stella nel cielo della mia anima Se fosse altrettanto facile comandare agli animi come alle lingue, ognuno regnerebbe nella sicurezza e nessun potere diventerebbe violento, perché ciascuno vivrebbe secondo l'indole di coloro che comandano e giudicherebbe ciò che è vero o falso, buono o cattivo, equo o iniquo, soltanto sulla base del loro decreto. Ma non può accadere che l'animo sia in assoluto di diritto di un altro giacché nessuno può trasferire ad un altro il proprio diritto naturale ossia la propria facoltà di ragionare liberamente e di giudicare di qualunque cosa, né può esservi costretto. Da qui, dunque, avviene che sia ritenuto violento il potere esercitato sugli animi e che la somma maestà appaia recare offesa ai sudditi e usurpare il loro diritto quando vuole prescrivere a ciascuno che cosa debba abbracciare come vero e rifiutare come falso, e da quali opinioni l'animo di ciascuno debba essere mosso alla devozione verso Dio. Queste cose, infatti, appartengono al diritto di ciascuno, diritto al quale nessuno, anche se volesse, può rinunciare. (B. SPINOZA, Trattato teologico-politico) LA VIA SPINOZIANA DELLA "SALVEZZA" 1. L'unione con Dio e la 'vera libertà' umana nella prospettiva del Breve trattato Se è vero, come è vero, che «l"esigenza fondamentale di Spinoza è quella della salvezza» 1 occorre rintracciare fin dai suoi primi componimenti le ragioni che l"hanno indotto ad interrogarsi in modo incessante sul senso della libertà umana e sull"importanza della ricerca del "sommo bene". Tale necessità affonda senz"altro le radici nella condizione esistenziale del pensatore olandese, messo al bando nel 1656 dalla comunità Sefardita di Amsterdam. Fu proprio quest"avvenimento a generare in lui il bisogno di indicare una nuova modalità di conoscenza circa la costituzione ontologica di Dio, dell"uomo e della sua stessa felicità. Imboccare tale sentiero equivaleva, d"altronde, a tamponare le ferite che i teologi, in quel tempo, stavano infliggendo al puro "pensiero" dei filosofi, compromettendo seriamente, non soltanto il valore delle loro disquisizioni speculative, ma il diritto stesso degli uomini alla libertà. La nostra analisi prende, allora, avvio da alcune riflessioni presenti nel Breve trattato su Dio, l'uomo e la sua felicità 2 , opera alla quale Spinoza pare abbia dedicato la propria attenzione negli anni di poco successivi al cherem. Aldilà delle dispute che si sono accese intorno alla sua composizione, rinvenimento ed autenticità, ciò che interessa mettere qui in risalto è quel nesso che intreccia i tre temi dell"opera in questione, ovvero l"esistenza di Dio, l"indagine sulla natura umana e le condizioni per la salvezza dell"uomo.
La forza del Logos. Gorgia a 2500 dalla nascita, a cura di L.R. Cardullo e F. Coniglione, 2019
Ormai acquisita in modo pressoché definitivo la sostanza filoso-fica della riflessione di Gorgia, attraverso il lungo cammino del quale Stefania Giombini traccia i momenti fondamentali 1 , resta ancora in chiaroscuro la determinazione della relazione tra il Περὶ τοῦ μὴ ὂντος (PTMO) e gli scritti epidittici, nei quali si manife-sta l'arte retorica del lentinese. In particolare è da riequilibrare il possibile sbilanciamento o a favore del Gorgia logico e confutato-re oppure in favore di quello che centra la propria riflessione sulla potenza della parola e al tempo stesso cerca, per alcuni interpreti, di dare un senso al concetto di verità, del tutto annichilito nella prima opera. Il tentativo più riuscito in questa opera di giunzione-quello di Mazzara (1999)-mette in campo la nozione di "vero-simile", che finisce però per reintrodurre surrettiziamente quella nozione di Vero, negata in modo deciso nel PTMO. Cercheremo qui di fornire un piccolo contributo per chiarire un pensiero che ancora non finisce di sgomentare e rendere per-plessi i suoi lettori, specie allo scopo di far vedere come il discor-so prevalentemente logico-argomentativo presentato nel PTMO non sia scollegato dalla funzione positiva e costruttiva della reto-rica che emerge dagli scritti epidittici della produzione gorgiana, * Benché questo saggio sia stato concepito in Italia, in occasione del convegno che ne è stata occasione, tuttavia la sua stesura e rifinitura è stata resa possibile dal periodo di tranquillo studio e serenità che ho potuto trascorrere a Varsavia, gra-zie a una fellowhip concessami dal Polish Institute of Advanced Studies (PIASt), dell'Accademia Polacca delle Scienze, del quale voglio ringraziare in particolare il direttore prof. Przemysław Urbańczyk e la segretaria Marta Walenta, che hanno fat-to di tutto affinché potessi dedicarmi allo studio senza alcuna interferenza o inutili oneri burocratici, mettendomi a disposizione le strutture del PIASt. 1 Cfr. Giombini (2012), pp. 21-45 e la prima parte di Mazzara (1999).
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Forme, strutture e didattica dell’italiano. Studi per i 60 anni di Massimo Palermo, 2023
Ad populum. Parlare alla pancia: retorica del populismo in Europa, 2016
GM, L'invenzione del testo, 2010
Ventunesimo Secolo, 2016
ISAG. rivista internazionale di geopolitica e scienze ausiliarie, 2015
Bollettino ingegneri , 2006
LA TRANSGRESIÓN FEMENINA EN LA LITERATURA ITALIANA, 2022
pp. 221, ISBN: 978-88-97376-83-5, 2019
vol. del progetto editoriale da determinare, Limina Mentis Editore, Villasanta; consegnato, e accettato per la pubblicazione con la conferma dell’Editore
Studium Ricerca, 2021
in La modernità di Dante, a cura di Mariano Pérez Carrasco e Raffaele Pinto, Firenze, Franco Cesati editore, 2023, pp 103-110., 2023