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Quando un tempo, in un Comune, si intitolava una strada o una piazza -almeno prima dell'Ottocento -i toponimi erano prevalentemente riservati a figure eminenti per nobiltà di schiatta o elevatezza d'animo quali re o santi, oppure si individuavano famiglie patrizie che, per essere del luogo e per aver contribuito con le loro opere e con i loro mezzi ad accrescerne la dignità, meritassero l'onore del titolo. Talvolta, si dedicavano vie a particolari attività commerciali o artigianali che vi si svolgevano e spesso i titolo indicavano le vie di comunicazione tra il Comune interessato e quelli limitrofi. A Bolsena, nel nostro piccolo, ne vantiamo un florilegio esemplare e variegato: c'è una via dedicata ai Medici, una agli Adami e un'altra ai Canulei; in onore dei santi patroni, in accordo con il grado di rilevanza presso la comunità bolsenese, abbiamo un'ampia e ragguardevole piazza Santa Cristina, una graziosa, raccolta piazza San Rocco e un minuscolo vicolo San Giorgio, pressoché celato all'occhio del viandante. Ci sono una via Roma e una via Porta Romana e, al lato opposto, una via Porta Fiorentina; attraverso una sinuosa via Orvietana,si cambia repentinamente comune, provincia e regione. Nel passato, alcune aree avevano denominazioni legate all'uso che se ne faceva: fiere, mercati, canapai, ecc… A partire dal XIX secolo, con la sacralizzazione del concetto di Patria, nacque l'idea di dedicare piazze e strade a personaggi con un peso politico o sociale, assolvendo così ad una funzione pedagogica nell'indicare all'attenzione dei cittadini e dei viaggiatori una figura esemplare: una sorta di canonizzazione laica che mettesse in mostra le virtù e l'onorabilità del celebrato. Questo modo di operare è andato avanti ad oltranza, giungendo a conseguenze estreme quando, all'apparire sulla scena dei partiti politici di massa, si è rivelato sempre più difficile, nell'intitolare una strada, trovare un personaggio sul quale far confluire il giudizio positivo di tutti; ed è così che a Bolsena, come in modo simile in altri Comuni, si ha , ad esempio, una via Allende e un piazzale Martiri di Nassiriya, frutti dei diversi rapporti di forza locali di determinati momenti che poi, per inerzia, sopravvivono nel tempo.
L'agonia nell'orto e il tradimento di Giuda Luca 22, 39-53 56. -Padre, se è possibile, allontana da me questo calice 1 .
RID. Rivista italiana di dialettologia, 2007
1. INTRODUZIONE L"insegnamento della lingua italiana è stato inteso per lungo tempo come insegnamento della lingua letteraria e della grammatica normativa. Entrambe presentavano una lingua ingessata, codificata attraverso regole che si supponevano e si davano sostanzialmente per stabili sia nel tempo che nello spazio e nelle diverse situazioni comunicative. Il rigido insegnamento tradizionale nell"ultimo mezzo secolo è stato superato da due innovazioni epistemologiche e metodologiche: da una parte l"oggetto dell" insegnamento ha spostato il suo fuoco d"attenzione da una grammatica prescrittiva ad una descrittiva, dall"altra l"approccio grammaticale si è arricchito di una prospettiva sociolinguistica, adatta a favorire l"acquisizione della lingua e delle sue varietà in relazione quanto meno alle loro differenti funzioni. In altre parole, si è cercato di venire incontro, anche in ambito scolastico, ai bisogni linguistici reali di chi si accinge ad affrontare lo studio dell"italiano, immerso nella realtà linguistica del nostro paese. Queste innovazioni hanno come base l"italiano così come si è venuto effettivamente configurando nel corso dei secoli. Il processo di unificazione linguistica avviatosi dopo l"unità d"Italia grazie a differenti fattori, quali la scolarizzazione, l"urbanizzazione, i massmedia, non ha impedito la persistenza di differenti forme, più o meno strutturate in varietà linguistiche differenziate in funzione dello spazio e del tempo; contemporaneamente, l"italiano parlato ha risentito, e risente, dell"azione di fattori extralinguistici come il rapporto di ruolo fra i parlanti, il mezzo, l"intenzione ecc., che danno luogo ad altre varietà, addensate nel settore della sincronia ma con radici lontane, secondo dinamiche ricorrenti in ogni lingua storico-naturale. La lingua che usiamo oggi non è la stessa di trenta, quarant"anni fa: sono, ad esempio, venute meno nell"uso comune alcune parole, mentre se ne sono imposte delle altre. Così, anche, alcuni fenomeni morfologici e sintattici che fino a qualche anno fa erano banditi dalle grammatiche, ora sono entrati non solo nella lingua parlata, ma anche nello scritto (o, almeno, in certi tipi di scrittura). Inoltre, nelle regioni d"Italia, a causa del persistente uso dei dialetti, si parla un italiano che subisce in misura più o meno rilevante l"influenza delle parlate locali. Ancora, i diversi ambiti di attività prevedono specializzazioni ed usi della lingua specifici, così come differenti situazioni comunicative, differenti interlocutori. Anche la lingua scritta presenta regole e strutture proprie,
La mandragora nel folklore dell'Appennino Centrale italiano " Ma torniamo al Lago di Pilato. Molti spinti fin là da un'illusione menzognera e venuti da paesi lontani, vi si recano tutti i giorni per ottenere libri magici attraverso le consacrazioni demoniache, ma non sanno quel che fanno, assopiti dalla mandragora che rende folli; questi libri possono esser consacrati ovunque, purché sia lontano da luoghi dove le genti sono solite incontrarsi, se sono vere le cose che raccontano gli adepti di queste arti. " (Nicolò Pieranzoni, 1510) RIASSUNTO: sui Monti Sibillini, nel cuore dell'Appennino Centrale Italiano, a cavallo tra Marche ed Umbria, una recente ricerca sul campo volta alla registrazione e catalogazione della tradizione orale folklorica, ha fatto emergere elementi sconosciuti e per certi versi eccezionali nel campo delle conoscenze etno-botaniche. Dai racconti degli anziani del luogo è risultata ancora viva e documentabile la conoscenza di una pianta che ha tutte le caratteristiche della mitica mandragora o mandragola. Una pianta che molti, usando un antico termine probabilmente di derivazione germanica, chiamano " antimonia ". L'antimonia ha la forma di una donna o anche di una " sirena del mare ". Quando viene carpita, " provoca spaventose tempeste e provoca la morte di chi osa stapparla da terra. Per compiere questa operazione occorre servirsi di un cane legato alla radice con uno spago o una fune. Nel compiere questo gesto il cane viene destinato alla morte. Nonostante questo la pianta strappata da terra emette un grido straziante ". Sono evidenti i nessi con tutta la tradizione simbolica legata alla mandragora. Ma c'è dell'altro. Secondo alcune testimonianze l'antimonia, se tagliata, " produce sangue ". Secondo altre ha la forma di un " bambino che sta nella terra ". Elementi nuovi che in qualche modo arricchiscono una tradizione simbolica già vastissima e che vale la pena di approfondire in quanto, forse, legati a miti autoctoni di origine della pianta. Nuove prospettive che si aprono in un settore di ricerca che si credeva già ampiamente esplorato. Siamo sui Monti Sibillini, nel cuore dell'Appennino Centrale italiano, a cavallo tra Marche e Umbria, più o meno nel centro geografico dell'Italia. In queste terre, antico crocevia di genti e di culture, ben protetti dagli aspri contrafforti dei monti, sopravvivono ancora miti, leggende e racconti di origine antichissima, tradizioni orali ancora gelosamente custodite nella memoria degli ultimi anziani che abitano questi luoghi. Leggende e racconti che narrano della presenza tra queste montagne magiche di una Sibilla Appenninica che qui aveva dimora nel suo antro fatato; dello stuolo di fate dagli zoccoli caprini, sue ancelle, che erano solite scendere nei paesi per ballare con i giovani pastori; di negromanti che salivano al lago demoniaco di Pilato per consacrare i loro magici libri; di streghe, spettri, demoni e folletti che popolavano gli anfratti più inaccessibili dei monti. Insomma un sapere ancestrale che gli ultimi anziani ancora custodiscono nella memoria e che rischiava di andare perduto se le Amministrazioni Locali e l'Amministrazione Regionale delle Marche non avessero deciso di preservare questo patrimonio storico-antropologico dall'estinzione registrandolo e catalogandolo. Il progetto è partito due anni fa e a noi, ricercatori dilettanti e moderni viaggiatori della memoria, è toccato il compito operativo di registrare e trascrivere la mole enorme del materiale raccolto. Ed è stato un po' come aprire lo scrigno di un tesoro: un sapere antico, atavico e ancestrale ci si è rivelato e ci ha aperto le sue porte. Di concerto con le Amministrazioni Locali siamo riusciti a
Il concetto di contraddizione trova la sua specifica trattazione nella dottrina dell'essenza e, più specificatamente, nella sezione dedicata alle determinazioni della riflessione. In questo capitolo prenderò in analisi proprio questa sezione, cercando di mettere in luce la struttura logica della determinazione della contraddizione e il significato che essa assume rispetto alle determinazioni della riflessione e all'essenza in generale 1 .
Vol 15, N° 2 (2015) Towards the Implementation of the Science of the City
Il saggio nasce da una riflessione sulle trasformazioni dello spazio domestico in relazione agli usi e ai comportamenti dell’abitante contemporaneo. Il nomadismo, la mobilità, la rete che caratterizzano il periodo attuale, hanno determinato un uso diverso dello spazio, uno spazio attraversabile, in grado di cambiare continuamente attraverso il passaggio delle persone che stabiliscono relazioni sempre differenti con l’ambiente circostante. Il saggio ha quindi l’obiettivo di definire, attraverso l’analisi di alcuni casi studio provenienti dalla sfera domestica, la natura di questo particolare spazio, che definiamo come “spazio soglia”, in cui le connessioni che si generano tra le persone si riflettono nella fluidità e nella perdita di confini fisici tra interno ed esterno. Lo spazio soglia non è una semplice porta o finestra, un marcatore che conduce da una zona all’altra o da un interno a un esterno, ma è considerato come un vero e proprio spazio dotato di una sua interiorità. The paper grows out of a consideration on the transformation of domestic space in relation to the practices and behaviours of the contemporary inhabitant. The nomadic culture and the mobility that characterize the current period defined a different use of the space. A permeable space, able to change continuously through the passage of people which establish relationships with the surrounding environment that are always different. The essay aims to define, through the analysis of some meaningful case studies related to the domestic sphere, the nature of this particular space, which we call “threshold” where connections, that are created between the people are reflected in the fluidity and loss of precise physical boundaries between inside and outside. The threshold, that we define in this short essay, becomes a zone, not only a place of passage, but space of exchange and encounter between interior and exterior, that has an intrinsic idea of space.
L'amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile. Esistiamo in quanto esseri continuamente tradotti. Un'esperienza che ci accompagna durante tutta la nostra esistenza. Uso la parola «esperienza» per sottolineare che la traduzione non riguarda un oggetto o una relazione fra oggetti. Si tratta di un punto fondamentale perché ha delle conseguenze sulla teoria e la pratica della traduzione. È stato Antoine Berman (1984Berman ( , 1989) ) 1 a ricordarci che qualunque discorso sulla traduzione deve partire dalla sua natura di esperienza che può diventare riflessione perché è già in origine riflessione. Un'esperienza che dunque è anche conoscenza e portatrice di pensiero. Esperienza, da ex-perientia, ex-perior. Per è una radice indoeuropea che ha il significato di «andare attraverso», «attraversare», «passare per» e dunque, per metafora, indica lo stato di chi è passato per le cose, e quindi conosce. Ecco, tradurre è conoscere, è anzi un modo privilegiato per conoscere. La coppia esperienza e riflessione appartiene a una lunga tradizione filosofica che da Kant e Hegel arriva fino a Heidegger. Esperienza per Heidegger significa aprirsi a una modalità di conoscenza che cambia il modo di guardare le cose: «Fare esperienza di qualcosa […] significa che qualcosa per noi accade, che ci incontra, ci sopraggiunge, ci sconvolge e trasforma» (Heidegger 1973, p. 127). Berman aggiunge che la traduzione è questo: esperienza delle opere. In altri termini nell'atto di tradurre è presente un certo sapere, un sapere sui generis, è l'esperienza concreta delle lingue. Continuamente chiamati dunque all'esperienza di tradurre i nostri pensieri, i nostri sentimenti e desideri in parole e poi, fuori della no-1
LA STEGANOGRAFIA DELL'ABATE TRITEMIO , 2020
Dal 1980, anno nel quale la casa editrice Kemi pubblicò il primo volume della Steganografia dell'Abate Tritemio, tradotto e commentato da A. Gentili, tanta acqua è passata sotto i ponti. Nello stesso anno seguì la pubblicazione del secondo volume. Poi tutto si fermò. L'autore, nel chiudere il capitolo VIII, dedicato al compendio del 2° libro, così concludeva: «... Il Terzo Libro rappresenta senz'altro un classico del¬l'evocazione eonica, in cui l'Abate, non solo fa riferimento ai moti naturali dei pianeti, ma vi aggiunge anche i cicli, che si informano ai postulati dell'Aritmologia, come mostra chiara¬ mente la "Tavola dei moti dei pianeti" nella quale vige il rapporto armonico del settenario tra il maggiore, Saturno, ed il minore, la Luna".
Obiettivo strategico: degradare il ruolo, i compiti e la collocazione celeste di Sant' Uriele dislocandolo dalla posizione apicale dallo stesso scritturisticamente detenuta in IV° Esdra per portarlo nel penultimo grado delle classificazioni celesti. Eliminare il quarto arcangelo per privilegiare la teologia triadica di Proclo.
studioschvarcz.it
Il modello per la valutazione del taglio resistente di elementi in c.a. dotati di staffe adottato dalle recenti Norme Tecniche per le Costruzioni, basato sul modello di Nielsen a campi di tensione ad inclinazione variabile, viene qui esteso per potere modellare il comportamento di travi dotate di due ordini di armature trasversali disposte secondo due diverse giaciture, ed eventualmente anche di armatura longitudinale di parete. Vengono poi presentati i risultati di una indagine numerica condotta con il modello proposto, finalizzata ad evidenziare la disposizione più efficace del secondo ordine di armatura trasversale nel conferire resistenza alle travi.
TRIADI E ARMONICI, 2022
L'importanza degli armonici per la comprensione delle triadi e non solo. Pare ci sia un richiamo ai mattoni principali della vita nella sequenza degli armonici e il sistema tonale basato su triadi e derivati ne ha beneficiato grandemente.
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Il giurista e l' "ambiguità". Ambigere Ambiguitas Ambiguus, 1994
I LUOGHI DELLA CURA, 2021
Elementi cristiani nel pensiero e nell'etica di Albert Camus, 2019