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2017, Montagne 360, la Rivista del Club Alpino Italiano, gennaio 2017, Bologna, pp. 58-61. ISSN 2280-7764.
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Cosa dobbiamo fare se nel corso di un’escursione ci imbattiamo in un reperto? La normativa vigente e i corretti adempimenti per preservare quello che potrebbe essere un importante ritrovamento
Un Tuffo infinito (a cura di A.Pontrandolfo), 2018
Lunedì 3 giugno 1968, pochi minuti dopo le tredici, nei Depositi del Museo di Paestum arriva Carmine Finaldi, efficacissimo capo servizio, per comunicare la notizia della scoperta avvenuta pochi minuti prima. Ci dice: "abbiamo aper-to una tomba dipinta, ma strana, non come le altre, le lucane, a cui siamo abituati da tempo; questa è diversa, vi è dipinto uno che si tuffa".
Esplorare con le Basi Aperte Terre lontane, avventure sognate sulla scia di Indiana Jones, natura incontaminata come quella che si può trovare, forse, nelle foreste tropicali, ritmi, colori e sapori di altre culture… Chi non sogna tutte queste cose almeno una volta l'anno quando si comincia a pensare alle vacanze, a quella giusta interruzione dei ritmi lavorativi o di studio che viene alimentata con spot pubblicitari ed immagini fascinose diversi mesi prima, in tempo per prenotare il volo a basso costo che porterà i nostri sogni a cercare di realizzarsi? Queste cose uno scout le sogna ogni fine settimana, quando inizia a prepararsi per l'Uscita, che lo porterà in posti irraggiungibili per le persone abituate ad andare in macchina fino alla palestra dove sgranchire le membra irrigidite dalla scrivania o dal banco. Si guarda fuori dalla finestra, se ci sono nuvole ci si attrezza adeguatamente (Baden Powell diceva che non c'è tempo buono o cattivo, ma cattiva o buona attrezzatura…) e si parte. L'attrezzatura migliore, si impara fin da lupetti, sono i cinque sensi, lo zaino è pieno di entusiasmo e di fratellanza per i compagni con cui condividere le scoperte e le avventure, quando quello del fratello si fa troppo pesante si fa a gara a toglierglielo, stando attenti però a non fargli pesare il dono… L'odore dell'erba ed il ronzio degli insetti ci accolgono nel regno della natura, dove non esiste la parola " schifo " : il fango non è sporco, l'insetto non è pericoloso, ci si abitua a camminare per i sentieri sconnessi e si abituano piedi e ginocchia ad adattarsi ai loro dislivelli ed all'imprevisto. Tutto questo è patrimonio dello scoutismo, è la sua forza incomparabile rispetto all' " All inclusive " che toglie anche l'imprevisto ed il rischio calcolato… Alla comodità nella ridondanza delle offerte lo scoutismo contrappone l'essenzialità e la cura dei particolari, per ritrovare la comodità nelle cose semplici e nei piccoli segreti che ci si tramanda di scout in scout, in una catena che deriva dal fondatore e dal suo genial e " Scoutismo per ragazzi ". Tutto questo patrimonio un bel giorno il Ministero della Pubblica Istruzione ha chiesto alla nostra associazione di condividerlo con i ragazzi della scuola… " Non fate gli egoisti " ci ha detto un sottosegretario che (guarda un po'…) era stato scout, " aprite i vostri segreti e le vostre basi nazionali, quelle dove si vive la suggestione dei vostri campi e delle vostre avventure, anche alla scuola! Condividete i vostri programmi e le vostre attrezzature con gli insegnanti, progettate e realizzate insieme a loro dei percorsi di innamoramento per la natura, di stimolo alla collaborazione per realizzare imprese ed avventure avvincenti…. " E così è nato il primo Protocollo d'Intesa (nel 1997) a cui sono seguiti diversi aggiornamenti con una partecipazione sempre più condivisa tra Ministero ed Agesci. Finché il progetto Basi Aperte non è entrato a far parte del Progetto Nazionale dell'Associazione. L'Agesci comprende 12 basi nazionali, dieci di esse hanno aperto le loro porte alle scuole del loro territorio. Le proposte rientrano nella specificità ambientale della base e nella competenza degli educatori, coordinati a livello nazionale dal Settore Specializzazioni, che cura la raccolta delle loro esperienze ed i resoconti delle scuole partecipanti.
Prometeo, 2024
Di Dante si è soliti leggere o sentire dire che, dell’italiano, sarebbe stato il padre (o ‘il padre’: come se le virgolette fossero una sordina invece di un’enfasi). Si tratta di una catacresi grossolanamente antropomorfica. Il tropo pare innocuo, ma dà invece un’idea distorta della lingua, di Dante e del loro rapporto. Un essere umano non solo nasce come tale nella lingua, ma cresce e si sviluppa nella lingua. Esprimersi, come fece Dante, consiste nell’esplorare tale lingua fin dove se ne è capaci e fin quando la durata della vita lo consente e Dante ne era ben cosciente.
Delle numerose narrazioni e degli svariati esempi che la storia offre per analizzare adeguatamente la problematica dell'incontro che l'io fa dell'altro, senza dubbio la scoperta dell'America rappresenta un esempio paradigmatico per la trattazione del caso. Innanzitutto perché costituisce l'incontro tra civiltà più straordinario che sia mai avvenuto nella storia, ma anche perché è la scoperta dell'America che davvero annuncia e fonda la nostra attuale identità. Anche se ogni data con la
2017
Il contributo è una proposta originale che parte da una riflessione sull'importanza del lavoro sul campo, per poi esplorare il legame tra donne migranti e mar Mediterraneo. Utilizzando 'il gusto', come una pratica prodotta da un processo di socializzazione e come il risultato raggiunto da un adattamento pragmatico alla realtà (Bourdieu, 2001), si propone una riflessione sul grado d'integrazione delle donne e la percezione del mare.
L oggetta L la primavera 2016 posto. Sarà conosciuto poi come Tarquinio Prisco allorché dovrà distinguersi da un altro re, sempre etrusco, che anni dopo verrà tristemente ri cordato come 'il Superbo'. Non è il caso di rifare qui l'arcinota storia di Roma ma andiamo subito al nocciolo della questione che mi ha spinto a scrivere queste righe, e riguarda la insostituibile presenza (o assenza) dalla vita di ciascuna delle due città della dea Fortuna, che, come si sa, se ne va in giro bendata, e poiché talvolta soffre d'insonnia, si ferma magari a ripensare alle voci sentite in un qualche consesso di colleghi: una guerra lunghissima, un incendio, la romantica fuga di un suo eroe sopravvissuto che, preso su il padre, il figlio e il simulacro della dea Atena, emigra in cerca di fortuna. C'è anche un altro uomo che intriga Fortuna ed è il re di Itaca, la cui diabolica mente partorirà un cavallo di legno che risolverà poi il decennale assedio della città greca. Le sembra una storia interessante e così mette una pulce nell'orecchio di Omero, uno dei poeti che vanno per la maggiore e lo spinge a scriverla: in 24 canti l'Iliade ed in altri 24 l'Odissea, il nostro affabulatore crea un mondo epico così affascinante da essere letto da milioni di lettori e scolari, ivi compresi noi che di questi libri ne sappiamo qualcosa.
DOAJ: Directory of Open Access Journals - DOAJ, 2008
L'habitato protostorico di Poggiomarino . Località Longola Campagna di scavo 2000-2004, 2012
L'insediamento di Longola fu scoperto casual-mente nel Novembre 2000 (Fig. 1). A fine Ottobre dello stesso anno, alcuni conoscenti segnalarono alla scrivente la presenza di ceramica protostorica in diverse discariche: a Sarno, a Poggiomarino-loc. Barbarota e in più punti della costruenda soprae-levata del Treno Alta Velocità. Durante i successivi sopralluoghi si rinvennero mucchi di terreno ric-chissimi di legni di quercia ancora umidi, di fauna domestica e selvatica, di resti carpologici (ghiande, nocciole) in ottimo stato di conservazione e di una grande quantità di frammenti ceramici (impasto e figulina), inquadrabili in un arco cronologico compreso tra il Bronzo Medio appenninico e il VI sec. a.C. non inoltrato 1. La natura del deposito suggeriva la provenienza dei cumuli di terreno da un unico sito, in corso di sbancamento: benché distanti diversi km gli uni dagli altri, i vari punti di ritrovamento circoscrivevano un territorio tra Striano, Poggiomarino, S. Valentino Torio e Sarno. Il reiterato scarico di terreno antropizzato effettua-to a Sarno fece ipotizzare, in un primo momento, che il sito fosse situato in prossimità di quella di-scarica, nel territorio tutelato dalla Soprintendenza Archeologica delle Province di Salerno, Avellino e Benevento. Dopo aver richiesto al Soprintendente dott.ssa G. Tocco l'autorizzazione a recuperare i re-perti, ci si rese conto che nell'area in questione non vi erano lavori così imponenti da giustificare un tale apporto di materiali. Per l'ubicazione del sito, decisivo fu il controllo dei mezzi che scaricavano a Sarno: i cumuli provenivano dall'area destinata alla realizzazione dell'impianto di depurazione del Medio Sarno, Poggiomarino-Striano, in costru-zione a Longola dal mese di Luglio, nel territorio tutelato dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei. Autorizzata dall'ing. capo Carlo Mormone della Prefettura di Napoli, la scrivente potè accedere all'interno del cantiere aperto nel quadro del pro-getto "Emergenza bacino idrografico fiume Sarno-Subcomprensorio n. 2", dove si stava effettuando la trivellazione di 1020 ca. pali di cemento per la realizzazione delle palificate di fondazione di una grande vasca di trattamenti biologici. In quest'oc-casione si constatò la presenza, intorno alla zona della vasca, di ingenti accumuli costituiti dai fan-ghi di trivellazione e si potè assistere all'estrazione di una colonna stratigrafica di ca. 20 m che eviden-ziò, nei primi metri di terreni nerastri ancora umi-di, abbondantissimi resti lignei, oltre a frammenti ossei, ceramici e metallici, che testimoniavano una lunga frequentazione antropica e una prolungata giacitura in condizioni di anossia, favorevoli ad una perfetta conservazione dei manufatti. La segnalazione ufficiale avvenne immedia-tamente con la consegna dei reperti raccolti sui cumuli di fango alla Soprintendendenza Archeo-logica di Pompei, il cui funzionario archeologo, responsabile di zona, Dott.ssa C. Cicirelli, provvide con sollecitudine ai successivi adempimenti del caso 2 .
La Chimica e l'Industria, 2016
LA SCOPERTA DEL GLUTINE VIENE COMUNEMENTE ATTRIBUITA AL BOLOGNESE JACOPO BARTOLOMEO BECCARI (1682-1766), IL MEDICO-NATURALISTA CHE DAL 1737 OCCUPÒ LA PRIMA CATTEDRA DI CHIMICA ISTITUITA IN ITALIA. A METÀ DEL NOVECENTO, IL BOTANICO ROBERTO SAVELLI, BASANDOSI SUL DE LUMINE DI FRANCESCO MARIA GRIMALDI, MISE IN DUBBIO LA PRIORITÀ DI BECCARI, AGGIUNGENDO, CON UN PIZZICO D’IRONIA, CHE, QUASI CERTAMENTE, LE MASSAIE LOCALI LO AVEVANO PRECEDUTO
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La necropoli di età romana di Lovere (BG). Una comunità sulle sponde del Sebino, 2024
Studi Somali n. 10, 1995
Gruppo Sperimentale di Didattica Interdisciplinare, Università di Roma “Tor Vergata”, 19 aprile, 2011
"Il nuovo Museo dell'Agro Veientano a Palazzo Chigi di Formello", a cura di I. van Kampen, Roma, Quasar, 2012, pp. 97-102
in F. Bianchini (a cura di), Imitare la mente. Un dibattito interno alle scienze cognitive, 2011
A.Scarci, R.Graells i Fabregat, R.Lanteri, F.Longo (a cura di), Armi a Kasmenai. Offerte votive dall'area sacra urbana, 2021
Historika : Studi di Storia Greca e Romana, 2011
in R. Poggiani Keller (a cura di), "Arte rupestre della Valle Camonica. Storia delle ricerche: protagonisti, tendenze, prospettive attraverso un secolo. Atti del Convegno 6-8 ottobre 2005", Bergamo, 2009
Conclusioni, naturalmente aperte, 2008
Archeologia in cantiere, 2014
P. Radici Colace, S.M.Medaglia, L. Rossetti, S. Sconocchia (eds.), Dizionario delle scienze e delle tecniche di Grecia e Roma, Pisa- Roma, 472-478. , 2010