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«Filologia e critica», 40, pp. 210-218, 2015
The authors more frequented by Mario Martelli during his intense research activity were the three Corone, Machiavelli, Ariosto, Foscolo, Leopardi, Carducci, Pascoli, Montale, Zanzotto, and the protagonists of the literary history of Quattrocento. To the “century without poetry”, and particularly to the major, minor and minimi authors then operating in Florence, Martelli devoted several contributions (not to mention the conception and the constitution of the review «Interpres», issued in 1978). Among them, the book on the 'Letteratura fiorentina del Quattrocento. Il filtro degli anni Sessanta', published in 1996, is for sure one of the most significant. This paper is dedicated to that book, as paradigm of the “non-method” and of the teachings of Martelli. Gli autori piú frequentati da Mario Martelli nel corso della sua intensa attività di ricerca sono stati le tre Corone, Machiavelli, Ariosto, Foscolo, Leopardi, Carducci, Pascoli, Montale, Zanzotto, e i protagonisti della storia letteraria del Quattrocento. Al “secolo senza poesia” e, in particolare, agli autori maggiori, minori e minimi allora attivi a Firenze, l’illustre studioso ha dedicato numerosissimi contributi (per tacere dell’ideazione e fondazione della rivista «Interpres», apparsa nel 1978); fra essi, il volume sulla 'Letteratura fiorentina del Quattrocento. Il filtro degli anni Sessanta', pubblicato nel 1996, è certamente uno dei piú significativi. A quel libro, in quanto paradigma del “non-metodo” e del magistero di Martelli, è dedicato questo breve saggio.
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 16065 del 13.10.1975 L'annata viene stampata con un contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Tutti i diritti riservati -All rights reserved Copyright © 2015 by Salerno Editrice S.r.l., Roma. Sono rigorosamente vietati la ripro duzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per estratti, per qual sia si uso e con qualsiasi mezzo effettuati, senza la preventiva autorizzazione scritta della Salerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.
I principali contributi di Mario Martelli all'interpretazione di Foscolo includono uno studio giovanile sulle Grazie, 1 un volume di carattere più generale e divulgativo, 2 un saggio sulla cultura fiorentina del poeta, 3 e infine il saggio del 1970 sulla "parte del Sassoli". 4 La presente nota verte esclusivamente su quest'ultimo lavoro.
Con un excursus sulla tradizione dell'egloga maggiore di Paolo da Castello * Vittorio Formentin (Università di Udine) Ricordiamo tutti il rimprovero d'insufficienza filologica mosso a Salvioni da Contini, appena temperato dal pieno e pur scontato riconoscimento della somma competenza del dialettologo: il discorso verteva sull'egloga di Paolo da Castello «in lingua rusticana», pubblicata nel volume 16 dell'«Archivio glottologico italiano» (Salvioni 1901), e dunque sul saggio che, assieme al commento alle rime del bellunese Cavassico, nell'ambito degli studi filologici veneti di Salvioni costituisce, secondo un altro giudizio di Contini, il contributo più significativo e nucleare, tanto importante quanto, per l'area lombarda e padana occidentale, le Annotazioni sistematiche al Grisostomo e alle Antiche scritture lombarde comparse nella stessa sede qualche anno prima. 1 I rilievi di Contini riguardano due aspetti: la diplomaticità della riproduzione («particolarmente traumatica nella fedeltà al punto di valore prosodico-sintattico e nell'indistinzione di v da u») e il disinteresse dimostrato dall'editore per i delicati e complessi problemi, di forma e sostanza testuale, posti da un'attestazione plurima. Per comprendere la ragione del secondo appunto, dobbiamo richiamare alla mente che Salvioni, nel tempo intercorso tra l'una e l'altra puntata del suo lavoro (Salvioni 1901 e 1904), era stato informato dell'esistenza di un secondo manoscritto relatore dell'egloga (Padova, Biblioteca del Seminario vescovile, 91 = P), 2 che veniva ad aggiungersi al codice di proprietà di Cesare Buzzati (= B), ora irreperibile, su cui si era esclusivamente fondata la sua edizione; 3 più tardi la tradizione dell'egloga si è ulteriormente ar-* Ringrazio Nello Bertoletti e Alfredo Stussi per gli utili suggerimenti. 1 Contini (1985b: 663-4 e 1961b: 331). 2 Sul manoscritto padovano, che di Paolo da Castello contiene soltanto l'egloga di Trotol e Mengola, v. da ultimo la scheda di Donnini (2008: 617-8), con bibliografia complessiva. 3 In B all'egloga seguono 27 sonetti caudati (o 26, se non si conta l'ultimo, che ripete il num. 15), anch'essi pubblicati da Salvioni con plausibile attribuzione allo stesso Paolo da Castello. Quanto all'irreperibilità del manoscritto, v. Stussi (2004: 15) che riferisce delle ricerche proprie e di Nello Bertoletti: «Esso doveva far parte della biblioteca del nonno di Dino, Augusto Buzzati, nella villa di San Pellegrino alle porte di Belluno: tale biblioteca fu gravemente danneggiata e saccheggiata durante la prima guerra mondiale; in parte portata a Vienna e poi restituita alla famiglia che la donò alla Biblioteca Civica di Belluno, dove tuttavia le ricerche finora non hanno dato risultato».
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 463 del 9 ottobre 1998 isbn 978-88-6973-305-5
Pasolini si abbevera lungo le prodaie dei campi nell’avita terra furlana prima, e lungo le strade insozzate dalla lordura cittadina di Roma poi, all’estenuante ricerca della Cosa materna, – oggetto inaccessibile allo sguardo – che, di notte, transustanzia in corpi vacui e inconsistenti: i “ragazzi-cosa”. Altresì, dal lato artistico, il poeta esprime in maniera disperata un’ossessione creativa, che è in realtà un altro sintomo della “fissazione alla madre” . Riferendosi all’infanzia dell’autore, Enzo Siciliano scrive: «l’unica scappatoia nevrotica appariva naturalmente “il desiderio di morire”. La soluzione espressiva doveva venir dopo» . Nelle pagine che seguono, dunque, si affronterà un quesito che interessa non soltanto il Pasolini reale, ma anche, e di riflesso, un Pasolini per così dire tipizzato – in quanto inscritto in un personaggio letterario –; il quale sembrerebbe elevare a un grado di “conflitto bipolare” le contraddizioni che attraversano tutta la vita del poeta. Si tratta di quella parte di Pier Paolo Pasolini ravvisabile con ogni probabilità in Manuele , protagonista del romanzo Aracoeli , immaginato da Elsa Morante come il solitario artefice di un viaggio attraverso la lingua e il tempo – elementi che nella poesia di Pasolini sono gli attributi di un’iconografia materna in continuo mutamento –, ma soprattutto attraverso la psicosi, nel solco di un doloroso ricongiungimento con le radici perdute della madre. Al netto di tale fissazione, è lecito credere che il rapporto con l’oggetto primario possa influenzare il rapporto con la Storia, che, nel caso di Manuele, è praticamente nullo? E in caso di risposta affermativa, può dirsi, quello di Pasolini, vero interesse politico, se motivato dalla fissazione nevrotica di un trauma personale? Certo è che il discorso presenta molti nodi: se la creazione di un “oggetto-idolo” giustifica il trasbordo semantico dalla madre al “regno delle madri” – un antimondo dominato, come si vedrà, da un ethos squisitamente familista e amorale –, ciò tuttavia non segna, se non in parte, o addirittura in apparenza, il motivo della “schiavitù” di Pasolini rispetto a un «senso/ alto, irrimediabile, di un impegno immenso» , che il poeta subisce sia nei confronti della madre reale, sia dinanzi alla propria missione intellettuale e politica – quest’ultima forse non imputabile al solo fardello dell’essere un eterno «bambino/badante» –; bisogna invece tenere in considerazione anche l’importanza dello scontro col padre, in particolare la sparizione del suo doppio simbolico dal mondo interno dell’autore, che in ciò si avvicinerebbe ulteriormente alla figura di Manuele. Infatti, come scrive Walter Siti in Elsa Morante nell’opera di Pier Paolo Pasolini, e a proposito di Aracoeli: Alcune “scoperte” psicologiche che il protagonista fa su sé stesso, sono dati psicologici che appartengono a Pasolini: come quando interpreta il proprio odio come invidia mascherata, o quando si rende conto di aver sempre amato, più in fondo ancora che sua madre, suo padre (un padre che somiglia al padre empirico di Pasolini, come Aracoeli, madre-ragazza-capinera assomiglia a Susanna) . Un simile fenomeno si riscontra anche in Aracoeli, romanzo interamente orbitante attorno al mausoleo materno, e che pure termina nel segno del padre. Si darà spazio perciò al ruolo di quest’ultimo e alla sua violenza/assenza nella vita di Pasolini, capace di bloccare i primi tentativi di un Io in fieri di desiderare in modo autonomo. La scena primaria assimilata come uno stupro, e il senso di colpa legato al fatto di legittimare col proprio esistere quella prepotenza sessuale – del padre sulla madre – fissano «a nucleo a bulbo la nevrosi creativa del poeta» . Bisognerà a questo proposito stringere il nodo come un intrico, tenendo a mente tutti i passaggi; infine tornare indietro: scioglierlo. Credo sia questa la via maestra da seguire per avvalorare l’intuizione di Siti, in modo da colmare la distanza fra il "creare" di Pasolini e l’«andare» di Manuele. Proprio nell’atto del creare, e dunque del tradurre in opera una parte del proprio mondo interno, sembra risiedere infatti l’evidenza irrecusabile dell’impegno pasoliniano, che, tuttavia, altro non è che un’alternativa catartica al disimpegnato peregrinare di Manuele. La questione privata dei due è in sostanza la medesima, seppure con alcune differenze, e lo sono anche le «scoperte psicologiche» ad essa associate. Diversa invece è la via di ricerca della presenza materna, che in Manuele è fisico-corporea, e in Pasolini evocazione della madre prima – nel segno della regressione che attualizza l’oggetto perduto –, impegno civile poi: la “missione” dunque, che estende l’amore per Susanna a tutto il «regno delle madri». La disgregazione dell’Italia contadina equivale allora a un delitto, e richiama nuovamente alle responsabilità di una nuova nascita, questa volta ineluttabile, nel mondo delle frustrazioni.
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«Studi giraldiani. Letteratura e teatro», [ISSN: 2421-4191], IV, pp. 173-215, 2018
Dialettica e Filosofia (on-line review), 2011, ISSN 1974-417X
in BERSELLI Maurizio, Storie folk. Il folk revival nell’Italia settentrionale e centrale raccontato dai protagonisti. Testimonianze e documenti, Modena, Edizioni Artestampa, USB card allegata., 2020
La pratica dello sci, dalle origini alla nascita dello sport moderno. Il caso russo, 2023
Atti convegno della Società pesarese di studi storici, 2023
M. Iodice – R. Spataro, Dizionario dei latinisti italiani del XX secolo, Roma, LAS – Libreria Ateneo Salesiano , 2021
Scritti teorici e tecnici di agricoltura, a cura di Sergio Zaninelli, vol. III, Dall'Ottocento agli inizi del Novecento, 1992