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appunti personali sulla figura di cristo
Chi determina cos’è scientificamente accettabile nelle scienze bibliche? E con quali fini? Perché il mondo accademico concorda quasi all’unanimità su una datazione tarda dei Vangeli, quando sono moltissimi gli indizi che suggerirebbero una retrodatazione anche di decine di anni? Quanto conta la fede di uno scienziato, quando l’argomento del suo studio è la Sindone? E la sua provenienza geografica? A queste e ad altre domande scomode prova a rispondere il lavoro di Mattioli che, in quanto sociologo, ammette da subito la propria sostanziale estraneità alle discipline bibliche e teologiche in senso stretto. Il suo approccio eterodosso e dichiaratamente non neutrale mette così in luce tensioni irrisolte, battaglie più ideologiche che scientifiche, schieramenti opposti più complessi del previsto e imbarazzanti impasse. Anche della Chiesa cattolica. Indice: Ringraziamenti Prefazione (di quelle da leggere…) 1. Scienza, fede e… 2. Il contributo della sociologia della scienza 3. Gesù o Cristo? 4. La datazione dei vangeli: quando l’ideologia sospinge la scienza 5. Il caso Sindone 6. Un enigma postmoderno Una riflessione finale Nota sull'Autore Francesco Mattioli è professore ordinario di Sociologia all’Università di Roma “La Sapienza”. I suoi studi riguardano principalmente la teoria sociologica, i processi di comunicazione, la metodologia di ricerca delle scienze sociali, la sociologia urbana, la sociologia della scienza, la sociologia della cultura e le dinamiche della postmodernità. Tra gli scritti scientifici più recenti, Genius Loci (Acireale-Roma, 2008), Società del rischio e sicurezza urbana (Acireale-Roma, 2014), La sociologia visuale, che cosa è, come si fa (Acireale-Roma, 2014), La comunicazione sociologica (Roma, 2015) e, tra i quelli non accademici, L’altra Sindone (Acireale-Roma, 2008) e A che punto siamo arrivati. Viaggio nell’imbarazzante mondo del rispetto (Milano, 2012).
Mons. Ireneo (Steenberg), 2019
Quando la teologia è rispettosa delle fonti sulle quali si fonda (la Bibbia e le interpretazioni patristiche) è un piacere addentrarsi in essa, pure se, come in questo piccolo studio, chiede un certo impegno. Mons. Ireneo (Steenberg), autore di questo lavoro, è un vescovo ortodosso russo ed è pure un raffinato teologo. In queste righe dimostra come un'astratta teologia razionalistica, diffusa recentemente negli ambienti ortodossi prevalentemente greci, abbia distorto la visione della Chiesa e, contemporaneamente, il delicato equilibrio della teologia trinitaria dei Padri sulla quale si basa il Credo di tutte le antiche confessioni cristiane. Quest'astratta teologia, confezionata per lo più da alcuni teologi del Patriarcato Ecumenico (Costantinopoli) risponde, in ultima analisi, ad un bisogno molto concreto: elevare la cattedra del patriarca costantinopolitano al di sopra di ogni altra per farlo divenire un "primo senza eguali", una specie di "papa d'Oriente". Contrariamente al papa romano, il cui primato si appoggia sulla successione di san Pietro e sull'interpretazione primaziale del noto passo di Mt 16, 13-20, il "papa d'Oriente", non potendo fare altrettanto, cerca di appoggiare il suo recente inventato primato proiettando in campo ecclesiologico un'alterata teologia trinitaria: come nella Trinità Dio Padre è la fonte di tutto, così nella Chiesa il patriarca di Costantinopoli è la fonte di tutto, il punto di collegamento e di unità per tutte le Chiese ortodosse. Purtroppo questo progetto si rivela falso perché si appoggia su basi inconsistenti. Infatti le fonti canoniche alle quali fa riferimento sono interpretate in modo quanto meno tendenzioso e parziale e l'errata teologia trinitaria a cui fa appello, una teologia realmente prossima ad un'eresia! fonda un'altrettanto errata ecclesiologia. In questo modo il Patriarcato Ecumenico ha già le basi teoriche e pratiche per staccarsi dal resto dell'Ortodossia che continua a conservare gli antichi principi teologici ed ecclesiologici a meno di non cambiare improbabilmente rotta. (Pietro Chiaranz)
Storia della Costa Viola attorno al mitico Monte Sant'Elia
Barnao C. e Bilotti D. Gesù contro. DeriveApprodi: Roma, 2024
Gesù contro Charlie Barnao è palermitano e ha vissuto quindici anni come volontario a Villa Sant'Ignazio di Trento, comunità d'accoglienza per giovani adulti con problemi di emarginazione sociale. Ha un dottorato in Sociologia e ricerca sociale presso l'Università di Trento ed è professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l'Università di Catanzaro, dove insegna Sociologia della cultura e Sociologia della sopravvivenza.
Quattro capitoli tratti dal Compendio dell'Origine di Tutti i culti, di Charles Francois Dupuis. Tradotti e commentati da Pier Tulip
Studio di un caso di inculturazione nella teologia africana
Quale Cenacolo? Dopo innumerevoli tormentoni mediatici, interpretazioni eccentriche ed irrazionali da parte di improvvisati "esperti" e, all'opposto, volumi tanto autorevoli quanto tecnicissimi e quindi socialmente autoreferenziali e alieni ai più, sembra giunto il momento di fare un primo bilancio sul più discusso dipinto della storia nel tentativo di recuperare una visione d'insieme coerente, unitaria, approfondita. Stupisce sempre questa realtà virtuale del Cenacolo quale evento aperto, in quanto si tratta di un opera che sembra rivelarsi in realtà, a livello linguistico ed espressivo, fra le meno allegoriche e simboliche all'interno del topos narrativo che attualizza, eppure ha scatenato una guerra in-civile di letture. Il Cenacolo vinciano manifesta sì una grande ricchezza di armonie e di aspetti spirituali e significanti, necessitanti un ermeneutica maieutica, ma in essa il "simbolo" viene posto in secondo piano, viene abilmente quasi collocato "sottotraccia" in quanto è la persona, in tutta la sua umanità e sacralità, che appare valorizzata quale protagonista della visione e quale primo valore condiviso. Ma la "persona" non è nuda o isolata ma va contestualizzata in un "ambiente", in una rete di significati con cui Leonardo struttura e modula l'opera. L'unica trama semantica generale e maggiormente inclusiva, che si rivela coerente, unitaria e sostenibile, appare quella della ricomposizione zodiacale delle posizioni e delle posture, per nulla in contrasto con la sacralità vangelica della scena in quanto nei secoli passati le conoscenze zodiacali erano diffusamente accettate e valorizzate. Si insegnava la scienza degli astri anche nelle Università, allora tutte cattoliche e tutte di fondazione ecclesiale. La zodiacalità del contesto quale articolazione della serie apostolica leonardesca, che non segue gli elenchi apostolici indicati nei Vangeli, manifesta il carattere cosmico della cena cristica e "apre" alla lettura alchemica tramite le tre quaterne dei quattro elementi che si succedono da destra a sinistra in corrispondenza delle posizioni zodiacali, ponendosi così in rapporto dinamico e dialettico con il Cristo. I quattro elementi appaiono divisi e "aperti" da un Cristo "quintessenza" che attraversa e governa, dividendo e unendo, (solve et coagula) gli elementi della serie centrale, interponendosi fra il fuoco e la terra alla sua sinistra (Giacomo e Tommaso) e l'aria e l'acqua alla sua destra (Giovanni e Giuda). Istintivamente mi sovvengono le "Lettere di Ali Puli" (Mediterranee, 2003) dove si ricorda come alchemicamente il fuoco si celi nella terra e l'aria nell'acqua! E' stato Andrea Aromatico a spingermi più profondamente a riflettere sui sensi ermetici del Cenacolo, da sempre intuiti istintivamente ma mai veramente razionalizzati, quando, ad una mia domanda sul simbolismo dell'anguilla dipinta sulla tavola di Gesù, non ebbe esitazioni e dubbi ma mi rivelò, illuminandomi: "l'anguilla indica lo stibio", elemento di grande rilievo per l'arte alchemica e presente persino nella Bibbia nel nome di una delle figlie di Giobbe (Gb 42.14). Ho anticipato già quello che occorre fare quindi: ripartire nell'analisi e nella ricostruzione iconologica muovendo dall'essenziale opera di Franco Berdini e Francesco Mei ("Magia e astrologia in Leonardo", Editalia, 1982), spesso "saccheggiata" senza citarla, portando alle ultime coerenti conclusioni la giusta ricostruzione zodiacale del dipinto, in una logica sia di sapienza cristiana che di arte alchemica. Il sostantivo "magia" nel titolo dello
Da secoli Prometeo incarna l'ideale dell'affrancamento umano dalla tirannide divina, elargitore del fuoco tecnico, superbo, si erge ad annunciare che l'uomo non ha più bisogno di Dio; anzi, il vero uomo è quello che non si appella ad un principio trascendente ma si accontenta di vivere la sua vita in semplicità, contribuendo a lasciare un mondo migliore a chi verrà dopo di lui. In questo saggio, inquadrando il valore polisemico del mito reso celebre dalla tragedia eschilea ho tentato di dare conto di un'altra chiave ermeneutica, un pista meno popolare che parte da Tertulliano e arriva fino a Simone Weil; un sentiero percorso da coloro che, fin dai primi secoli dell'era cristiana, hanno voluto scorgere nell'immagine di un dio trafitto per amore degli uomini una profezia del Messia di Nazareth.
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CHIAMATI ALLA VITA IN CRISTO nella chiesa, nel mondo, nel tempo presente, 2021
La salvezza nel nome di Gesù. I discorsi di Atti 3-4, 2003
Preistoria del cristianesimo - la radice sciamanica delle religioni , 2021
Il Volto Santo in Europa. Culto e immagini del Crocifisso nel Medioevo, acts of international symposium edited by M. C. Ferrari, A. Meyer (Engelberg, University, 13-16 September 2000), Istituto Storico Lucchese, Lucca 2005, p. 337-343. ISSN 1825-3326
in PROSPERI, Adriano (diretto da) - Dizionario Storico dell´Inquisizione. Pisa: Edizioni della Normale, 2010, vol. 1, pp. 302-304
Territorio Della Ricerca Su Insediamenti E Ambiente Rivista Internazionale Di Cultura Urbanistica, 2012