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Presente nel file
particella della tua creazione. Tu lo risvegli al piacere di cantare le tue lodi, perché per te ci hai fatti e il nostro cuore è inquieto finché in te non trovi pace. Di questo, mio Signore, concedimi intelligenza e conoscenza: bisogna invocarti prima di renderti lode? E bisogna invocarti prima di incontrarti? Come si può invocarti senza conoscerti? Si rischia, non sapendolo, di invocare una cosa per un'altra, e cader nell'equivoco. O piuttosto bisogna invocarti, per incontrarti? Ma come invocheranno quello in cui non hanno ancora creduto? E come credere, se nessuno l'annuncia?Loderà Dio chi ne sente la mancanza. Perché chi lo cerca lo troverà e chi lo trova gli renderà lode. Voglio cercarti, mio Signore, invocandoti, e invocarti credendo in te: perché l'annuncio di te ci è dato. Ti invoca, mio signore, la mia fede -quella che tu mi hai dato, che l'umanità del tuo figlio e l'ufficio di chi ti annuncia mi hanno ispirato.
Spagna Contemporanea
Una panoramica sulle opere di lingua spagnola tradotte in Italia durante gli anni del regime franchista.
Consultazione Carismatica Italiana - Caserta, 31 marzo – 1 aprile 2023.
Cari amici nel Signore, un cordiale saluto a voi tutti che partecipate a questo nostro dialogo fraterno che ritorna a Caserta sul tema del "fondamento dell'amore fraterno". Saluto gli illustri ospiti, i Vescovi con gli oratori: Mons. Pietro Lagnese che ci accoglie nella Sua Diocesi, Mons. Ambrogio Spreafico, Mons. Raffaele Nogaro, Mons. Andrea Siemieniewski, il Pastore Carmine Napolitano e il Pastore Franco Bosio che regge la locale Comunità. Saluto i Pastori Evangelici e i responsabili del Rinnovamento Carismatico Cattolico provenienti da diverse parti d'Italia. Saluto anche gli altri Membri del Team del nostro odierno dialogo: Don Angelo Barra, Corrado Di Gennaro e il Pastore Ernesto Bretscher. Un particolare saluto va al nostro amatissimo fratello, il Pastore Giovanni Traettino, Presidente della Chiesa della Riconciliazione che ha voluto accogliere l'odierno incontro e che ringrazio di vero cuore per l'organizzazione insieme a sua moglie Franca e alla Comunità di Caserta.
«Amor condusse noi». Lettura linguistica di ‘Inferno’ V, 2021
Il volume offre un modello di commento linguistico alla Commedia, una possibilità di lettura che ponga la lingua di Dante al centro del discorso critico e dell’approccio al testo, analizzandola a fondo in tutte le sue articolazioni, in special modo quelle lessicali e sintattiche. Questo tipo di commento, una lectura condotta verso per verso, se non lemma per lemma, viene qui applicato a uno dei canti più celebri del poema, il quinto dell’Inferno, di cui viene proposta un’interpretazione unitaria, fondata sullo stretto nesso che si è individuato tra tipologia della colpa (e conseguente castigo) e risorse sintattiche impiegate da Dante. Vale a dire, l’evidenza del correlativo sintattico-penale e morale, per cui i peccatori carnali – dominati in vita dal tiranno Amore e all’inferno eternamente sbattuti dalla bufera –, si trovano costantemente nella posizione di soggetti pazienti. Sottomessi al loro talento, al loro stesso desiderio, non meno che alla lucida volontà grammaticale di Dante, che, pur provando compassione per le vicende dei lussuriosi Francesca e Paolo, condanna senza appello la sconfitta della ragione.
Storia d'amore, di fede e di umiltà, 2013
Hic Verbum caro factum est! Quante volte lo sguardo stupito e interiormente inquietato si è fermato nella lettura di questa iscrizione posta sul prospetto principale della "casa" su cui siede sovrana la Vergine Maria mentre dona al contemplatore il frutto del suo grembo! Si è mossi dall'intimo desiderio di comprenderne il senso, ma si intravede già che il "luogo" indicato altro non è che la storia, finita e certa, di ogni creatura che si lascia toccare il cuore dal travolgente amore del Creatore.
B Bi ib bl li io ot te ec ca a d de el l « «C Ce en nt tr ro o d di i d do oc cu um me en nt ta az zi io on ne e e e r ri ic ce er rc ca a s su ul ll la a s st to or ri ia a d de el l l li ib br ro o s sc co ol la as st ti ic co o e e d de el ll la a l le et tt te er ra at tu ur ra a p pe er r l l' 'i in nf fa an nz zi ia a» » d de el ll l' 'U Un ni iv ve er rs si it tà à d de eg gl li i S St tu ud di i d di i M Ma ac ce er ra at ta a Fonti e Documenti a cura di ANNA ASCENZI e ROBERTO SANI Macerata 2009 Fotolito: Politec -Macerata Stampa: Biemmegraf -Macerata © 2009 Alfabetica Edizioni srl -Macerata Tutti i diritti riservati. Ogni riproduzione anche parziale è vietata. Codice ISBN 978-88-902509-4-1 Volume pubblicato nell'ambito del programma di ricerca interuniversitario «Editoria scolastica e libri di testo in Italia e in Europa tra Otto e Novecento», cofinanziato dal MIUR e dall'Università degli Studi di Macerata (PRIN 2005). La pubblicazione ha usufruito anche di un contributo finanziario messo a disposizione dal «Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia» dell'Università degli Studi di Macerata (Dipartimento di Scienze dell'educazione e della formazione). I In nd di ic ce e Premessa 7 Parte prima Editoria scolastica e libri di testo nel ventennio fascista. Dalla riforma Gentile alla fine della seconda guerra mondiale (1923-1945) 11 1. -Per una storia dell'editoria scolastica e dei libri di testo nel ventennio fascista: il contributo della recente storiografia 11 2. -I libri di testo per la scuola elementare dalla Commissione centrale di Giuseppe Lombardo Radice al testo unico di Stato 17 3. -La «bonifica fascista» dei libri di testo nelle scuole secondarie 31 4. -Difficoltà e limiti dell'opera di defascistizzazione dei libri di testo avviata dalla Sottocommissione per l'Educazione dell'Allied Military Gouvernment 39 Conclusioni 49 Parte seconda Leggi, decreti, ordinanze e circolari ministeriali sulla manualistica scolastica e sui libri di testo (1923-1946) 53 Parte terza Elenco ufficiale dei volumi esaminati dalla Commissione ministeriale per la defascistizzazione (Roma, novembre 1944) 309 Indice dei nomi 475 PREMESSA 7 1 Si tratta della Biblioteca del «Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l'infanzia» dell'Università degli Studi di Macerata, diretta da Roberto Sani. 2 A. Barausse (a cura di), Il libro per la scuola dall'Unità al fascismo. La normativa sui libri di testo dalla legge Casati alla riforma Gentile (1861Gentile ( -1922, Alfabetica Edizioni, Macerata, 2008. 8
Il rItratto dI raImondo lullo e I rapportI con Il mondo clerIcale a luI contemporaneo nel liber disputationis petri et raimundi sive phantasticus: un'InterpretazIone storIco-letterarIa
Descrierea CIP a Bibliotecii Nationale a Romànìeì: OMAGIU.~TEFANESCU,~. ' Studia varia in honorem professoris Stefan Stefànescu Octogenarii/ Ediderunt: Cristian Luca et lonel Càndea Bucurestì -Editura Academiei Romane, Bràila -Editura Istros a Muzeului Bràiìeì
Commentatori, lettori e artisti hanno costruito una biografia del personaggio di Francesca che integra quanto Dante le fa dire e contrasta col silenzio delle fonti documentarie. L’esame dei dati testuali dell’intero canto induce a ipotizzare che Dante abbia costruito la vicenda di una peccatrice moderna a partire dal nome, reale o fittizio che sia, di Francesca, la francese. Lettrice ingenua di un libro francese, Francesca nasce come personaggio per confermare il discorso letterario sviluppato nei primi canti relativo alle insidie latenti della letteratura che non tratta con il dovuto impegno il tema di amore. Scholars and artists have reconstructed Francesca’s biography so as to fill out the little that Dante gives her to say, and the less that can be gleaned from the documentary sources. A close reading of the whole canto suggests the hypothesis that the story of a modern sinner is built on her name, whether historical fact or fiction, meaning ‘French woman’. Francesca is a naïve reader of a French novel, and serves Dante’s purpose of showing the dangers hidden in books that deal superficially with the subject of love.
Sopra da sinistra: copertina, antiporta e frontespizio della terza edizione de I glossatori e la teoria della sovranità (Milano, Giuffré, 1957) di Francesco Calasso; copertina del romanzo Il giorno del giudizio di Salvatore Satta, nell'edizione Adelphi del 1979. Nella pagina accanto: copertina della seconda edizione di L'ordinamento giuridico di Santi Romano, pubblicata da Francesco Calasso nella collana "I classici del diritto" (Firenze, Sansoni, 1951)
Da ci8 che si è 2vuio occcsione di osservare sarii apparsa. non del tutto giusta la sex2ienza che la lirica di quel secolo sia cosa accademica, fuori d'cigrzi rapporto con gli. agetti reali. Ccrto 1. poeti d'allora erano quasi sempre buoni Ieotsrati, v leicerati i non poeti, ];I ~x ~d i ~~i ' i i d e i! volgo dei verseggiatori, disciplinati aiich'essi da9 Petrnrcn e da! Bcrnho; diversa~àente dalla rnedjocritll e cial vslgo poe:ante di altri tempi che, pus nc!la foro t;ullith poetica, non peccano di Ictteratura o, riimeno, non di buona. tetreratrrra. Donde J9irnpressione di accademisr12o, accresciun-a dal tratta.l-nento che ler-rerari e grar-nmaeici e l i r ~g ~~x i , e anche i compilatori di anfologie, hanno hicaLo, verso quicgli s c r i t e ~r i , r i p . r d a n d c . f i quasi solcanto dal lelo retorico. H 1 legarne con Ea sturi,i p:~litica di quel tempo è in talc:io assai forte; e Giovanni Gr-li~l;iccio~-ti verumen:e assai coiferse, e sper0 e disperò, per Te sorti d9 Italia, Jn quegli anni tra il n526 e il. r 530 i n cui esse e8ettivarncni-e furoiso, per QIJS Itxnghi secoli, decisc. Il soiaertct, che v3 nel!e :~ri~oiog:ie (N D:;l pigro e grave conrro ove sepolto n), & nabilrnente oratorio e ortatoiio; ma ve rze sonG i n Itdi altri piu appassior~ati e ionnentati, come questo nel quale il preserale è guardato e gitidicaro col trasferirsi nell'avvenire che da esso sarà stJrto: P1 non più udito e gran pubbljco danno, le morti, l'onte e le querele spar-te d'I?alia, ch'io pur piango in queste ccirte, empieran d i pietà quei che verranno. Quanti (s'io drilto estimo) ancor diranno: -O nati a' peggior anni in miglicr parte! -, quanti movrarisi a vendicarne in parte del barbarico oltraggio e de l'inganno!
In prosieguo dei precedenti studi: Le 4 teorie di abbassamento degli Arcangeli-parte generale L'abbassamento di San Michele L'abbassamento di San Gabriele L'abbassamento di San Raffaele L'abbassamento di Sant' Uriele La dottrina dei Serafini Immobili-Appendice 1-Le teorie di abbassamento degli Arcangeli Il Malack Panim ךאלמ ָםי ּפנ-ἄγγελος τοῦ θεοῦ-Appendice 2-Le teorie di abbassamento degli Arcangeli Su tutte le problematiche segnalate: I Sette Spiriti Assistenti al Trono di Dio (Edizioni Segno) I Sette Arcangeli, storia di un culto cattolico contestato e dimenticato (Edizioni Sugarco) ______________________________ L'immagine in questione tratta da: "Septem Principum Angelorum Orationes Cum Antiquis Imaginibus" di Antonio Lo Duca, viene qui utilizzata per indicare come le vere fonti mistiche cristiane cercarono di integrare e correggere la gerarchia celeste del finto Dionigi, recuperando i sette arcangeli e ponendoli al vertice delle 9 catalogazioni! Come si è visto, la sistemazione gerarchica operata dall'autore pseudo-Dionigi , nel trattato sulle Gerarchie Celesti, collocò gli Arcangeli, all'interno del noto sistema di 9 Cori e 3 Gerarchie, nella posizione più infima del cielo, dopo i semplici Angeli, affermando in modo apodittico che (cap X): «Le intelligenze del primo ordine, che si avvicinano di più alla Divinità, santamente iniziate dagli augusti splendori che ricevono immediatamente, si illuminano e si perfezionano sotto l'influenza d'una luce a un tempo più misteriosa e più evidente; più misteriosa perché è più spirituale e dotata d'una maggiore potenza di semplificare e di unire; più evidente, perché, attinta alla sua scaturigine, brilla del suo splendore primitivo, ed è più intera e penetra meglio in quelle pure essenze. A questa prima gerarchia obbedisce la seconda, questa comanda alla terza, e la terza è destinata alla gerarchia degli uomini. In tal modo, con divina armonia e giusta proporzione, esse si elevano, l'una per mezzo dell'altra, verso Colui che é il sommo principio e la fine di ogni bell'ordine». costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente», comportandosi dunque come Serafini, mentre in Ezechiele erano stati descritti possedere solo 4 ali e non sei: « Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebàr e riconobbi che erano cherubini. Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali» [ Ez 10,21]. Tuttavia, questi medesimi esseri , questa volta con il nome di "Serafini" li troviamo in un altro libro, non presentandosi come pezzi del Mercabah o Carro, ma dinanzi al Trono di Dio! Il profeta Isaia descrivendoli oltre il Carro, li descrive nel modo che segue: «Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali, con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava…» (Is 6,2 e6). La conseguenza più chiara che emerge accostando questi testi è che Serafini e Cherubini, almeno nelle figure eteree dell' Hayot , siano pressappoco la stessa cosa. Se prendiamo poi come riferimento un Coro angelico mediano catalogato dallo pseudo-Dionigi, ad esempio quello delle Virtù che si ritiene essere superiore al Coro degli Arcangeli; giusto perché rappresentano il caso più emblematico, si nota che esse possono attanagliarsi anche all'intero complesso delle angeliche esistenze! Il termine utilizzato dalla Bibbia italiana per identificare gli Angeli del 5°o 6° Coro di pseudo-Dionigi, ovvero "Virtù", traduce il greco: δύναμις (Dynamissingolare). Ma tale parola "Dynamis", in realtà fa riferimento ad una sola parola ebraica ה א ב צֶּ tsâba (meglio ה אָּ בָּ צֶּ א בָּ צָּ tsâbâ' tsebâ'âh) , che significa meramente «esercito o schiere», identificando, secondo il vocabolario ebraico, una "massa" di individui pronti a scendere in guerra. A tale fonte, si aggiunge pure il Salmista, che corroborando il carattere allegorico (ovvero "anche" allegorico) di questa parola, recita infatti (Salmo 148,2): «Lodatelo, voi tutti, suoi Angeli, lodatelo, voi tutte, sue schiere». Ma la parola "schiere" si riferisce in realtà proprio a questo nostro coro angelico! Ciò si ricava sia dalla Tanakh, che prevede: Salmo 148,2 « ָּל- כ ּוהּו ל֗ לְ ַֽ֝ הַֽ ָ֑יו כָּ אָּ לְ ָּל-מַֽ כ ּוהּו ל֥ לְ ַֽ ה צבאו יו׃ אָּ בָּ צְ » Che dai LXX i quali riportano il medesimo passo come segue: Salmo 148,2 « αἰνεῖτε αὐτόν πάντες οἱ ἄγγελοι αὐτοῦ αἰνεῖτε αὐτόν πᾶσαι αἱ δυνάμεις αὐτοῦ», Inserendo proprio il Coro che lo pseudo-Dionigi pone sugli Arcangel! E la Vulgata infatti contiene parallelamente questo passaggio: « Laudate eum omnes Angeli eius, laudate eum omnes Virtute eius», cioè: «lodatelo tutti , voi Angeli, lodatelo voi tutte Sue Virtù», termine che molte Bibbie adottano, mentre le più recenti convergono per il più tranquillo, "schiere o esercito"; ma nel fare così attribuiscono giustamente il significato originario del termine e rendono manifesto il dubbio degli esegeti sul senso allegorico o meno del greco "Dynameis". Si tratta dunque dei medesimi Angeli, descritti da Paolo e gerarchizzati da pseudo-Dionigi all'interno della seconda Gerarchia. Se facciamo riferimento al testo ebraico e a quello greco, le cose si appalesano chiaramente ai nostri occhi: le Virtù non esistono come Angeli-o meglio solo come Angeli-ma come riferimento generico all'intero esercito celeste!!! Si capisce chiaramente che talvolta le nomenclature utilizzate dallo pseudo-Dionig hanno natura anche simbolica ed allegorica. Ci si domanda dunque perché lo pseudo-Dionigi non abbia correttamente indicato tali circostanze. Altri nomi di Angeli ricorrono nelle lettere di San Paolo, agli Efesini, ai Colossesi e ai Tessalonicesi, ove si parla di altre categorie angeliche: Principati, potestà, dominazioni, Troni, Arcangeli. I Padri della Chiesa hanno però ritenuto che questi diversi termini potessero simboleggiare diverse funzioni tra gli Angeli e taluni hanno pensato di produrre una elencazione ascendente o discendente. Origene oltre ad affermare l' esistenza di una Gerarchia tra gli Angeli, la faceva derivare da diversità di funzione e di meriti. Metodio, e dopo di lui molti altri, facevano derivare tale Gerarchia da una diversità metafisica di costituzione naturale degli Angeli. S. Cirillo Gerosolimitano faceva menzione di: Angeli, Arcangeli, Troni e Dominazioni. S. Gregorio Nazianzieno faceva menzione di:
2019
11 Nella Calisto la parodia della Arcadia è soprattutto rivolta alla prosa IX. Per la questione rinvio all'Introduzione a La Calisto, ed. cit., p. 18. introduzione 6 topos della fuga in Arcadia per sottrarsi a un amore infelice. Ma mentre Sincero tornava a Napoli provato e invecchiato, l'autore torna lieto e pronto a mettere in scena quanto ha visto rappresentato in Arcadia, salvo poi non anticipare nulla agli spettatori a causa di una sedicente smemoratezza: Queste donne mi han tolto la memoria […] Che l'insopportabile Ergasto sia (anche) Sannazaro provano allora due luoghi: nel primo egli si dichiara orfano di Massilia (I, IV), come l'Ergasto (che è Sannazaro stesso) della prosa X dell'Arcadia 12. Nell'altro, come l'Ergasto sannazariano, promette in premio a Melibeo (in cambio della complicità nell'ignobile sceneggiata di Panurgia) un vaso, opera di Andrea Mantegna (III, IV) 13. Ancor più che nella Calisto, dove le ninfe argomentano talvolta argutamente, il Pentimento è pervaso da un soverchiante dispiegamento retorico, davvero prebarocco, cosa che in parte ne spiega l'enorme fortuna in Francia e nel teatro elisabettiano 14. In questa pastorale troviamo vere e proprie orazioni deliberative e giudiziarie. Nella scena II del I atto i discorsi simmetrici e speculari di Ergasto e Nicogino davanti a Pan giudice sono costruiti con perizia estrema: i
Ezio Gribaudo, i libri metafora di una vita. [Catalogo della mostra] Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, Sala mostre – Ridotto dell’Auditorium Vivaldi, 5 maggio – 3 giugno 2018, a cura di Paola Gribaudo, Pistoia, Gli Ori, 2018, pp. 9-23.
Quando Matteo Franco decise di prendere in mano la penna per indirizzare il primo sonetto a Luigi Pulci certamente non si aspettava che quell’invito diventasse l’incipit di un macrotesto ampio e complesso. Questa considerazione, di per sé ovvia, va tenuta nel debito conto quando ci accingiamo a leggere e a commentare questi sonetti. Si ha a che fare, come si è più volte sottolineato, con un libro organico, anche se in continuo movimento e privo di un definitivo consolidamento nella tradizione, anche se riconducibile, almeno nelle sue forme più evolute, all’iniziativa di autori e personaggi noti. Pur con notevoli escursioni nella consistenza e nell’ordinamento, il corpus dei "Sonetti iocosi e da ridere" è identificato come tale e tramandato da cinque manoscritti, due dei quali conosciuti e utilizzati fin dall’edizione Dolci1. I tre testimoni più importanti, non tanto per il numero dei testi, ma per il fatto di tramandare il corpus in una singola unità codicologica ad esso dedicata, si devono alla mano dell’umanista e chierico pistoiese Tommaso Baldinotti (1451-1511), che, come si vedrà in seguito, si rivela un assoluto protagonista della tradizione di questi sonetti, al punto da imprimere alla raccolta tanto notevoli escursioni redazionali quanto una svolta macrotestuale che finisce per trasformarne l’impianto a vantaggio di uno dei contendenti, il canonico Matteo Franco, la cui mano compare più volte a introdurre varianti e postille nei codici del Pistoiese.
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