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era perso, con pochi litri di benzina nel serbatoio dell'auto, nella brughiera di Bodmin, una vasta distesa semideserta della Cornovaglia. Era ormai il crepuscolo e la sera calava come una nuvola leggera, tingendo di rosso il paesaggio brullo. Mezzo chilometro più avanti, si ergeva una grande casa: una struttura massiccia e squadrata, con balconi e verande e finestre aggettanti. Le assi di legno che le
A - Rivista Anarchica n. 385, 2013
anarchik e Pinelli • tecnologie e futuro • dopo Roma 18 e 19 ottobre • potere e movimenti • comunicati • anarchicco • Sardegna/lotte no radar • Sardegna/Asinara • lettere dal futuro • Bergoglio/furbi et orbi • sinistra e nazionalismo • street art/intervista a Clet Abraham • musica/i Gang, gli RSVP • De André/intervista a Raffaella Saba • antropologia e frontiere • un urlo dall'ergastolo • "A" 53 • guida apache • Albert Camus • storia di uno schiavo contemporaneo • repressione in Tibet • Colin Ward sul ruolo dello stato • azzardopatia • Argentina e Cile/i mapuche • anarchiche/Virginia Bolten, Noe Ito, Luce Fabbri • donne che aiutano donne/i centri antiviolenza • la città informale • educare nella libertà • il profondo sud di Rocco Scotellaro • antinazisti/i pirati della stella alpina • recensioni • cinema • anarchia e surrealismo • lettere • dibattito libertà senza rivoluzione rivista anarchica 385 mensile •
Se hai compiuto cattive azioni, Esse ti condanneranno. Se hai compiuto cattive azioni, Le tue cattive azioni Alla fine ti perderanno. Ma io zappavo la terra dietro alla mia capanna, Ero come una giovane pollastra Catturata per essere venduta. Non ho mai rotto un vaso d’argilla, Non ho mai ammaccato un piatto di stagno, Eppure mi hanno preso e venduto.
Affido questi miei pensieri vergati con mano disperata a queste carte. So che ormai è inevitabile soccombere e che non mi resta che sperare solo nell'umana pietà e compassione che si riserva a coloro che ormai sono prossimi alla pazzia. Chi troverà questo resoconto potrà scegliere se appellarmi come pazzo e demente, ormai privo del prezioso dono dell'intelletto che ci distingue dai bruti oppure visionare con i suoi propri occhi se quanto narrerò non sia la più orrida storia. Ma lasciate che cominci dall'inizio. Qualche mese fa, a seguito della morte di un mio parente, entrai in possesso di un'ingente somma di denaro, lasciatami come eredità. Chi è avvezzo ai piaceri del mondo saprà quanto eventi del genere peggiorino un'indole già compromessa di suo nella tendenza alla cupidigia e quanto molto frequentemente, maneggiando una grossa somma di denaro guadagnata senza sforzo alcuno, ci si ritrovi rovinati e impoveriti nel giro di qualche settimana, vittime della febbre degli acquisti compulsivi. E io non feci eccezione. Non erano neanche passate 24 ore da quando avevo parlato col notaio, che già avevo scialacquato i primi soldi nell'acquisto di una redingote alla moda, di un blu scuro, con gilet della medesima tinta, cravatta colorata, pantaloni a tubo e cappello a cilindro. Tutte cose superflue delle quali avrei potuto fare a meno, ma che servirono a fare colpo, attirando lo sguardo di vezzose signorine di strada (e non dei quartieri bassi) che subito mi adescarono, ondeggiando nella tournure in modo eccessivamente vistoso, per attirare il mio occhio su quelle parti muliebri che solo per decenza non nomino. Ero ricco, e tutto questo senza aver mosso un dito né faticato; ero ben vestito ed ero stato subito soddisfatto da meretrici di classe (e non quelle cenciose che si accompagnano a scapestrati e vagabondi!). Un 1
Storia Delle Donne, 2009
Schiavo è l'individuo senza storia 1. Me lo ricordo benissimo quel foglio scritto a mano, appiccicato al muro rosa della Casa degli Schiavi, un po' sbiadito dal sole e arricciato dall'umidità. «Non è una vergogna essere schiavi; la vergogna è avere degli schiavi», M. Gandhi. In quelle scarne righe, intrise di salmastro d'oceano, c'era tutto il dramma di quelle buie e brutte pagine scritte da un mondo che si definiva civile. Era stato Joseph N'Diaye, guardiano e conservatore della casa degli schiavi a Gorée, piccola isola di fronte a Dakar a trascrivere quelle parole. Lui, che poi si arrampicava su quelle scale dalle armoniose rotondità di una conchiglia, per arringare i visitatori con la sua voce tonante. E loro stavano lì, in quel cortile troppo piccolo per contenere la forza delle parole di quell'uomo, che non voleva lasciare spegnere il fuoco del ricordo. Ricordo doloroso, per i discendenti degli schiavi e anche per noi, che facciamo parte del mondo che fu schiavista. Lui parlava da lassù e in qualche modo faceva sentire in colpa noi turisti bianchi. La gente ascoltava in silenzio. Nessuno parlava. Lui invece sì, raccontava di catene, di urla, di pianti, di ricordi abbandonati, di non uomini. Non uomini, perché lo schiavo è un individuo strappato alla sua vita e alla sua storia. Lo schiavo non ha più genitori, né figli, gli è stata recisa la parentela. I suoi figli non apparterranno a lui, ma al padrone, che ne disporrà a suo piacimento. Lo schiavo è inserito nel processo produttivo, ma escluso dal circuito riproduttivo. «Sento salire dalla stiva maledizioni incatenate, i singulti dei moribondi, il rumore di uno che viene buttato in mare... i lamenti
MDCCC 1800, 2015
A marble representing a <i>Merchant of Female Slaves</i> is a work of art of Vincenzo Vela, but only its plaster cast at the Vela Museum in Ligornetto (Switzerland) was known to the historiography of the artist. It was commissioned by the doctor Pietro Mazzola, nephew of the painter Giuseppe. A date at around 1844-1846 can be suggested on the basis of a comparison with the coeval production of the sculptor (<i>Bishop Luvini</i>, 1844, and <i>The Morning Prayer</i>, 1846) and with the works of Francesco Hayez: the <i>Penitents Maria Magdalena</i>, <i>Melancholic Thoughts</i>, the drawings and the paintings on Orientalist subjects like the harem and the odalisques.
Analisi dei testi "Lo schiavo americano dal tramonto all'alba" di Rawick e "La condizione dello schiavo" di Bruno Armellin.
1954
invece di corteggiare il contadino proprietario lavoratore, e peggio levarlo a modello ideale dell'uomo libero e autonomo, noi dovremo disarticolarlo senza esitazioni e mettere in luce gli organi del salariato, quelli dell'impresario e quelli del padrone. Due anime, ahimè, sono in lui, ed anzi tre: qui la tragedia.
K. Revue trans-européenne de philosophie et arts, 7 – 2 , 2021
Spettri della schiavitù. Conversazione con Iain Chambers * K: L'ambizione che ha guidato la costruzione di questo numero consiste, prima di tutto, nel desiderio di scongiurare il pericolo di un'integrazione del gesto di Rosa Parks in una storia: nell'ambizione di sottrarre, cioè, la sua forza a quel processo di addomesticamento che ha attraversato la cultura nera sin dalle sue origini, tentando di adattare alle esigenze delle "buone maniere" ciò che, invece, si poneva come un rifiuto all'ingiustizia, alla sopraffazione e alla violenza della segregazione. Iain Chambers, ripercorrendo le tappe-se così possiamo definirle-della Sua produzione scientifica, è possibile risalire ai meccanismi che hanno dato origine ai processi di addomesticamento della cultura nera da parte dei bianchi. In A strategy for living: black music and white subcultures, pubblicato nel 1976 all'interno del volume curato da Stuart Hall e Tony Jefferson (Resistance Through Rituals Youth subcultures in postwar Britain 1), l'argomentazione che attraversa le pagine del saggio è proprio che "la musica nera è stata trasformata nel corso dell'appropriazione bianca". Ciò che contraddistingue la musica nera, rendendola diversa da tutte le altre forme di produzione artistica, è, come lei afferma, il suo sostrato politico, il fatto, cioè, che essa sia "indistricabilmente" legata alla coscienza afro-americana della propria storia di schiavitù, di sfruttamento e di segregazione. Nelle pieghe di questa appropriazione, si situa allora il tentativo, lo sforzo, da parte della cultura bianca di rendere impolitico e di neutralizzare il sostrato della musica nera. Laddove i prodotti dell'intrattenimento, dello sport e della letteratura nera risultavano, in una certa misura, "accettabili", al contrario, il carattere eminentemente politico della musica rendeva complicata questa operazione di assimilazione e di appropriazione. In che modo e mediante quali operazioni tattiche, la musica nera ha saputo resistere e ha mantenuto il suo carattere eminentemente politico nel corso dell'appropriazione bianca? * Intervista a cura di Giuliana Sanò e Gianluca Miglino. Iain Chambers è un antropologo, sociologo e docente di studi culturali e postcoloniali all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". È stato uno dei più importanti esponenti del Centro per gli Studi della Cultura Contemporanea dell'Università di Birmingham. In Italia ha fondato il Centro per gli Studi Postcoloniali e di Genere. I suoi lavori sulla cultura popolare, la musica, la memoria e la modernità sono stati scritti in inglese e in italiano e tradotti in diverse lingue.
The chapters which follow here, outline some of the topics of the book titled “Ontology of our time”. For a critical theory of globalization. Governance, Governmentality, Democracy. The book is in three parts. Mainly based on the Foucauldian Studies in Political Theory and in International Relations, this work deals with the topic of the transformations and the ‘crisis’ of contemporary democracies. In this analytical framework, a genealogy of the present, according to the foucauldian studies on power and institutions, biopolitics and governmentality, has been developed. Theories of globalization and global governance, theories of social movements and of global society, the shift from the Fordist-Keynesian-Welfarist State to the Schumpterian-Regulatory State have been analyzed and critically deconstructed. The critics of the hegemony of neoliberalism in contemporary ‘postdemocratic' regimes – according to the Crouch dictum – define the conceptual perimeter of this work. A significant part of the contemporary debate in political theory is thematized in the third part of the book, wherein the main contributions of Laclau and Mouffe (about populism and radical democracy), Rancière, Nancy, Žižek and Butler have been debated. The problem of the (de)construction of the political subjectivity has been tackled in the last part of the book, starting from the last theoretical contributions in the foucauldian philosophy on power and subjectivity (i. e. “the government of the Self, the governments of the Others”), also taking into consideration the theoretical debate about the relations between “Aesthetics”, Public Reason and Politics.
"Un continente di schiavi – [secolo XVIII]," in Valerio Castronovo and Enrico Castelnuovo, eds., Europa Moderna, La disgregazione dell'Ancien Régime, (Milano: Banca Nazionale del Lavoro, 1987), pp. 521-527.
Allegoria, 2024
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Cultura neolatina, 2024
K. Revue trans-européenne de philosophie et arts, 3 - 2/2019, 2019
Schiavitù del corpo e schiavitù dell’anima. Chiesa, potere politico e schiavitù tra Atlantico e Mediterraneo (sec.XVI-XVIII), Emanuele Colombo, Marina Massimi, Alberto Rocca and Carlos Zeron eds., 2018
Quaderno n 8 (2005) del Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, pp. 1-15, 2005
Mi ossessiona il petto eternamente: su "Questo spentoevo" di Gianfranco Lauretano, 2024