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2010
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Obiettivo primario nello studio delle traduzioni umanistiche greco-latine è l'individuazione del codice greco utilizzato dal traduttore: la sua ricerca «va sempre tentata e perseguita fin dove possibile; ed è sempre fruttuosa. Anche quando l'esemplare greco della traduzione sia materialmente perduto, si riesce normalmente a identificare il filone testuale che sta a fondamento della versione» 1 . Ma, di fatto, solo l'esatta individuazione della fonte diretta rende possibile valutare con piena oggettività il carattere della traduzione, verificando, ad es., se eventuali errori, incomprensioni o anomalie in essa contenuti dipendano da mende e peculiarità del manoscritto greco, o non piuttosto da incomprensioni del traduttore; oppure, se congetture al testo greco presupposte dalla traduzione latina siano già contenute in quel manoscritto, o siano invece autonoma acquisizione del traduttore.
Confronto fra la traduzione del Gorgias compiuta da Leonardo Bruni e quella compiuta da Marsilio Ficino
BOLLETTINO DELLA BADIA GRECA DI GROTTAFERRATA Periodico del Monastero Esarchico di Grottaferrata (Roma) fondato nel 1926, con la II serie diviene una rivista internazionale rivolta allo studio della cultura religiosa dell'Italia meridionale bizantina e post-bizantina. Con la III serie (2004-) estende l'interesse al monachesimo e alla spiritualità delle Chiese ortodosse, anche dell'Europa centroorientale. Editore: Congregazione d'Italia dei Monaci Basiliani Direttore responsabile: Emiliano (Emilio) Fabbricatore Redazione: Matteo Kryptoferritis Segreteria: Alessandro Caboni Amministrazione Corso del Popolo 128 -00046 Grottaferrata (Roma)
Museum Helveticum, 35, 1978
bianca), riferibile agli inizi del secolo XV, scritto in bella minuscola umanistica da un'unica mano, fino ad oggi rimasto praticamente ignoto agli Studiosi1. II contenuto e interamente platonico: a) (ce. 1-69) Fedone; b) (ce. 69v-82v) Critone; c) (ce. 82v-l 14v) Alcibiade I; d) (cc. 114v-128) Alcibiade II; e) (ce. [133][135][139][140][141][142][143] Eutifrone; f) (cc. 143v-168v) Carmide. Nei margini delle cc. 114V-117V una mano posteriore ha trascritto la traduzione di Marsilio Ficino dell'Alcibiade II, dall'inizio fino a 141a: Reor equidem te primum si forte deus ille ad quem adoran-dum2 accedis sese oculis offerens, te priusquam aliquid obsecrares interrogaret satisne tibi sit atheniensium tyrannide potiri, quod.
Medium, 2019
Malgrado la confessione finale di Gorgia (che di “gioco dialettico” si è trattato), secondo alcuni l’Encomio rivelerebbe una ‘visione tragica dell’esistenza’, vista come “qualcosa di fondamentalmente irrazionale e misterioso”; una “consapevolezza della fragilità e della nullità della vita” (Abbagnano). Altri vi trovano una vera e propria negazione del ‘libero arbitrio’, sottolineando le conseguenze “immorali” della negazione della responsabilità del singolo nell’agire umano. Come se Gorgia ritenesse veramente che gli uomini siano sempre preda di forze più grandi, da cui sono trascinati senza poter nulla fare per resistervi. Sulle reali intenzioni di Gorgia nulla ci è dato sapere con sicurezza. E tuttavia io mi chiedo, se proviamo a non tener conto della visione del mondo e dell’esistenza che Gorgia poteva avere, nei panni di uno che si fosse proposto di fare da avvocato difensore di una donna che aveva fatto quello che Elena aveva pur fatto (cosa che non era contestabile in alcun modo), quale strategia difensiva avrebbe mai potuto escogitare, se non quella di sollevarla dalla ‘responsabilità’ del suo atto, facendole ricadere su qualcun altro? Per visualizzare le mappe argomentative ecco il link alla versione originale: https://medium.com/la-scuola-che-non-cè/gorgia-encomio-di-elena-29b3b01bea10
MISCELLANEA GRAECOLATINA III, 2015
Abstract Some More Thoughts on the Greek Basis for Leonardo Bruni’s Version of Plato's Phaedo (codes 136 and Bodmerianus Tubingensis Mb14) The prior condition of a translation is its source text, and the knowledge of this source is an essential factor for critical judgment. Many years ago the author of this article showed that the main Greek basis for Leonardo Bruni’s version of Plato's Phaedo is the ms. Bodmerianus 136, but he also assumed that a different source text might have been used. In this article that auxiliary source is now identified in the current ms. Tubingensis Mb 14. The Tübingen manuscript presents numerous corrections derived from Par. Gr. 1811, one of the manuscripts that Manuel Chrysoloras had made available to the students of his school in Florence, and was employed in turn, probably by Chrysoloras himself, to make corrections and changes in the Parisian manuscript. The chronology of the Phaedo version (aD 1405) provides a secure terminus ante quem for the availability and use of the Tubingensis in Florence. Thanks to the accurate comparison with the Greek text it is now possible to understand almost always when Bruni erred in interpreting or introduced more or less arbitrary variations in the original wording of Plato. It is also possible to better define the aims, difficulties and strategies of Bruni’s first oratory translation of one of Plato’s great dialogues.
Le fonti latine del "Lamento di Arianna", 2004
Come dice il titolo, il breve saggio ha l’obiettivo di stabilire in quale misura e maniera due illustri fonti latine abbiano influito sui versi con cui Rinuccini dà voce ai pensieri e ai sentimenti di Arianna nel lamento dall’omonimo melodramma. Vorrei poter affermare in modo più certo e provato che il genere poetico-musicale dei lamenti sia sorto dalla feconda vena delle femminili lettere amorose, scritte nelle "Heroides" di Ovidio. Secondo l’analisi comparativa che abbiamo condotto sui versi di Catullo ("Carmina" 64) e di Ovidio ("Heroides" 10), i due racconti metrici mostrano più dissomiglianze che analogie. Potremmo dire con una certa approssimazione che Arianna appare, nel primo, un personaggio alquanto eroi-co e assetato di vendetta, nel secondo, invece, una fanciulla più timorosa e visionaria, ancora in-cline a sperare il ritorno dell’amato; questa lo implora, quella lo maledice. In base all’analisi delle due fonti, abbiamo argomentato in cosa Rinuccini fosse debitore più alla prima o alla seconda.
Gabriele nelle fonti ebraiche. L'Arcangelo Gabriele, gode di una presenza massiccia nelle fonti ebraiche. Oltre 270 occorrenze nei midrashim, nei targumin e nelle fonti talmudiche, fanno di Gabriele il secondo spirito angelico più nominato dopo Michele e il più potente in assoluto. Bahye ben Asher ibn Halawa noto anche come Rabbeinu Behaye, Shemot 23:20: 3 al riguardo spiega: Questo angelo era apparso a Isaia in Isaia 6,6 dove il profeta scrive: "e uno dei Serafini volò da me e aveva un carbone ardente in mano;" è chiaro che questo era Michele come i nostri saggi in Berachot 4 hanno spiegato, perchè la descrizione del potere di Michele è di un angelo con poteri maggiori dell' arcangelo Gabriele visto che è descritto come volante, mentre Gabriele è descritto come bisognoso di due voli". Ben diverso dal suo ruolo descritto nel cristianesimo primitivo, che lo vede solo come Angelo annunciatore, Gabriele è nelle tradizioni ebraiche Spirto di straordinaria forza bellica ed uno dei 4 maggiori Arcangeli del Trono divino, che proteggono il campo israeliano in una delle 4 direzioni. Nel testo biografico Likutei Moharan, Parte II 5: 12: 1 osserva che : "È necessario assemblare il Carro, come nel " carro di ARGaMaN", riferendosi agli angeli del Carro, Refael, Gavriel e così via, come viene portato. E secondo Rabbeinu Bahya, Bamidbar 2: 2: 10: "Il chayah con la faccia di un leone che rappresenta il campo di Gavriel corrispondeva alla bandiera del campo di Yehudah in Oriente" Anche lui come Michele, è in grado di entrare a far parte dei Sette Malackim davanti al velo di separazione di Yawe, nascosto agli altri mortali e agli altri Spiriti. Così afferma il poema penitenziale Selichot Nusach Ashkenaz Lita, Erev Rosh Hashana (il capodanno religioso, uno dei tre previsti nel calendario ebraico) al capitolo 30:27 dove si dice : "E tu, il terribile angelo [ Gabriele ], che sta dietro il velo della
Europa Orientalis, 2021
Medieval translations from Greek or Latin into (Old) Church Slavonic feature similar issues. The attempt at conveying the sense of the original contrasts with the difficulty to faithfully preserve the formal correspondence at different linguistic levels. Discrepancies in gender can sometimes obscure the symbolic meaning of a word, and this, in the translation of sacred texts, clearly hampers the interpretation of an allegory. This problem is much more evident in the case of word explanations based on the similarity between sound and meaning, as they are found in the commentated Psalter by Bruno of Würzburg (first half of the 11th century), a compilation from various sources translated into Church Slavonic by Dmitry Gerasimov in the first half of the 16th century. The Slavonic text, while literally and correctly rendering the sense of the original, does not allow to retrieve the “deep semantic” relationship between the word to be analysed and its alleged etym- ology. The article introduces to this topic and provides in the appendix a short sample of representative examples.
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Chroniques italiennes, série web n° 3 (1/2003), 2003
Critica Marxista , 2022
Quaderni camilleriani Oltre il poliziesco: letteratura/multilinguismo/traduzioni nell’area mediterranea. Volume 20: Il re di Girgenti: al confine tra vero e «similvero», 2023
«Bollettino di Studi Latini» 50, 2, 744-756, 2020
Tópicos, Revista de Filosofía, 2013
Bollettino della Badia greca di Grottaferrata III s., 14 (2017), pp.223-238, 2017
The Journal of Epigraphic Studies, 2021
La traduzione latina dei classici greci nel Quattrocento in Toscana e in Umbria, 2020
Liber Annuus, 2008
La cultura ellenistica. L'opera letteraria e l'esegesi antica (a c. E. Pretagostini-E. Dettori, Roma, 2005
Aspetti di linguistica e dialettologia neogreca. , 2010
Annali di Ca' Foscari. Serie Occidentale. Vol. 55, 2021