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Il linguaggio di "Treno di Panna"

2009, Nuova Corvina. Rivista di Italianistica Nr. 21

Abstract

Sul linguaggio di Treno di panna (1981) di Andrea De Carlo.

Key takeaways

  • È stato infatti messo in commercio (soprattutto sul mercato giapponese) un apparecchio che permette(dopo gli esperimenti fatti circa i cosiddetti «libri elettronici») una lettura di un romanzo ben consistente (di quelli da 400 pagine ed oltre) da un apparecchio che sta nel palmo di una mano.
  • Per il momento il libro cartaceo sembra resistere: i grandi premi letterari, la grande distribuzione libraria, la capillare diffusione di biblioteche sparse in città e villaggi ancora tutto sembra resistere, addirittura i bibliobus (con il loro prestito porta a porta) non sembrano destinati a sparire.
  • Per molti anni ancora il prodotto cartaceo potrà resistere nonostante le difficoltà emergenti: il prodotto elettronico per un certo periodo conviverà con il vecchio prodotto cartaceo.
  • Oltre a questo, il fatto che la narrazione si svolge in prima persona singolare -che essa è, cioè, una narrazione soggettiva (nonostante che il modo in cui Giovanni guarda e descrive il mondo sia abbastanza distaccato e oggettivo, caratteristica per cui il romanzo di De Carlo somiglia anche ai nouveaux romains francesi) -porta il lettore più vicino alla storia stessa, gliela fa sentire più sua (per lo meno un «lettore naïf» 10 sente così, anche se in realtà un io-narrante è meno credibile di un narratore onnipotente, visto che la realtà, anche se narrata oggettivamente, è filtrata e descritta attraverso la sua soggettività).
  • Questo disgusto è ben rintracciabile anche nel suo linguaggio: Giovanni (o De Carlo) NC 2.2009 usa un linguaggio asciutto e tecnico con cui offre fotografie fredde del mondo che lo circonda.