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Parallelamente al percorso che porta Alfieri ad affinarsi come tragediografo, questi sviluppa l'ideale del Sublime Scrittore, figura titanica nella quale s'identifica pienamente, contrapposta a quella del tiranno. Il concetto di Sublime costituisce la base di tutto il sistema di pensiero del poeta piemontese e coincide con l'espressione formalmente perfetta di un'idea di altissima levatura morale. Sicuramente Alfieri ebbe modo di studiare il trattato Del sublime (attribuito al filosofo greco Longino) poiché questo fu tradotto dal suo amico Francesco Gori, che lo fece stampare nel 1733. Dunque, si può affermare, senza dubbio, che lo Pseudo-Longino sia una delle fonti del pensiero dello scrittore astigiano, il quale rielabora, in modo personale, le teorie espresse nel suddetto scritto greco, facendone la base di tutta la propria produzione. Innanzitutto, colpisce il fatto che il filosofo greco affermi che "la scienza e il discernimento del vero sublime non sono cosa facile". 1 Infatti, per Alfieri il sublime non è una mera categoria estetica, ma l'essenza stessa dei propri pensieri ed, in ultima analisi, della propria esistenza. Come scrive Maria Pastore Passaro:
2005
Note a margine di un corso universitario del Prof. Franco Brioschi nel 1991-1992 su Leopardi e la poesia senza nome diventato nel tempo un lungo saggio sull'evoluzione dello stile poetico in Giacomo Leopardi. Il saggio non è mai stato pubblicato per la prematura scompar
2013
I saggi qui raccolti trattano in prevalenza del maggior poeta italiano, che fu anche uno dei maggiori europei, di fine Settecento: Vittorio Alfieri. Ma non a lui essi sono esclusivamente dedicati. L’esperienza militare dell’illuminista milanese Pietro Verri, l’importanza delle traduzioni per il rinnovamento del gusto nella cultura letteraria di lingua italiana tra Sette e Ottocento, sono anch’essi temi di queste pagine. Ma Alfieri certo domina o almeno autorevolmente affiora in tutte. Con la sua innovativa concezione del poeta; la sua arte bicefala, sublime e anti-sublime; la sua autobiografia (probabilmente la più bella della letteratura italiana); i suoi rapporti con le arti figurative; il suo amore per i viaggi; il suo contributo alla fissazione del canone dei «quattro poeti»; il suo assorbimento nella cultura risorgimentale, forse fonte del declino della sua fama fuori d’Italia. Lo sfondo del discorso di Arnaldo Di Benedetto non è unicamente “nazionale” – in tempi nei quali la stessa nozione di «letteratura nazionale» è palesemente in crisi e si fa sempre più evanescente.
Vittorio Alfieri e le Satire: critiche e contestazioni contro il "vil secol" settecentesco, 2016
Alcune tracce del genere satirico sono già riscontrabili in alcune opere che non hanno la vera e propria titolazione di "satira". Archetipo del genere nella cultura europea è Omero, autore, secondo la tradizione, del poemetto "Batracomiomachia" e dell'operetta "Margite" che, con caustica ironia e sguaiata comicità, smitizza valori e tradizioni del mondo greco. Nel genere satirico, fra l'altro, bisogna annoverare la diàtriba cinica e cinico-stoica, i cui autori più famosi sono Menippo di Gadara, che compose opere satiriche miste di prosa e versi, e Bione di Boriatene; proprio da lui Orazio trarrà ispirazione per le sue Satire. Il primo autore latino di saturae è Quinto Ennio; nelle sue opere si trovano perlopiù riflessioni autobiografiche e morali, unite a spunti di filosofia, che solamente in determinati punti convergono verso uno stile prettamente satirico. Se bisogna prestare fede agli antichi, è Lucilio ad essere considerato l'inventore del genere così come lo conosciamo noi oggi. Prediligendo un registro aggressivo e scagliandosi contro la corruzione pubblica e privata, Lucilio stigmatizza ogni forma di vizio. La satira diviene, così, lo specchio della violenza con cui veniva condotta la lotta politica tra le fazioni oligarchiche aspiranti al governo della repubblica. Nell'età di Augusto sarà Orazio ad occuparsi principalmente di satira, distaccandosi dallo spirito aggressivo della satira luciliana e abbandonando gli attacchi verso i personaggi politici del tempo, optando per un'ironica rappresentazione dei difetti e delle miserie degli uomini. Persio, autore di sei satire pubblicate postume, vissuto in età neroniana, pur evidenziando notevoli affinità con la satira di Orazio, sostituisce all'ironia del Venosino un accentuato rigorismo. Il poeta è un ammiratore delle opere luciliane ma i suoi versi mancano dell'aggressività verbale contro gli uomini potenti e corrotti, evitando ogni riferimento ai problemi della vita politica. L'aspetto originale della sua satira consiste nelle metafore, nei passaggi arditi, nella tecnica allusiva, che creano una sorta di arte ermetica. Un altro grande poeta satirico dell'età imperiale è Giovenale. La sua poesia nasce da una forte esplosione di sdegno: "facit indignatio versus", per la corruzione, per l'immoralità, per l'ingiustizia, di cui è osservatore ogni giorno. La satira in lui si ammanta di protesta sociale. Nel corso dei secoli l'ossequio ai classici latini, in particolare Orazio, preservò la satira facendole superare la barriera linguistica della nascita di letterature in lingue regionali. La satira ebbe ampio uso nella poesia orale giullaresca, di cui ci sono pervenuti alcuni frammenti scritti. A partire dal Duecento, va notata soprattutto in Dante la compresenza di un registro comico-realistico, in corrispondenza della critica corrosiva alle personalità che lo avevano disconosciuto ed esiliato, fino ad allargarsi ad una visione critica dell'intera società a lui contemporanea. È con grande sdegno e forte corrosività che il fiorentino sceglie di attaccare l'ipocrisia e la superficialità propria dei suoi contemporanei. Anche Boccaccio farà ricorso al linguaggio satirico per evidenziare e smascherare la corruzione e i vizi delle classi agiate del suo tempo, intessendo le novelle del suo Decameron di continue allusioni e vivaci doppi sensi. Nel Rinascimento, la letteratura converge tutta verso il petrarchismo, visto come il ramo più robusto dell'esperienza classicistica, e quello anche dove si fa più percepibile l'evoluzione del gusto; da un altro lato, sulle diverse forme di contestazione del classicismo, sono riscontrabili spie di una notevole complessità culturale e di un disagio della civiltà che ha profonde radici spirituali nella crisi del rapporto tra Umanesimo e pensiero cristiano.
in «L'ospite ingrato. Rivista online del Centro Interdipartimentale di Ricerca Franco Fortini», 9, gennaio-giugno 2021, pp. 151-167.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta Fortini comincia una lunga carriera da docente, prima a scuola e poi all’Università. In questo periodo svolge una intensa riflessione sul ruolo e la funzione dell’insegnante, sulle istituzioni scolastiche e accademiche, sui libri di testo e sulle modalità di insegnamento confrontandosi anche con altre esperienze, tra cui quella di Milani. Sebbene il nome del sacerdote torni più volte nel corso del tempo negli scritti di Fortini, due sono i momenti di maggior impegno critico. Il primo nel 1967 in occasione di un confronto ospitato sulle colonne dei «Quaderni piacentini» e il secondo in un convegno sulla figura di Milani nel 1980. Il contributo si propone di ripercorrere tali occasioni mettendole a confronto per valutare l’evolversi nel tempo delle posizioni di Fortini. Partendo da queste considerazioni ed evidenziando vicinanze e distanze tra i due autori, il saggio vuole offrire elementi utili a comprendere meglio non solo la posizione Fortini nei confronti del priore di Barbiana ma l’idea stessa di educazione che intendeva proporre e che tanta importanza ebbe nelle sue coeve riflessioni sulla società e sui mutamenti sociali.
Articolo sottoposto a peer-review. Ricevuto il 23/03/2016. Accettato il 29/04/2016 Leopardi's attempt to establish a parallelism between sense and syntax in the first stanza of Ultimo canto di Saffo reminds the longinian technique that Erich Auerbach had recognised in Dante's Inferno (9.65-72). In both texts, the sublime spectacle of 'catastrophic' nature is described by a 'chaotic' word-order, mirroring the reported phenomena. The sentence-structure (especially hyperbaton and léxis katestramméne, the 'rounded style') is indeed meant as an iconic illustration of the point. *** I. La critica leopardiana non ha mancato di rilevare che, nell'Ultimo canto di Saffo, il rapporto con la natura è concepito secondo l'opposizione tra il bello e il sublime. I «disperati affetti» dell'amante disillusa, cui piú non sorride lo «spettacol molle» di un paesaggio altra volta contemplato nella sua «infinita beltà», traggono conforto e godimento soltanto dal...
Birdmen Magazine, 2022
Il fotografo Luigi Ghirri e le sue molteplici riflessioni sul cinema felliniano e la provincia italiana
Nuova informazione bibliografica, 2004
Vita di Vittorio Alfieri. Manoscritto Laurenziano Alfieri 241-2, edizione in facsimile con commentario a c. di Franca Arduini, Clemente Mazzotta, Gino Tellini, trascrizione di Clemente Mazzotta, 3 voll. , Firenze, Edizioni Polistampa, 2003. Tra le iniziative apparse in occasione del bicentenario della morte di Vittorio Alfieri figura l'elegante edizione in facsimile del Manoscritto Laurenziano Alfieri 241-2, contenente la Vita scritta da esso, ultima fatica letteraria del poeta che progettava di concluderla e darla alle stampe nel 1806 per potersi poi dedicare a " vegetare, e pedantizzare su i classici" (L'uom propone, e Dio dispone, 1790). Di fatto Alfieri comincia la stesura del racconto autobiografico nel 1790 arrestandosi al cap. XIX dell'Epoca IV, fino al 1798 quando, fatti apprestare i due volumetti in 8 o con la copertina blu chiaro dell'Alfieri 24, vi ricopia una redazione modificata
Il primo incontro di Giacomo Leopardi con la figura e l'opera di Vittorio Alfieri risale al periodo intorno al1817.In questa stagione della sua vita, dal suo tormentato esilio nella casa paterna, relegato nel suo "natlo borgo selvaggio", Leopardi ö portato inesorabilmente a prendere sempre pirl coscienza della sua solitudine intellethrale e del vuoto culturale di cui ä circondato. Finch6, in una involontaria quanto simbolica coincidenza di date (quasi a simboleggiare l'irrompere di una nuova primavera nel gelo della vita recanatese) il A marzo 1817 ebbe inizio la corrispondenza del giovane poeta con Pieno Giordani, destinata a diventare per entrambi un proficuo scambio di idee e di affetti.z Probabilmente sarä stato grazie all'influenza dello stesso Giordani, appassionato lettore di Alfieri,3 ma anche attraverso la lettura, di poco precedente, dell'autobiografia alfieriana se di li a poco Leopardi fece una profonda esperienza dell'opera alfieriana e soprattutto della Vita dell'Alfieri, che diverrä per lui maestro di atteggiammti ideali e poetici, fondamentali nella sua prospettiva pessimistico.eroica, quale si preciserä, nel 181Q nelle canzoni patriottiche.a Del resto, la decisione dell'adolescente poeta di approfondire la conoscenza del grande tragediografo piemontese presenta anche un Cfr. Binni 1994:5. tn realtä la famosa lettera del 27 mano 1817 non fu in assoluto la prima inviata dal giovane poeta allo stimato letteraüo. Giä un mese prima, il 21 febbraiq Leopardi aveva inviato alcune righe al Giordani, allegandovi la sua traduzione del secondo libto d,e11'Eneide ancora fresca di stampa (Miiano: G. Pirotta). A questa prirna lettera il Giordani aveva risposto con due missive: una, alquanto forinale, del 5 marzo e faltra del L2 dello stesso mese, in cui invitava il giovane contino a lasciare Recanati Per mtrare in contatto con l'ambiente artistico-letterario dei grandi centri e conoscere gli "uomini valenti" che lo aninuvano.
Vittorio Alfieri da asino scimmiotto di Voltaire al Misogallo, 2009
Trattasi di una parte della mia tesi di dottorato, discussa nell'anno accademico 2008-2009, che affronta il rapporto del poeta astigiano con la lingua e cultura francese. Tale tesi ha ricevuto il Premio Provincia Cultura 2011 come miglior tesi di dottorato in concorso.
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Innesti : Primo Levi e i libri altrui, 2020
ITALIANISTICA Rivista di letteratura italiana PISA · ROMA, 2018
GriseldaOnline, 2024
Edizioni Messaggero Padova, 2020
Giornale storico della letteratura italiana