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e gestione dei mercati regolamentati di strumenti finanziari ed è esercitata nella forma delle spa. Fondamentalmente l'impresa deve trarre da se stessa i suoi mezzi di sopravvivenza. L'attività economica deve essere distinta da quella di puro godimento (esempio gestione di patrimoni investiti in titoli o in quote di partecipazioni in società -> compravendita di titoli a scopo di ricavi è diversa da chi detiene e gestisce solamente, funzione svolta dalle holding). 2-Professionalità di tale esercizio: non è necessario che l'attività sia svolta in modo continuativo, né diretta alla realizzazione di più affari, né che sia quella esclusiva e prevalente del soggetto. La qualifica di professionalità è data all'attività, non al soggetto. 3-Organizzazione: l'impresa del legislatore del 1942 era un'impresa intesa sotto due punti di vista: organizzazione di persone (art 2086 cc) e organizzazione di mezzi (art 2555 cc). Fondamentalmente l'organizzazione del lavoro in un'impresa esiste, ma non è assolutamente essenziale e allo stesso modo non è essenziale quella dei mezzi. 4-Fine della produzione o dello scambio di beni o servizi: eccessivo pensarla intesa come produzione e scambio di beni, o di destinarla obbligatoriamente al mercato generale. Nel caso delle imprese per conto proprio (produzione realizzata al solo fine dell'autoconsumo del produttore) spesso vengono anche a mancare altre caratteristiche richieste dall'art 2082.
Riassunti del testo di H. Mintzberg, La progettazione dell'organizzazione aziendale A cura di Francesco Lo Piparo SDC 1
L'accordo è una convergenza di volontà tra soggetti, i quali stipulano una sorta di contratto in cui disciplinano le rispettive competenze. L'intesa è quando un soggetto che deve esercitare una funzione, chiede preventivamente un assenso all'altro soggetto. Sono tutte forme di coordinamento La discrezionalità si ha quando la legge stabilisce dei principi di massima, lasciando ampio margine all'amministrazione pubblica di definire il contenuto L'autorizzazione amministrativa è un potere ampiatorio, con cui l'amministrazione a seguito di un procedimento amministrativo rimuove un ostacolo di ordine giuridico all'esercizio di un diritto che già spetta al soggetto che chiede l'autorizzazione. La concessione è un potere ampiatorio concesso con un provvedimento amministrativo, unilaterale e imperativo, che si applica quando il soggetto non ha un preventivo diritto, ma chiede all'amministrazione la possibilità di averlo. Nel caso della concessione il rapporto tra il soggetto e l'amministrazione continua, perché l'amministrazione deve controllare che quel diritto che ha concesso ex novo al soggetto venga esercitato a dovere, e che non vada contro il pubblico interesse, pena la revoca del provvedimento. La sussidiarietà verticale fa riferimento agli organi di governo, Comune, Provincia, città metropolitana, regioni, Stato, in base alla competenza territoriale crescente. La competenza primaria va all'ente che è più vicino al cittadino.
Riassunto. Questo lavoro è stato realizzato in occasione del Corso di aggiornamento “I laboratori della prof”, organizzato dalla Sezione di Bologna dell’AIF per commemorare la prof.a Curzia Marchi Trevisi. Esso si basa sulla tesi di abilitazione dell’autore (1975), realizzata presso l’ITIS “O. Belluzzi” di Bologna sotto la guida della prof.a Trevisi con l’obiettivo di costruire il nucleo di un corso di laboratorio di fisica nucleare. Vengono esposte in forma fenomenologica le caratteristiche fondamentali delle radiazioni ionizzanti e le metodologie operative per utilizzare i contatori di Geiger-Müller e si descrivono alcune esperienze didattiche semplici ma significative, realizzabili nell’ultimo anno dei corsi di fisica del nuovo liceo scientifico. Si presuppongono le conoscenze fondamentali di elettromagnetismo e di struttura atomica della materia.
Parte prima: Nozioni introduttive e principi fondamentali A. Realtà sociale e ordinamento giuridico. 1. Norme e comportamento. Le norme sono strumenti di valutazione del comportamento, che può essere giudicato giusto o ingiusto, morale o immorale, lecito o illecito. Valutare un comportamento equivale a dare un giudizio: questo giudizio è fondato o infondato, a seconda se è giustificato da una norma. Il linguaggio delle norme è dunque prescrittivo e non descrittivo, cioè comunica valutazioni che vietano o permettono comportamenti, ma non descrivono eventi o emozioni. La valutazione del comportamento è la funzione costante delle norme: ciascuna di esse è portatrice di una regola e ciascuna è connessa all'altra. Le norme assumono diverse tipologie in base alle materie che disciplinano: es. le norme di organizzazione dell'impresa, le norme come regole costitutive e come regole di condotta di comunità. 2. Giurisprudenza come scienza sociale. La valutazione del comportamento presuppone la conoscenza delle regole e lo studio delle regole è una forma di conoscenza della società, che è affidata alla giurisprudenza. La giurisprudenza è la scienza del diritto ed è strettamente legata alla società in cui svolge la sua funzione, ossia è influenzata dalle condizioni politiche, sociali, economiche, religiose, ecc. Per questi motivi la giurisprudenza è da intendersi anche una scienza sociale che permette la conoscenza della struttura e della funzionalità di uno stato. Una regola si pone affinchè serva a qualcosa: la sua realizzazione è garantita da sanzioni positive o negative. Le sanzioni negative, qualificate solo come sanzioni, sono conseguenze sfavorevoli inflitte a colui che ha violato la norma (es: risarcimento del danno); esse non riguardano le pene restrittive della libertà essendo campo del diritto penale. Le sanzioni positive sono conseguenze favorevoli per colui che ha osservato le norme (es: leggi di incentivazione riguardanti una politica fiscale di favore). Il diritto positivo è il diritto prevalentemente scritto posto da fonti predeterminate e riconoscibili; esso ha la funzione di: a) conservare le situazioni presenti nella società conformando le proprie regole a quelle sociali preesistenti; b) trasformare, sotto la spinta di interessi alternativi, l'esistente modificando la società. La coattività è carattere fondamentale dell'ordinamento giuridico nel suo complesso, non di ogni singola regola giuridica; consiste nella sanzionabilità delle situazioni. Questo però non vale sempre, infatti esempi di regole non coattive si riscontrano nell'ambito sia di rapporti patrimoniali ma soprattutto non patrimoniali, come nell'ambito del rapporto matrimoniale, che non sono coercibili mediante sanzioni. 3. Diritto, morale e regole non giuridiche. Il compito del diritto è di prevenire e sciogliere i conflitti sociali; esso si basa su un consenso morale di fondo. Quando la norma è rilevante non basta lasciarla alla mera esecuzione della moralità, ma essa viene trascritta per essere applicata. Il diritto e la morale nella maggior parte dei casi sono complementari: quanto al contenuto, la differenza sta solo nel fatto che nel diritto vi è la necessità di definire in anticipo la fattispecie da regolare, quali siano le sanzioni, fissare il risarcimento, ecc…: quanto alla forma, le regole morali non sono rispettate se manca la convinzione interiore di chi agisce, per le regole giuridiche basterebbe invece l'osservanza esteriore del comando, il timore della sanzione. Questo collegamento tra diritto e morale non è sempre verificato, in quanto in alcune fattispecie il diritto e la morale entrano in conflitto (es: l'aborto). 4. Linguaggio giuridico e linguaggio comune . Il linguaggio giuridico non coincide sempre con quello comune: esso, infatti, assegna alle parole una qualificazione giuridica che implica delle conseguenze giuridiche. Esiste quindi, per ogni termine, una definizione legislativa che, anche se dà una definizione vincolata del termine, è sempre sottoposta ad interpretazione. Le definizioni legislative sono adeguate o inadeguate, non vere o false: sono adeguate, se congruenti con la realtà dei comportamenti. A volte il linguaggio giuridico e quello naturale hanno un nesso molto stretto, che pone in essere alcuni termini di confine, come persona, interesse e promessa. Con queste espressioni il sistema giuridico entra in contatto con la realtà. Non tutti i termini sono definiti dalle norme giuridiche, ma alcuni, come le definizioni dottrinali, sono definiti dalla dottrina. Senza queste il linguaggio dei giuristi e delle leggi sarebbe poco comprensibile.
Comitato di Redazione 1 luglio 2024 Rileggere Yizhar istitutoeuroarabo.it/DM/rileggere-yizhar/ di Sabina Leoncini Maggio 1949. Khirbet Khizeh è un immaginario villaggio palestinese. Ad un gruppo di soldati del neonato Stato di Israele (14 maggio 1948) viene dato l'ordine di liberare il villaggio dagli abitanti arabi/palestinesi. A narrare l'esecuzione dell'ordine operativo è S. Yizhar, pseudonimo di Yizhar Smilansky. Insieme a lui prendono pian piano forma gli altri personaggi della storia, Shmulik, Gabi, Moyshe, Ariè, Shaul, Yehuda e il radiotelegrafista (unico personaggio al quale non ci si riferisce mai per nome) con i quali Yizhar inizialmente ride e scherza, condivide pasti e pensieri ma poi si troverà a discutere non appena assumerà coscienza di ciò che sta realmente succedendo. La storia inizia con un flashback del narratore che confessa al lettore che nonostante sia passato molto tempo il ricordo degli eventi di quel periodo è ancora nitido. «Ho cercato di smorzarlo nel fluire delle cose; sono riuscito talvolta, con una lucida alzata di spalle, a concludere che quella faccenda non era stata, in fin dei conti, così tremenda, compiacendomi della mia indulgenza che, come si sa, è il vero sale della saggezza»[1]. A distanza di sessant'anni anche Ari Folman fa iniziare il suo pluripremiato film "Valzer con Bashir" [2] con un flashback che parte da un incubo ricorrente che sveglia in piena notte Boaz Rein-Buskila, un suo ex-commilitone. Nel sogno 26 cani lo vogliono uccidere [3], ciò lo porta a cercare tra altri ex soldati i ricordi che gli permettono di ripercorrere la narrazione della guerra in Libano del 1982 in cui era stato arruolato nella fanteria dell'IDF (Israeli Defence Forces) ed era stato testimone oculare del massacro di Sabra e Chatila. Khirbet Khizeh viene descritto come un villaggio di poche abitazioni dove vivono donne, bambini, anziani, alcuni dei quali con disabilità. Nell'ordine ricevuto dal plotone di cui fa parte Yizhar viene precisato dall'autore che «si dovevano radunare gli abitanti a partire dal tale punto fino al punto tal altro, caricarli sui camion e trasferirli oltre le nostre linee, far esplodere le case di pietra e bruciare le capanne di argilla, arrestare i giovani e i sospetti, ripulire il territorio da forze ostili»; inoltre che «si dovesse eseguire l'incarico con fermezza e precisione" e che "non dovevano essere tollerati disordini o comportamenti brutali» [4].
LAURA PAOLINO, IL DILEGGIO DEI PADRI. NOTE DI LETTURA PER FIGLIO MIO DILETTOSO, IN FACCIA LAUDE DI GUITTONE D'AREZZO RIASSUNTO. Il contributo ripercorre la storia critico-esegetica della tenzone tra Guido Guinizelli ([O] caro padre meo) e Guittone d'Arezzo (Figlio mio dilettoso), soffermandosi in particolare sul secondo dei due sonetti, per il quale viene proposta un'interpretazione parzialmente nuova, evidenziandone le possibili implicazioni ermeneutiche sul noto passo dantesco di Purgatorio XXVI. PAROLE CHIAVE. Guittone; Guinizelli; tenzone; Dante. TITLE. Mocking the Fathers. Notes on Guittone d'Arezzo's Figlio mio dilettoso.
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